Cosa serve per pescare all'inglese
Diamo uno sguardo a quanto fa parte del resto dell'attrezzatura primaria e secondaria, dedicata a questa tecnica di pesca: dai mulinelli al monofilo, dalle pedane ai guadini.
Il mulinello non è un elemento tipico dell'attrezzatura inglese, nel senso che non esistono mulinelli disegnati appositamente per questo tipo di pesca. A livello mondiale le tecniche inglese e bolognese assorbono forse a stento il 5 per cento della produzione di mulinelli; per i grandi produttori questo significa un mercato troppo piccolo, che non giustificherebbe gli enormi investimenti necessari per una linea dedicata. Lo spinning, che invece rappresenta una quota dell'80 per cento, attira tutte le attenzioni e le risorse finanziarie delle case produttrici di mulinelli ed è per questo che esse chiamano abitualmente spinning reel qualsiasi mulinello con bobina fissa. Ciò non significa che non siano reperibili mulinelli dalle caratteristiche che si adattano perfettamente alle esigenze della pesca all'inglese, ma solo che tra "adattarsi" e "specializzarsi" corre una differenza sostanziale. Le insostituibili bobine coniche sono nate esclusivamente come soluzione ad un problema cronico dello spinning, cioè riuscire a lanciare sempre più lontano. Fosse stato solo per il modesto mercato legato alla pesca all'inglese quelle bobine non avrebbero mai visto la luce. Questo esempio può far riflettere su quali straordinarie innovazioni potremmo avere il giorno in cui la pesca all'inglese conquistasse spazi più ampi in tutto il mondo oppure nel momento in cui le aziende riuscissero a rendere più flessibili i processi di produzione. Inquadrata la realtà internazionale, utile per comprendere i meccanismi da cui dipende la realtà locale, analizziamo quanto offre il mercato per scoprire quali sono le caratteristiche tecniche dei migliori mulinelli.
Bobina coperta o scoperta?
I mulinelli a bobina fissa possono essere divisi in due famiglie, a seconda del tipo di bobina: coperta o scoperta. Fino alla fine degli anni Ottanta, periodo in cui apparvero i primi modelli a bobina conica, le prestazioni dei due tipi di mulinelli erano abbastanza livellate e la scelta di uno dei due poteva dipendere dal gusto personale o dalle abitudini del pescatore. Con l'avvento dei nuovi longcast la famiglia dei mulinelli a bobina scoperta ha preso le distanze dall'altra, offrendo caratteristiche nettamente superiori, legate soprattutto all'imbobinamento del filo. I mulinelli a bobina coperta hanno però conservato una propria nicchia di utilizzo, dove ancora possono esprimere una certa superiorità. Si tratta della pesca a breve distanza (fino a 20 m), peraltro molto frequente nella casistica generale della pesca all'inglese, poiché copre il raggio d'azione della pasturazione con esche sfuse (esempio classico la fiondata di bigattini). In questa fascia si impiegano monofili sottili, cioè dello 0,10 o 0,12, che maggiormente possono essere danneggiati dagli urti accidentali o dai raggi ultravioletti; ecco dunque che la campana che copre la bobina svolge un ruolo attivo di una certa importanza. Aggiungiamo che, generalmente, i mulinelli a bobina coperta sono dotati di frizione molto sensibile, alleato prezioso pescando con terminali capillari e per ammortizzare l'eccesso di potenza che spesso s'imprime nelle ferrate a brevissima distanza. Un altro significativo punto di forza è costituito dalla scarsa propensione a generare parrucche, e questo non è poca cosa, specialmente per un pescatore alle prime esperienze. Anche il particolare dispositivo di sblocco del guidafilo contribuisce a elevarne il comfort di esercizio: è sufficiente premere con un dito il pulsante posto sulla testa della bobina e il mulinello è già pronto per il lancio.
