La pesca lunga a striscio
Lunghe distanze e zavorre più pesanti sono le caratteristiche principali di questo particolare tipo di striscio, praticato soprattutto in autunno, quando le trote sono distanti da riva.
Come fa intuire il nome, in questa tecnica l'azione di pesca si svolge su distanze che vanno oltre quelle previste dallo striscio leggero. Servono dunque canne e mulinelli di una certa potenza, cui si accompagnano piccoli accorgimenti mutuati dal surfcasting e zavorre particolari. Ma procediamo con ordine e iniziamo dalle canne.
Le canne.
Nella pesca lunga le canne devono lanciare zavorre il cui peso spazia tra gli 8 e i 50 g. Un attrezzo jolly che da solo copra questo enorme intervallo di potenza non è assolutamente concepibile, soprattutto se si pensa al fatto che l'azione è mirata a catturare il pesce e non soltanto a raggiungere il luogo in cui esso si trova.
Potenza e lunghezze - Il mondo agonistico ha ripartito il panorama di canne per la pesca lunga in quattro classi che dipendono dal tipo di potenza: fino a 15 g, da 15 a 20 g, da 20 a 30 g e da 30 a 50 g. Soltanto in questo modo si sono potute armonizzare potenza e sensibilità, due caratteristiche che devono necessariamente convivere sullo stesso attrezzo. Per quanto riguarda la lunghezza, i 4 m sono stati soppiantati dai 4,20 e 4,50 m. La ragione di questo mutamento va individuata nell'allungamento dei braccioli finali richiesto dalle sponde impervie dei laghi da cui spesso si è costretti ad agire e che rendono tribolata la rincorsa della canna in fase di lancio. La long distance (lunga 4,70 m) è in assoluto l'attrezzo più potente per la pesca alla trota in cava.
Anelli e placca portamulinello - Per quanto riguarda la distribuzione degli anelli, le canne per la pesca lunga non differiscono da quelle usate nello striscio leggero. La placca portamulinello, invece, richiede un'attenzione diversa. Nella pesca lunga, infatti, il lancio a due mani è indispensabile. Bisogna inoltre tener conto del fatto che ogni pescatore deve cercare la posizione a lui più adatta in cui attaccare la placca portamulinello. Per trovare la misura ideale, bisogna impugnare la canna nuda con la mano sinistra al tallone e la destra nel punto in cui andrà collocato il mulinello, assumendo nel frattempo la posizione conclusiva assunta durante il lancio, cioè: la mano sinistra stretta al tallone, quasi appoggiata al petto, e il braccio destro proteso in avanti, in linea con la canna c ie sta seguendo il filo in uscita dalla bobina. Dove si troverà la mano destra sarà il punto di attacco della placca, poiché questo punto corrisponde al fulcro della leva nel lancio a due mani.
I mulinelli
modelli che interessano la pesca lunga sono quelli a bobina scoperta. La sene long cast è quanto di meglio si possa accoppiare alle canne long distance. 1 mulinelli di dimensione media con bobina di diametro 45 mm circa si abbinano perfettamente a tutte le canne con potenza fino a 25 g; per le altre di potenza superiore ci vuole invece un meccanismo più robusto con una bobina dal diametro di 55 mm circa, in cui le spirali di filo sono avvolte attorno a una circonferenza maggiore così che la loro fuoriuscita risulti più fluente e meno condizionata dagli attriti del bordino. Questo particolare farà già guadagnare qualche metro sulla distanza di lancio. La scelta di un rapporto di recupero normale (5:1) o veloce (6:1) è un fatto del tutto personale: dipende dal "giro" di mano che ciascun pescatore si è formato nel tempo, tuttavia il 5:1 risulta spesso il più equilibrato.
