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LA MATTANZA
Ogni anno nel mese di maggio, nello specchio d'acqua compreso tra il triangolo formato da Trapani, Levanzo e Favignana si svolge la tradizionale "mattanza" dei tonni. È una procedura molto antica per la pesca del tonno che purtroppo si sta perdendo nel tempo con la rovina delle tonnare siciliane ma che a Favignana (dove è sita la tonnara Florio) resiste ancora e richiama ogni anno molti turisti. Molti uomini sono impegnati nella mattanza. Il "rais" (termine arabo che significa "capo") conduce le operazioni: è lui che dà gli ordini ed esige il massimo silenzio. I suoi uomini si chiamano tonnaroti e sono coloro che saranno impegnati materialmente nella pesca dei tonni. (Nella foto: i tonnaroti si preparano alla mattanza) All'inizio del rito, il rais recita un'antica preghiera propiziatoria. Poi i tonni vengono fatti entrare grazie ad un percorso obbligato e attraverso corridoi di reti sistemati sott'acqua nella "camera della morte". Quando tutto il gruppo è dentro, la camera viene chiusa e si iniziano le procedure per la mattanza vera e propria. Poco a poco, le reti che compongono la camera della morte vengono tirate su dai tonnaroti e quando lo spazio per i tonni è ormai troppo poco, questi vengono in superficie ed è allora che i tonnaroti con speciali bastoni muniti di un uncino nella parte terminale cercano di prendere i tonni che nel frattempo si dimenano nelle reti. L'acqua all'interno della camera diviene rossa di sangue ed uno ad uno i tonni vengono tirati su con notevole sforzo fisico. (Sopra: il momento culminante della mattanza: si notano al centro tre tonnaroti che tirano fuori dall'acqua un tonno di taglia media) Il peso dei tonni può variare da alcuni chili a diversi quintali. Dopo la fine del rito, il "rais" inizia una preghiera di ringraziamento a Dio. Alla fine i pochi privilegiati spettatori si sciolgono in un lunghissimo applauso. |