Le canne da spinning

 

 

Quante e quali canne esistono per lo spinning in acque dolci? Ecco una domanda cui è difficile rispondere, anche perché molti lanciatori si creano le proprie canne partendo dai grezzi.

 

Stando alle preferenze dimostrate dai pescatori riguardo ai modelli e alle caratteristiche, se ne potrebbe ricavare un elenco lunghissimo, ma ancora incompleto, e non potremo avere miglior fortuna nell'elencare i materiali con cui gli attrezzi sono costruiti. Dai materiali tradizionali, quali il bambu o il refendu per la pesca ultra-leggera, si è passati via via a quelli più avanzati, composti da mescole di fibre di vetro, carbonio, boron, kevlar, whisker e altro. Il motivo del successo di queste nuove fibre è facilmente spiegabile con le doti di estrema leggerezza e nervosità che esse presentano e che non fanno di certo rimpiangere quelli abbandonati. La domanda ha indirizzato sempre più le case costruttrici verso quei materiali che presentano tra le loro caratteristiche la rapidità, la resistenza e, soprattutto, la facilità di lavorazione nelle varianti imposte dalle diverse condizioni di utilizzo. Resta predominante una spiccata leggerezza, dote orinai irrinunciabile per il moderno pescatore a spinning. Una canna in refendu poteva pesare fino a 800-900 g, peso che, associato a una discreta tendenza della canna a "cadere" di punta, richiedevano ai fruitori un buon paio di muscoli. A quei tempi però non difettava, per cui non si doveva faticare oltre il possibile per ottenere in un giorno le catture che oggi si stenta a effettuare in una settimana o forse in un mese. Di contro oggi è possibile utilizzare per un'intera giornata una canna da spinning senza provare alcuna fatica fisica , a patto di aver optato per i giusti modelli, a misura dei pesci che si intendono insidiare e delle esche che si vogliono proporre loro. Vediamo innanzitutto quali sono le caratteristiche che un attrezzo affidabile. dovrebbe già possedere in origine, senza rendere necessaria l'esecuzione di modifiche. La prima cosa da verificare, soprattutto con canne che presentano la superficie del grezzo lucida e priva della caratteristica nastratura della lavorazione, è che gli attrezzi non presentino pareti eccessivamente sottili e che, soprattutto, siano di uniforme spessore por tutta la lunghezza del vettone (una prova empirica consiste nel battere leggermente sullo stesso con lo stelo di una matita: i punti in cui maggiore è la risonanza saranno quelli da valutare con più cura). Notevole attenzione andrà rivolta verso quei prodotti che presentano parti più o meno rettificate in modo discontinuo, chiaro indice di prodotto scadente. Specialmente con materiali quali carbonio e similari, è preferibile acquistare canne poco o addirittura non rettificate; così facendo non si correrà il rischio che il finissaggio tranci parte delle fibre unidirezionali, provocando squilibri di resistenza e di peso alla canna stessa. Questo accorgimento ha comunque le sue eccezioni, sia in presenza di tessuto in carbonio ad alto modulo, sia con grezzi particolarmente rifiniti e curati. Certamente questo comporta il ricorso a particolari tecnologie che si riflettono in modo non indifferente sul prezzo d'acquisto dell'attrezzo, ragion per cui si deve porre attenzione di fronte a un prodotto tanto decantato, ma offerto a prezzi apparentemente stracciati. Successivamente si passerà all'osservazione degli anelli scorrifilo cercando di evitare i modelli metallici a doppio ponte, ormai superati da quelli prodotti in ossidi vari (silicio, alluminio, forsterite ecc.), meglio ancora se ad un solo piede, in quanto offrono una maggior uniformità di piegatura del vettone. Non c'è bisogno di rimarcare come questi anelli associno caratteristiche di leggerezza e levigatura eccezionali, oltre a una durata pressoché illimitata, naturalmente a condizione di non maltrattarli battendoli malamente contro pietre o manufatti. L'impugnatura può essere scelta, a seconda delle preferenze, a vite o ad anelli scorrevoli. In alcuni recenti modelli di canne sono veramente ammirevoli alcune soluzioni di alloggiamento del piede del mulinello all'interno dell'impugnatura stessa, con un conseguente grande comfort per la mano del pescatore. Esauriti questi apparentemente piccoli, ma importantissimi, controlli, si passa a osservare quella che viene definita "azione della canna". Questa caratteristica viene già impostata dalle case costruttrici per offrire un prodotto in linea con la richiesta dei patiti delle varie azioni, che si riassumono, grosso modo, in tre gruppi: azione di punta, media e parabolica. L’azione di punta è appannaggio di coloro che, con un minimo sforzo e senza dover spingere troppo con il braccio, vogliono lanciare esche leggere. Questo genere di canne è interessante soltanto per ambienti ristretti, soprattutto dove non è indicata una lunghezza superiore ai 150-160 cm. L’azione media, come la definizione fa intuire, rappresenta la via di mezzo tra quella di punta e la parabolica. Gode di un gruppo di sostenitori più ristretto, in quanto non offre la nervosità, né lo scatto della precedente, in fondo non ha neppure un carattere ben definibile. E’ il classico attrezzo per coloro che non interpretano lo spinning come sistema di pesca prevalente, ma come ripiego ad altre tecniche, quando queste si rivelano poco redditizie. Per ultima, ma certamente non per demerito, viene l'azione parabolico-progressiva, apprezzata dai pescatori a spinning più esigenti. E’ caratterizzata da una flessione costante che piega la canna dal cimino all'impugnatura compresa. Oltre a una padronanza e a una precisione notevole nella fase di lancio dell'esca, la canna ad azione parabolica offre una sensazione molto piacevole nelle fasi di recupero della preda. Se si considera che la lotta con il pesce, oltre naturalmente alla sua ricerca e all'abboccata, rappresenta il sale di una battuta a spinning, si può affermare che la canna in grado di esaltare anche questa fase rappresenta la perfezione. Le canne ad azione parabolico-progressiva consentono una discreta tolleranza sui pesi lanciabili, indipendentemente dalla grarnmatura consigliata dal costruttore. A tal proposito, ogni canna reca stampigliata una serie di cifre e lettere che aiuteranno il pescatore a individuarne l'utilizzo ottimale senza eccessive prove pratiche. Va da sè che ogni sportivo ha particolari caratteristiche in fatto di equilibrio tra peso lanciabile e potenza della canna. Molti preferiscono modelli sempre piuttosto rigidi, indipendentemente dai pesci che intendono insidiare. Questo per una semplice ragione: non si può controllare e guidare in modo soddisfacente il movimento di un artificiale (sia esso un rotante, un ondulante o un minnow) se non si ha una buona risposta da parte del cimino. Soltanto all'abboccata del pesce e alla conseguente ferrata, la canna potrà cominciare a piegarsi sotto il peso e la trazione della preda, in progressione continua per tutta la sua lunghezza. Non ha senso utilizzare canne con una Flessibilità tale da farle muovere a ogni alito di vento, dato che nella pesca a spinning, per quanto si peschi leggero, a volte anche sotto la soglia del grammo e con monofili dello 0,14-0,16, si sarà sempre coadiuvati da una attrezzatura molto maneggevole (canne che pesano da 80 a 120 g) e mulinelli dotati di frizioni sempre più sofisticate, tali da far perdonare ferrate e recuperi un poco spericolati.

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