Luoghi e tempi dello spinning

 

Capire l'acqua in cui si pesca e comportarsi di conseguenza non solo nella scelta degli artificiali, ma anche nel modo in cui muoversi: ecco il segreto per pescare bene quasi ovunque.

 

Acque facili e acque difficili: questa improbabile distizione rappresenta un ritornello ricorrente prima di ogni uscita di pesca, soprattutto parlando con chi ha già visitato un certo ambiente e nel definirlo si basa esclusivamente sull'esperienza di quel giorno. In realtà non si dovrebbero mai esprimere giudizi se non dopo aver effettuato un certo numero di uscite, in quanto i risultati parziali sono pesantemente soggetti a fattori ambientali e meteorologici, molto spesso imprevedibili e di immagini del tutto anomale. In mancanza di informazioni attendibili, al pescatore non resta che affidarsi al proprio "senso dell'acqua". Il problema logistico può essere parzialmente aggirato con la consultazione di cartine militari in scala 1:25.000 declassate, ossia non più coperte da riservatezza e in vendita presso le grandi librerie. In tal modo, si eviteranno inutili perdite di tempo alla ricerca di strade di accesso e si potrà inoltre verificare la presenza di insediamenti urbani, causa di forme di inquinamento. Attenzione, però: le cartine militari vengono declassate dopo un certo numero di anni e alcuni rilievi risultano notevolmente superati dall'edificazione selvaggia degli ultimi decenni. L’ultima parola spetta dunque al controllo diretto del luogo di pesca. Per le zone alpine e appenniniche occorre anche mettere in preventivo la presenza di sbarramenti per scopi idroelettrici o irrigui che in troppi casi lasciano al secco parecchi chilometri di torrente, spesso in periodi molto delicati (l'autunno e l'inverno) durante i quali avviene la riproduzione dei salmonidi. A meno che non si conosca personalmente qualcuno, è impensabile cercare di ottenere informazioni dai pescatori locali in quanto, per consolidata tradizione, il fruitore abituale del torrente o del fiume è oltremodo geloso di quello che considera un patrimonio esclusivo.

Spirito di osservazione

Oltre alla sensibilità personale e al senso dell'acqua del pescatore a caccia di posti "buoni", conta molto lo spirito di osservazione, soprattutto quando si giunge in un luogo dalle caratteristiche molto diverse da quelle cui si è abituati. E’ azzardato e controproducente pensare di arrivare sulla sponda di un torrente mai frequentato prima ed essere certi di fare catture a ritmo continuo. Occorre un accurato metodo di analisi, con cui il pescatore possa comparare la situazione che fronteggia con altre già vissute precedentemente. Si dovranno ricercare punti in cui molto probabilmente si trovano i pesci: i rientri d'acqua, il sottoriva ricco di possibili rifugi, un ceppo sommerso. I risultati di una battuta di pesca, inoltre, possono essere influenzati sensibilmente dalle condizioni meteorologiche e ambientali. Queste ultime sono quelle più facilmente interpretabili attraverso l'osservazione del tipo di acque e della ricchezza di fonti di cibo per i pesci (vegetazione, insetti ..). Sulla scorta di questi primi elementi le indicazioni di massima circa l'utilizzo degli artificiali diventeranno assai più chiare, tanto per la scelta dei modelli, quanto per quella delle loro dimensioni. Sarà del tutto inutile, se non addirittura controproducente, insistere con un minnow di grossa taglia in torrenti appenninici o prealpini nei quali per diversi motivi (l’alta pressione di pesca, il bracconaggio e la scarsa portata d'acqua) non si troveranno che poche trote di taglia ridotta, che a loro volta hanno una ridotta attività di predazione, data la scarsa presenza di pesci preda, limitata a rari vaironi o scazzoni. Il luogo di pesca più proficuo per lo spinning è invece rappresentato da un torrente con portata d'acqua media o superiore alla media, con fondo ricco di larve (facilmente individuabili sollevando sassi o detriti),costellato di ripari nei quali i pesci si nascondono nelle giornate più luminose, in occasione di piene o quando le acque sono interessate da temperature molto basse. Ovviamente anche nel torrente-tipo, in base alle condizioni del momento si avranno minori o maggiori possibilità di catture.

