Bivacchi, rifugi e sentieri
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la Valtellina

Bivacco Strambini

Il Bivacco ricorda Duilio Strambini, forte e generoso alpinista Grosino, Guida Alpina, caduto in Grigna nel 1978 per la beffa di un fulmine. Profondamente innamorato delle Il sue" montagne, Duilio Strambini ne aveva scoperto i piu' piccoli segreti, percorrendole in lungo ed in largo in tutte le stagioni e studiandole nei loro vari aspetti, e ci teneva in modo particolare (e con un pizzico di orgoglio) a farle conoscere, ed amare, anche agli altri, alpinisti o semplici escursionisti che fossero. Con le sue salite ed anche "vie" nuove, che descriveva con passione, stava dando sicuramente una moderna ed organica risvegliata alla storia alpinistica delle Alpi di Val Grosina, iniziata ancora ai tempi dell'alpinismo eroico-romantico alla fine del secolo scorso e poi, dopo la Prima Guerra Mondiale, abbandonata e dimenticata. Nelle descrizioni di altri punti d'appoggio di queste valli si ha avuto occasione di citare alcuni tra i piu' autorevoli personaggi che hanno dato un importante contributo, in quel tempo ormai dimenticato, alla conoscenza delle montagne Grosine e che hanno lasciato acuti scritti anche sulle abitudini e sul carattere delle genti che vi abitavano. La scoperta alpinistica di questi monti e' dovuta ad un gruppetto di "Signori" Inglesi: Freshfield, Walker, Finney Lewin e Thomas, con le loro Guide di Pontresina, che sin dal 1866 esplorarono la parte piu' settentrionale del Gruppo. In seguito vi fu una discreta affluenza di alpinisti tedeschi ma, dopo un periodo intorno al 1875 che vide le solitarie (e probabilmente-non tutte note) salite del Dottor Bartolomeo Sassella di Grosio, tra cui la Cima Pìazzi, la Cima di Lago Spalmo e la 1 ' salita assoluta della Cima Viola, fu l'ultimo decennio dell'Ottocento il periodo di maggior affollamento di questi monti, in una corsa alle cime non ancora salite che oggi farebbe certamente sorridere. Ed oltre a coloro che avevano come ambite mete le inviolate cime, c'erano anche alcuni "Touristes" un po'speciali, tra i quali a livello di aneddoto va ricordata la ricca Contessa De Rigo, che con il suo numeroso corteo di servitori andava a caccia di camosci. "Chi dice Belga e chi Prussiana, di certo non Italiana" scriveva G. Robustelli, cronista dell'Eco della Provincia di Sondrio, stampato a Grosotto, e continuava descrivendola "un vero colosso muliebre, figura matronale", ma comunque molto sensibile d'animo visto che si portava con se' anche il pianoforte ed un sacerdote, come padre spirituale. Ma fu il Cav. Antonio Cederna, gia' propugnatore della costruzione della Capanna Dosde' oltre che del Rifugio d'Eita, che presento' le valli Grosine a Giorgio Sinigaglia il quale, subito innamoratosene, prese a svolgervi campagne alpinistiche, sia estive che invernali, che duravano piu' settimane ed a scriverne e pubblicarne importanti resoconti, oggi insostituibili documentazioni storiche. Le sue ricerche confiuirono con quelle di altre due ben note figure alpinistiche: il Reverendo W.A.B. Coolidge, dell'Alpine Club Inglese, ed il Colonnello Barone von Prielmayer, del Club Alpino Tedesco-Austriaco. I tre assieme, formando una ideale cordata internazionale riunirono le loro conoscenze ed esperienze di esplorazione di questi luoghi e proposero al mondo aipinistico, riassumendo il loro abbondante materiale, delle interessantissime "Tabelle delle prime ascensioni e delle nuove denominazioni" del gruppo. Anche Don Cristoforo Pini, canonico di Grosio, non disdegnava di salire le sue montagne, ed a lui fu pure dedicato il colle posto tra le due punte del Redasco (chiamate punta Elsa, la piu' bassa, e Punta Maria, quella quotata 3139, dai primi salitori). Ovviamente non bisogna dimenticare che tutte le piu' importanti ascensioni che risalgono a quel periodo pionieristico venivano fatte con l'accompagnamento di Guide Alpine, tra le quali spiccavano il Grosino Pietro Rinaldi, G. Krapacher di Premadio, e poi ancora i Compagnoni, Pedranzini, Confortola, e cosi' via. Il materiale che questi personaggi lasciarono servi' dopo non molto tempo (i 909) ai due alpinisti del G.L.A.S.G. (Gruppo Lombardo Alpinisti Senza Guide) Corti e Laeng per pubblicare una delle prime guide alpinistiche di tutta la catena alpina: "Le Alpi di Val Grosina", ancor oggi lo studio piu' organico esistente su questo gruppo montuoso. Duilio Strambini, che troppo presto ha lasciato le sue montagne, sarebbe stato certamente il continuatore piu' qualificato di questo lavoro, sia per la sua preparazione che per il profondo, atavico, affetto che aveva per questo angolo di Alpi. Il suo Bivacco, posto nella meravigliosa conca del Zapélàsc, dove e' incastonato l'omonimo laghetto di origine glaciale, ricorda appunto la sua figura di alpinista, pacato e sempre sorridente. Ogni anno i suoi amici e la Pro Loco di Grosio organizzano una gara-camminata che lo raggiunge partendo da Fusìn.

