Il Macchi 202 è stato da sempre uno dei miei soggetti
preferiti, e credo di averne costruiti (includendo anche il
"fratello" 205) almeno una ventina nell'arco di circa 30 anni,
più o meno equamente divisi fra le varie marche
produttrici.
Non so dire cosa di questo caccia mi abbia affascinato e mi
affascini tuttora, ma per me esso appartiene a quella ristretta
categoria di macchine volanti (Spitfire,
Mustang, Focke-Wulf
190-D e pochissimi altri) che hanno avuto la particolarità
di unire bellezza e purezza di linee a prestazioni di
prim'ordine; in più il Macchi ha vestito una grandissima
varietà di mimetiche particolarmente attraenti, che lo
rendono probabilmente un soggetto unico nel genere.
Uno dei tanti progetti modellistici che non sono ancora
riuscito a realizzare (e forse non realizzerò mai)
è quello di riprodurre tutte le livree esibite dai
202-205, partendo da un kit sufficientemente fedele che non
richieda noiose modifiche.
Ricordo i kit in 1:72 della FROG - TriAng alla fine degli anni
'60, poi quelli sempre in 1:72 della Supermodel e Delta2, e le
grandi aspettative per i 202/205 in 1:48 della TauroModel: chi
però conosce questi kit sa che sono pieni di grossolani
errori, e per avere una decente riproduzione occorre un laborioso
lavoro di modifica. Non ho mai amato le correzioni radicali e le
modifiche elaborate, preferendo dedicare il maggiore impegno alla
colorazione dei modelli: in passato mi sono perciò
accontentato di costruire tutti i miei Macchi da scatola, ma
sempre con la sensazione che le repliche ottenute fossero quasi
un'offesa all'ingegner Castoldi. Quando l'Hasegawa fece uscire il
202 in 1:72, speravo in qualcosa di meglio (considerandone anche
il rapporto qualità-prezzo), e non ne ho mai acquistato
uno; in 1:48 ho però costruito un 205 e ho due scatole del
202 (sempre Hasegawa) e devo dire che, almeno in questa scala,
finalmente esistono due soddisfacenti riproduzioni dei caccia
Macchi.
Così, quando l'Italeri ha annunciato tra le sue
novità una scatola in 72 del 202, mi sono riproposto, se
fosse stato un kit decente, di costruirne un buon numero "straight from the box".
In una riunione estiva del nostro club Giorgio Beltrammi ci
mostrò questa "primizia" che aveva appena comprato, e non
mi è sembrata niente male: sullo sprue sembrava veramente
un Macchi, anche se ho notato evidenti bave di stampaggio (quasi
da short-run) ed evidenti difetti di forme e dimensioni, specie
nel filtro aria e nell'asta dell'antenna, con un'elica, scarichi,
vano motore, carrelli e relativi vani un po' approssimativi;
però nel complesso l'impressione è stata positiva,
il rapporto qualità-prezzo mi è parso stavolta
buono e ne ho comprato uno, anche se l'1:72 non è la mia
scala preferita.
L'assemblaggio è iniziato senza troppi indugi,
cominciando come al solito dall'abitacolo, che pur non
dettagliatissimo è fondamentalmente fedele: con qualche
piccola correzione e pochi particolari aggiunti in
autocostruzione può fare una buona impressione.
I problemi iniziano quando ci si rende conto, con prove a secco,
che l'allineamento e l'accoppiamento dei pezzi (semiali, cofani
motore e fusoliera tra loro) è quasi un disastro, che la
sezione frontale del muso non è circolare ma ovale e nella
parte inferiore sporge di circa un millimetro dal diametro
dell'ogiva, che il bordo d'uscita delle ali è di spessore
esagerato, che il radiatore dell'olio è di fantasia, che
il parabrezza dell'abitacolo è male stampato (almeno nella
mia scatola) e non si accoppia con la fusoliera, che i piani
orizzontali di coda non convincono del tutto. Insomma, come
montaggio non siamo di fronte ad un kit Tamigawa, ed occorre
correggere, stuccare e carteggiare: però le linee e le
dimensioni generali sono esatte, il confronto delle parti
principali con disegni in scala è pressoché
perfetto e si intuisce che, magari accettando qualche piccolo
compromesso, è possibile ottenere un buon modello
velocemente e senza troppa fatica, in perfetto stile "quick build", per dirla all'inglese.
Già, come?
Per risparmiare tempo ho pensato di incollare tutto con colla
cianoacrilica, usandola anche come stucco, dato che in meno dieci
minuti solidifica e la si può carteggiare subito
eliminando velocemente solchi e scalini fra le varie parti
assemblate. I dettagli inevitabilmente persi saranno poi rifatti,
reincidendoli e ricostruendoli dove serve, senza scordarsi di
adattare al disco dell'ogiva il diametro della sezione frontale
del muso, di aggiungervi le due piccole prese d'aria assenti sul
kit realizzandole con piccoli rettangoli di plasticard e di
assottigliare i bordi d'uscita delle ali. Detta così
può non sembrare una cosa veloce, ma la realtà
è fortunatamente diversa, dato che la plastica con cui
è stampato il kit è molto tenera e lavorabile, che
il cianoacrilato consente in tempi trascurabili cose proibite ad
altri materiali e che quindi in due serate (circa 4 ore in tutto)
il modello era pronto per essere verniciato: soprattutto, cosa
più importante di tutte, era già un piccolo Macchi
dall'aspetto molto promettente!