Stagioni, scelte e comportamenti

In linea di massima la stagione di pesca a spinning può essere suddivisa in tre fasi, ognuna delle quali con peculiarità del tutto differenti. Quella di maggiore interesse, compresa tra l'apertura e le prime piene primaverili, vede i pesci ancora molto pigri. Le trote, che hanno da poco terminato il periodo riproduttivo, sono stanche, né la ridotta temperatura dell'acqua le spinge a un'attività frenetica. In questo periodo i salmonidi si trovano a ridosso di ostacoli, preferibilmente quando questi ultimi formano rientri di corrente con discreta profondità. Il fatto che il pesce sia poco propenso a inseguire gli artificiali impone l'adozione di recuperi molto rallentati, coadiuvati da artificiali docili a ogni improvvisa correzione di rotta. Risultano così ottimi i rotanti con un basso rapporto tra la superficie della paletta e la zavorra, data la prevalente necessità di utilizzarli in acque piuttosto lente e profonde. Insostituibili i tandem, preferibilmente in colori sobri e con palette opache, per renderli mimetici in un ambiente in cui i colori sono altrettanto spenti. Tinte vivaci e troppo appariscenti non farebbero che insospettire i pesci, ancor peggio farebbero le palette a elevata rifrazione. Anche i minnows, almeno fino ai primi aumenti di livello per disgelo o pioggia, andranno scelti con gli stessi criteri, riservando le colorazioni più appariscenti ad acque leggennente velate. In questo periodo, utilizzando i pesciolini artificiali, non guasta un accorgimento che, oltre a rendere più sportivo e meno traumatizzante il rilascio della cattura, consente di sfruttare meglio l'artificiale. Si tratta di eliminare l'ancoretta ventrale, origine di incagli nei recuperi al limite del movimento, quelli eseguiti facendo letteralmente strisciare il minnow sul fondale. Per bilanciare il minor peso, è sufficiente applicare un pallino di piombo (diametro da 3 a 4 mm, a seconda della taglia del minnow). Il periodo che coincide con la primavera è senza dubbio il più facile per lo spinning, quello che non ha bisogno di particolari consigli. Passiamo pertanto direttamente all'estate. In questa stagione la scelta degli artificiali lascia pochi dubbi, non tanto per il loro tipo quanto per il peso. Questo assume importanza notevole per una serie di ragioni, tra le quali spicca, nella generalità dei casi, la portata d'acqua dei torrenti, solitamente piuttosto esigua in estate, che pone il pescatore in una condizione di notevole sfavore cui dovrà far fronte con gli accorgimenti validi per tutta la stagione di pesca, ma adesso applicati col massimo rigore. Fa capitolo a sé l'attenzione totale a non smuovere più del necessario rami e sassi e a procedere addirittura con passo felpato. Per esperienza è noto che il pesce, e la trota in misura notevole, nel periodo estivo è più sospettoso del solito ed è reso ancora più diffidente dalla relativa scarsità d'acqua, nella quale scarseggiano larve e insetti. D'estate i periodi di maggior attività si avranno nelle primissime ore del mattino e al crepuscolo, in modo particolare nei torrenti "scoperti", con il corso scarso o privo di vegetazione. In questo frangente dovranno esser messe in pratica tutte le nozioni di "lettura" dell'acqua che fanno parte del bagaglio tecnico del lanciatore e in più una cura certosina per evitare, per quanto possibile, la posa di artificiali impropri in zone d'acqua con pesci di taglia ridotta. Quest'ultimo, infatti, oltre a essere d'impaccio per i rilasci, diventa rapidamente un campanello d'allarme per il pesce di taglia. Non è inusuale, soprattutto nei rialetti di montagna, osservare piccoli esemplari appostati alla fine di una buca, attentissimi a ogni minuscolo frammento trasportato dall'acqua. E’ sufficiente lo schiocco dell'artificiale sull'acqua per farli scattare verso l'inizio della buca, vanificando così ogni ulteriore tentativo per indurre all'abboccata l'esemplare più qualificato che, solitamente, sarà appostato sulla vena principale della corrente, laddove maggiore è l'apporto di cibo. Con simili premesse è necessario pescare in risalita, lanciando dalla maggior distanza possibile, a volte a 1 o 2 buche di distanza. Questa tecnica richiede una discreta padronanza dell'attrezzatura, impostata su criteri di leggerezza. In particolare la canna dovrà essere scevra da vibrazioni anomale, negative per la precisione del lancio e per la posa dell'artificiale. Altrettanto da evitare è l'utilizzo di artificiali pesanti e voluminosi, che porrebbero una seria ipoteca sulle catture, poiché per quanta delicatezza e attenzione si possa prestare nella fase di posa dell'artificiale, oltre i 3-4 g si avrà ben poco margine di sicurezza. Qualche sporadica eccezione si potrà fare in torrentini ricchi di salti, dove sarà possibile sfruttare il rimescolio d'acqua delle cascatelle per attutire l'impatto dell'artificiale, ma saranno sempre occasioni troppo aleatorie per poterne ricavare risultati continuativi. Con grammature sostanziose si deve anche mettere in conto un eccessivo numero di incagli, resi ancor più facili dal basso livello d'acqua. Un requisito sempre essenziale, e più che mai in questo Frangente, è un rotante che si presti a un immediato avvio, in quanto ci si troverà a effettuare recuperi in spazi ridottissimi, anche inferiori al metro. Occorre pertanto molta cura nello scegliere (o assemblare) rotanti con un rapporto tra il peso del corpo e la superficie della paletta favorevole a quest'ultima, così da garantire una rotazione perfetta, tale da fornire la possibilità di sostanziosi rallentamenti senza perdere "quota".

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