ANTIFURTO per motocicli
(agg. 25-02-2003)

  Inutile tentare di proporre qualcosa di alternativo a quello che oggi offre il mercato degli antifurti. La tecnologia usata per la loro realizzazione è fuori della portata del "fai da té". Tentare di batterli sul loro campo sarebbe inutile, otterremo un scatolotto pesante, ingombrante, che dopo un'inserimento di due/tre ore vi metterebbe a terra la batteria.

  L'unico "tallone di Achille" di questi apparecchi: i costi. Difficilmente, tra acquisto e montaggio, si riesce a restare al di sotto dei 250-300€.

  Questo articolo non si presuppone di offrirvi uno schema pronto e fatto, ma di darvi alcune idee su come auto-costruirsi in casa un antifurto semplice, economico e soprattutto originale. Si, la sua forza sta nell'originalità, nelle infinite possibilità di installazione e realizzazione che la Vostra fantasia potrà suggerirvi.

  Proprio questa originalità renderà inespugnabile il vostro antifurto. Troppo spesso apparati ipertecnologici sono stati elusi dallo stesso successo che hanno ottenuto presso il popolo degli utenti, ma soprattutto dei malintenzionati.

   La tavola n. 1 che segue rappresenta lo schema tipico dell'impianto elettrico dei nostri due-ruote che verrà preso a riferimento nel corso dell'articolo per illustrare le varie modifiche e/o suggerimenti.

   Ovviamente lo schema è stato volutamente semplificato, rappresentando a blocchi le varie parti dell'impianto.

   L'energia elettrica fornita dalla batteria tramite la chiave di accensione raggiunge l'impianto elettrico generale del motociclo, da cui viene derivata l'alimentazione per la centralina elettronica che governa l'accensione del motore. Il pick-up controlla la fase dell'accensione, mentre la bobina trasforma l'impulso elettrico di bassa tensione in arrivo dalla centralina, in alta tensione in grado di generare una scintilla sulla candela.

L'interruttore

  L'idea dell'interruttore che intercetta il positivo di alimentazione del quadro è ormai conosciuta da tutti.

  La mia raccomandazione è di scegliere un interruttore robusto e dimensionato alle correnti elettriche in gioco; scartate interruttori che riportano correnti inferiori ai 3-4Amper. Alla lunga sarebbero i primi a darvi problemi e a lasciarvi a terra.

  Importante è valutare attentamente la loro collocazione: celata ad occhi indiscreti, ma altrettanto a portata di mano per assicurare un'operazione rapida ed inosservata.

   Una possibile variazione alla precedente soluzione è inserire l'interruttore in una posizione diversa (tav. 3.1 o 3.2), intercettando l'alimentazione della centralina di accensione o il collegamento tra centralina e bobina. Il vantaggio è di poter utilizzare un interruttore di modeste dimensioni, in quanto la corrente elettrica in gioco è inferiore. In questo caso, anche con l'interruttore S1 aperto, tutti i servizi del veicolo (fari, frecce, ecc.) rimangono funzionanti.

Il relè

  Si può considerare il passo successivo. Lo schema è equivalente a quello illustrato alla tavola n. 2, ma in questo caso l'azione dell'interruttore S1 vista in precedenza è per così dire indiretta. Quando viene attivata la chiave di accensione con l'interruttore S2 chiuso, otteniamo l'eccitazione del relè RL1 e la conseguente alimentazione di tutto l'impianto elettrico. Se a questo punto apriamo S2 di conseguenza si apre il contatto di RL1 interrompendo l'alimentazione a tutto l'impianto.
   Per ulteriori informazioni sul
relè vi rimando alla pagina dedicata.

   Anche se a prima vista lo schema potrebbe sembrare complicato, posso assicuravi che la realizzazione risulta molto più semplice e razionale:

   E' evidente che il concetto di sostituire l'interruttore S1 con il relè RL1 può essere esteso con analoghi vantaggi anche agli esempi illustrati nelle tavole 3.1 e 3.2.

La mia idea

  E' vero mi piace complicare le cose, ma pur nella semplicità mi piace pefezionare le cose. Pur riferendomi a quanto sopraesposto inserisco l'ultima modifica: un relè "bistabile".

   A guardarlo non si notano particolari differenze, salvo il fatto che questo relè è dotato di due bobine: una di eccitazione (S) e una di diseccitazione (R). Con un breve impulso sulla prima si ottiene l'eccitazione, mentre con un ulteriore impulso sulla seconda bobina lo diseccita.

by C. Michieletto