IN MEMORIA di "DON BEPO"
un prete amico, don Giuseppe Cumer

di padre Dario Cumer


Don Giuseppe Cumer
Don Giuseppe Cumer - Foto Centro Studi Museo Etnografico Vallarsa

Trentacinque anni fà “Don Bepo” si è sentito dire dal Signore : “Vieni, servo buono e fedele, a ricevere il premio che ti ho preparato”. Era il settembre del 1972 e Don Giuseppe Cumer partì silenziosamente e serenamente incontro al Signore che fedelmente e generosamente aveva servito e amato, donandosi a quanti gli erano stati affidati.

Lo ricordiamo ripescando un brillante articolo apparso sul Bollettino “Il Carmelo delle Laste” nel gennaio del 1964 con l’occasione del suo cinquantesimo di Sacerdozio: una rievocazione simpatica e gioiosa

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Don Giuseppe Cumer merita che anche i Frati delle Laste si ricordino di Lui.
Egli di tanto in tanto viene a farci visita. E tutti i Padri gli si raccolgono gaiamente intorno e ne assaporano lo spirito arguto, furbesco e deliziosamente socievole: traspare l'animo del prete d'antico stampo, che ha saputo vivere in povertà ed arricchire la sua Chiesa. Ha una casa povera; non ha nè perpetue, nè camerieri; fa il cuoco per se e per gli ospiti: un uomo tuttofare. E ciò che ha risparmiato, l'ha profuso nella erezione di alcune parrocchie nella sua Valle un pò abbandonata; e ha donato campane e campane ai vari campanili e - prete moderno alla sua età! - ha voluto campane moderne; elettrizzate!

E anche lui è motorizzato! E uomo e motore sono degni d'una carrellata da documentario. Nel lontano 1938 - o giù di lì - riuscì ad avere una Guzzi 250, ceduta da un corridore, uscito di strada. Don «Bepo», allora più vispo che mai, rimise in istrada la moto: non era ben messa, ma con alcuni accorgimenti del suo meccanico personale – che è poi lui stesso - si mise a correre su e giù per la Vallarsa: e la moto e il motorista divennero famosi e cantati in versi:


Monumento nazionale
più famoso de la vale
l'è la moto de Don Bepo,
de quel' omo benedeto.

I bandoni da le bande
i ghe fa da paragambe
ma lì dentro lu 'l ghe mete
feri, ovi e robe vecie...

La ciaveta del fanale
l'è de legno de cornale:
'l sentarin de drio la sela
l'è na solida assesela.

E de soto al serbatoio
da per tutto palta e oio...
e no l'è po' sto gran guaio
se 'l ga 'l tapo de stupaio...

La so moto, cari miei,
la ghe salva tanti schei
e così co le «banane »
l'eletriza le campane


Un canto giullaresco che vuol essere di ammirazione e d’approvazione e che è apparso anche su “Vita trentina” , il settimanale diocesano. Ma per noi Carmelitani quella solida “assesela”, assestata nel lontano 1938 e rotti, ha un valore. Proprio su quella nel 1949 furono caricati due vispi fanciulli vallarseri e condotti nel collegio apostolico di Adro (BS) per gli studi ginnasiali: Dario Cumer, nipote di Don Bepo e Giuseppe Zoner di Raossi.

L’assicella ha portato fortuna: i due vispi e furbetti fanciulli sono oggi due Padri Carmelitani: Padre. Mauro e Padre Elia. Dobbiamo ringraziare la Casa Guzzi o Don Bepo?
P. Fr.

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Nota: Per una cinquantina di anni Don Giuseppe ha svolto il suo servizio sacerdotale in vari paesi della Vallarsa, soprattutto a Raossi, Parrocchia e Camposilvano. In molti modi e disinteressatamente si è prestato a sostenere e animare iniziative e opere sociali a favore degli abitanti della Valle (elettricità a Camposilvano, ampliamento della chiesetta di Piano, cooperative, asilo, ricovero, ecc.) Forse c’è ancora qualcuno che conserva ricordi o aneddoti, che possono essere pubblicati e fatti conoscere ai più giovani. Sarebbe un bel segno di riconoscenza e un modo di arricchire la storia della Valle.



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