San Rocco

 

Nel 1615, don Garzia Montalvo fece un donativo alla Chiesa di detto Santo Rocco di una Tavola per detto Altare dentrovi il medesimo santo con il Castello della Sassetta, dove dimostra la liberazione della Peste in quel luogo per le sue preghiere, essendovi dimorato in quel luogo molti anni; e poi scoperto santo se ne partì per la Francia. (probabilmente la tavola fu opera del caposcuola fiorentino Matteo Rosselli - Cfr. Classici Italiani vol. 199 pag. 65 di Società tipografica de' classici italiani, Milano - 1812)

 

Queste notizie riportate da don Garzia nei suoi Ricordi, testimoniano che il culto del santo era già antico, come antica era la tradizione di un suo soggiorno a Sassetta.

 

Il culto di san Rocco è ancor oggi particolarmente vivo a Sassetta, e la ricorrenza tradizionale del 16 agosto è da sempre celebrata con una solenne processione, nella quale si chiede al Santo la protezione contro la peste. Il giorno successivo, 17 agosto, si teneva a Sassetta la tradizionale Fiera del Bestiame; i tre giorni così collegati costituivano la più sentita ricorrenza sassetana, detta complessivamente “Ferragosto, San Rocco e la Fiera”, mirabilmente descritta da Emilio Agostini in Fiera di Bestiame.

 

Un posto particolare ha il culto di S. Rocco, perché tale Santo visse alcuni anni alla Sassetta.

La Chiesina di San Rocco è un oratorio fuori del Castello della Sassetta, costruita probabilmente dove S. Rocco si era ritirato in meditazione. Questo luogo pur non essendo lontano dal castello della Sassetta era diviso da esso da un profondo fossato, quindi S. Rocco poteva dedicare alla preghiera e alla meditazione tutto il tempo che voleva senza essere disturbato.

Benché S. Rocco sia stato uno dei santi più venerati nel mondo cattolico, tra la fine del secolo XV e XIX , poche e imprecise sono le notizie che lo riguardano, perché alle notizie storiche si sono aggiunte le leggende.

Rocco nacque a Montpellier nel XIV secolo, e questo è il punto sul quale tutte le testimonianze concordano. Sembra che la sua nascita sia dovuta a un voto fatto dai genitori, Giovanni e Libera, desolati per la mancanza di figli. Rimase orfano molto giovane e dopo aver venduto tutti i suoi beni, partì in pellegrinaggio per Roma.

Esisteva, dalla Francia, una Via Romea, che in Italia era detta Francigena, che attraversando le Alpi e gli Appennini arrivava a Lucca. Esisteva anche una strada litoranea, che dall'Italia di solito facevano i pellegrini che andavano a Santiago di Campostella in Galizia, e che per coloro che venivano da Montpellier poteva essere anche più facile e comoda, passando per luoghi famosi e devoti, come Avignone dove allora risiedeva il Papa, e Marsiglia dove erano le memorie di Maria Maddalena, Marta e Lazzaro nella Sainte Baume e nell'abbazia di Saint Maximin ad Aix. Passeggiare per le vie del Nord non era sicuro per la guerra dei Cent'anni fra inglesi e francesi.

Certamente S. Rocco in tutte le figurazioni pittoriche è vestito come i pellegrini che tornano da Santiago, perché porta il lungo bastone e le nicchie sul mantello; e, in quella località, deve esserci stato prima di venire a Roma, perché al ritorno fu imprigionato e morì senza fare altri pellegrinaggi.

Giunti a Lucca, da qualunque strada si venisse, si poteva prendere la “romea” interna, costruita dai longobardi per raccordare con la via Cassia; era la via più veloce. Ma, con più logica e maggiore devozione e anche con una certa maggiore tranquillità, si poteva seguire il tracciato delle colline marittime pisane e quello delle colline metallifere fino a Massa e dintorni, e quindi a Sassetta, sfuggendo la costa ma puntando verso la Maremma. Questa seconda via, venendo dalla Francia, fu scelta nel 1130 anche da S. Guglielmo, uno dei fondatori degli Agostiniani, detto di Malavalle per essersi fermato a Castiglione della Pescaia.

Si dice che questo santo seguisse certi pellegrinaggi e memorie di San Pietro. Tutto farebbe pensare quindi che S. Rocco avesse percorsa questa strada per una sua devozione, stando alla testimonianza che dà Don Garzia Montalvo nei “Ricordi della Sassetta” con questo racconto. “Ricordo come Don Garzia Montalvo fece un donativo alla Chiesa di S. Rocco di una tavola per detto altare dentrovi il medesimo santo con il castello della Sassetta, dove dimostra la liberazione della peste in quel luogo per le preghiere sue, essendovi dimorato in quel luogo molti anni; e poi, scoperto santo, se ne partì per la Francia”.

Siccome tra il soggiorno di S. Rocco a Sassetta e i “Ricordi di Don Garzia” del 1600 intercorrono quasi tre secoli, può darsi che Don Garzia, facendosi portavoce della tradizione orale, l'abbia fatto partire per Francia, piuttosto che per Roma. Nessuno può dire con precisione se andava o tornava da Roma: il fatto importante per Sassetta è che egli vi abbia dimorato per lungo tempo e vi abbia compiuto miracoli.

La leggenda più accreditata e divulgata ci dice che fece miracoli ad Acquapendente, a Rimini, Cesena, Piacenza e Novara, con una successione che forma preciso il tracciato della via del ritorno. La leggenda dice: “Mentre tornava in Francia” a Piacenza fu colto dalla peste.

Si appartò per qualche tempo in una selva; dopodiché, guarito, riprese la via della patria.

Arrestato come spia a Montpellier vi morì dopo cinque anni di reclusione sul finire del secolo XIV.

Marta Bartolini (Sassetta nei Secoli XVI e XVII)

 

 

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