Nell’aprire il primo post di questo nuovo blog, mi trovo ad esprimere tutta la speranza che il corso di questo viaggio nel mondo dei trash food stradali salentini e italiani possa rivelarsi, quanto meno, lungo e tortuoso come la digestione che di norma i nostri amici sudici ci impongono al termine di una degustazione, cose che sono croce e delizia di ciascuna delle nostre serate dedicate all’abbrutimento gastronomico e gastrico.
Il primo caso di cui ci occuperemo è sito da anni di ininterrotta zozzeria lungo il fianco sinistro del vecchio conservatorio dedicato a Tito Schipa, all’angolo col viale dell’Università di Lecce, come se a sua volta si potesse sentire baluardo di una qualche tradizione in pericolo di essere trascurata.
Dal nuovo look delle livree d’un bel giallo sul personale, apprendiamo che ciò cui dagli albori solo raramente ci siamo riferiti come al “fast food da Simona” ma, tanto più spesso, come a “quello zozzo là, hai capito, vicino a porta San.. come cazzo si chiama.. Rudiæ”, ha deciso di intitolarsi d’ora in avanti, pur mantenendo il vivo adesivo “da Simona”:
 
LA CAMIONETTA FORE DE CAPU (nei pressi del conservatorio, in una traversa di viale dell’Università, a Lecce)
Panini: 8
Patatine fritte: 6,5
Porchetta: 5
Servizio: 9
Prezzo: 8,5
Carte di credito*: GIOVANE DONNA (guardando con l’occhio sinistro, di soppiatto, il collega preposto alle patate, e bieca me, con l’altro, forse anche perché ho ordinato fumando una pipa di forma candese) Nundetenimu!
Orari: fino alle due il venerdì, alle tre il sabato; da domenica a giovedì chiude all’una e mezza
 
Lo zozzo in questione non solo è quanto di meno zozzo ci sia capitato di incontrare fino a ieri, nel suo sottogenere gastronomico, ma è addirittura frequentato da giovani famiglie. Il sabato o la domenica i tavolini in plastica sono talmente ambiti che è possibile scorgere studentesse neanche mostruose che attendono, sedute ai gradini del conservatorio, che un posto finalmente si liberi, così che il loro studente possa ordinare, infine. Una speranza spesso vana, dal momento che dall’entrata del conservatorio non è possibile vedere che una porzione ristrettissima dei posti a sedere disponibili.
I panini sono consegnati molto caldi: i più caldi che ci sia stato dato di trovare in provincia. Dopo l’ordinazione, vengono immediatamente servite patatine e bevande, insieme ad uno scontrino tipo riffa, con numeretto, falsificabile da casa, che occorrerà all’atto della chiamata per panino pronto.
Non vorremmo davvero, al nostro primo incontro, dare al nostro Lettore l’impressione di essere in grado di mangiare un solo panino per seduta, e dunque procederemo dapprima a recensire quello che abbiamo realmente assimilato, e successivamente, in ordine sparso, ci occuperemo di quelli che non abbiamo provato in prima persona per timore reverenziale o per sentito dire.
Il salsiccia piccante è la fine del mondo. Nella versione completa, certo, non sarà la risposta salentino-albanese al Luther Burger, ma poco ci manca. Nella ciabatta la carne è disposta non lungo i consueti binari dello zozzo medio - una salsiccia tagliata in due - ma abilmente spezzettata in un prendi-prendi ineffabile vuoi con la patatina, vuoi con il grumo di ketchup (di altissimo livello, non portatene da casa). A disposizione, per i più raffinati, un’ampia distesa di sottaceti e sott’olii con cui arricchire il panino e illudersi di lubrificare l’esofago.
La specialità di ieri, però, era un panino con rotolo di tacchino etc. Un Happy Meal, in confronto. A proposito, come dicevo, la frequentazione da Simona è talmente per bene che addirittura può capitare di vedere un avventore tatuato in canotta che, ad un certo punto della digestione: prende, si alza e getta il vassoio delle patate e la lattina della bibita nell’apposito contenitore dei rifiuti, McDonald’s style, sotto lo sguardo incredulo di una pletora di giovanissimi.
Il repertorio classico dello zozzone salentino (cordon bleu, salsiccia dolce, salsiccia piccante, fettina di cavallo, porchetta non di Ariccia, wurstel Scarlino) presenta dunque una sorprendente variazione sul tema.
Le patate che ho ricevuto, per contro, erano certamente rifritte, ma pochissime volte, forse al massimo due o perfino una e, perdipiù, rifritte sul momento, credo, di modo che la sensazione di rinnovata fragranza di molte era un contrasto sensibile col colore di talune altre.
Un’esperienza che consiglio soprattutto per un boccone con i figlioletti no-global e non ancora slow-food, e dopo aver lasciato proprio lì gli amici, al ritorno dal cinema, da quando arrivare con la macchina in via Libertini è ormai fortemente sconsigliato.
 
*Dal momento che parrebbe risultarci ad oggi che alcuno degli zozzoni salentini sia già convenzionato con alcuna carta di credito né dotato di pos bancomat, ci limitiamo ad indicare, alla voce relativa della scheda, l’espressione che ci è stata usata quando, all’atto pagare il conto, abbiamo richiesto se fosse possibile usare forme di pagamento alternative al denaro contante.
 
Venerable Bidet
 
 
16 settembre 2006
La camionetta fore de capu
Zozzoni si frequenta