Attacchi di panico
Tremori, senso di soffocamento, il cuore che batte: le crisi d'ansia si manifestano all'improvviso, e se non le si affrontano subito, possono rovinare la vita. Ecco come controllarle
Soffocamento, vertigini, sudorazione intensa, tachicardia*, in piú, la terribile sensazione di "andare in pezzi e di non potercela fare": chi conosce questi sintomi sa molto probabilmente, che cosa vuole dire essere vittima di un attacco di panico. I disturbi d'ansia sono estremamente comuni e tendono a essere sempre piú frequenti tra la popolazione generale. Oltre a questi allarmanti sintomi fisici, le persone che soffrono di attacchi di panico vivono anche la terribile sensazione di poter morire da un momento all'altro. La maggior parte delle persone con questo problema si precipita infatti al pronto soccorso nel timore di essere stata colpita da un grave disturbo fisico come un infarto, un'embolia polmonare* o un ictus*."Non ha niente
Il fatto che il medico non riscontri questi disturbi e la
conseguente mancanza di una diagnosi e di un trattamento specifico provocano
spesso un senso di frustrazione, di impotenza e di demoralizzazione. Si può
infatti pensare di essere trascurati e di vedere sottovalutato il male. In
realtà, i disturbi d'ansia rappresentano un problema specifico che peró
rientra nel campo della psicologia e non della medicina generale.
Di conseguenza, possono essere trattati da una figura competente, e cioè dallo
psicologo, ed é opportuno farlo prima che peggiorino e modifichino notevolmente
la qualitá della propria vita.
Soffocamento e paura di morire
I sintomi dell'attacco di panico compaiono improvvisamente e in genere sono costituiti da:
sensazione di soffocamento,
sensazione di stare per morire,
palpitazioni o tachicardia,
tremori,
sudorazione,
svenimento,
bocca asciutta,
improvvise vampate di calore o sensazioni di freddo intenso,
dolore e fastidio al torace,
nausea e disturbi addominali,
paura di perdere il controllo,
paura di impazzire.
La maggior parte delle volte sono accompagnati da
iperventilazione, ovvero da una respirazione eccessivamente profonda o rapida.
In fase acuta, essa riduce l'ossigenazione dei vasi sanguigni e, quindi, la
quantitá di anidride carbonica nel sangue, determinando il restringimento dei
vasi (vasocostrizione generalizzata) con conseguente scarsa ossigenazione del
cervello. In pratica, arriva meno ossigeno al cervello e questa situazione
provoca una sensazione di formicolio e di intorpidimento delle estremitá (come,
per esempio, delle dita di mani e piedi). Un sintomo caratteristico é il
sentimento di depersonalizzazione (cioé la percezione anomala dei propri
pensieri e del proprio corpo) e di derealizzazione (cioé una sensazione di
netto distacco rispetto alla realtá circostante).
Una distinzione
I disturbi che rientrano in quella che viene definita "esperienza d'ansia" sono classificati a livello internazionale e si dividono in due categorie principali:
il disturbo da ansia generalizzata (GAD), che si manifesta con sintomi di inquietudine piú duratura, ma di minore intensitá
il disturbo da attacchi di panico (DAP), dove l'ansia arriva improvvisamente e con una forte intensitá. L'attacco di panico puó essere un episodio isolato e quasi tutte le persone che lo provano per la prima volta si precipitano al pronto soccorso perchè pensano di avere un malore grave. La paura della morte é il sintomo piú evidente dell'attacco di panico i cui sintomi sono simili a quelli dell'ansia (vedere i riquadri), ma sono piú intensi e arrivano all'improvviso. Per fortuna, comunque, durano di solito soltanto pochi minuti.
Angoscia da separazione Diversi elementi di prova sembrano confermare l'ipotesi che gli attacchi di panico abbiano un significato psicologico. Infatti, esiste un legame molto stretto fra l'angoscia provata a causa di una separazione e il disturbo da attacco di panico. Da uno studio recente é emerso che il 50 per cento di 32 persone agorafobiche (che hanno paura di rimanere intrappolate in luoghi affollati) presenta un'angoscia da separazione: i loro attacchi di panico avvenivano, di solito, in seguito alla perdita di una persona significativa.Se è meno acuto
In generale, si può dire che l'ansia si manifesta attraverso:
specifici processi del pensiero, come per esempio una eccessiva preoccupazione o la tendenza a pensare troppo;
disturbi fisici, come tachicardia*, tremori, bisogno di sospirare spesso, e particolari emozioni, come un timore non ben precisato;
comportamenti particolari, come il bisogno di fuggire da un luogo o di evitare determinate situazioni.
