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Russia (pt 4/5)
Le bellezze architettoniche del parco, le decine di padiglioni dedicati un tempo ai prodotti dell'economia sovietica, dall'agricoltura alle imprese spaziali, le belle fontane e i viali alberati, sono infestati da merce in vendita e shourma gocciolanti grasso.
I militari che un giorno facevano bella mostra di sè stessi tra le celebrazioni del potere, sono stati sostituiti da decine di cinesi, di coreani e di russi stessi, che vendono di tutto, da musicassette anni settanta a divani su ordinazione. Non so che cosa pensare.
Il potere che impediva l'espressione della libertà individuale è appena caduto e già gli uomini si affrettano ad essere schiavi di un altro potere piú sottile.
Cadono preda dell'incantesimo di plastica che sta invadendo sempre piú ogni remoto angolo del mondo trasformandolo in un immagine sbiadita di sè stesso, a cui manca ogni tipo di contrasto. Potrei capire la corsa all'agio, alle comodità che sono state negate per tanto tempo, al cibo, ma non riesco a capire perchè tutti cerchino solo di assomigliare a tutti senza cercare la propria identità.
Il museo della conquista spaziale è indicato sulla mia guida (vecchia di qualche anno), come il piú grande ed eccezionale padiglione, con centinaia di metri quadrati di esposizione sulla storia dell'astronautica. Entro in una stanzetta poco piú grande di casa mia, decorata in uno splendido kitsch sovietico anni settanta. Rimpiango che non ne rimanga piú molto.
Il tutto è peró sovrastato da una imponente struttura: un enorme missile d'argento che vola verso il cielo lasciandosi dietro una bellissima scia di metallo. Peccato che la scia sia solida e abbia trattenuto quel missile lí per tutti questi anni senza lasciarlo libero di andarsene via da questo sfacelo almeno lui, ultimo testimone dei tempi passati.
Venerdì 23 Giugno 2000
(La Freccia Rossa)
L'occasione di assaporare la vita dei russi continua a prevalere sul desiderio, pur pressante, di qualche agio e un pó di riposo. Quindi, appena mi si presenta l'occasione di andare a San Pietroburgo per una breve visita, la scelta del mezzo di trasporto cade subito sul treno, seconda classe (sui treni russi, fin dai tempi dell'equalizzante comunismo, sono stranamente sempre esistite ben tre classi), vagone letto.
Insieme a noi, nelle altre due cuccette libere del pulito e comodo scompartimento, si accomodano due godevolissimi personaggi.
Il primo è Alec, rappresentante di un'azienda internazionale di tabacco. Come ogni bravo nuovo russo, si presenta dandomi un biglietto da visita e inizia a parlare di business. Io riesco a racimolare uno dei miei da qualche parte e glielo dó, suscitando in lui un'espressione delusa che non capisco. Dopo poche battute tutto diventa chiaro. Siccome lavoro nelle telecomunicazioni, lui ritiene che tra di noi non ci sia neppure una possilbità di creare un'opportunità per fare affari, quindi mi stringe brevemente la mano e fa per mettersi nel letto.
A quel punto peró entra il secondo personaggio. George, un danese dai capelli scurissimi e la faccia da italiano del sud, che lavora da dieci anni tra la Russia e vari altri paesi importando ed esportando legno, pesce e altre merci varie. Conosce dieci lingue, tutte imparate sul campo, compreso l'italiano, assorbito durante un suo rapporto lavorativo con un fornitore di mobili del basso Piemonte.
George è uno di quei personaggi eccezionali che si incontrano in giro per il mondo, scaltro, astuto ma anche semplice e diretto. Senza peli sulla lingua e senza alcun desiderio di apparire quello che non è. Come molti di questi personaggi ha conoscenze in certe organizzazioni politiche e sa tutto della mafia e di come trattare con essa. Ma ne resta fuori. E resta onesto per quanto puó restarlo.
George riesce a tirare fuori Alec dal suo lettino (forse il legname c'entra con le sigarette piú di quanto possano entrarci le telecomunicazioni...) e i due iniziano un interessantissimo discorso sulla corruzione russa del dopo-putsch. Le lobby che controllano tutto, la mafia, i politici che hanno cambiato pelle ma che sono rimasti al potere, esattamente dove erano prima, e la fragilità del sistema bancario russo.
Tutte cose che si sanno, ma si sanno dai giornali, dalle sterili pagine bianche e nere di un quotidiano o dalle voci noiose dei commentatori politici. Parlando per un'ora con George ed Alec ho capito il significato piú profondo che tutto questo puó avere sul futuro della Russia. Nessuno di loro due era un analista economico, il quale comunque credo non viaggerebbe mai nella seconda classe di un treno russo.
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