Rendimento
e rischio
Tutti quelli come
noi, impegnati nel settore finanziario si pongono , prima o poi,
una domanda: Quanto ho guadagnato?
O meglio: considerando tutta la mia attività' sul portafoglio,
il rischio che mi sono assunto, il risultato che ho conseguito
sul portafoglio è corretto ?
La domanda può estendersi con naturalezza al gestore professionale
di patrimoni .
Ho consegnato un capitale a questi signori attraverso una Gestione
Patrimoniale o un Fondo comune d'investimento, che la Banca o
la Sim mi hanno proposto. Ho scelto la linea d'investimento più
consona alla mia propensione al rischio, e dopo un periodo ragionevolmente
lungo mi trovo a leggere il rendiconto.
Solo a questo punto sorge il problema. Il risultato dell'investimento
è corretto in funzione del rischio , e del tempo, in cui
è stato impiegato il capitale? E non basta solo il confronto
immediato con i risultati di altri gestori. Come posso misurare
correttamente il risultato in funzione del rischio ?
In questo breve studio affronteremo il problema.
Possiamo subito
affermare che la performance del gestore ( noi stessi o un professionista
esterno)in un dato periodo di per sé non dice niente senza
alcuna indicazione circa le sue determinanti. (Il rendimento
del patrimonio in 12 mesi è stato del 6%. Potrebbe essere
eccellente se avessimo investito in titoli senza rischio come
i Bot, ma estremamente deludente se avessimo investito in prodotti
ad alto rischio, come i derivati ( futures - options)
Il rendimento dunque
è funzione di tre variabili:
L'esposizione al rischio: Sappiamo che il rendimento dell'investimento
è funzione del rischio assunto. Possiamo contare su un
maggior rendimento solo assumendoci un rischio crescente. Nel
settore obbligazionario assumere un rischio maggiore significa
aumentare o diminuire la cosiddetta duration ( Vita finanziaria
residua) del portafoglio, in funzione delle aspettative del livello
dei tassi di interesse. Nel settore azionario, invece, significa
accettare un portafoglio con un Beta maggiore o minore rispetto
al mercato (cfr. il documento sui coefficienti
Beta e Alfa)
La Professionalità del gestore e la sua abilità
nello scegliere i titoli (selection) e, soprattutto il momento
(timing) delle operazioni in acquisto e vendita, anticipando,
così le tendenze del mercato. Ovviamente un buon gestore
non è quello che assume sistematicamente rischi sul mercato,
ma quello che anticipando lo stesso, seleziona i titoli che meglio
reagiscono ai nuovi scenari che di continuo si propongono.
L'Imponderabile o, in altri termini, la fortuna (qualcuno
parla di un fattore "c.") che deriva dalla casualità
degli eventi che il gestore non aveva assolutamente previsto
nel suo modellod'investimento. I gestori che si affidano al caso,
alternano periodi di performances eccellenti a periodi di performances
decisamente negative.
La
Perduranza
Come dicevamo, un
gestore fortunato non può replicare le sue performances
per molto tempo di continuo. Perciò, per discriminare
un buon gestore da un altro, solo fortunato, occorre valutare
le performances realizzate in un tempo relativamente lungo (
ad esempio 3-5 anni). Solo quello bravo riesce ad ottenere rendimenti
stabili rispetto ai concorrenti.
Il calcolo della Perduranza deriva dalla frequenza con cui ogni
gestore si posiziona nei diversi settori di rendimento e dalla
continuità di posizionamento negli stessi.
Un esempio chiarirà
meglio:
Osserviamo i rendimenti dei fondi comuni di investimento italiani
nell'orizzonte temporale di 3 anni (12 osservazioni trimestrali
). La continuità è calcolata in quest'arco temporale
considerando il numero di volte con cui ogni fondo si posiziona
nel medesimo settore di rendimento in due trimestri consecutivi.
Giungiamo così al calcolo di un indice di perduranza.
Dall'osservazione dell'analisi congiunta della frequenza e della
continuità, attribuiamo, quindi, ai due fenomeni un punteggio
premiante alla maggiore frequenza e continuità nei migliori
settori di rendimento a fronte della maggiore frequenza e continuità
negli ultimi settori.
