Il kebabbaro di via Augusto Valenziani, a chiamarlo zozzone, da ponte Flaminio, trema Giorgione.
Col tempo, quello che in origine era solo lo spiedo verticale migliore del centro, ha talmente migliorato l'arredo interno e la nostra reazione, una volta all'esterno, che ormai pare una parodia della parodia del tipico locale design: nella fattispecie, quella di Obikà, l'anti-sushibar, a base di sola mozzarella campana, a piazza di Firenze in Campo Marzio. Da kebabbaro della saracinesca accanto, il nostro ha saputo tramutarsi nel primo ed unico Kebab Bar della capitale.
Non uno, ma tre spiedi (quattro, con la bonus track della cernia, solo in giornate particolarmente propizie), sono il luna park più atteso per particelle di grasso di vitella, manzo e pollo. Come parenti apprensivi, a lato della giostra, ad ogni rotazione impotenti, i nostri occhi sono costretti a temere che qualcosa vada storto, che qualche particella sia perduta. Salvo poi scoprirla ogni volta reintegrata appena in tempo, in quella scultura post-moderna di carne sempre in progress, mutevole come il nostro gusto di prenderla dell'una o dell'altra bestia, o di chiedere al simpatico kebabbista, sosia con più carisma di Jonis Bashir, di farcene uno misto.
Il migliore che ci risulti è proprio quello al pollo, la rarità: con salsa allo yoghurt è l'unico che vi farà credere, per qualche secondo prima del ruttino interno numero 1, di poterci davvero portare la vostra mamma, una sera che non vuole fare la modella.
Agli scontrini, il tipico cassiere con l'espressione da proprietario, o viceversa, attende quattro euro e cinquanta a panino. Comprensivo, come i più fedeli sapranno - perché i novizi non ne approfittano spesso, gettandolo sulle prima - dell'esclusivo e forse brevettabile sistema salva-goccia-di-sughetto, fornito dall'uovo di Colombo di un bicchierino di plastica, al termine del viluppo di stagnola.
 
Venerable Bidet
29 settembre 2006
Il Kebab Bar di via Valenziani (Roma)
Zozzoni si frequenta