I mulinelli longcast
Sono genericamente definiti "a bobina conica" per la loro caratteristica più evidente e hanno completamente soppiantato i tradizionali mulinelli a bobina scoperta. E' necessario però fare luce su un fatto di radicale importanza: esistono in commercio due sottogruppi di mulinelli a bobina conica. 1 longcast veri e propri, che oltre alla bobina conica montano un worm gear dilven levelwind, ossia un alberino a doppia filettatura che è responsabile dell'imbobinamento del filo a spire ordinate e incrocia I semi~longcast, invece, hanno solo la bobina conica, ma su di essa il filo viene imbobinato da un meccanismo di tipo tradizionale, con spire disordinate e spesso accavallate. Purtroppo gli ingranaggi che determinano la differenza non sono visibili se non aprendo il corpo del mulinello oppure esaminando il disegno esploso contenuto nella sua confezione. Anche in questo caso il prezzo può essere considerato un valido indicatore della qualità, perché fra un longcast e un semi-longcast la differenza in termini economici può essere anche del doppio. Dal momento che longcast significa "lancio lungo" è subito chiara la ragione per cui questi innovativi mulinelli sono stati creati; essi consentono di effettuare lanci più lunghi del 10 per cento circa rispetto ai modelli tradizionali, e questo è un notevole vantaggio in qualsiasi tecnica di pesca, in acqua dolce e in mare. Le bobine a profilo conico hanno normalmente una scanalatura orizzontale nella gola, che serve ad annullare la scalinatura della superficie del filo, visibile quando la bobina è piena. Nei modelli più sofisticati, il bordo superiore della bobina è rivestito in alluminio anodizzato, che riduce l'attrito del monofilo incrementando ulteriormente la distanza di lancio. Sulla bobina è spesso presente una piccola graffetta, detta lineclip, nella quale si può passare il filo per avere la certezza di eseguire lanci sempre alla stessa distanza; la sua utilità si manifesta soprattutto nei canali, pescando presso la sponda opposta. Nella scelta di un mulinello occorre poi fare attenzione al numero di cuscinetti a sfere. Fino alla fine degli anni Ottanta, i mulinelli erano dotati di un numero massimo di tre cuscinetti a sfere, confinati negli ingranaggi interni. Improvvisamente, poi, si è verificata una vera e propria corsa da parte delle case produttrici a posizionarli in qualsiasi punto del mulinello e si è arrivati ai livelli impensabili di 10 o 11 cuscinetti a sfere! Ora è lecito chiedersi se sono veramente utili, ma la risposta al quesito è abbastanza semplice. Premesso che l'inserimento di un cuscinetto in ogni punto di attrito porta certamente un beneficio di riduzione dell'usura e di maggior fluidità di rotazione, è necessario distinguere fra cuscinetti indispensabili e cuscinetti che sono del tutto accessori. I primi sono quelli che assistono la rotazione dell'asse della manovella e dell'alberino principale e possono essere di numero variabile da 1 a 4. 1 secondi sono di minore importanza, ma contribuiscono comunque a elevare il livello delle prestazioni generali: possono essere collocati sull'archetto, sulla manovella, nella frizione. Certamente il più importante fra i cuscinetti accessori è quello che alcune case montano a servizio del rullino guidarlo. Questo è notoriamente uno dei "punti caldi" (nel vero senso della parola) perché il filo si surriscalda, si stira, si snerva, essendo forzato a subire una angolazione di 90°. Nessun rullino di tipo tradizionale è in grado di garantire sempre la rotazione, mentre i nuovi rullini con cuscinetto incorporato ruotano anche sotto la minima pressione determinata dal recupero del solo galleggiante. Oltre a prolungare la vita della lenza, questo cuscinetto riduce del 15 per cento il carico necessario a far slittare la frizione; con un mulinello privo di questo optional può sempre accadere che la frizione stenti a entrare in funzione nel momento cruciale. Tra le altre innovazioni, sempre oggetto di disputa a colpi di brevetti fra le maggiori case mondiali, ricordiamo l'infinite antireverse, ossia il meccanismo che elimina i punti morti dell'antiritorno, consentendo di agire con la manovella sempre in presa diretta, e il gvro-spin, un particolare sistema di bilanciatura del rotante che annulla le fastidiose oscillazioni avvertibili durante il recupero. Infine un consiglio: il mulinello è una macchina cui spesso ci si affeziona, ma per poter godere a lungo del suo servizio è opportuno dedicargli un'adeguata cura. Pulizia da terra, sabbia o pastura al termine della pesca, periodico trattamento con grasso e olio nei punti suggeriti dalla casa produttrice e, non ultimo, protezione con un fodero in stoffa sono veramente il minimo che possiamo fare per garantirgli una lunga vita.