Itinerario d'accesso: m 2534 s.l.m.

E' situato in Val de Sach, in prossimita' del Làch del Zapélàsc ed immediatamente a sud del Pas de Sach, che conduce in Val Viola Poschiavina. Pro Loco di Grosio. del tipo Tecnoaipi di Bormio, con struttura metallica coibentata con pannelli sandwich, posti letto 9, fornello a gas, stoviglie. Acqua circa ad una cinquantina di metri a monte del Bivacco.

Apertura: sempre aperto

Dal nucleo rurale di Malghèra (m 1937- vd.). Si prosegue verso nord entrando in Val de Sach. Alla testata della valle, percorso il pianeggiante e paludoso pascolo del Pián di Baitín, si risale tenendosi leggermente a sinistra un evidente risalto morfologico e si guadagna la conca dove è situato il bel Lách del Zapélàasc (Lago Sappeilaccio, IGM - m 2579), poco prima del quale e' posto il Bivacco.

Dislivello: 630 metri;

Tempo di percorrenza:ore 2.

Itinerario consilgiato: Pizzo del Teo (m 3049) Cresta sud-est

Difficolta': AD

Dislivello: m 550

Tempo di percorrenza: ore 3

Dal diario di Duilio, si riporta il resoconto di una delle prime tra le sue tante ascensioni solitarie: il Pizzo del Teo. "Mi trovo a Malghèra per la festa di chiusura degli Alpeggi. Parto alle prime luci dell'alba quando l'ultima compagnia se ne va cantando allegramente dopo una notte di baldoria. Di buon passo raggiungo il Dosso del Cavalli, supero l'ultimo tratto di malga e mi porto alla base della parete. Qui una breve sosta per fare colazione e per studiare I' itinerario. Risalgo il ghiaione iniziale e proseguo per il ripido canalino sovrastante; mi sposto sulle roccette di sinistra e con bella arrampicata salgo puntando direttamente alla cima. Raggiunta la cresta mi sposto sullo spigolo terminale ed in breve sono in vetta. Soffia un forte vento freddo ed il cielo e' coperto. Le nuvole sono pero' molto alte e la visibilita' e' buona: Dosde', Saoseo, Viola e Piazzi da un lato; Bemina, Palu', Varuna e Scalino dall'altro. Giu' in basso la Valle di Poschiavo con la tortuosa strada e la ferrovia che salgono al Passo Bernina. Sotto gli srtapiombi della cima, sul versante svizzero, i due stupedi laghetti del Teo. E' uno spettacolo affascinante, reso ancor piu' bello dai primi raggi di sole che frattanto, timido timodo, si e' affacciato da una finestra d' azzurro tra le alte nuvole. Mi riparo alla meglio tra i sassi a contemplare tante bellezze e a brindare alle mie care montagne con una bottiglia di spumante che, superstite della baldoria a Malghèra, mi sono ritrovato nello zaino ( 26 ottobre 1969)". Dal bivacco Strambini, puntando in direzione sud-est verso la svelta piramide del Teo, si attraversano i costoni a pascoli e detriti del versante meridionale della cima di Terzana e, raggiunta e superata una evidente conca, si risale il sovrastante ghiaione, generalmente innevato. Superato alla sinistra un evidente intaglio roccioso, per cenge e sfasciumi si tocca la cresta sud-est, dapprima quasi pianeggiante e facile. Raggiunta la elegante cuspide finale, divertenti roccette di media difficolta' alpinistica portano in vetta.