Canne per la pesca all'inglese
Molto lunghe, a sezioni e con azioni differenziate, queste canne sono nate per risolvere alcuni problemi dei corsi d'acqua inglesi. Importate in Italia hanno subito alcune modifiche.
Fin dalle loro prime apparizioni in Italia, le canne per la pesca all'inglese catalizzarono l'attenzione dei pescatori per una serie di ragioni estetiche e tecniche che le ponevano in netto contrasto con le bolognesi. La lunghezza abbastanza contenuta, il fusto di piccolo diametro, i numerosi anelli, l'impugnatura rivestita in sughero e, non ultima, l'incredibile potenza fecero pensare che si trattava di qualcosa che proveniva da un mondo completamente diverso dal nostro. Il virus della pesca all'inglese colpì il nostro mercato con tale rapidità e violenza da determinare un vero e proprio shock non solo nei pescatori, ma, soprattutto, negli operatori commerciali, che nella stragrande maggioranza erano decisamente impreparato in materia. Fu così che, specialmente in tema di canne, nei primi anni Ottanta mancò soprattutto la chiarezza di idee, circolarono informazioni inattendibili e convinzioni sbagliate e tutti commisero errori vendendo o acquistando attrezzi spesso non idonei alle esigenze italiane. Solo al termine del decennio l'inevitabile maturazione collettiva fece luce a tutti i livelli della domanda e dell'offerta: i pescatori cominciarono a saper scegliere e i commercianti a saper consigliare i clienti nell'acquisto delle canne.
I materiali
Tutte le canne inglesi sono costruite con il carbonio, materiale utilizzato a partire dagli anni Settanta in misura gradualmente sempre più ampia. E necessario chiarire che il carbonio, come tutti gli altri materiali da costruzione (legno, acciaio ecc.), è reperibile in diversi livelli qualitativi o, meglio, con diversi valori di prestazioni fisiche. Per fare un esempio, è noto che il legno di pioppo è in grado di sopportare sollecitazioni di gran lunga inferiori a quello di noce o di quercia, proprio per la sua struttura fisica, ed è ovvio che questa sua inferiorità si rifletta sul prezzo di mercato. Ciò avviene anche per le fibre di carbonio, sfruttate positivamente dalle aziende produttrici di canne da pesca per confezionare attrezzi di diverso livello qualitativo. Ma perché esistono differenze anche marcate fra canne provenienti da aziende diverse? La risposta sta nel fatto che il carbonio non è l'unico materiale che compone il fusto grezzo della canna: il processo di produzione comporta il trattamento di quel materiale con speciali resine che impregnano il tessuto e gli conferiscono una particolare resistenza; queste resine sono responsabili della qualità finale del grezzo e perciò la loro composizione è segreta. Inoltre, queste resine possono essere arricchite con microcristalli di carburo di silicio (detti whiskers, cioè "baffi" perché somiglianti a microscopici baffetti) o altri materiali come l'amorphous, il boron, il litio, che incrementano notevolmente la resistenza e l'elasticità del grezzo. Molto spesso il grezzo viene ulteriormente rinforzato con avvolgimenti superficiali a nastro o a rete di materiali come il kevlar o il carbonio, destinati a distribuire lo stress derivante da un impatto occasionale (urto) o a sopportare lo sforzo conseguente a una sollecitazione di torsione, molto frequente e particolarmente insidiosa per l'integrità del grezzo. Tutti questi materiali possono essere utilizzati in infinite combinazioni per raggiungere qualsiasi livello di prestazioni. Le più avanzate aziende produttrici hanno dei reparti di progettazione dove squadre di tecnici sono in grado di calcolare l'entità delle sollecitazioni ordinarie e straordinarie in cui la canna potrà essere sottoposta e nel loro lavoro sono assistiti da sofisticati computer che possono simulare tutte queste situazioni e verificare le reazioni del grezzo prima di produrre il prototipo e collaudarlo durante una battuta di pesca. L'elaboratore elettronico fornisce poi tutti i dati relativi a diametri, conicità, posizione degli anelli, dimensione e localizzazione degli avvolgimenti di rinforzo, profondità degli innesti, a garanzia della perfezione del prodotto finito. Così i margini di errore vengono ridotti al minimo, in quanto i calcoli matematici cancellano i dubbi e le incertezze che inevitabilmente affliggono i progettisti costretti a lavorare per tentativi, cioè a sfornare prototipi e a collaudarli sul campo. Dopo il fusto, in ordine di importanza, vengono gli anelli, che sono un vero punto di forza della canna inglese. Al contrario dell'anellatura delle canne bolognesi, che prevede pochi elementi di grande diametro con ampi intervalli, il concetto inglese si basa su molti anelli di piccolo diametro, legati a distanze ravvicinate. Vediamone