FABRIZIO DE' ANDRE: "IN CONCERTO - 1999" - "IN CONCERTO VOL II - 2001"

Arrivai a conoscere ed apprezzare l'opera di Fabrizio De Andrè in colpevole ritardo. Nei primi anni di formazione del mio gusto musicale mi ero convinto, senza il doveroso approfondimento,  che il nostro fosse un cantautore intellettuale che voleva fare il "Bob Dylan", con una musicalità tendente al nulla. Troppo lontano dai miei interessi, all'epoca pesantemente condizionati dal "progressive" con qualche spruzzata "hard" e comunque in lingua assolutamente e rigorosamente inglese. Questo pregiudizio mi avrebbe accompagnato per tempo, anche in occasione del mitico live con la PFM.

Come nelle migliori leggende metropolitane, arrivai a prendere definitiva coscienza del valore del nostro non appena passò a migliore vita; in quell'occasione fu trasmesso alla TV un intero suo concerto, tratto dall'ultima turneè (quella dell'album "Anime Salve"), che ebbi la fortuna di registrare e riassaporare in seguito con la dovuta calma; fu per me una vera folgorazione.

L'album che ci occupa riassume alcuni dei momenti più significativi del concerto (altri importanti stralci nel successivo "In concerto Vol 2"  uscito un paio di anni dopo questo disco)  e fornisce un riassunto molto efficace della carriera di Fabrizio.

Innanzi tutto nel concerto Fabrizio è accompagnato da una band (forse sarebbe meglio dire un'orchestra) di tutto rispetto: coordinati da Mark Harris (tastiere) notiamo  Ellade Bandini alla batteria, il compianto Stefano Cerri al basso, Rosario Jermano alle percussioni (tradizionali ed etniche), Maurizio Arcari ai fiati, i chitarristi Michele Ascolese e Giorgio Cordini (che si alternano a mandolini e bouzouki), ed un meraviglioso Cristiano De' Andrè ad alternarsi al violino, chitarre di varie specie, Bouzouki. Efficace supporto alla voce di Faber è fornito dal coro composto da  Laura de Luca (flauto), Danila Satragno (fisarmonica) e Luvi De Andrè.

Le canzoni rivivono di una luce decisamente nuova, in virtù di arrangiamenti raffinatissimi che mettono in evidenza una approfondita ricerca timbrica, con l'uso di strumenti decisamente originale e non scontato; si pensi alla sapiente scelta delle varie chitarre, ai mandolini, ai bouzouki, alle ocarine ed ai vari flauti, alle fisarmoniche... tutto decisamente affascinante, se non ammaliante.

L'album parte con "Creuza de Ma",  all'epoca composta con Mauro Pagani in un album capolavoro che rappresentò uno dei primissimi esempi di "world music", tutto intriso di echi mediterranei ed arabi magicamente sottolineati dall'uso del dialetto genovese.

A seguire tre brani dall'ultimo "Anime Salve, "Princesa", storia di un "trans"  tra echi mediterranei e ritmi di Bahia;      "Khorakhané" dolce fiaba sul mondo dei Rom,  e "Dolcenera". Un ampio campione della "Buona novella" occupa le tracce centrali del disco, decisamente valorizzato dalla bellezza degli arrangiamenti. Poi la poesia de "La Città Vecchia", ed una sentita "Amico Fragile", con pregevoli assoli dei due chitarristi e di Arcari al sassofono, introducono tra l'entusiasmo del pubblico la celeberrima "Il Pescatore", riproposta nell'arrangiamento introdotto dalla PFM, che mette in evidenza le notevoli  doti strumentali dei musicisti.

Bellissimo il duetto con la figlia Luvi in "Geordie", a mio avviso uno dei momenti più alti del disco, e dopo "Via del Campo" ecco a chiudere la trascinante e virtuosistica "Volta la Carta" (stupende le armonizzazioni delle coriste).

Un disco decisamente stupendo, ma che purtroppo non rendeva compiutamente l'atmosfera del concerto, tenuto conto del numero e della qualità dei brani esclusi dalla compilation. 

A quest'ultimo riguardo, dopo un paio di anni è giunto in soccorso l'album "In concerto - Volume 2", che raggruppava appunto diverse canzoni escluse dal primo, in particolare un paio di episodi tratti da "Creuza de mà", le splendide "Jamin-a" e "Sidun", stupendo duetto tra la voce di Fabrizio ed il bouzouki di Cristiano, "Fiume Sand Creek", e quasi tutti i rimanenti brani di "Anime Salve", oltre alla canzone forse più rappresentativa del Fabrizio, l'amatisima "Bocca di Rosa".

Stona un po' la presenza nella compilation di due brani già editi nel  precedente live del 1991, ("Le acciughe fanno il pallone" e la sempre ottima "Don Raffaè), non tanto per la resa delle

canzoni in sè, quanto perchè, con la loro funzione di "riempitivo", lasciano la sensazione che questo secondo disco sia stata una mera operazione commerciale, un po' avulso dalla funzione "documentale" dell'ultima turneè di Fabrizio che avrebbe dovuto caratterizzarlo. Probabilmente, gli innumerevoli ammiratori dell'artista genovese avrebbero preferito e meritato da subito un doppio album, magari ad un prezzo umano, in luogo dei due dischi in tempi diversi, ovviamente a prezzo pieno.

Ciò nulla toglie al valore artistico di questi due lavori, che sotto questo profilo meritano la massima attenzione e considerazione.

 

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