Le esche e le pasture
Sono esclusivamente naturali le esche che si impiegano per la pesca all'inglese, soprattutto bigattini. A loro si accompagnano frequenti pasturazioni fatte con gli sfarinati.
Non esiste una classificazione precisa di esche per la pesca all'inglese; anche se il bigattino (la larva di mosca carnaria) è la più importante per efficacia, nulla esclude che si possano catturare pesci con tutte le altre esche, anche con le meno usuali, come i gatoss o le camole del miele. Certamente la scelta dell'esca non può essere casuale, perché deve tenere conto delle specie di pesci presenti e delle loro abitudini alimentari, oltre a essere legata al tipo di pasturazione che si intende eseguire. Vediamo le esche più importanti e alcuni segreti per ottenere migliori risultati. Il bigattino è senza dubbio l'esca principale, soprattutto per la sua polivalenza nei confronti di tutti i pesci d'acqua dolce e di mare. Il primo criterio da seguire nella sua scelta riguarda la freschezza, che è basilare ai fini delle catture. I bigattini più freschi sono quelli che hanno una larga macchia nera visibile sul dorso, in prossimità della testa; questo è lo stomaco, che appare nero quando ancora contiene cibo, segno evidente che il bigattino si è nutrito molto recentemente nell'impianto in cui è stato allevato. Una volta avviato al circuito della distribuzione commerciale, il bigattino non si alimenta più e, nel giro di 2-3 giorni, lo stomaco si svuota, divenendo trasparente. A questo punto la larva ha già iniziato la lenta metamorfosi che la trasformerà in insetto adulto (mosca camaria), di conseguenza la sua pelle inizia a ispessirsi, a perdere morbidezza, divenendo assai meno gradita ai pesci. Un altro segnale di freschezza è il forte odore di ammoniaca che i bigattini emanano finché il loro stomaco è pieno; questo odore è per noi sgradevole, ma è un aroma irresistibile per i pesci. Ancora un consiglio: il miglior metodo per trasportare i bigattini senza appestare la propria automobile, mantenendoli comunque assolutamente freschi, è quello di chiuderli in un sacchetto di plastica senza aria. In questa condizione la loro metamorfosi si blocca e i bigattini possono sopravvivere fino a un massimo di 72 ore. Conservandoli in un frigorifero portatile avremo sempre a disposizione la quantità necessaria, ricordando che occorreranno 15-20 minuti per il loro completo "risveglio" una volta tolti dal sacchetto. L'unico difetto del bigattino, è il fatto che è l'esca preferita dalle alborelle, le peggiori disturbatrici per tutti i pescatori. Come evitarle? Uno dei nostri migliori alleati in tal senso è il caster, la crisalide del bigattino all'ultimo stadio, prima dell'insetto adulto. Nel 60-70 per cento dei casi l'alborella non lo aggredisce, consentendoci di catturare pesci più interessanti. Anche i casters devono essere freschissimi; l'indicatore di freschezza più immediato è il loro colore. 1 casters sono freschi quando il loro colore va dal bianco sporco all'arancio o dal tabacco al rossiccio, mentre sono vecchi quando il colore è marrone scuro o nero. Un altro criterio valido per stabilirne la freschezza è il seguente: gettandoli in acqua, i più freschi affonderanno, mentre quelli vecchi galleggeranno. I primi si utilizzano per la pasturazione, i secondi sono preziosi per l'innesco, in quanto la loro tendenza a galleggiare bilancia il peso dell'amo, vincendo la diffidenza dei pesci, sempre in allarme verso ogni "anormalità", come un'esca che cala troppo velocemente rispetto alla pastura. Anche i casters si conservano al freddo in sacchetti di plastica con pochissima aria, ma non tollerano il contatto con il ghiaccio e tanto meno il surgelamento, visto che sono comunque esche vive. A pesca vanno protetti dai raggi del sole, perché sono sufficienti una o due ore per trasformarli in casters galleggianti, inutili per pasturare. E' allora consigliabile tenerli all'ombra, immersi in acqua fresca. Il lombrico è un'esca sempre molto efficace, che dà il massimo nella stagione calda. La sua reperibilità è garantita in tutti i negozi, che spesso offrono un assortimento addirittura imbarazzante. Come scegliere? Innanzitutto è bene scartare i lombrichi troppo duri, a meno che il posto in cui siamo diretti non sia infestato da fameliche alborelle. 