GUISCARDO
LAMBARDI
Il fondatore di Sassetta.
“Lasciata
Roma per la terza volta, (l’Imperatore Ottone III) si fermò a render ragione a
Roncaglia, da dove volgendo l' animo alle cose di Volterra, e volendo por fine
alle discordie che l' agitavano, pose la città e contado sotto il governo del
marchese Ugo figliuolo d'Umberto, dichiarandolo suo vicario generale in
Toscana. Questi poi nell' assumere il dominio di Volterra, ricevé il giuramento
d' obbedienza e fedeltà da' Volterrani it dì 8 Agosto
996. In quest' atto di sudditanza si leggono ventidue Conti di diverse famiglie
conosciute e molti altri dei quali non si può congetturare il nome. Ugo, o
Ugone, datosi all' ascetismo, fondò varie chiese e sette abbazie, ed in Volterra
fece restaurare la pieve di S. Andrea a Fonte Marcoli,
ed il palazzo a quella contiguo, tenuto un tempo dai Marchesi toscani e dipoi
goduto dai Conti Lambardi, dai quali fu a lui
liberamente ceduto. A questi Lambardi, e precisamente
a Guiscardo, si deve l' edificazione di Castel Guiscardo, detto poi la
Sassetta. Ottone dopo breve soggiorno aveva lasciato la Italia. Non prima i
Romani sentirono 1' oppressore al di là delle Alpi, ...”
Questa la storia che ci racconta Gaspero Amidei,
nella sua opera “Delle fortificazioni volterrane”, pubblicata da tip. B. Sborgi, 1864; l’Amidei sicuramente riprendeva la “Storia volterrana” di Raffaello Maffei (1451
– 1522) a sua volta pubblicata, a cura di Annibale
Cinci, da Tip. Sborgi, nel 1887:
“Furono
i Lambardi di Volterra parzialissimi del marchese
Ugo, onde Guiscardo uno di essi e fratello di Gherardo Vescovo di Lucca, con
l'aiuto di Ugo cinse di mura il castello di M: Verdi et edificò castel Guiscardo, detto poi la Sassetta; e così caminando di concerto, non fu mutato in parte alcuna il
governo di Volterra, istituito già dall’imperatore, se non in quanto il
marchese Ugo ci deputò quattro sculdasci che in tutto
da lui dependessero.
Guiscardo
Lambardi, cittadino volterrano, tentò di farsi
riconoscere marchese di Toscana: Lucca , Pistola e Volterra lo riceverono come
tale, ma essendosi molte altre città date al marchese Tebaldo da Canossa figlio
d' un Conte di Modena e Mantova, non potendo Guiscardo star col medesimo a
competenza né per ricchezze, né per potere, rinunziando ad ogni pretesa, si
ritirò in Volterra, dove nel 1008 a' di 4 luglio
fondò la canonica di s. Pietro e gli donò Venzano,
affinché con un certo numero di canonici fosse decorosamente uffiziata”
Questa è una notizia interessantissima, e
una storia affascinante, però ... purtroppo questa è solo una storia.
Proprio come il Tigrin della Sassetta, anche Guiscardo Lambardi non è mai esistito.
Ne scrisse per primo Curzio Inghirami, che intorno al 1650 pubblicò alcuni
“Estratti del Camerotto di
Volterra”, documento che sosteneva di aver ritrovato negli archivi cittadini:
ma questo è poi risultato essere un falso, compilato (peraltro con notevole
abilità e dimostrando una conoscenza straordinaria della storia della Toscana)
dall’Inghirami stesso, che perseguiva un suo disegno
che egli aveva concepito per esaltare Volterra, e farla apparire come elemento
di principale valore nella storia dell’Italia.
E fu tanta la sua bravura che per circa due
secoli la sua storia fu accolta dagli altri studiosi, come autentica.
http://www.inghirami.it/Articoli_storici/Curzio%20Inghirami.pdf
A differenza di Tigrino, che il Carducci
aveva “inventato” come personaggio per la sua poesia “Faida di Comune”, allo stesso modo di Alberto da Giussano per “la Canzone di Legnano”, quindi, il
nostro Guiscardo Lambardi fu presentato dal suo
creatore con pretese di autenticità, e con notevole maestria; la storia è
affascinante e merita sicuramente di essere conosciuta dai sassetani; e
inoltre, risalendo al 1600, ha il pregio di una tradizione ormai secolare.
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