I monofili
Nella pesca all'inglese il filo è chiamato a sostenere un compito particolarmente gravoso, in condizioni paragonabili solo a quelle dello spinning. Mentre con la canna fissa o la bolognese si compiono gesti di una certa delicatezza, e solo un pesce troppo grosso può spezzare il monofilo, con la canna inglese la situazione è ben diversa: si tratta di un attrezzo molto "nervoso", con il quale si eseguono lanci di grande violenza e rapidità; il peso del waggler è spesso molto superiore a quello di un galleggiante da passata di media portata e la ferrata non è propriamente una carezza per la lenza. Nel nostro caso, quindi, il nemico numero uno del filo è lo stress; per rendersene conto è sufficiente vedere, al termine di una gara in cui si è pescato all'inglese, quante decine di galleggianti vagano sulla superficie dell'acqua. Se si avrà occasione di essere spettatori di una gara in cui si cattura con le canne fisse, non capiterà di assistere allo stesso spettacolo. Questa rapida analisi delle condizioni fisiche di impiego permette di mettere a fuoco le prime caratteristiche che un buon monofilo deve avere per superare "l'esame di inglese": scarsa elasticità, ridotta memoria meccanica, superficie resistente alle abrasioni Esiste poi un problema tipico della pesca all'inglese: nella stragrande maggioranza dei casi è necessario che il tratto di filo compreso fra il galleggiante e la vetta della canna sia completamente sommerso. Allo stress fisico ecco allora che si somma uno stress di natura chimica, in quanto le sostanze sgrassanti sono altamente aggressive per il nylon; la loro efficacia dipende certamente dalla capacità di erodere lo strato superficiale a base di siliconi, che protegge il filo dagli agenti atmosferici, primi fra tutti i raggi ultravioletti. Dalla somma di tutti questi problemi emerge chiaramente il bisogno di sostituire frequentemente il filo imbobinato sul mulinello, quando il suo aspetto non è più brillante o quando si nota una certa fragilità, specie spostando un pallino di piombo o eseguendo un nodo. Dal mondo dell'agonismo arriva un trucco che ci consente di ridurre gli effetti negativi dello stress fisico sul monofilo. Visto che uno dei momenti in cui la qualità della lenza viene messa maggiormente alla prova è l'azione di lancio, gli agonisti hanno pensato' di sostituirla con un segmento di diametro superiore, lungo circa due volte la canna, in grado di sopportarne il carico nel momento cruciale. Questo spezzone, detto appunto shock-leader, viene collegato alla lenza madre con un nodo particolare, che garantisce la conservazione di almeno il 95 per cento del carico di rottura lineare. Per un perfetto scorrimento del nodo attraverso gli anelli è necessario lasciare i "baffi" rimanenti, tagliandoli a circa 3 cm dal corpo serrato. Lo shock-leader diventa indispensabile solo nella pesca a grande distanza, quando si, impiegano galleggianti oltre i 12 g di portata. Oltre a questa sua peculiarità, lo shock leader ci offre altri tre vantaggi: - il suo grande diametro consente una maggiore stabilità dei pallini di piombo, solitamente tendenti a scorrere durante il lancio; trasportando la canna già montata avremo maggiori garanzie nei confronti degli urti accidentali; al termine della pesca, potremo buttare l'intero spezzone senza ridurre la quantità di filo nella bobina del mulinello.
