Sembrava che dovesse diventare un meccanico di automobili, destinato ad affaccendarsi tutto il giorno tra monoblocchi e cambi, tra differenziali e chassis. Difatti Amedeo Tigli crebbe nella severa scuola delle quattroruote, che sul finire della Belle Epoque chiamava a sè i tecnici migliori. Nato a Bologna il 07/06/1898 , cominciò sin da ragazzo a frequentare l' officina per riparazioni auto e moto del fratello Guglielmo in via Milazzo, 32 : un indirizzo illustre, poichè vi si potevano trovare sia l' ing. Guido Dall' Oglio, sia Oreste Drusiani, i padri del motociclismo bolognese. Guglielmo chiuse bottega nel 1916, ma allora Amedeo aveva già trovato lavoro allo stabilimento FIAT di Porta Saffi. Era questo un bellissimo edificio in stile liberty, già occupato dalla carrozzeria-auto garage Marco fiorini. Lo stare rinchiuso in quei grandi reparti non andava però a genio al giovane Amedeo, che anelava alla velocità, all' avventura, alla libertà, ossia alle tipiche prerogative della motocicletta. Riuscì nel suo intento cominciando a correre subito dopo la guerra ed ottenendo i primi successi nel 1921 con la Douglas 350, nonchè con la S.A.R., una moto costruita a Reggio Emilia ma derivata dalla modenese Elect. Nel 1924 era collaudatore presso le Molaroni di Pesaro e con una 300 di tale casa partecipò alla coppa dei Due Mari ( Pesaro-Civitavacchia ); prese il via anche alla Milano-Napoli, senza completarla. Si ha notizia di altri suoi impegni legati alla Merlonghi di Tolentino, il che sta a dimostrare come, durante il primo periodo di tirocinio sportivo, il nostro Amedeo non perdesse alcuna occasione per lottare ad armi pari o impari. Lasciata la Molaroni, Tigli approda alla G.D e sulla veloce macchina concittadina disputa sia il celebre circuito dei 100 Comuni (24 agosto 1924) sia il giro dell' Appennino Emiliano (12 ottobre 1924), sempre ben piazzato in classifica. Ma è soltanto nel 1925 che il suo talento rifulge appieno, quando si incontra con le M.M., la geniale creatura di Mauro Mazzetti. Ed è il 29 agosto di quell' anno, in sella ad una M.M. 125, vince la Milano-Napoli, percorrendo 882 chilometri in 19 ore e 43 minuti. Poi, nel 1926 vince i circuiti di Casalbuttano e di Grottaperfetta, senza perdere i posti d' onore a Bassano del Grappa, Melegnano, Laghi di Avigliana ed Imola. Ciò gli vale il titolo di Campione Italiano 1926 per la categoria Biciclette a Motore, davanti al coequiper Alfonso Morini. L' anno successivo fa collezione di vittorie: ai Giardini Margherita di Bologna, a Montecatini, a Modena, a Melegnano, alla Bergamo-San Vigilio, a Casalbuttano, ed a Cesena. Per la seconda volta conquista il Campionato Italiano Motobiciclette, che gli sfugge invece nel 1928, nonostante le splendide affermazioni alla Bologna-Osservanza (12 febbraio), al circuito del Lario (17 giugno) ed al Gran Premio Reale di Roma (29 giugno). Al Gran Premio delle Nazioni lotta da par suo, ma giunge solo quarto. Ormai la gloriosa avventura delle minime cilindrate volge al termine e Tigli è costretto a ridurre la propria attività. Intanto la M.M., accantonate le 125 a 2 tempi, sta preparando una 175 a 4 tempi per le nuove stagioni agonistiche. Alla Bologna-Barbiano dell' 8 dicembre 1930 l' ottimo Amedeo può provarla in gara e si classifica subito secondo. Poi, nel 1931, torna a lanciarsi nella mischia con immutato ardore, tagliando per primo i traguardi della Roma-Merluzza, della Faenza-Castel Raniero e della Vermicino-Rocca di Papa, mentre firma il giro più veloce a Padova, a S. Giorgio di Piano ed a Napoli. Tutte sfide all' ultimo sangue. perchè la categoria 175 allinea macchine che vanno come il vento e piloti di gran classe. Basti ricordare, in seno alla stessa M.M., Bonazzi, Lama e Serafini, sempre alle prese con la formidabile bialbero Benelli di cui dispongono Tonino Benelli, Baschieri e Rossetti. Occorre inoltre vedersela con l' Ancora, affidate ad Alberti e con la Miller, difesa da Fumagalli e Tenni; nè sono da sottovalutare la C.F. di Cavacciuti o la C.M. dello stesso Cavacciuti e di Zini. Durante il 1923 Tigli è nuovamente vincitore a Ferrara, ad Asti ed a Follonica, è secondo a Lugo, Cortemaggiore e S. Giorgio di Piano, è terzo al Gran Premio di Europa a Roma. Forse però la sua impresa più brillante è quella di Pontedera, dove, il 26 giugno raggiunge sul Chilometro lanciato la velocità di Km/h 145,160 e supera così non ufficialmente il Record Mondiale detenuto dal francese Latour su Rovin ( guadagnandosi, l' unica salvata dalle razzie naziste, una medaglia d' oro consegnatagli personalmente da Benito Mussolini). La M.M. fa tesoro di questa esperienza e il 4 ottobre 1933 Bonazzi consegna all' Italia l' ambito record, uando una moto non molto dissimile, per la parte meccanica, dalla 175 SB già guidata dal collega. Al trionfo di Bonazzi Tigli assiste come spettatore, avendo già dato addio alle corse. Per qualche tempo resta in casa M.M. dove è sempre apprezzata la sua competenza, ma successivamente si mette in proprio ed apre un' officina per riparazioni a Porta s. Felice,6/c. Nel dopoguerra, quando tornano in auge le moto leggere e leggerissime, ritiene che sia giunto il momento di dare veste concreta alle idee ed alle convinzioni maturate in tanti anni di pratica. All' uopo si accorda con Franco Morini ed ellestisce un 75 cm cubici, cambio a 3 velocità e telaio elastico. Essa viene completata verso la fine del 1949 ed ottiene giudizi assai favorevoli da parte degli intenditori, ma per sopravvenute difficoltà tecniche e finanziarie non riesce a far presa sul mercato. Così svanisce il sogno industriale di Amedeo Tigli, che d' ora innanzi dovrà accontentarsi della sua modesta condizione di meccanico, bastevole per vivere decorosamente, non certo per arricchirsi. Il vecchio campione se ne va il 29 dicembre 1969 ma con lui non scompare la memoria di tante generose battaglie.
Ciao nonno Titti.