Decidiamo di assegnare a ciascun fondo 4 punti per ogni frequenza
al primo settore, 3 nel secondo ,1 nel terzo,0 per l'ultimo.
Assegneremo, invece, 0.70 punti per ogni continuità nel
primo settore, 0.20 nel secondo e un punteggio negativo -0,30
e -0.80 per ogni continuità nel terzo e quarto settore.
Tre anni (dati trimestrali)
F= frequenza C= continuità |
|
1F |
1C |
2F |
2C |
3F |
3C |
4F |
4C |
Azionari Italiani |
69 |
14 |
165 |
70 |
99 |
24 |
44 |
12 |
Azionari Int.li |
58 |
7 |
161 |
33 |
205 |
68 |
119 |
18 |
Az. Spec. Italia |
41 |
5 |
132 |
38 |
239 |
112 |
96 |
21 |
Bilanciati Italiani |
91 |
19 |
164 |
56 |
139 |
38 |
51 |
9 |
Bilanciati Int.li |
43 |
5 |
41 |
5 |
52 |
13 |
54 |
27 |
Da una verifica empirica fatta su alcune categorie di Fondi comuni
di investimento Italiani, così come definite da Assogestione,
si evince mediamente una notevole instabilità dei rendimenti.
La ricerca, tra l'altro, ha messo in evidenza che , nella maggior
parte dei casi, lo spostamento dei fondi avviene per settori
di rendimento continui.
Questo tipo di analisi
permette, dunque, di apprezzare in un orizzonte di lungo termine,
il dato puntuale di periodo aiutando l'analista a comprendere
se gli stessi sono frutto del caso o se si inserisce all'interno
di un'attività coerente del gestore.
La Perduranza, viene spesso utilizzata per valutare l'attività
di alcuni gestori, non in confronto del mercato ma rispetto ai
concorrenti , nell'ottica di garantire agli investitori una certa
stabilità di performance.
Gli
indicatori di rendimento corretti per il rischio
La finalità
di tali indicatori è quella di fornire un dato di performance
filtrato dalla componente "rischio" inteso quest'ultimo
nella comune accezione di deviazione dallo standard.
Si utilizzano due metodologie alternative per il calcolo:
1) R/s (R = rendimento
s=rischio) o scale indipendent
Tale metodica ,
conosciuta come "scale indipendent" è basata
sul semplice rapporto tra un indicatore di rendimento ed uno
di rischio ,valido per tutti, ed applicato a prescindere dal
livello di accettazione di rischio del singolo investitore.
2) R- s o utility
based
La metodica utilizzata
nell'utility based è basata sulla differenza tra un indicatore
di rendimento ed uno di rischio corretto per il grado di sensibilità
al rischio: Ossia, il prezzo che l'investitore è disposto
a pagare in termini di volatilità per raggiungere un rendimento
superiore.
L'indice
di Sharpe
Il famoso indice
di Sharpe fu proposto originariamente nel 1966. Da allora è
stato presentato con numerose varianti. Qui ci occupiamo, dell'ultima
versione; quella pubblicata dal Journal of Portfolio Management
nel 1994.
Rappresenta una misura di rendimento corretto per il rischio
basato sul confronto del "maggior rendimento" ( excess
return) del fondo rispetto al rendimento di un'attività
senza rischio (es. bot), con la misura del rischio(deviazione
dallo standard) del maggior rendimento.
Indice di Sharpe=
Rp= Rendimento di
periodo
Rbot= Rendimento dei Bot (uguale periodo)
s er = Rischio dell'excess return (maggior rendimento)
Un esempio renderà
tutto più chiaro.
|
La prima attività, i BOT , rende il 3% a rischio nullo.
Il fondo Alfa rende il 5% ma con un rischio del 10%
Il fondo Beta rende l' 8% ma con un rischio del 20% |
Domanda: quale fondo
scegliereste?
Scommetto che molti
di Voi hanno pensato al fondo Alfa.
Infatti, applicando
il metodo " scale indipendent" nella forma R/s ai due
fondi ,essa porta a conclusioni solo apparentemente giuste.