Il monofilo nel lancio
La possibilità di raggiungere le distanze di lancio necessarie alla pesca non dipende soltanto da dettagli come la potenza della canna o il maggior peso della zavorra, ma deriva dal coordinamento di tutto un insieme di piccoli accorgimenti. Trascurare uno di loro significa annullare totalmente i benefici apportati dagli altri. La canna certo è importante, e importanti sono anche il mulinello o il gesto del lancio, ma il diametro del filo e la sua quantità caricata in bobina lo sono forse di più. La malleabilità di un filo sottile non è paragonabile a quella di un altro più grosso; il filo morbido rende fluido lo svolgersi delle spire in uscita dal rocchetto e riduce al minimo l'attrito prodotto dal contatto tra filo e anello. Il diametro 0,16 è il giusto compromesso tra fluidità e carico di rottura necessario all'estrazione al "volo" della preda. Ciò nonostante qualcuno azzarda addirittura l'utilizzo di uno 0,14 in bobina; in ogni modo si deve tenere presente che l'uno o l'altro diametro, da soli, non sono in grado di sopportare lo strappo di un lancio di bombarde pesanti 30 o 40 g.
Le zavorre
Il mercato degli articoli da pesca è sovraffollato da una miriade di accessori, soprattutto zavorre, tra i quali è difficile, se non addirittura impossibile, scegliere quelli che in acqua "lavorino" come noi vorremmo. C'è veramente tanta confusione e il pescatore deve adattarsi a ciò che trova con il risultato che, quando non cattura, dà la colpa alla trota che non abbocca. Questo può essere vero qualche volta, ma non sempre. Le bombarde sono zavorre usate nella pesca a striscio. Sono in legno (normale o di balsa) e al loro interno hanno un'anima di piombo o di ottone. Molti garisti, dediti al fai da te, modificano le bombarde acquistate togliendo o aggiungendo la quantità di piombo a seconda del compito che la zavorra deve svolgere. L'agonista ha ben presente la volubilità , pesca a striscio. della trota, sa che questo pesce cambia con frequenza atteggiamento e ubicazione e, di conseguenza, il pescatore deve dotarsi di bombarde che abbiano doti peculiari di galleggiabilità diversificate, pur con la stessa grammatura. La galleggiabilità di una bombarda è differenza tra il peso della zavorra al suo interno (in piombo o in ottone) e la portata galleggiabile della massa che la riveste (in legno, balsa o espanso). Facciamo un esempio: prendiamo una bombarda che pesa 20 g; il rivestimento esterno, in acqua, ha il potere di sorreggere soltanto 15 g quindi, la sua galleggiabilità è pari a 5 (20 - 15 = 5), vale a dire che sprofonda per un eccesso di zavorra pari a 5 g. Oltre che di questi elementi, bisogna tener conto di altri fattori, come il volume e l'effetto "planante" di un corpo trainato in acqua. Secondo il teorema di Archimede, un pallino di piombo dal peso di 1 g, immerso in acqua, precipiterà più velocemente di una bombarda pesante 50 g. ma con 1 g. di galleggiabilità. Essendo quest'ultima di maggior volume, maggiore sarà la massa d'acqua che sposta nella sua discesa e, quindi, cadrà più lentamente rispetto al minuscolo pallino di piombo. Lo striscio è caratterizzato da continui lanci e recuperi dell'esca e, ovviamente, anche la bombarda è soggetta all'azione di traino. Infatti, se ferma la bombarda affonderebbe, quando è trainata, invece, plana sull'acqua. Dunque le diverse velocità di manovella che di volta in volta si imprimeranno, condizionano il movimento della bombarda indipendentemente dalla sua galleggiabilità.
La ballerina
La ballerina non è che un galleggiante piombato. Molto probabilmente deve il suo appellativo al movimento che compie sotto abboccata. Viene commercializzata in due modelli: il primo ha due girelle in cima all'astina, cui si annodano nella prima la lenza madre e nella seconda il terminale con l'amo. In alcuni versioni del primo modello è prevista la legatura del finale nella parte sottostante del corpo, ma è un procedimento sconsigliabile a causa della maggior trazione avvertita dalla trota e dei frequenti garbugli che si creano durante la parabola del lancio. Il secondo modello, di contro, si presenta e si monta come se fosse una bombarda, però galleggiante. La lenza madre scorre all'interno del corpo, passando nel tubetto scorrifilo. Questa è la ballerina più usata dai pescatori di trote in cava giacché consente un contatto diretto con l'esca mentre la lenza terminale è libera di scorrervi all'interno. Praticamente, usando la ballerina è come pescare senza peso; inoltre questa zavorra serve per portare l'insidia a distanze notevoli per poi farla lavorare in superficie completamente libera. E' evidente, quindi, che l'esca viaggerà appena sotto il pelo dell'acqua e ogni volta che la ballerina si fermerà, essa sarà libera di fluttuare morbida e leggera, quasi fosse immersa in un ambiente privo di gravità.
