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NOSTRA INTERVISTA A

Wendy Mc Elroy

Femminista libertaria, Wendy McElroy è la curatrice di "Freedom, Feminism and the State" (Cato, 1983) ed è l'autrice di "XXX: A Woman's Right to Pornography" (St. Martin's Press,1995), e "Sexual Correctness" (McFarland, 1996). Il suo libro più recente è intitolato "The Reasonable Woman: A Guide to Intellectual Survival" (Prometheus Books, 1998).

Tu sei una femminista libertaria. Su che cosa sei in disaccordo con il femminismo di genere?

I contrasti sono molti e profondi. Il più importante è che il femminismo libertario, al contrario del femminismo di genere, non vede gli uomini e le donne come classi politiche separate ed antagonoste. Nell'analisi della differenza, gli uomini come classe opprimono le donne come classe e deve essere loro impedito di fare ciò spesso passando leggi che stabiliscono la preferenza per un sesso nel sistema, per esempio le azioni affermative.
Nell'analisi libertaria invece, la classe dominante - cioè lo strato della società che usa le leggi per ottenere privilegi - può opprimere sia uomini che donne la cui libertà o proprietà viene negata per sostenere un sistema di privilegi per altri: un esempio di legge che istituisce un privilegio è appunto l'azione affermativa. Quindi la classe dominante non è definita dal genere, perché sia gli uomini che le donne possono esercitare un potere ingiusto attraverso la coercizione statale. E' definita, invece, da chi usa la coercizione politica e da chi è vittima di tale coercizione.
La parola "femminismo" nella frase "femminismo libertario" significa che ci si sta concentrando su quale impatto le leggi che impongono privilegi hanno sulle donne. Alcune leggi (o il modo in cui vengono applicate) possono essere oppressive nei confronti delle donne, come quando la polizia rifiuta di riconoscere che una donna può essere stuprata dal proprio marito. Altre leggi invece offrono alle donne una protezione speciale, come quando le corti infliggono sentenze più pesanti agli uomini a parità di reato commesso. In entrambi i casi il femminismo libertario considera ingiusta la legge (o la sua applicazione). Quindi chi comanda non dovrebbe fare distinzioni sulla base del sesso, allo stesso modo come non dovrebbe favorire una religione piuttosto che un'altra. Una donna sposata merita piena protezione contro un'eventuale violenza di qualsiasi uomo, ma nessuno deve avere qualcosa in più rispetto alla protezione della persona e della proprietà. In breve, il sistema legislativo non deve né opprimere né privilegiare alcun membro della società.
Quindi, il femminismo libertario si oppone al fatto che che il femminismo della differenza chieda che lo Stato intervenga nei confronti delle donne come classe da "proteggere" dall'oppressione maschile. Se l'oppresione è su un individuo ed a livello violento (per esempio stupro o violenza domestica) questa protezione non richiede niente più del riconoscimento di quei diritti che ogni individuo ha il diritto di rivendicare. Se la presunta oppressione è collettiva e non violenta (per esempio l'idea che gli uomini come classe opprimono le donne come classe leggendo la pornografia), questa "protezione" crea uno stato paternalistico che impone ingiuste restrizioni ad uno strato della società a favore di un altro.
Naturalmente, come femminista libertaria, contesto l'idea che gli uomini e le donne debbano essere politicamente in conflitto. Consideriamo per esempio il tema della pornografia. Sia gli uomini che le donne sono coinvolti nella produzione e nell'uso del porno. Solo ignorando le voci delle donne a cui piace il porno le femministe di genere possono sostenere la teoria secondo cui gli uomini come classe opprimono gli uomini come classe in questo campo". Invece la teoria può essere meglio formulata in questo modo: un gruppo di uomini o donne possono (o no) opprimere un altro gruppo di uomini e donne. Il femminismo libertario sostiene che il veicolo di ogni oppressione è l'uso della forza attraverso la legge. Le femministe di genere invece sostengono che l'uso della forza attraverso la legge è la soluzione all'oppressione della donna. Così le due scuole di femminismo arrivano a conclusioni e soluzioni diamtetricalmente opposte.

Il libero mercato come il più efficace strumento per la liberazione della donna ed il superamento dei ruoli sessuali imposti. Che cosa ne pensi?

La più grande forza di liberazione delle donne è stata la rivoluzione industriale, che ha permesso loro di lasciare la casa e di raggiungere l'indipendenza economica. Non metto in dubbio che le donne fossero pagate meno degli uomini o che lavorassero sotto condizioni legali svantaggiate, ma è anche vero che le donne (e in massa) erano finalmente in grado di mantenersi. E non è stato lo Stato, non è stata la Chiesa, non è stato il progresso culturale, ma è stato il libero mercato che ha aperto questa porta per le donne.

Il più grande vantaggio del libero mercato è anche uno dei suoi aspetti più criticati: è impersonale. Il libero mercato non si cura del fatto se sei bianco o nero, maschio o femmina, ebreo o musulmano. Se sei un cliente, il venditore vuole solo sapere se hai il denaro sufficiente per lo scambio. Se il venditore pone altre condizioni (per esempio se vuole vendere solo ad altri maschi) si pone in condizioni di svantaggio rispetto alla concorrenza e può uscire dal mercato.
Se sei un impiegato, come un programmatore di computer, il datore di lavoro vuole che il lavoro sia svolto in modo efficiente e in genere non gli importa di chi lo svolge, purché venga svolto. Ancora una volta se un datore di lavoro pone altre condizioni (ad esempio se vuole impiegare solo maschi) condurrà le donne abili e produttive a lavorare per la concorrenza.

Introducendo il meccanismo della legge nell'equazione politica - cioè introducendoci lo Stato - crei una situazione di disuguaglianza istituzionale tra i due sessi. Questa disuguaglianza statica non esiste nel mercato libero che per definizione è un processo fluido.

Oltre a considerare il mercato che il posto più efficace per rafforzare le donne, va considerato naturalmente l'aspetto della partecipazione della donna al libero mercato intesa come diritto civile. Le donne hanno il diritto di commerciare su un piede di parità con gli uomini da un punto di vista economico, legale e spirituale. A patto di consentire loro legalmente di innalzarsi o cadere a seconda del merito, credo che le donne faranno molto bene.

Negli ultimi due decenni un piccolo movimento liberazione degli uomini (guidato da Goldberg, Farrell, Hayward, etc.) ha cominciato a fare campagna su vari temi (coscrizione, scelta parentale anche per gli uomini, divorzio, affidamento dei figli, azioni affermative, etc.). Quali di questi temi meritano di essere considerati?

Tutti questi temi devono essere presi seriamente in considerazione da chiunque sia interessi di diritti umani. Specialmente nel Nord America, lo Stato ha cominciato ad implementare legislativamente il concetto di genere, dando alle donne privilegi legali. Idealmente, invece, la legge dovrebbe essere cieca (come lo è il mercato) a tutte le caratteristiche secondarie, come il sesso o la religione. Nel 19mo secolo le donne erano brutalmente svantaggiate sul piano legale. Per questo, alcuni ritengono che l'inversione dell'oppressione sia giusta. Ma gli uomini che sono vittime della legge sono anche loro esseri umani che non hanno fatto male a nessuno. Quelli a cui si nega la promozione o l'impiego che meritano a causa di un sistema di quote sono vittime al pari delle donne nel passato. Questa non è giustizia. E' vendetta. Ed è sbagliato.


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