Il disturbo d'ansia generalizzato è diagnosticato se la
persona presenta tali sintomi, senza precisi motivi, per almeno 6 mesi.
I sintomi includono spesso anche tensione motoria, iperattivitá e stato di
continua vigilanza.
E' inconscio
Nella maggior parte dei casi, l'attacco di panico si verifica
nel corso di normali attivitá quotidiane. Il disturbo da panico tende ad
aumentare nei periodi di stress. Di solito, é dovuto a una reazione di tipo
ansioso che avviene a livello dell'inconscio* (di cui, quindi, non si ha
consapevolezza).
Siccome gli attacchi di panico sono ricorrenti, le persone spesso sviluppano una
forma di "ansia anticipatoria"~ e cioé rimangono in uno stato di
tensione emotiva costante perchè si preoccupano perennemente di quando e dove
avverrá l'attacco successivo. Quest'ansia puó perdurare nel tempo e
rappresentare la fonte principale di disagio. Chi soffre di questo disturbo, per
esempio, riduce spesso i viaggi e le vacanze per evitare la possibilitá di
avere un attacco di panico in un luogo estraneo.
L'evitamento
Da questo puó dipendere l'instaurarsi di una "condotta di evitamento", vale a dire un comportamento tale per cui la persona comincia a evitare di trovarsi in tutte quelle condizioni che possono farla sentire a disagio. La maggior parte delle persone con disturbo da attacco di panico soffre anche di agorafobia in maniera lieve, moderata o grave. L'agorafobia é la paura di rimanere intrappolati in ambienti o luoghi affollati, caratterizzati da una limitata possibilitá di fuga. Le persone agorafobiche si spostano molto difficilmente e tollerano a fatica i locali notturni, i negozi, i treni o il trovarsi incolonnati nel traffico. Per questo motivo, preferiscono spesso restarsene in casa.
Le origini
Come accade sempre nei disturbi psichiatrici, anche quello da attacco di panico ha origine da vari fattori, che possono essere:
genetici, cioé derivare dal patrimonio di geni che si eredita dai genitori (le persone che hanno casi di questo disturbo in famiglia hanno piú probabilitá di ammalarsi a loro volta);
biochimici, cioé legati a particolari fenomeni che comportano un'alterazione del funzionamento di alcuni neurotrasmettitori* (nella zona dell'ipotalamo*, dell'ipofisi* e del surrene);
relazionali, cioé legati ai rapporti con le principali figure di riferimento (i genitori o le persone che sono state particolarmente importanti per il malato);
ambientali, costituiti da situazioni di crisi e da eventi gravemente stressanti, come un incidente stradale o un episodio di violenza.
Questi fattori possono anche interagire fra loro.
La psicoterapia
Si puó imparare a prevenire e a gestire gli attacchi di
panico attraverso alcune sedute di psicoterapia. In particolare, si adotta la
terapia cognitivo comportamentale, perchè agisce su due fronti:
LA PARTE COGNITIVA: cerca di far immaginare alla
persona le situazioni che in lei scatenano il panico (ascensore, metropolitana)
e di farle associare immagini negative, ma piú obiettive;
LA PARTE COMPORTAMENTALE: é l'insieme di tecniche
per trattare i disturbi mentali; si insegna ad affrontare le situazioni che si
tende a evitare con un'esposizione graduale agli stimoli. Ecco un esempio
concreto nel caso una persona abbia avuto le crisi quando si trovava in
metropolitana. Lo psicoterapeuta invita una prima volta a scendere nella
galleria sotterranea del metró, solo per un momento; la volta successiva a
rimanerci 5 minuti; la terza a guardare il treno senza tuttavia prenderlo; poi a
prendere il treno solo per una fermata. Questo progressivo processo fa abituare
mentalmente la persona, fino a portarla alla normalitá.