La livrea che ho scelto è una di quelle proposte dalla scatola, e cioè dell'esemplare di costruzione Breda, probabilmente della VI serie costruttiva (purtroppo la matricola mi rimane sconosciuta), appartenente alla 356a squadriglia del 21° Gruppo Autonomo Caccia, schierato a Woroschilowgrad e Stalino in Ucraina nell'inverno 1942 - '43.
Lo schema mimetico (che definirei "Breda a geroglifici
grandi") è di tipo africano con superfici inferiori Grigio
Azzurro Chiaro e superfici superiori Nocciola Chiaro 4 a macchie
rade in Verde Oliva Scuro. La fascia in fusoliera, la parte
anteriore del muso, l'ogiva e la parte esterna delle semiali
inferiori sono dipinte in Giallo Cromo, mentre sono presenti,
come ulteriore segno di riconoscimento ottico, due triangoli
bianchi sulle facce superiori e inferiori di entrambe le ali in
corrispondenza del bordo d'attacco.
La colorazione (con miscele di acrilici lucidi Tamiya) ha
richiesto circa mezza giornata, soprattutto a causa delle macchie
Verde Oliva Scuro, che richiedono diluizioni omeopatiche di
colore, pazienza certosina e sembrano non finire mai. Le
decalcomanie, dai colori saturi e perfettamente a registro, non
presentano nessun problema nell'applicazione, anche se per
negative esperienze precedenti confesso di aver guardato con
sospetto il foglio stampato da Zanchetti: alla prova dei fatti ho
dovuto ricredermi, giacché, nonostante la loro
opacità e spessore, reagiscono benissimo al MicroSol e
dopo almeno un paio di abbondanti trattamenti non presentano
silvering, ben si adattano e aderiscono ai solchi delle incisioni
in negativo. Ho comunque preferito realizzare ad aerografo,
benché fossero inclusi nel foglio, la fascia gialla di
fusoliera e i triangoli bianchi sulle ali, poiché la prima
è leggermente sovradimensionata in larghezza (circa 1mm),
e la verniciatura con opportune mascherine adesive garantisce un
migliore risultato finale per entrambi i particolari.
Dall'esame di molte foto, gran parte delle quali raccolte nel
libro "Ali sulla Steppa" di Nicola Malizia, si può notare
che in apparenza sul "356-1" non è presente il numero di
matricola, che le pale dell'elica, contrariamente a quelle degli
altri esemplari visibili, sembrano essere colorate in grigio
chiaro sulla faccia anteriore e in nero opaco sulla posteriore, e
curiosamente nelle semiali inferiori non si notano i fasci alari
né si possono cogliere variazioni di contrasto che
facciano pensare all'applicazione delle zone gialle, ben evidenti
invece sui Macchi 200 del 22° Gruppo: non le ho perciò
riprodotte sul modello, applicando comunque i fasci.
E' invece un fatto certo e documentato che la numerazione sul
lato destro della fusoliera fosse "1-356", contrariamente a
quanto indicato dalle istruzioni che propongono "356-1" su
entrambi i lati: basta tagliare la decal per ovviare
all'inconveniente.
Un lavaggio con acrilici Mo-Lak diluiti in fiele di bue per
evidenziare la separazione dei vari pannelli dona molto al
realismo, e la successiva mano di protettivo trasparente opaco
Model Master completa il modello. Esso
è stato successivamente incollato su una base simulante il
terreno ghiacciato dell'aeroporto, ricavata da una custodia di
CD, perfetta per un modello di queste dimensioni.
Ora, dopo averlo colorato e rifinito, ci si rende pienamente
conto che il kit è davvero buono e che la riproduzione in
scala dell'Italeri, nonostante i difetti già elencati,
è fra tutte quella che probabilmente rende maggior
giustizia all'elegante linea del 202. Come conseguenza di
ciò, ho comprato subito altre due scatole, e conto di
montarle quanto prima: dato che il "Folgore" ha operato su quasi
tutti i fronti che hanno visto la R.A. impegnata nel secondo
conflitto mondiale, i soggetti interessanti da riprodurre non
scarseggiano sicuramente!
Leggo inoltre sull'ultimo numero di "Replic" che per l'Italeri
nel 2002 è annunciata l'uscita del 205 (cosa d'altronde
prevedibile da alcune soluzioni adottate nello stampo del 202):
bene, era ora!
Per finire, due parole sui colori.
Alla mostra concorso di Noceto (Parma) organizzata dal G.M.P. lo scorso
Settembre era esposto il relitto di un Macchi 205 dell'ANR
abbattuto nel 1944 e ritrovato nei pressi di Parma, sul quale
erano ben evidenti, nonostante gli anni trascorsi sottoterra,
ampie tracce delle vernici originali utilizzate. Anche se
è sempre difficile stabilire precisi riferimenti col
Federal Standard, ho potuto ricavare comunque utili indicazioni:
il Verde Anticorrosione è effettivamente molto somigliante
all'FS 34558 e il
Nocciola Chiaro 4 è forse solo un po' più chiaro
dell'FS 30219.
Ancora più interessante, si può notare che il
seggiolino, in spessa lamiera d'acciaio, era completamente
verniciato in Verde Anticorrosione, così come con la
stessa vernice erano protette la struttura del ruotino di coda e
almeno tutta (sì, tutta!) la superficie esterna della
fusoliera del velivolo.
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