1 lombrichi troppo teneri possono causare un inconveniente sgradevole, staccandosi dall'amo durante il lancio. L'ideale sta pertanto nel mezzo, sia dal punto di vista della consistenza, sia da quello della dimensione. Un innesco particolare, con il quale si riduce drasticamente il disturbo delle alborelle e addirittura si riescono a selezionare pesci più grossi, è quello che gli agonisti chiamano "polipo". Si tratta di un fiocco di lombrichi mediopiccoli, innescati su ami bronzati di misura dal 14 al 10, che funziona come un vero "spaventapasseri" nei confronti delle alborelle. Un'altra esca di semplice impiego e grande reperibilità è il mais, altamente selettivo per la taglia dei pesci. Dal momento che i chicchi più teneri sono i preferiti, occorrerà impiegare canne ad azione morbida e lanciare dolcemente, per evitare che si stacchino dall'amo.
La pasturazione
La pasturazione è sempre un fattore determinante per il successo di una battuta di pesca. I pescatori che ancora credono nelle "giornate storte", sono certamente tra quelli che si rifiutano di imparare a pasturare. Con il termine "pastura" non si intendono solo i classici sfarinati, ma tutto quanto viene gettato in acqua per richiamare il pesce e indurlo all'abboccata, quindi anche le esche sfuse. Da sempre gli Inglesi preferiscono queste ultime e solo dai primi anni Novanta hanno scoperto l'efficacia delle farine, stimolati dai colleghi francesi. Il concetto fondamentale che gli Inglesi ci hanno insegnato in tema di pasturazione è sintetizzato nelle parole little and often, cioè "poco ma spesso"; esso si basa su una alta frequenza di lanci di piccoli quantitativi di pastura, allo scopo di interessare il pesce gradualmente, senza sfamarlo. In pratica i pesci vengono posti in competizione fra loro per aggiudicarsi il cibo e la frenesia con cui si avventano sulla pastura toglie loro il tempo di compiere valutazioni sull'opportunità o meno di ingoiare l'amo innescato. Questo è un principio validissimo in qualsiasi acqua e con qualsiasi tipo di pastura, anche perché ci permette di calibrare la quantità da lanciare in relazione all'evolversi delle abboccate, e in nessun caso sono costanti nell'arco di tempo di una giornata. Entro certi limiti, una pasturazione ragionata ci può consentire di radunare un gran numero di pesci, e poi avvicinare il banco a noi per catturare più agevolmente. Un metodo a noi sconosciuto fino all'arrivo della tecnica inglese è quello della pasturazione con bigattini incollati. Una speciale polvere collante ci consente di aggregarli e formare delle palline che, una volta in acqua, si apriranno liberandoli. Le palline di bigattini incollati sono utilissime per concentrare il pesce sul fondo, evitando che altri pesci intercettino le larve in superficie o a mezz'acqua. Le pasture a base di sfarinati sono ampiamente utilizzate nel nostro paese; non molti pescatori, però, sanno come prepararle. Nella pesca all'inglese le distanze richiedono quasi sempre l'uso delle apposite fionde, ma la consistenza della pastura deve essere perfetta, pena il suo sfaldamento nel volo. E' così necessario che tutto il composto abbia un grado omogeneo di umidità, ottenibile solo bagnando lo sfarinato con un nebulizzatore e poi pressandolo con forza in un setaccio per disgregare gli eventuali grumi.