I piombi
I pallini spaccati che si usano nella pesca all'inglese si dividono in due gruppi in base alla loro collocazione sulla lenza: pallini inglesi (di grande diametro, che servono a comporre gran parte della taratura del galleggiante) e pallini tradizionali, di piccole dimensioni, necessari per piombare la parte "attiva" della montatura. I pallini originali inglesi sono reperibili in tre misure particolari: SSG/1,68 g, AAA/0,84 g, BB/0,42 g; ognuno ha un peso che è doppio rispetto a quello della misura inferiore, così da consentire diverse combinazioni. Il piombo con cui sono prodotti è particolarmente morbido: ne consegue una certa facilità di spostamento senza procurare abrasioni al monofilo. Esiste una particolare versione di questi grossi pallini, detta Centre Cut perché consente di centrare perfettamente la lenza all'interno della spaccatura. Inoltre i Centre Cut sono più facili da aprire con le dita, poiché hanno un incavo che agevola la presa dell'unghia e una sorta di cerniera che riduce sensibilmente la resistenza all'apertura. I pallini tradizionali coprono tutta la numerazione dall'1 a scendere e vengono usati per la parte attiva della montatura, cioè quella responsabile della presentazione dell'esca. La loro maggiore durezza è un vantaggio, in quanto conferisce loro la necessaria stabilità lungo il filo; è per questo che essi servono anche a bloccare i grossi pallini inglesi.
Sondare il fondo
Come in tutte le altre tecniche di pesca, anche nell'inglese la conoscenza dell'esatta profondità dei posto di pesca è fondamentale. Innanzitutto questo dato influenza direttamente la scelta dei waggler, perché potremo montarne uno fisso per pescare in presenza di fondali che non superano i 3-3,50 m di profondità, mentre per fondali maggiori dovremo ricorrere a uno scorrevole. In secondo luogo la profondità può determinare lo stile di pasturazione. Oltre i 5-6 m di fondo la pasturazione con esche sfuse può perdere di efficacia, anche perché è raro che in acque così profonde non esista una piccola corrente; in questi casi si ricorre ai bigattini incollati o agli sfarinati, la cui consistenza dovrà aumentare proporzionalmente alla profondità. Con il waggler fisso sondare il fondo è semplicissimo; basta applicare un pallino SSG sull'amo e lanciare; il pallino agirà come una sonda tradizionale. Con il waggler non è possibile usare una sonda più pesante, perché questa stravolgerebbe il delicato equilibrio che determina l'assetto di volo, provocando un groviglio con il galleggiante. Con il galleggiante scorrevole, invece, ricorreremo a un trucco. Si esegue la taratura dei waggler fermandolo a monte con un piccolo pallino (per esempio dei n. 10) e posizionando subito sotto tutti i piombi necessari, raggruppati in un breve spazio. Una volta verificata presso riva la perfetta taratura dei galleggiante (che finora ha lavorato come uno fisso), si toglie il pallino n. 10 per tornare alla condizione scorrevole, si lancia e si lascia che la piombatura raggruppata lavori come una sonda. Una volta stabilito il fondo attraverso ripetuti tentativi, si potrà spaziare a piacimento la piombatura e aggiungere l'amo. Per avere la possibilità di effettuare dei tentativi di pesca con maggiore o minore fondo, è opportuno "memorizzare" la profondità, segnandola sulla canna con una goccia di liquido correttore bianco per dattilografia, che si potrà poi asportare facilmente.
Gli ami
Dal momento che la scelta dell'amo è strettamente legata a quella dell'esca, e visto che non esistono esche esclusive per la pesca all'inglese, è chiaro il motivo per cui nessuno può definire con chiarezza le forme, i colori e le misure degli ami per questa tecnica. Esiste però un fattore non trascurabile, cui già si è accennato, e che è la necessità di usare un amo in grado di collaborare con il resto dell'attrezzatura. Vediamone le ragioni. Il momento della prova più severa è senza dubbio la ferrata che, rispetto alla pesca con la bolognese, è più rapida (canna corta e nervosa) e più diretta (filo sommerso), per cui trasferisce all'amo una forza superiore che spesso si traduce in un deformazione e nella perdita del pesce. Ecco quindi prendere corpo la prima caratteristica che un amo deve avere per lavorare a fianco di una canna inglese: l'indeformabilità. Se poi consideriamo lo stile di innesco adottato in Gran Bretagna, che esclude categoricamente la copertura del gambo dell'amo, comprendiamo perché gli Inglesi preferiscono ami a curva ampia, gambo medio corto e punta alta. Senza dubbio i migliori ami attualmente in commercio sono quelli prodotti in acciaio ad alto contenuto di carbonio con punta affilata chimicamente; sono gli unici che rispondono contemporaneamente ai requisiti di leggerezza, resistenza e grande capacità di penetrazione. Nella versione già montata con monofilo, una particolare confezione racchiude il terminale, proteggendolo dalla luce e da lesioni accidentali.