i vantaggi. Innanzitutto una sequenza di tanti anelli crea un tunnel, all'interno del quale la lenza si incanala più docilmente; nel caso in cui ci fosse un nodo sulla lenza stessa (giunzione dello shock-leader o fermo per lo scorrevole) questo vantaggio sarebbe ancor più apprezzabile sia in fase di uscita sia durante il recupero. Altro aspetto importante è la migliore ripartizione dei carichi (peso del galleggiante nel lancio e trazione del pesce nel combattimento) sul fusto della canna; ne consegue un più completo sfruttamento della sua potenza con minor rischio di rotture. Il grande numero di anelli genera un minore stiramento della lenza sotto sforzo, perché il suo percorso è più vicino alla curva ideale, essendo tracciato da tappe brevi e angoli più ampi. In caso di pioggia il filo non aderisce al fusto della canna e se spira un fastidioso vento laterale, abbastanza frequente al mare, non si verifica l'inconveniente delle larghe pancie di filo tra un anello e l'altro, che spesso causano tante ferrate a vuoto. Vista la loro importanza, è opportuno prestare attenzione alla qualità degli anelli, con particolare riguardo allo scorrifilo. 1 migliori scorrifilo sono senza dubbio quelli in SiC (carburo di silicio) o in titanio, montati sulle canne di maggior pregio, che offrono il vantaggio di una superiore scorrevolezza e di minor peso, ma soprattutto non surriscaldano la lenza con il loro attrito. Al di là delle garanzie offerte da case di nota serietà, è possibile verificare di persona la differenza fra un anello in pietra dura e uno in SiC o titanio: facendo scorrere ripetutamente un tratto di filo al loro interno, si noterà che nel primo caso la lenza si surriscalderà, mentre nel secondo sarà l'anello a raggiungere una temperatura molto elevata, senza alcun danno per la lenza. La qualità degli anelli incide notevolmente sul costo di una canna inglese, ma ripaga in prestazioni e durata. Vediamo infine i materiali con cui viene prodotta l'impugnatura. Avendo un fusto di piccolo diametro, la canna inglese necessita di un ringrosso alla base per renderne agevole l'impugnatura. Da sempre gli inglesi usano il sughero naturale per la sua leggerezza, lavorabilità, relativa economicità e anche per il gradevole aspetto. Oltre il 90 per cento delle canne inglesi in commercio ha pertanto la base rivestita di sughero, ma anche qui esistono diversi livelli qualitativi e di prezzo, Il sughero migliore ha un colore molto chiaro e uniforme, presenta alveolature di piccole dimensioni, è ben compatto e morbido allo stesso tempo, con una superficie quasi vellutata. Le canne di alto valore hanno impugnature sagomate con appoggio appiattito per il braccio e smussatura per una salda presa del pollice, mentre l'estremità inferiore, soggetta a usura, è rinforzata con sughero truciolare, riconoscibile per il suo colore scuro e la struttura chiaramente artificiale. Questi sono punti di pregio, che testimoniano quanto la casa produttrice sia attenta ai bisogni del consumatore, e che possono contribuire sensibilmente a migliorare le prestazioni globali della canna, non ultimo il comfort di utilizzo. Vediamo infine il sistema di fissaggio del mulinello. La quasi totalità delle canne inglesi è dotata di una coppia di anelli in metallo o grafite che sono liberi di scorrere lungo l'impugnatura, lasciando al pescatore massima libertà di scelta per quanto riguarda il posizionamento del mulinello. Gli anelli in metallo presentano il difetto di una labile presa sul piede del mulinello, che spesso tende a muoversi o a ruotare rispetto all'allineamento degli anelli. Le canne di prima qualità montano invece anelli ferma-mulinello in grafite, sagomati in modo da alloggiare perfettamente il piede e zigrinati lateralmente per una perfetta presa della mano, anche quando questa è bagnata o sporca di pastura. Una nota casa giapponese ha brevettato una particolare sede per il mulinello, composta da una cavità integrata nell'impugnatura e da un cono che serra il mulinello con un dispositivo filettato. In pratica è l'unica soluzione in cui il mulinello non è più libero di ruotare e spostarsi e il suo piede è completamente bloccato a scomparsa. Concludendo il complesso discorso sui materiali ci si domanda come possa un pescatore, magari alle prime esperienze, riuscire a orientarsi in una simile giungla, oltretutto in costante evoluzione. Il consiglio che ci permettiamo di dare loro è di affidarsi al proprio negoziante di fiducia, dando la preferenza a canne di grandi marche, sempre all'avanguardia nella ricerca e nelle tecnologie di produzione e in grado di fornire adeguata assistenza per quanto riguarda le parti di ricambio. In linea di massima, inoltre, considerare il prezzo come un buon indicatore di qualità.
