LA SALDATURA | LA DISSALDATURA | IL SALDATORE


 

 

 

 

 

 

La Saldatura

menu

La saldatura è un processo molto delicato a causa delle elevate temperature a cui si deve operare. Quest'operazione risulta tanto più complicata quanto più il materiale è fragile e quindi poco resistente al calore. Resistenze, condensatori o transistor possono essere compromessi se la temperatura del saldatore sollecita eccessivamente la struttura interna del componenete. Quando si eseguono delle saldature su un circuito stampato bisogna, quindi, applicare il calore solo per il tempo necessario a sciogliere la lega di stagno e farla aderire alla piazzola. Bisogna inoltre tener conto che più sottile risulta essere il circuito stampato e più possilità di danneggiare un componente si presentano; infatti un più spesso supporto stampato permmette un migliore diffusione del calore.

Il miglior metodo per effettura una perfetta saldatura consiste nel accostare per pochi secondi il saldatore alla piazzola (e per conduzione si riscalderà anche il reoforo) e poi aggiungere il filo di stagno facendo attenzione a fonderne una quantità sufficiente. Quest'ultimo particolare è molto imporante in quanto un'eccessiva quantità di stagno provoca una cosidetta saldatura "grassa", viceversa un piccola quantità di stagno produce una saldatura "magra": entrambi pregiudicano la conducibilità tra il componente ed il circuito stampato. Se si deve lavorare un cirtuito a "doppia faccia" bisogna anche fare attenzione che una piccola quantità di legha fuoriesca dalla parte opposta della piazzola per assicurare una continuità in entrambi i lati della piastra.

Una volta effettuata la saldatura bisogna fare una sorta di verifica visuale per potersi accertare di eventuale errori commessi durante la fase di stagnatura. La saldatura eseguita, infatti, deve avere un aspetto pulito e brillante; è bene evitare accuratamente la formazione di pori o fessure, che comporterebbero un rapido degrado della saldatura. Se si riscontra la presenza di qualche tipo di cristallizzazione o formazioni granulari, significa che il saldatore non è stato applicato correttamente, oppure che la zona interessata è stata mossa prima che lo stagno si raffreddasse; questo difetto è noto col nome di saldatura fredda. Al contrario, una colorazione grigia opaca è indice di un surriscaldamento del punto saldato, cosa sicuramente da evitare. In ogni caso si può rimediare ripassando le saldature con la punta del saldatore aggiungendo, se necessario, una piccola quantità di stagno, affinché la resina contenuta contribuisca a rendere fluida la saldatura. In questo modo, si può essere sicuri di non aver lasciato dei «punti deboli» che potrebbero pregiudicare il funzionamento dell'apparecchio.

 

 

 

 

 

 

 

 

La dissaldatura

menu

La dissaldatura è un processo molto importante e pertanto merita di essere descritta con cura. Uno dei sistemi per dissaldare più utilizzato è quello che prevede l'impiego di una pompa a stantuffoin combinazione con il saldatore. Queste pompette hanno generalmente una forma cilindrica e all'estremità hanno un ugello che permette di risucchiare lo stagno. Questo ugello vienne azionamento da uno stantuffo, che viene bloccato quando raggiunge il fondo corsa e poi sbloccato mediante un pulsante. In questo modo, trasmettendo il calore alla saldatura con la punta del saldatore fino a far fondere lo stagno, si appoggia l'ugello in prossimità della zona interessata e con il pulsante si aziona l' aspirazione dello stagno fuso (dovuto ad un rapido retrocedere dello stantuffo, spinto da una molla).

Un altro sistema consiste nell'usare una treccia di fili di rame opportunamente preparata. Queste trecciole, denominate trecciole dissaldanti, sono costituite da fili di rame molto sottili intrecciati fra loro in modo da formare una striscia piatta di spessore ridotto. Per procedere alla dissaldatura bisogna mettere a contatto con la zona saldata una porzione della trecciola, applicando poi su quest'ultima il saldatore; il calore si trasmetterà allo stagno e ne provocherà la fusione. A questo punto la trecciola, grazie al fenomeno della capillarità (prodotto dai piccoli spazi vuoti tra i fili che la formano), assorbe lo stagno.

