Sogno Ed Incubo

Lei era sogno, nel suo sorriso, nelle sue mani, nel suo respiro sul mio collo, nel suo accarezzare i miei sogni, nel suo giocare con i pensieri miei.

E questo è strano canto,
d`un destin di tetro ordito,
ca non porta alcun vanto
ma cor lascia infin ferito.

V`era tramontan di vento,
eppur non v`era ne` gelo
ne` alcun uman tormento,
ma sol letizia e sollievo.

Le mani s`intrecciavano,
a pinger di trame infinite,
le anime si chiamavano
or finalmente in lor riunite.

E non v`erano più catene,
ma solo un arcobaleno,
e due lunghe primavere
a portar via quell`inverno.

Ma come di cristallo un castello il sogno s`infranse, i cocci graffiarono le anime, e sulle cicatrici è dura far nascere poi rose, ma anche delicati gigli.

E dov`era pria un sorriso
ora v`era dolor silenzioso,
e parea invano all`inviso
fato attender speranzoso.

Quando volti senza sole
perdon beltà di sorridere,
quando non vi son parole
se non ancor pe` piangere.

D`error proprio maledetto
l`angelo perse suo volare,
non più di sogni prediletto
ma destinato a camminare.

Con maschera ancor vaga,
ca protegge e ca nasconde,
e novello Asvero or rilega
di rime ferite così profonde.

E giorno e notte tra loro danzavano, volti su volti si sovrappongono, perché vi fu prima sogno e poi incubo, perché questo fato volse al ciel suo.

UltimoAngelo di Namir
Signore Della Locanda Ai Confini Tra Sogno E Realtà


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