Azioni e potenze
Con il termine "azione" si indica la curva che la canna descrive quando è sottoposta a uno sforzo. A proposito del bilanciamento dell'attrezzatura primaria è stata evidenziata l'importanza dell'azione come peculiarità fisica della canna, ponendo l'accento sullo stretto legame che intercorre fra questo elemento e il tipo di pesca che si vuole praticare. Ricordiamo pertanto le tre azioni principali (parabolica, media, di punta) che consentono di affrontare tutte le possibili situazioni di pesca. Recentemente è stata identificata una nuova azione, difficilmente definibile con un termine sintetico, che ha incontrato grande successo fra gli agonisti perché si colloca fra le azioni media e di punta, che sono le più utilizzate nei nostri campi di gara. In pratica si ha una grande rigidità nella base e nel pezzo centrale, mentre la vetta è relativamente morbida e funge da "cuscino" per ammortizzare tutte le sollecitazioni. Con questa particolare azione sono state prodotte canne estremamente versatili, il cui campo di utilizzo è più ampio rispetto alle canne tradizionali, in quanto è possibile lanciare efficacemente galleggianti abbastanza leggeri (3-4 g) oppure piuttosto pesanti (12-16 g), grazie a una inedita "collaborazione progressiva" fra il cimino e il pezzo centrale. Si è anche parlato di "potenza", termine che indica lo sforzo massimo sopportabile dalla canna senza subire lesioni irreversibili. In laboratorio la potenza viene misurata in libbre, valorizzando il peso necessario a flettere la canna fino al punto in cui il tratto terminale del cimino si pone a 90° rispetto all'impugnatura. Quasi tutte le case produttrici di canne indicano sul calcio un valore esemplificativo della potenza, di immediata comprensibilità per tutti, che è il valore massimo del peso del galleggiante che l'attrezzo può lanciare con efficacia. Si può comunque eccedere quel valore, ma si espone la canna al rischio di rompersi e si perde inevitabilmente quella rapidità nel movimento del lancio che è basilare per raggiungere grandi distanze. Molto spesso viene indicata anche una soglia minima (per esempio 6-10 g) che ha una certa importanza, in quanto delimita il campo entro cui la canna offre il massimo delle sue prestazioni. Nel caso di un attrezzo con potenza compresa fra 10 e 20 g, l'impiego di un galleggiante di 6 g non procurerà danni al fusto, ma nemmeno potrà caricarlo e consentirgli di esprimere appieno le sue possibilità.
Le misure
La lunghezza delle canne inglesi è generalmente espressa in feet (ossia "piedi", l'unità di misura anglosassone che equivale a 30,5 cm e che si abbrevia con un apostrofo posto dopo la misura) . Abbiamo così attrezzi da 12' (3,67 m), 13' (3,97 m), 14' (4,27 m) e 15' (4,57 m) che hanno impieghi differenti. La canna da 12' rappresenta una misura poco conosciuta in Italia, ma classica nel Paese d'origine. La grande scioltezza e rapidità ne fanno un'arma importantissima nella pesca a breve distanza nei canali, dove la taglia dei pesi può essere medio piccola. La canna da 13' è senza dubbio la più popolare, coprendo probabilmente il 90 per cento del mercato italiano. Il suo punto di forza è la versatilità, potendosi adattare a tutte le situazioni di pesca. Tutte le case producono nella 13' la più ampia gamma di azioni e soluzioni qualitative. Non ci sono dubbi sul fatto che chi acquista la sua prima canna inglese si debba orientare su questa misura. La canna da 14' è una misura che ha conosciuto grande successo all'inizio degli anni Novanta, specie in ambito agonistico, per la sua particolare potenza. Nelle competizioni è spesso necessario lanciare a distanze di 60 m e oltre, per cui occorrono canne dotate di leva più lunga rispetto alle 13'. In caso di profondità vicine ai 4 m, la 14' può evitare il ricorso al galleggiante scorrevole. Infine, la canna da 15', ulteriore estensione della precedente, è impiegata nelle circostanze in cui i galleggianti raggiungono e superano il peso di 30 g e lo sforzo fisico richiesto al pescatore diventa veramente gravoso. Rispetto alla 14', la 15' è una canna meno rapida e maneggevole, ma risolve brillantemente i casi estremi.