R alfa =0,5 |
|
R beta = 0,4 |
|
|
s alfa |
|
s beta |
|
|
Applichiamo , invece
il metodo "R- s o utility based". In effetti considerando
che il rendimento del 3% si ottiene senza rischio. per guadagnare
un excess return del 2% (5-3)occorrerà assumersi il rischio
del 10%
Per guadagnarne il 5% (8-3) occorrerà assumersi il rischio
del 20%
Risulta evidente che il fondo beta è da preferirsi. In
formule, ricalcoliamo l'indicatore di rendimento corretto per
il rischio:
Ralfa - Rbot =0,2 |
|
Rbeta - Rbot =0,25 |
|
s alfa |
|
s beta |
|
Come abbiamo visto,
l'indice di Sharpe si fonda sul presupposto che si possa separare
il problema della scelta del fondo a maggior performance sul
mercato da quello relativo alla propensione al rischio dell'investitore.
Infatti, prendendo, o dando a prestito al tasso dell'attività
priva di rischio (nell'esempio 3% dei Bot) è possibile
modificare la leva finanziaria del portafoglio per soddisfare
le esigenze dell'investitore.
Rappresentiamolo
in termini grafici:
L'indice di Sharpe
misura il coefficiente angolare della retta che unisce il rendimento
dell'attività priva di rischio con il fondo. Più
la retta è inclinata, maggiore è il coefficiente
angolare e quindi, il rendimento differenziale per unità
di rischio che l'investitore ottiene investendo nel fondo a prescindere
dal livello di rischio assunto.
L'Indice
RAP - risk adjusted performance
L'indice Rap elaborato
dall'economista Modigliani, analizza lo stesso fenomeno considerato
dall'indice di Sharpe rappresentandolo però in modo diverso.
Nell'indice di Sharpe l'inclinazione della retta identifica la
relazione rendimento/rischio del fondo. L'indice Rap, invece
affronta il problema rappresentando la misura del rendimento
che ogni fondo avrebbe garantito per un livello di rischio analogo
a quello del mercato.
Il calcolo del Rap
si collega all'utilizzo della leva finanziaria (positiva/negativa)
in funzione del livello di rischio del fondo rispetto al mercato
secondo la seguente formula:
sm ------rischio
di mercato
sp--------rischio del fondo
Rp------rendimento del fondo
Rm-----rendimento del mercato
Rbot----rendimento dei Bot
Se il livello di
rischio del fondo è maggiore di quello del mercato, occorrerà
vendere una parte delle risorse investite e dirottarle verso
l'attività priva di rischio. Viceversa, se il rischio
del fondo è inferiore a quello del mercato.
Osserviamo il seguente
Esempio:
Fondi |
Rendim.to |
Rischio |
I/Sharpe |
R.A.P |
Leva |
Rank |
BOT |
5 |
--- |
---- |
---- |
---- |
|
Mercato |
12.3 |
7.2 |
1.01 |
---- |
1.00 |
--- |
Fondo A |
15.4 |
12.3 |
0.85 |
11.09 |
0.59 |
3 |
Fondo B |
12.9 |
14 |
0.56 |
9.06 |
0.51 |
6 |
Fondo C |
13.1 |
11.3 |
0.72 |
10.16 |
0.64 |
4 |
Fondo D |
9.8 |
8.6 |
0.56 |
9.02 |
0.84 |
7 |
Fondo E |
11.3 |
9.3 |
0.68 |
9.88 |
0.77 |
5 |
Fondo F |
14.0 |
8.8 |
1.02 |
12.36 |
0.82 |
2 |
Fondo
G |
12.1 |
6.3 |
1.13 |
13.11 |
1.11 |
1
(best) |
Desumiamo dall'esempio
numerico che il calcolo del Rap consente di stimare il rendimento
del fondo per un livello di rischio analogo a quello del mercato.
Ad esempio, il fondo
G, il migliore, presenta un rischio inferiore(6.3) a quello del
mercato (7.2).
Il Rap pari a 13.11 sta a significare che il fondo avrebbe performato
il 13.11% se avesse assunto un rischio (maggiore) pari a quello
del mercato.
Da notare che la graduatoria (rank)dei fondi basata sul Rap non
cambia se calcolata con l'indice di Sharpe.
E' dunque evidente che le classifiche dei rendimenti dei fondi
, come quelle dei patrimoni confrontabili ,
spesso pubblicate dalla stampa specializzata con molta enfasi
(
I migliori e i peggiori fondi
) non dà
alcuna valida indicazione.