Entrambi questi sistemi richiedono una certa pratica prima di poter garantire una certa qualità; pertanto consiglio di fare molta pratica ad esempio su circuiti danneggiati per poter acquisire una certa confidenza sia con il ferro per saldare sia con la pompetta (o la trecciola dissaldante)

Ora andiamo a vedere i pro e i contro di entrambi i sistemi di dissandatura:

Pompetta

PRO

la plastica con cui è realizzato l'ugello impedisce l'adesione dello stagno;

CONTRO

bisonga essere abbastanza pratici per evitare che la lega si solidifichi rendendo così impossibile l'aspirazione.

 

Trecciola dissaldante

PRO

l'assorbimento dello stagno è sempre garantito poichè non dipende dall'azione di un dispositivo pneumatico;

è un sistema molto semplice da utilizzare;

un'eventuale raffreddamento dello stagno non pregiudica la riuscita della dissaldatura poiché il calore viene trasmesso durante l'assorbimento dello stagno.

CONTRO

è un procedimento lento e l'operazione va ripetuta più di una volta per ogni dissaldatura;

la trecciola non può essere recuperata ed è necessario acquistare periodicamente dei nuovi rocchetti;

questo è un buon sistema solo se usato sui circuiti stampati, in altri casi è preferibile l'utilizzo della pompetta.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il saldatore

menu

Grazie a questo attrezzo possiamo portare la lega di stagno-piombo alla temperatura di fusione giusta e poter lavorare così comodamente con i circuiti e i componenti; per questo la buona qualità e l'efficienza dell'attrezzo giocano un ruolo molto importante per la realizzazione di un progetto e quindi va scelto con la massima attenzione.

Il saldatore raggiunge la tempera utile grazie ad una resistenza interna che riscaldandosi trasmette il suo calore alla punta, la quale a sua volta lo trasmette allo stagno e al punto da saldare. La resistenza del saldatore è collegata mediante un cavo alla rete elettrica. É importante che la resistenza interna e i vari cavi di collegamento siano isolati elettricamente dalla punta metallica del saldatore per evitare che una qualche scarica ad alto voltaggio possa danneggiare o il circuito o qualche componente. Questo inconveniente è piuttosto raro e solitamente colpisce i saldatori con molte ore di funzionamento.

Esistono vari tipi di saldatore diversificati dai costi e quindi dalle funzionalità:

tipo normale: le sue dimensioni dipendono dal calore che è in grado di sviluppare (normalmente ha una temperatura di 400 °C);

tipo normale con pulsante:  ha le stesse caratteristiche del precedente con la differenza che un interruttore posto sul manico interrompe l'alimentazione facendo abbassare la temperatura (tra 240 e 270 °C);

tipo a bassa tensione: è caratterizzato dal fatto di essere alimentato attraverso un trasformatore e non direttamente dalla rete eliminando il pericolo di introdurre forti tensioni nel circuito su cui si sta lavorando. Normalmente è corredato da una manopola per scegliere la temperatura più idonea;

tipo a pistola o a riscaldamento rapido: questo saldatore riceve la corrente solo quando il pulsante viene premuto, provocando un rapido riscaldamento della punto. Questo tipo di saldatore presenta lo svantaggio di essere ingombrante ma è molto utile per fondere quantità elevate di stagno.

Bisogna, inoltre, aggiungere che la parte più delicata del saldatore è la punta. Le punte sono costruite in rame. Poi subiscono un trattamento che ridurre al minimo l'ossidazione e la corrosione dovuta alla pasta per saldare presente nello stagno.

Bisogna mantenere sempre pulita la punta perché una punta di rame ossidata non sarebbe in grado di trasmettere tutto il calore che riceve dalla resistenza. Ciò produce un insufficienza di calore nella zona da saldare e di conseguenza una cattiva saldatura. Per ovviare a questo inconveniente bisogna munirsi di una spugnetta, inumidita con acqua, per poter ripulire la punta dai resisui della stagnatura. In questo modo non si formerà quello strato superficiale di ossidazione che fungendo da isolante termico abbassa la potenza del ferro.