Il buldo
L'e origini etimologiche del nome buldo derivano dall'espressione francese boule d'eau, che significa "bolla d'acqua". Tuttavia, il buldo odierno non e più quello di un tempo, il principio dell'acqua come zavorra è rimasto identico, come identica è la trasparenza della plastica di cui è fatto, ma la costruzione è diversa. Scomparsi occhielli e tappini, la forma è diventata ovoiforme con due fori contrapposti localizzati alle estremità. Un tubetto forato conico passa al suo interno da parte a parte; questo tubetto è mobile e serve a impedire la fuoriuscita Del liquido introdotto. La funzione del buldo è perfettamente identica a quella della ballerina: entrambi servono per portare l'esca il più distante possibile per poi farla lavorare in superficie nel tragitto di ritorno. La differenza che caratterizza il buldo rispetto alla ballerina è la completa trasparenza. Ma basta questo elemento a fare un'enorme differenza in termini di catture, specialmente quando si opera in acque limpide nelle quali l'invisibilità è un obbligo. Il buldo può essere riempito d'acqua tutto o in parte. Il riempimento parziale consente al buldo di galleggiare, ma il minor peso riduce la distanza del lancio e la mobilità del liquido interno è causa del suo sfarfallamento durante il lancio. Il riempimento totale, invece, limita quegli inconvenienti. In fondo il peso dell'acqua non è determinante rispetto a quello della plastica o della girella tripla. I buldi sono disponibili sul mercato in quattro misure diverse: piccola (8-10 g), media (15-18 g), grande (30 g) e supergigante (40 g circa).
La penna di pavone
La penna di pavone è l'unico galleggiante usato nello striscio. Galleggiante anomalo, in verità, poiché non serve per una pesca di attesa, ma per eseguire una strisciata particolare. Il suo corpo longilineo e la notevole capacità di portare peso sono le caratteristiche che la fanno preferire ad altri segnalatori, Lo striscio con la penna di pavone trova il suo abituale impiego in laghetti di piccole dimensioni con una profondità che si aggira attorno ai 3 m. E' efficace sempre ma lo è ancora di più nei periodi di transizione tra inverno e primavera e in autunno, quando le trote preferiscono sostare o muoversi in certe corsie d'acqua che la penna permette di percorrere. Poi, sotto tocca, con la penna di pavone ci si potrà fermare senza che l'esca sprofondi più di quanto lo permetta la sua posizione di blocco sulla linea. La canna e il mulinello da accoppiare alla penna di pavone sono gli stessi usati per la pesca lunga. Diversa, e importante, è invece la piombatura della lenza che può essere costruita in modi diversi.
La prima (e più utilizzata) è composta da una semplicissima torpille. Fissando la penna a 1, 2 o 3 m, e con il peso concentrato in un solo punto, si potrà scandagliare ogni centimetro della profondità dei laghetto e poi recuperare a qualsiasi velocità, specialmente a quelle più sostenute, intervallando tratti lenti a strappi rapidissimi.
La seconda montatura viene preferita soltanto in autunno, quando le trote vagabondano pigramente e si imbancano nei pressi della superficie. Questa è una lenza composta esclusivamente da soli pallini di piombo schiacciati su 1 m di lenza e più concentrati verso il basso. In questo modo, con il peso diluito su una maggiore distanza, è possibile mantenere l'esca nei primi strati subacquei. Solitamente la portata della penna si aggira sui 4-5 g, ma ciò non toglie che si possa aumentarla o diminuirla a seconda della necessità. L'esperienza consiglierà in base alle esigenze dei momento, a seconda che si debbano raggiungere maggiori distanze nel lancio o si voglia ingentilirne la passata.