Bivacchi, rifugi e sentieri
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la Valtellina

Ricovero di Eita

Biancadìn e' denominata la localita' ove, a fianco di alcune baite e ruderi, sorge l'omonimo Ricovero Alpino, di proprieta' della locale Fabbricerìa alla quale bisogna rivolgersi per ottenere il permesso di soggiornarvi, prendendo gli accordi del caso. Durante il periodo estivo le chiavi sono reperibili presso l'annesso alpeggio, ma e' sempre bene informarsi in Grosio presso i Fabbricéri in carica, i cui nominativi si possono avere in Comune o presso la Biblioteca (Tel. 0342184.50.47). Il nome Biancadìn deriva da un originario 'Pian catino', confermato con evidenza dalle caratteristiche morfologiche dell'ampio pianoro, al bordo esterno del quale è sito l'aggregato abitativo. In centro al ripiano pascolivo, leggermente convergente ad imbuto, e' sita una piccola Chiesetta dedicata a S. Antonio. Per portarsi a Biancadìn conviene salire da Dòsa, itinerario consigliabile rispetto alla disastrosa strada di recente costruzione che parte proprio alla convergenza dei due principali rami della Val Grosina, poco sopra Fusìn. Lungo questo stupendo percorso si toccano una miriade di tipiche baite, a volte abbarbicate su pendii inimmaginabili, e si puo' constatare che qui vi e' ancora un attaccamento alla montagna ed alla terra in altre zone alpine ormai scomparso. Poche valli come quelle di Grosio, dell'ampio territorio qui preso in considerazione o addirittura dell'intera Provincia di Sondrio, sono caratterizzate da una varieta' e diversificazione di aspetti ambientali unite ad una cultura del territorio ancora molto viva e profonda. Le valli Grosine sono considerate, da questo punto di vista, una sacca conservativa naturale che ha permesso, nel tempo, di mantenere ben integre quelle caratteristiche della cultura locale che altrove sono state completamente storpiate, se non addirittura demolite o rifiutate con ignoranza, e che sono, appunto, una base essenziale per il mantenimento di importanti caratteristiche fisiche del territorio. L' economia delle Valli Grosine e' siòpre stata agicolo- pastorale. Come riporta Gabriele Antonioli nella premessa al suo inventario dei nomi locali edito dalla Soc. Storica Valtellinese, la vera ricchezza di Grosio furono wimpre i suoi alpeggi ed ilGrosino e', per atavica vocazione, essenzialmente allevatore e di conseguenza mercante di bestiami. Questoe alpi furono esmpre un bene della comunita', regolate dal Cumunme stesso con leggi ben precise. Come in parecchie altre zone alpine, anche qui si sono dovute subire assurde nmodificazioni, o addirittura stravolginenti, dei nomi dei luoghi su carte topografiche ( anche ufficiali) e su pubblicazioni, probabilmente anche a causa di un piu' o meno marcato influsso turistico, anche indiretto. -tra u numerosi casi basti citare le deniominazioni di Val de S-cèn, aindicante il principale solco vallicvo che conduce ad Eita ed al Pas de Verba (Passo di Verva, IMG), attualmente acora in uso presso i Grosini ma completamente sconosciuta all'esterno, e di Val de Dòsa, che sta ad indicate tutto il solco vallico che da Fusìn porta a Malghèra e che e' turisticamente denmominato "Valle di Malghèra", oppure " VAlle di Sacco" per estensione della sovrastante valle che da Malghera porta al Pas de Sach. La meravigliosa ed aerea zona ove sorge l' alpeggio di Biancadin, sconosciuta ai piu' e dimentaicata dalla letteratura alpina, e' posta proprio nel cuore delle valli Grosine. La costirea Sas Cämpana-arpesel e' infatti, all'inteno delle Alpi di -Val Grosina, circondata completamente dalle valli principali: a sud la Val de Dòsa (ramo occidentale della Val Grosina), a est la Val de S-cén (ramo orientale), a nord la Val de Ave' (o di Vermulerta) ed a ovest la Val de Sach. In queste zone l' escursionista puo' inventarsi nuovi itinerari ,puo'godere di un ambiente naturale incontaminato e, cio' che ha molta importanza, assaporare ancora il gusto delle vere tradizioni montanare e della cultura Grosina, che ha radici ben profonde. Non deve pero' dimenticarsi di portare un profondo rispetto per questo territorio e per coloro che, con orgoglio, lo vivono, caminando su di esso in puta di piedi. stivissima deviazione conduce a La Zòca (m 1780), particolarissimo agglomerato di baite posto in un avvallamento dei terreno (onde il nome) che vai la pena di visitare. Addentratosi in una fitta abetaia, il sentiero raggiunge le fatiscenti abitazioni di Masuncèl (m 1980 - su IGM, erroneamente Biancadino) sopra le quali continua entrando nel ripido vallone valanghivo, "habitat" della Coturnice, che sostiene il pianoro di Biancadìn e che si apre inaspettato (da Masuncèl si puo' prendere, a destra, la strada nuova che sale da Fusìn, e seguirla sino a Biancadìn).