Gli innesti
Esistono due tipi di giunzione fra le sezioni delle canne inglesi: il primo è a cappuccio, che può essere diritto o rovescio a seconda che il pezzo superiore sia maschio o femmina, il secondo è a spigot, cioè presenta uno spinotto che sporge dal pezzo inferiore e si innesta nel superiore. L'innesto a cappuccio è ormai confinato alle canne più economiche per la sua semplicità di produzione; a volte viene ancora sfruttato per contenere il diametro di base della canna, con il cimino che si inserisce nel secondo pezzo, che a sua volta ospita la base. Generalmente questo tipo di innesto non permette di ottenere un'azione perfetta, perché la sovrapposizione dei tubolari genera punti di eccessiva rigidità con aggravio anche per il peso totale della canna. L'innesto a spigot è di più recente invenzione, di difficile realizzazione, ma offre sensibili vantaggi, a partire da una azione perfetta, fino a una notevole leggerezza. Esistono due procedimenti per la realizzazione dello spigot: una prevede il semplice incollaggio di uno spezzone tubolare nel pezzo inferiore, l'altra comporta la tornitura dello spinotto direttamente dal grezzo del pezzo. Questa seconda soluzione rappresenta l'ottimo in termini di prestazioni e leggerezza ed è adottata solo per le canne di altissimo livello qualitativo. Per quanto riguarda gli innesti a spigot, è normale riscontrare che le due sezioni, una volta innestate, non combaciano. A prima vista questo può sembrare un difetto, ma è invece il risultato di una precisa scelta del progettista, che ha inteso lasciare uno spazio di circa 1-1,5 cm per garantire un perfetto innesto anche dopo una inevitabile usura dello spinotto.
L'anellatura
Abbiamo visto che, rispetto alla bolognese, la canna inglese offre al progettista massima libertà nel posizionato degli anelli che, fino alla fine degli anni Ottanta, veniva eseguito empiricamente. Oggi le maggiori case a livello mondiale progettano con l'assistenza del computer, azzerando ogni possibilità di errore. Generalmente si usano i classici anelli a ponte che, avendo due legature, sono sufficientemente robusti per sopportare qualsiasi maltrattamento. Non molti sanno, però, che le doppie legature influenzano la rigidità della canna e, di conseguenza, la sua azione. È per questo che negli ultimi anni si è affermata la tendenza a impiegare anelli a gambo singolo sul cimino, in modo da ottenere una particolare dolcezza di azione, utile per assorbire lo shock della ferrata. Questi anelli sono più deboli di quelli a ponte, ma è sufficiente un minimo di attenzione nel trasporto della canna per garantire loro lunga vita e goderne i in pesca. A proposito del numero di anelli, è convinzione comune che le prestazioni della canna siano direttamente proporzionali alla loro quantità: se ciò è stato vero in passato, non lo è più negli anni Novanta. L'impiego di tessuti di carbonio ad altissima rigidità ha consentito di ridurre il numero di anelli necessari, complice anche la progettazione computerizzata; così si è passati da canne con 18-20 anelli a canne con 14-15 anelli, senza aver rinunciato a nessuno dei vantaggi già descritti e addirittura riducendo l'attrito.
Le canne telescopiche
Non appena ebbero tra le mani le prime canne inglesi in tre pezzi, molti pescatori italiani si domandarono se sarebbe stato possibile riprodurle in versione telescopica. L'industria del settore li accontentò rapidamente, fino a sfornare canne telescopiche di qualsiasi azione e potenza che, pur scandalizzando i puristi, diedero e danno tuttora grandi soddisfazioni a tutti. Abbiamo già visto gli innumerevoli vantaggi delle canne a innesti che, sotto il profilo puramente tecnico, oscurano di gran lunga la fama delle telescopiche, assolutamente inaccettabili per un pescatore inglese ma cosi popolari da noi. L'unico pregio che si può riconoscere alle canne telescopiche è il fatto che si possono trasportare con la lenza già montata, proprio come si fa con le nostre care bolognesi. Gli agonisti, però, ci hanno insegnato che ciò è possibile anche con le canne a innesti, per cui riteniamo che la molla che spinge migliaia di pescatori verso la telescopica sia di natura emotiva, in quanto è probabile che la visione di un attrezzo simile alla bolognese li rassicuri nell'intimo, facendoli pensare a qualcosa di "nostrano" verso cui nutrire confidenza. Purtroppo, però, l'elenco dei difetti delle telescopiche è più lungo di quello dei pregi e ne comprende uno particolarmente subdolo perché non visibile all'atto dell'acquisto. Si tratta della precisione nel lancio : è noto quanto sia importante riuscire a lanciare l'esca nel punto esatto in cui si pastura oppure in un'insenatura della sponda opposta; bene, questo è relativamente facile con una canna a innesti, ma non altrettanto con la telescopica. E un principio molto difficile da spiegare, comprensibile appieno solo con una prova diretta a pesca. Per poter contenere tutte le sezioni, spesso le basi delle telescopiche hanno un diametro tale da non consentire il rivestimento con il sughero o semplicemente da non richiederlo. Ciò significa certamente un minor costo, ma comporta anche la rinuncia a tutte e moderne elaborazioni dell'impugnatura, quali le smussature per l'appoggio del pollice o gli appiattimenti per una presa più salda del braccio, che sono molto più efficaci di quanto possano sembrare.