Nell'esempio, la migliore performance è stata realizzata
dal fondo A (15.4%) che però si colloca solo al terzo
posto valutando il rischio assunto.
Al contrario il Fondo G, migliore di tutti se valutato in funzione
del rischio con gli indici di Sharpe e Rap, si pone nelle classifiche
di rendimento solo 4° posto.
La
nozione di RISCHIO
Comunemente s'intende
per "rischio" la deviazione dallo standard; o meglio:
il rischio come distribuzione dei rendimenti intorno alla sua
media.
Se ad esempio, un titolo ha reso, (ex post) in un anno il 7%,
nel corso di tale periodo probabilmente, il suo prezzo (corso)
avrà subito delle oscillazioni , non proporzionali, in
un senso o nell'altro ,che si riflettono anche in un diverso
momentaneo rendimento effettivo rispetto alla sua media.
La definizione di
rischio come deviazione dalla sua media, però, incontra
una decisa limitazione per la presenza del fenomeno della "curtosi"
(punta max e minima della distribuzione) e per "l'asimmetria"
della distribuzione intorno alla sua media.
Nella letteratura finanziaria troviamo numerose altre nozioni
di rischio alternative a quella corrente. Ma, avendo tutte una
comune matrice, (distribuzione dei rendimenti) soffrono degli
stessi difetti ( shortfall probability, value at risk ecc).
-
-
DOWNSIDE
RISK
Una recente nozione
alternativa di "rischio", che tenti di superare i difetti
legati all'anomala distribuzione è quella del DOWNSIDE
RISK che rispetto alla deviazione standard, presenta il vantaggio
di considerare solo la volatilità al ribasso, ignorando
quella al rialzo. Infatti se intervistassimo alcuni comuni investitori
e chiedessimo loro cosa intendono per "rischio", la
maggior parte di essi affermerebbe che per rischio intendono
"una misura di rendimento inferiore a quella attesa"
Il DSR è così calcolabile, sia rispetto al rendimento
medio del mercato, sia rispetto ad un altro parametro di riferimento
come, ad esempio un'attività senza rischio come i BOT.
In formula:
dove si assegna 0 (valore nullo) agli excess return positivi
(ER<=0) considerando solo quelli negativi elevati al quadrato
e rapportati al numero di periodi temporali considerati.
L'Indice
di SORTINO
Addiveniamo, così,
all'indice di Sortino, che rappresenta un indicatore corretto
di rischio molto simile a quello di SHARPE, ma da cui si differenzia
per la sostituzione della deviazione Standard del maggior ritorno
(excess return) con la nozione di downside risk, rispetto al
ritorno di un'attività senza rischio come ad es. i Bot.
Osserviamo la seguente diversa classifica di fondi:
Indice
di SHARPE |
Indice
di SORTINO |
Rank |
Fondo |
Sharpe |
Rank |
Fondo |
Sortino |
1
2
3
4
5
6
7
8
9 |
Fondo A
Fondo B
Fondo C
Fondo D
Fondo E
Fondo F
Fondo G
Fondo H
Fondo I |
1,215
1,164
1,137
1,133
1,132
1,125
1,101
0,984
0,981 |
1
2
3
4
5
6
7
8
9 |
Fondo A
Fondo C
Fondo D
Fondo E
Fondo B
Fondo F
Fondo M
Fondo L
Fondo R |
2,486
2,459
2,428
2,375
2,351
2,297
2,294
2,258
2,173 |
Nell'esempio di
cui sopra abbiamo calcolato e rappresentato la classifica di
fondi "specializzati Italia"
secondo i due diversi indici. Sembra evidente che la classifica
in base all'indice di Sortino premia i gestori che hanno attuato
politiche di "immunizzazione di portafoglio", e per
questo motivo mostrano, sovente, ma non sempre, performances
non al top della rispettiva categoria .
Nella ns. tabella, ad esempio il fondo B secondo in classifica
per indice di Sharpe slitta al 5 posto in quella ordinata con
l'indice di Sortino. Il Fondo A invece, mostra una gestione ottimale.
Tale indice viene utilizzato solo a complemento all'indice di
Sharpe che rimane il più utilizzato tra gli analisti finanziari.