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Sentiero via del Cardinello | ||||
Dislivello: 650 m. Tempo di percorrenza: 2.30 ore per la salita. Difficoltà: E Punto di partenza: Antica dimora sul percorso della "via del Cardinello". Poco dopo Soste
ci si avvicina all'imbocco della gola del Cardinello. Dalla strada del
Cardinello: uno sguardo verso Isola. In molti punti la strada è intagliata
nella roccia a picco sulla valle. La diga e il Lago di Montespluga: fra
le nebbie s'apre il Passo di Niemet, altro importante accesso verso le
Valli del Reno. Un'altra immagine della strada spesso sovrastata da preoccupanti
ciglioni rocciosi. All'uscita della gola, sguardo verso il Pizzo Ferrè.
Il Pizzo Tambò domina la conca di Montespluga all'uscita della gola del
Cardinello. Una delle tante suggestive porte lignee che abbelliscono i
minuscoli nuclei di Mottaletta e Rasdeglia. Prima di essere soppiantata
da altre vie di comunicazione transalpine, la strada che, attraverso il
Passo dello Spluga, unisce Svizzera ed Italia, era fra le più frequentate
da pellegrini e commercianti. Il valico era noto già in epoche preistoriche,
ma un primo seppur incerto riferimento ad esso lo troviamo solo sulla
Tavola Peutingeriana. Si tratta della copia redatta nell' XI-XII secolo,
di una carta stradale romana che, in forma di lungo rotolo, illustra le
principali vie di comunicazione attraverso le Alpi. Molti dei toponimi
riportati lungo la via verso la Rezia ci sono ben noti: Mediolanum, Bergamum,
Como, Tuttavia, per quanto l'importanza strategica della via dello Spluga sia ormai assodata, è difficile stabilire con esattezza quale fosse il suo reale percorso, soprattutto per il sovrapporsi temporale di tracciati diversi che, di volta in volta, si adeguavano alle esigenze dei trasporti e alle modificazioni climatiche e orografiche. L'altra via correva sullo stretto fondovalle e arrivava ad Isola per poi salire agli Andossi. Si vennero a creare quindi una "viabilità alta" e una "viabilità bassa" che, come oggi, furono utilizzate secondo le esigenze, del periodo stagionale, delle contingenze legate a frane o accidenti diversi. Approfonditi studi condotti da Tumasch Planta e da suo padre sulla viabilità dello Spluga, hanno evidenziato una grande sovrapposizione di percorsi. Almeno quattro diversi tracciati, compreso quello dell'odierna carrozzabile, percorrono la parete del Sengio fino a Pianazzo. Da qui sono state riconosciute tre direttrici: una, dopo un primo tratto in comune con la carrozzabile, corre ad essa parallela a monte; un'altra percorre la larga dorsale che separa Pianazzo da Madesimo ricongiungendosi alla prima via in località S. Rocco; un terzo tracciato tocca, invece, Madesimo e poi risale al limite meridionale degli Andossi per poi ricongiungersi con gli altri percorsi. Anche da Isola si poteva proseguire lungo la gola del Cardinello, per raggiungere la località Stuetta sita poco prima dell'odierno lago artificiale di Montespluga. Sebbene sia certo che questa via fosse già nota in epoche romane o antecedenti, una percorrenza sicura di tale strada risale solo al 1300. Anche per il Cardinello si riscontrano almeno tre percorsi più qualche variante. Il più antico, forse preistorico, tiene il versante destro orografico della valle e dopo Soste sale a Crotto per traversare la gola solo molto più in alto. Percorsi più recenti, fra cui quello descritto, traversavano la valle poco dopo Soste per seguire la cengia che taglia la parete della sinistra orografica. Un altro tracciato seguiva, invece, la dorsale del Cardinello senza entrare nella gola vera e propria. In relazione alle esigenze e alle strategie viarie dell'antichità si può supporre che il più antico passaggio, preistorico e romano, dovette dapprima seguire la dorsale. Da Stuetta la via verso lo Spluga proseguiva nel pianeggiante fondovalle, ora occupato dalle acque del lago, e arrivava a Monteslpuga dove sorgeva un ostello per accogliere i viandanti. Da qui, con qualche tornante, la via arrivava al valico per poi scendere verso Splügen. Percorso Dal paese di Isola si continua lungo una strada ancora carrozzabile che percorre la destra orografica della Valle del Liro raggiungendo le case di Mottaletta 1342 m, per poi inoltrarsi, a sinistra, in Val Febbraro. Interessantissima la visita alla piccola frazione, oltre la quale si procede avendo sul versante opposto della valle la visione delle case di Torni 1351 m, raggiunte da un tracciato inizialmente carrozzabile e parallelo al nostro. Il proseguimento del nostro itinerario si svolge su buon sentiero recentemente ripristinato, che taglia dei ripidi prati per giungere nel magnifico nucleo di Rasdeglia, ancora perfettamente conservato nelle sue architetture originali e di cui si consiglia la visita. Evidenti, qui come a Mottaletta, le tipiche costruzioni alpine d'influenza Walser dove il legno è l'elemento architettonico principale. Ci troviamo sul tracciato originario della "via del Cardinello" che da Isola passava per i due nuclei appena visitati.
Il tracciato presenta alcuni punti veramente impressionanti anche se è sempre largo e comodo. Seguendo le sinuosità e le quinte della parete rocciosa, la via serpeggia dentro e fuori con viste vertiginose sul torrente. Alcuni tratti più esposti sono anche attrezzati da un corrimano ottenuto con una fune metallica, che però non serve mai veramente. Si tenga tuttavia presente che, poiché la parete che stiamo percorrendo è esposta a Nord-ovest, con freddo intenso si può trovare qualche tratto di sentiero ricoperto di infido verglass. Al termine del tratto più esposto la via raggiunge i pascoli che precedono la diga di Montespluga. Qui possiamo scegliere di piegare a destra per arrivare a Stuetta dove si trova l'omonimo rifugio che può servire da ottimo punto di ristoro. In alternativa possiamo continuare fino alla vicina diga che in realtà è formata da due muraglioni separati dalla tondeggiante emergenza della Colmanetta sulla quale doveva sorgere un castelliere o simile postazione di guardia. In discesa può essere un'idea quella di abbandonare la mulattiera poche centinaia di metri sotto la diga per scendere una scaletta di pietra e traversare il Liro su una fragile passerella di legno. Un sentierino, prosegue sul versante opposto fino al magnifico poggio di larici posto a quota 1825 m, dove si trovano alcune baite. Da qui, per sentiero, si scende alle baite del Crotto dove si entra su quello che fu il percorso integrale della via trecentesca che poi si ricollega all'itinerario percorso in salita poco prima di Soste. Ad Isola ed in tutta la Val San Giacomo non sarà difficile trovare ottimi ristoranti dove concludere degnamente questa giornata fra storia e paesaggi alpestri mozzafiato. |
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la Valtellina |