Questa cura é basata sulla modificazione del comportamento anomalo invece che
sul tentativo di analizzarne le cause. Spesso non é tanto importante la
procedura, quanto il rapporto con il terapeuta.
Le mosse giuste durante la crisi
Sicuramente sarà più difficile tranquillizzarsi se é la
prima volta che capita, ma col tempo si puó imparare a controllare il panico
con l'aiuto di esperti psichiatri e/o psicoterapeuti.
Queste tecniche di rilassamento si possono approfondire e imparare meglio
durante un percorso di psicoterapia.
Nel momento dell'attacco di panico, per prima cosa é essenziale sapere e ricordarsi che si tratta di un episodio momentaneo e che non si sta per morire.Quando si é in preda all'ansia, l'ideale sarebbe cercare di respirare lentamente, mettersi in una posizione comoda e tranquilla; quindi, se é possibile, sedersi o sdraiarsi.Se ci si sente svenire, é utile sollevare le gambe.Bere un bicchiere d'acqua.E' utile anche pensare a situazioni piacevoli, a paesaggi rilassanti ed, eventualmente, alla voce del proprio terapeuta (training autogeno).Ricordarsi che la crisi dura pochi minuti e che non comporta rischi per l'organismo, nè puó provocare la perdita di controllo di se stessi.Senza piú aria
Non é ancora noto il meccanismo all'origine della reazione di panico, ma l'ipotesi piú accreditata é che i vari meccanismi scatenanti agiscono condizionando una risposta fobica (di paura) a particolari segnali fisiologici (del corpo) connessi a quelli che una persona prova in caso di soffocamento.
Le tre complicazioni
Gli attacchi di panico possono degenerare in situazioni piú
complesse che, con il tempo, possono dare serie complicazioni. Le piú
pericolose sono:
la depressione: può essere una conseguenza dovuta all'evitamento che porta le
persone a rinchiudersi in casa e a demoralizzarsi fino a deprimersi
profondamente;
l'abuso di alcol e farmaci: l'alcol e alcuni farmaci attenuano per un certo
tempo il disagio da disturbo di panico e da ansia post-panico, ma innescano
purtroppo un circolo vizioso che porta a un peggioramento degli attacchi e a una
dipendenza da queste sostanze molto nociva sia al corpo sia alla niente;
la sindrome ipocondriaca: é il fatto di credere erroneamente di essere affetti
da una grave malattia. E' una conseguenza che si verifica, di solito se la cura
non ha successo nel trascorrere del tempo.
Se la pillola non va giù
Alcune persone si rifiutano decisamente di prendere qualsiasi
tipo di farmaco in quanto temono di essere considerate malate di mente.
In questi casi, il traattamento psicoterapeutico diventa necessario per aiutarli
a capire e a eliminare la loro resistenza ai farmaci.
La cura
I sintomi di ansia acuta richiedono un'attenta valutazione medica e psichiatrica. Come in ogni disturbo che coinvolge la mente, i rimedi a disposizione sono di due tipi:
il trattamento con i farmaci, utili, piú che altro, per eliminare i sintomi;
la psicoterapia.
La psicoterapia tenta di prevenire attacchi di panico futuri;
in pratica mira a insegnare alla persona a gestire le situazioni di crisi.
L'indicazione di una psicoterapia particolarmente appropriata risulta evidente
la presenza di un trauma recente in ambito psico-sociale, come nel caso della
rottura di una relazione affettiva.
Anche quando gli attacchi di panico sono tenuti sotto controllo con i farmaci,
spesso le persone sono riluttanti a uscire di nuovo e possono avere bisogno di
interventi psicoterapeutici per superare questa paura.
Con i farmaci
Soltanto nel caso di attacchi ripetuti si ricorre alla somministrazione di farmaci antidepressivi, che sono preventivi perchè sembrano agire sui meccanismi che generano l'attacco. Vanno prescritti esclusivamente da uno psichiatra. I piú utilizzati sono i triciclici. Complementari agli antidepressivi sono le benzodiazepine, eventualmente integrate da betabloccanti. Le prime non hanno gravi effetti secondari e sono efficaci nel bloccare un attacco in corso, favoriscono il rilasciamento mentale e fisico. I betabloccanti diminuiscono i sintomi fisici dell'ansia.