L'attrezzatura secondaria
A completare il corredo di un buon pescatore all'inglese servono altri attrezzi la cui funzione non è però accessoria, ma importante.
Le fionde - Prima dello "sbarco" degli inglesi in Italia, nel nostro paese si usavano fionde veramente primitive e il massimo della versatilità era costituito dagli elastici a sezione quadrata oppure appiattita. Anche in tema di fionde, quindi, abbiamo ricevuto una grossa lezione dai colleghi britannici, abituati da sempre a impiegare fionde altamente specializzate, disegnate per usi molto specifici. Un noto agonista di Leicester, Trevor Tomlin, si distinse nei primi anni Ottanta con la sua produzione di fionde, caratterizzata da rivoluzionari elastici in puro lattice di gomma, la cui gamma di potenze era codificata da brillanti colori. Un'altra sua importante innovazione fu quella degli attacchi rotanti, con i quali gli elastici erano fissati alla forcella. Nonostante la linea Trevor Tomlin abbia subito l'ovvio attacco dei concorrenti e la naturale sequenza di imitazioni, ancora oggi essa costituisce un solido modello di riferimento, ed è per questo che la si prende a esempio per comprendere come mai non basti una fionda di tipo qualsiasi per ottenere risultati più precisi nella pasturazione. La Canal King è una piccola fionda studiata per la pesca a breve raggio, tipica dei piccoli canali, in cui spesso si rende necessario pasturare con bigattini di piccola taglia per non sfamare del tutto i pochi pesci presenti. La River King é simile alla precedente, di cui conserva il disegno, ma è di maggiori dimensioni. I suoi elastici sono più potenti per far fronte alle esigenze della pesca nei fiumi o nei grandi laghi, dove la massa d'acqua e la taglia dei pesci richiedono un'abbondante pasturazione a distanze superiori. La River King Mesh è una variante della River King, da cui si differenzia per una strana fondina in rete, specifica per i casters in quanto non li frantuma nella fase di tensionamento degli elastici. La Super King è una fionda disegnata per il lancio di palline di pastura o bigattini incollati. La sua fondina è reticolare proprio per non aderire al contenuto ed è dotata di un anello per una sicura presa con il pollice. La Croundbait Catapult è un mostro di potenza, composta da un rigido telaio metallico, elastici di grande diametro e fondina rigida per alloggiarvi palle di pastura grosse come un'arancia. Un'altra famiglia di fionde dai contenuti tecnici rivoluzionari è quella delle Reddicat. Tre sono le loro caratteristiche innovativi; l'elastico è monopezzo e scorre all'interno della forcella senza punti di attrito o usura; la forcella è bifronte, con grande comfort di utilizzo; la particolare fondina è disegnata in modo da rimanere sempre aperta, pronta per il caricamento. Anche le Reddicat sono prodotte nelle tre versioni classiche: Canal, Standard, Groundbait. Infine due consigli. La vasta gamma di elastici di ricambio reperibile nei negozi specializzati può consentire di personalizzare le proprie fionde, diversificandole addirittura nelle potenze a seconda delle acque che si frequentano. Per prolungare la durata degli elastici o opportuno evitare che questi restino per molto tempo a contatto con i bigattini: abbandoniamo pertanto la cattiva abitudine di rinchiudere la fionda nel sacchetto che contiene le esche.
