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GABRIELE
D'ANNUNZIO la vita.
Gabriele d'Annunzio
nasce in Abruzzo, a Pescara, il 12 marzo 1863. Vivace e precoce, dopo
i primi studi con maestri locali, frequenta il Collegio "Cicognini"
di Prato e consegue la licenza liceale nel 1881. Si trasferisce quindi
a Roma, con l'intento di laurearsi nella Facoltà di Lettere
della capitale. Ma alle aule dell'Università preferisce le
redazioni dei giornali, ai quali subito collabora pubblicando poesie,
novelle e articoli di varia attualità. Le prime prove liriche
e narrative si impongono con successo e lo introducono nella buona
società romana. Sposa così nel 1883 la duchessina Maria
Hardouin di Gallese che gli darà tre figli: Mario, Gabriellino
e Veniero. Elegante e mondano, colto e raffinato confessa il suo irresistibile
"bisogno del superfluo" concedendosi il lusso che non può
permettersi. Nel 1887 conosce Barbara Leoni, la bella Musa romana
che per un lustro ispira le sue opere. Nel 1891, ormai separato dalla
moglie e in gravi difficoltà economiche, si trasferisce a Napoli
dove suscita scandalo la sua relazione con la principessa Maria Gravina
Cruillas, che lo rende padre di Renata. La coppia adulterina riparerà
in Abruzzo, a Francavilla, ospite dell'amico Francesco Paolo Michetti
(1883-1897). Deputato al parlamento, ormai celebre anche in Europa,
l'amore per Eleonora Duse lo porta ad abitare la "Capponcina",
sui colli fiorentini, e la "tragica" sarà l'ispiratrice
del suo intenso impegno teatrale. Tramontata la Duse fioriscono altri
amori: Alessandra Di Rudinì (1903-1907), Giuseppina Mancini
(1906-1908). E' il periodo più scarso di attività letteraria
ma il più dispendioso per lo sfarzo instaurato nella Villa.
Nel 1908 la nuova fiamma è Nathalie de Goloubeff mentre sulla
Capponcina avanza lo spettro di un rovinoso crollo finanziario. Per
sfuggire ai creditori si trasferisce in Francia
E' ' il 2 marzo 1910 quando il Poeta raggiunge Parigi: inizia l'"esilio"
che durerà cinque anni. Preso nel vortice della piacevole vita
parigina, frequenta salotti, atéliers e cenacoli della capitale.
Conosce Barrès, Montesquiou, France, Boulenger. Dopo quattro
mesi di vita mondana si trasferisce ad Arcachon, nello Châlet
Saint Dominique: è con lui la pittrice Romaine Brooks e, più
tardi, anche l'ormai trascurata De Goloubeff. La sua predilezione
artistica rimane legata al teatro che l'avvicina a Sarah Bernhardt,
Cécile Sorel e alla mima Ida Rubinstein. Scrive in ottimo francese
anche per la musica di Débussy e Mascagni. Nel 1914 scoppia
il conflitto mondiale: la Francia scende in guerra contro la Germania
mentre l'Italia, rimasta neutrale, viene esortata dal Poeta ad affiancarsi
ai fratelli latini. Invitato dal Sindaco di Genova, lascia la Francia,
e il 5 maggio 1915 è allo scoglio di Quarto per la celebrazione
della Sagra dei Mille. Il suo discorso, come i successivi di Roma,
è interventista. Il 24 maggio l'Italia dichiara guerra all'Austria
e il Tenente dei Cavalleggeri D'Annunzio chiede d'essere arruolato.
Ha 52 anni, sarà fante del Veliki, marinaio di Buccari, trasvolatore
su Vienna, trascinatore su tutti i fronti con l'esempio e la parola,
mutilato d'un occhio, medaglia d'oro al valor militare. La vittoria
italiana che ferma la guerra a Vittorio Veneto (4 nov. 1918) lo rattrista
perché teme che la Conferenza della pace neghi alla Madre Patria
i territori per i quali ha combattuto. Ritorna a Venezia
nella Casetta Rossa che lo ospita dal
novembre 1915 e inizia la sua nuova battaglia.
Dopo i frenetici mesi di irredentismo adriatico, il 12 settembre 1919
con i suoi legionari occupa Fiume e proclama la Reggenza del Carnaro:
resisterà fino a quando i morti del "Natale di Sangue"
(25-30 dicembre 1920) e le granate fatte sparare dal Governo italiano,
lo indurranno alla resa. Lasciata Fiume, il Comandante raggiunge Venezia
e poi Gardone Riviera ove il 28 gennaio 1921 prende possesso della
villa "Cargnacco" già di proprietà del tedesco
Henri Thode in cerca di tranquillità e lontano dalla politica
attiva. Iniziati i lavori del Vittoriale, che diverrà tempio
di testimonianze eroiche, ne fa dono agli Italiani e nel 1925, dichiarato
monumento nazionale, lo consegna a Mussolini. Nel 1924 viene insignito
dal Re del titolo di Principe di Montenevoso e, l'anno successivo,
nominato Generale onorario di Brigata aerea. Nel Vittoriale, oltre
a Gian Carlo Maroni che ne dirige la "Santa fabbrica", sono:
la pianista Luisa Baccara che l'aveva seguito a Fiume e Amelie Mazoyer
che gli è rimasta fedele da Arcachon oltre allo stuolo degli
addetti ai varii servizi. Riceve visite della moglie, di Mussolini,
dei Principi di Savoia, di politici, letterati, sportivi, antiche
e nuove conoscenze femminili. In solitudine e in "clausura",
ma sempre profeta della "più grande Italia" cura
l'edizione dell'Opera Omnia, realizza l'Istituto per la recita del
suo teatro, soprattutto scrive in uno stile nuovo le proprie memorie.
L'ultimo libro è il suo testamento spirituale di uomo e poeta.
Nominato presidente dell'Accademia d'Italia nel 1937, muore il primo
marzo 1938 colpito da emorragia cerebrale al tavolo della "Zambracca".
Riposa fra gli ulivi e i lauri nel Vittoriale accanto ai suoi fedelissimi.
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DEL VITTORIALE
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