Dislivello: 1050 metri;

Tempo: 3-4 ore.

Itinerario consigliato: Traversata Plàn del Lách

Difficolta': E

Dislivello: m 420

Tempo: ore 3 - 3.30

Percorso non faticoso e molto rimunerativo, sviluppandosi in quota con aeree vedute sulla sottostante Val de Dòsa e su tutta la catena di confine con la Svizzera che dalla chiara e calcarea cima del Sassalbo (localmente detta Sasa Biänca) si sviluppa lungo la rocciosa cresta della Spérèla. Nell' ampio ed arioso anfiteatro del Plàn del Lách , che viene percorso nella seconda parte del tracciato, si entra nella Val de Sach, con inusuali e superbe vedute del torreggiante Piz Mat, del Dòs del Sabión il quale da questa angolazione fa ben comprendere le origini del suo nome, presentandosi come un ammasso informe di sfasciumi e detriti, e della parete rocciosa del Gutulón, poco a meridione del Cornino del Lago Negro, cosi' chiamata perche' sui suoi freddi strapiombi si formano costantemente dei lunghi candellotti di ghiaccio (gutula = goccia). Dal pianoro di Biancadìn il sentiero corre in direzione ovest rnantenendosi in quota per lungo tratto passando al di sopra di un caratteristico dosso, detto Dòs érmós. Lungo i pascoli in lieve declivio di Basalón, la traccia si sviluppa ora sui ripidi pendii pascolativi detti i pèzi crúdula, posti al di sopra di aggettanti dirupi e roccioni sui quali risale pure un pericoloso sentierino che proviene dalla sottostante localita' di Tégia. Sempre volgendosi ad occidente, si risale sino a raggiungere il ripiano chiamato Piän de li Muntanéli (Pian delle Montanelle, IGM), dal nome col quale localmente si indicano le simpatiche e pacifiche marmotte, sopra il quale il Pas de Lavaze' conduce nell'anfiteatro glaciale dei Plán del Lách, costellato di enormi massi di frana ed antiche morene. Raggiunto puntando verso nord il sentiero che discende dal Pas di Mat, conducente in Val Vérmulèra, si toccano tre stupendi laghetti, dei quali il piu' basso, incastrato tra enormi prominenze rocciose che gli fanno da contorno, offre al tramonto spettacolari riflessi solari. La discesa in Val de Sach si svolge su evidente ed agevole sentiero che si sviluppa sul versante ricoperto di rododendri detto i mandri végi, che conduce alla Casèra de Val de Sach, alpeggio e latteria sociale ristrutturato nei 1932, dalla quale in breve, lungo stradina in terra battuta, si giunge a Malghèra.