I reggicanna - Nelle fasi di pesca in cui entrambe le mani devono essere libere ed è necessario abbandonare la canna per qualche istante, ecco allora che entrano in azione i reggicanna. La pasturazione, lo spostamento del galleggiante, la legatura di un amo o il semplice innesco, sono operazioni che possono finire in un groviglio della lenza o nel suo aggancio a qualche ostacolo se la canna non è adeguatamente sorretta. I reggicanna sono di due tipi: posteriore · anteriore. Il posteriore è quello cui si appoggia l'estremità del calcio della canna e deve essere il più semplice possibile per non richiedere alcuna attenzione nella posa del calcio; dopo un minimo di esperienza il nostro braccio lo trova "a memoria", senza doverlo guardare, con il rischio di distrarre gli occhi del galleggiante. Il reggicanne anteriore, invece, ha una funzione più complessa. Il suo profilo comprende una spaccatura a V centrale, che consente alla lenza di scorrervi senza essere compressa dal fusto della canna. Questo è molto importante nella pesca con il galleggiante scorrevole, perché ci permette di dedicarci alla pasturazione durante l'entrata in pesca del waggler, che comporta l'uscita di alcuni metri di filo dal mulinello. Molti pescatori fissano sul reggicanna anteriore un pezzo di gommapiuma che poi imbevono di liquido sgrassante; passando periodicamente il filo su questa spugnetta si ottiene un suo pronto affondamento. Il posizionamento ideale dei due reggicanna vede il posteriore arretrato di circa 40 cm rispetto al corpo del pescatore, mentre l'anteriore deve essere più basso, in modo che la canna sia inclinata verso l'acqua, con il cimino parzialmente sommerso.
La nassa e il guadino - La nassa portapesci è un elemento dell'attrezzatura che non solo ha motivazioni tecniche, ma soprattutto un ruolo importante nel rispetto dell'integrità e vitalità del pesce, essendo principalmente finalizzata al rilascio delle catture. In tal senso le migliori nasse hanno grande diametro (almeno 50 cm), lunghezza sufficiente a garantire in qualsiasi posto un'immersione minima di 1,5 m e maglie tessute con materiale morbido. Per consentire ai pesci di nuotare liberamente dentro la nassa è indispensabile tenderla con un picchetto alla sua estremità inferiore, orientandola verso monte per permettere loro di ossigenarsi come fanno in libertà. Anche al di fuori dell'ambiente agonistico, in cui è obbligatoria, la nassa ha una funzione tecnica, potendo addirittura influire sull'esito di una battuta di pesca. Rilasciando i pesci uno alla volta, appena catturati, avviene infatti che questi tornino rapidamente nel banco da cui provenivano, trasmettendo agli altri soggetti un crescente nervosismo, fino alla cessazione delle abboccate. Il guadino è un accessorio che tutti sognano di usare con frequenza. Il tipo preferito dagli inglesi è a maglia finissima per evitare che l'amo vi si possa impigliare, ha il maggior diametro possibile e il fondo piatto, in cui il pesce non soffre e non si agita eccessivamente. Ottimi i pali in carbonio, che abbinano leggerezza e rigidità.
I foderi portacanne - l'elevato costo della nostra attrezzatura rende necessaria una sua adeguata protezione; per le canne inglesi esistono speciali foderi a scomparti, che consentono di separarle in modo da non danneggiarsi a vicenda, specie quando sono già montate con la lenza avvolta. Una apposita "pancia" alloggia il mulinello, mentre le tasche esterne possono ospitare il palo del guadino, l'ombrellone e i picchetti reggicanna. Il tutto si trasporta agevolmente grazie a una comoda tracolla.
L'ombrellone - Accessorio indispensabile per fare fronte alle quotidiane intemperie britanniche, anche in Italia si rivela un prezioso alleato, non solo in caso di pioggia. Nella stagione calda ripara noi e le nostre delicate esche dai raggi del sole, mentre d'inverno svolge un ruolo opposto, creando una zona meno fredda e molto confortevole, interrompendo le gelide correnti d'aria. I migliori modelli hanno un dispositivo, detto anglemaster, che consente di orientare addirittura in verticale la tela, ottenendo una perfetta paratia antivento. In questo caso è consigliabile ancorare l'ombrellone al suolo, sfruttando l'anello situato in alto.
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