Urania Celeste

sito di Fabia Zanasi

Le traduzioni di Alessandro Natucci

 

 

VIRGILIO,  Bucolica IV
S'innalzi un poco il canto, Muse di Sicilia!
Non s'allietano tutti di arbusti, di umili tamerici.
Se cantiamo le selve, siano selve di un console degne.
Già dell’oracolo Cumeo viene l’ultima età,
un nuovo, grande ordine di secoli, nasce:
già torna la Vergine, torna il Saturnio regno,
già dall’alto cielo giunge una nuova progenie.
Al bambino che nasce, per cui scomparirà dal
mondo la ferrigna stirpe  e nascerà quella d’oro,
sii, casta Lucina, propizia: già il tuo Apollo regna.
Te console, Pollione, comincia lo splendore  
di questa età, comincia dei grandi mesi il ciclo.
Te duce, se rimangono ancora, i ricordi
dei nostri delitti,  lasceranno la terra, resi vani
per sempre,  e fuggirà  la paura.
Egli avrà in dono la vita degli Dei, li conoscerà,
insieme con gli eroi, e da loro sarà riconosciuto,
e reggerà il mondo pacificato dalla patria virtù.
La terra, da sé, priva di cure, ti donerà, fanciullo, l’edera
che s’ avvolge all’elicriso e all’acanto ridente mista la colocasia. 
Le capre, da se stesse, torneranno con gli
uberi ricolmi, né più gli armenti temeranno il leone.
La culla  ti donerà fiori soavi; si estinguerà il serpente
e la fallace erba velenosa; dovunque fiorirà  l’ amomo assiro.
Apprenderai la gloria degli eroi e le imprese paterne
e distinguerai la virtù, e, insieme, a poco a poco
i campi biondeggeranno della molle spiga,
l'uva penderà rosseggiante dagli incolti roveti,
e le ruvide querce trasuderanno di stillante miele.
Qualche ricordo, però,  rimarrà  della prima malizia,
che farà rischiare il mare con le navi, cingere
le città di mura, e la terra ferire con i solchi.
Vi sarà allora un altro Tifi, un’altra Argo, a condurre
i più distinti eroi, e guerre ancora, e  di nuovo
il grande Achille verrà  chiamato a Troia.
Poi, quando l’età adulta ti avrà reso uomo,
il marinaio stesso lascerà il mare né  più le merci
porterà il pino navigante: ogni cosa darà la sola terra.
I campi non patiranno il vomere, né la vigna la falce;
il robusto aratore scioglierà i tori dal giogo;
né la lana fingerà di mostrarsi in diversi colori,
ma l’ariete stesso, nei prati, muterà il suo vello,
ora in porpora dal bel rosso soave, ora nel croceo loto,
e da sé lo scarlatto vestirà gli agnelli pascolanti.
“Non v' arrestate, secoli beati” dissero concordi
le Parche ai loro fusi, per volere inflessibile dei Fati.
Sali ai più grandi onori - già si avvicina il tempo -
o cara prole di numi, degno erede di Giove.
Guarda il mondo vacillante nella convessa mole,
e le terre e le distese del mare e il cielo immenso,
come tutto sorride al secolo venturo!
Oh, tanto di vita  mi rimanga e d’arte     
quanto serva a narrar le imprese tue:
non mi vincerà nel canto il tracio Orfeo, né Lino,
sebbene la madre assista l’uno, l’altro il padre,
Calliope Orfeo, e Lino Apollo dalle belle forme.
E se anche Pan mi sfidasse, con il voto d’Arcadia,
anche Pan, con il voto d’Arcadia, si direbbe  sconfitto.
Comincia, fanciullo, a conoscer la madre dal riso:  
(la madre lungamente ha sofferto portandoti in seno)
Comincia, fanciullo; chi non ebbe sorriso di madre
non avrà dagli dei né mensa d’amico, né letto di sposa.
 

VIRGILIO,  Bucolica I