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C.R. Viaggia, suo malgrado...

[a cura dell'Avucat]

Tutti conoscono il legame intimo che unisce C.R. con la propria abitazione, un legame quasi "catastale".

L’allontanamento tra le due unità, da parte della meno immobile delle due, è sporadico e limitato allo stretto necessario; ma, soprattutto, non può durare più di 5/6 ore.

Ora, poi, che anche il cane da guardia ha dato prova di infedeltà (leggi l’episodio C.R. e la gita di Pasqua) l’assenza non può, comunque, protrarsi oltre la mezzanotte.

Capite che per la famiglia è come avere il caro congiunto perennemente agli arresti domiciliari, senza neppure la speranza di una revoca del provvedimento da parte del giudice.

Non c’è lusinga che lo tenti, C.R. non ama i viaggi, non sente la necessità delle vacanze, non avverte l’emozione di contemplare scenari diversi dal suo borgo, di cui è signore e prigioniero.

Poiché, tuttavia, le preghiere talvolta servono, si è improvvisamente aperto uno spiraglio: la prestigiosa Associazione degli Ex Allievi Salesiani, di cui C.R. è sostenitore… a distanza, ha inviato un perentorio invito, di cui la famiglia è fortunatamente venuta a conoscenza, in seguito a una successiva telefonata ricevuta in luogo del destinatario, assentatosi, brevemente, per rinnovo dell’abbonamento a SKY Sport.

L’Associazione predetta, in occasione del centenario della sua fondazione, aveva organizzato un pellegrinaggio in Vaticano e C.R., sia quale socio anziano, sia per le sue indiscusse doti organizzative, era stato designato a capo della spedizione, con il precipuo incarico della raccolta fondi per la trasferta, della complessiva durata di ben due giorni.

La notizia aveva suscitato un improvviso tumulto emotivo tra i famigliari di C.R., ma gettato l’interessato nello sconforto.

Da un lato il forte spirito religioso, pari quasi alla fede calcistica granata, a cui si accomuna per il senso della sofferenza e della speranza, lo spingeva ad aderire, dall’altro lato la temporanea lontananza da casa, incluse le ore notturne, gli infondeva, al solo pensiero, una profonda inquietudine.

Il tormento fu prolungato e pareva senza soluzione.

Ma è proprio in queste avversità che si avverte l’importanza dell’unità della famiglia, che infatti si prodigò nell’assistenza psicologica e, soprattutto, fece telefonare da tutte le più alte cariche salesiane del territorio per abbattere le resistenze del capo famiglia.

Grazie a Dio, e ai suoi ministri, sotto la solenne promessa dei famigliari di istituire dei severi turni di sorveglianza del fabbricato, C.R., infine, aderì alla proposta.

Alla comunicazione della notizia, i famigliari, a turno, si chiusero in camera per esternare nel modo più scomposto l’incontenibile entusiasmo.

Circa 36 ore, ma da assaporare intensamente, peccato, però, solo 36 ore…

Venne infine quel giorno, in cui il pio gruppo si imbarcò sul pullman, con C.R. recante al collo il vistoso foulard di capo-comitiva e imboccò, dopo un furioso litigio tra il predetto e l’autista per il superamento di alcune rotonde, il casello autostradale, direzione ROMA!

Intanto sui balconi della casa di C.R. venivano esposte le bandiere arcobaleno della "PACE".

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Ci trasferiamo senz’altro sul suolo vaticano, dove, il mattino successivo, grazie alle influenti credenziali, i devoti visitatori ricevettero le più ampie facilitazioni e l’accesso anche ai luoghi più riservati.

Durante la visita ai vasti e lussureggianti giardini vaticani, C.R., a causa della notoria lenta deambulazione, perse per alcuni secondi il contatto col gruppo, incappando in una maledetta (pardon) insula rotunda, versione papalina delle famigerate e proditorie rotatorie nazionali.

Qui C.R. entrò nel gorgo perfido e quando ne uscì si trovò improvvisamente di fronte un personaggio vestito di un abito candido, che con cordialità mista a una punta di rimprovero, gli disse:

Chi essere Lei e cosa fare in chvesto pozto rizervato ai reliciosi?

Nello smarrimento C.R. ebbe la più infelice delle uscite: "ma io sono… Don…Veterano".

"Mai zentito nome zimile, ma alora se cozì Tu può stare e parliamo".

C.R. si sentì in trappola, ma ciò nonostante, forte del suo vissuto salesiano, riuscì per un po’ a tenere testa alla conversazione.

Temeva tuttavia domande imbarazzanti, circa l’esercizio del suo ministero, ma, fortunatamente, attraverso rapidi passaggi, la conversazione si orientò su un terreno caro e ben noto a C.R.

Partendo dalla carenza delle vocazioni da parte dei giovani, dal richiamo sui medesimi esercitato dalla speranza di facili guadagni e dalla celebrità che offre anche il mondo dello sport, la tematica approdò così al mondo del calcio, di cui l’interlocutore si dimostrò inaspettatamente esperto.

C.R. si credette temporaneamente salvo e fu lieto di riferire la sua vasta esperienza maturata negli oratori, a praticare il verbo calcistico più di quello evangelico.

L’immacolato Uomo si accostò ancor più a C.R. e con tono entusiasta profferì: "Ma è il Zignore che ti manda, figliolo, per realizzare crande progetto che zpiego…"

In sostanza, l’Illustre Personaggio, che ormai anche i miei più lenti lettori avranno identificatV, aveva la storico e ambizioso progetto di avvicinare tutte le religioni monoteiste e loro derivazioni attraverso il calcio e, quindi, di organizzare un piccolo campionato nello Stato Vaticano.

Con l’occasione, le delegazioni dei partecipanti avrebbero iniziato un dialogo, foriero di nuove ed epocali aperture. La vecchia tattica del ping-pong, già sperimentata ai suoi tempi da Nixon coi cinesi.

Naturalmente la competizione avrebbe dovuto rimanere in ambito strettamente ecclesiastico, con esclusione dalla partecipazione di soggetti professionisti a tutti i livelli.

Ecco quindi che dal Cielo, o meglio da una rotonda, era comparso Don Veterano, destinato, nei pensieri del Santo Uomo, ad allenare i giovani "novizi" che, attraverso il pallone, avrebbero rappresentato la fede cattolica e, possibilmente, sarebbero usciti vincitori, pur senza umiliare gli avversari.

A quasto punto, appena gli venne comunicato l’ambizioso progetto, il nostro amato protagonista entrò davvero "nel pallone".

Confessare la menzogna al venerando Padre non comportava solo il problema di dover dichiarare di avere famiglia e, soprattutto, una casa che richiedeva la sua immediata presenza, ma implicava la gravissima responsabilità morale dell’essersi attribuito il titolo di sacerdote.

Che fare?

Il Santissimo ed effervescente Personaggio non diede tempo di riflettere e incalzò C.R.: " Prezto!, tevi zubito cominziare a laforare per organizzaziooone".

Contestualmente un incaricato, griffato degli stemmi vaticani, si incaricò (è ovvio!) di raggiungere l’orfana comitiva salesiana ed avvisarla che il loro capo era stato trattenuto per un’importante riunione e che, terminata la loro visita, potevano comunque ripartire senza attenderlo.

Il medesimo soggetto raggiunse C.R. e lo guidò, attraverso un tortuoso percorso, in una cameretta defilata, invitandolo, secondo i sommi desideri, ad applicarsi senza indugio nella stesura del Regolamento del campionato, seguendo i criteri contenuti in un voluminoso dossier.

Le ore passavano angosciosamente.

Quando, si domandava C.R., sarebbe riuscito a sottrasi a quella tortura , confessando la propria vera identità?

La comitiva, intanto, era già ripartita col pullman, e poche ore separavano il tempo del previsto rientro di C.R. in famiglia.

Ma certi imbrogli non possono durare a lungo.

Perciò, dopo alcune ulteriori ore di angoscia per C.R., ricomparve il messo papale che, con tono fortemente stizzito, disse: " Siete un impostore! Non esiste alcun Don Veterano. Il Santo Padre è molto adirato. Tuttavia, poiché sappiamo che capite qualcosa di calcio, dovete comunque, per espiare e ottenre il perdono, stilare questa notte il Regolamento del campionato e domani potrete ripartire e tornare dalla vostra famiglia.".

C.R. si sentì di colpo sollevato.

In fin dei conti sarebbe stato assente solo un’altra notte, che avrebbe giustificato alla famiglia con un guasto al pullman. Insomma se l’era cavata!

Si affrettò quindi a telefonare a casa, operazione che comunque prese il suo tempo per l’estrazione del telefonino dall’imballaggio in cui era abitualmente custodito e la rilettura delle istruzioni guida.

In casa C.R., intanto, regnava l’inquietudine, essendo passata l’ora in cui avrebbe dovuto pervenire la telefonata.

E finalmente il telefono squillò.

"Pronto"

"Pronto, Signò, so Romolo!"

(PUBBLICITA’. E’ indispensabile per recuperare un giusto clima di curiosità)

"Ah, Romolo, ero molto preoccupata."

"Tutto bbene, Signò, ma è stato più complicato der previsto.

Aò, non è faccile movese in Vaticano. Fortuna che mi cognato ce fa er guardiano e che io e er mio socio semo vecchi attori der cinema, e che suo marito nun sa er tedesco.

Comunque può stare in pace n’artre 24 ore. De più non se poteva fa!"

"La ringrazio, Signor Romolo, è già una gran cosa avere altre 24 ore di quiete".

"Ah, siggnò, però suo marito è na brava persona e m’a puro insegnato quarche ccosa. Approposito, me dovesse mannà 480 euro."

"Come 480 euro?"

"Eh sì, siggnò, so 20 euro per ogni ora dde libbertà!"

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I lettori che dovessero trovare esagerato il racconto, sono invitati a trascorrere con C.R. un’intera giornata.


 

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