Dal diario di Thassadar Glik'om van Vernuber
Ho84
anni e sono nel pieno della giovinezza - almeno per la mia razza. Sono
un Worloy, nato nella lontana isola di Disrach, in terre quasi dimenticate
perche' confinanti ormai col caos che si espande. Non molto posso dire
sulla mia infanzia, tragica e burrascosa, ma alcuni eventi li ricordo come
se fosse stato ieri ... ... ...Nacqui in una famiglia un tempo nobile,
ora scomparsa, dove, per mia grande sfortuna, bonta' e tolleranza regnavano
indisturbate in tutto il castello... ... almeno fino al mio arrivo. Di
mio padre non ricordo nulla, seppi solo che un giorno si avventuro' col
suo esercito al di la' del confine segnato da quella nube incoerentemente
mutevole: nulla si seppe piu' di mio padre...... e neppure dell'esercito.
Mia madre era una donna di rara bellezza - a lei devo il mio inconfondibile
fascino - ma, che gli dei mi proteggano, era tanto bella quanto buona.
Avevo anche un fratello piu' grande di nome Shiren, destinato al trono
ma non lo vidi mai piu' ... ... non abbiate fretta, presto capirete! Degli
anni della mia infanzia ricordo solo che vivevo nel lusso sfrenato, con
servi e servette che facevano tutto ci che chiedevo. Un giorno pero' qualcosa
in me cambio', non sapevo ancora dire cos'era, ma una rabbia crescente
e irreversibile si era impadronita di me anche se allora ancora non me
ne rendevo conto. Quando ebbi appena 15 anni mia madre e mio fratello,
contro il mio volere, mi iniziarono alle armi: volevano che un giorno diventassi
capo delle guardie agli ordini di mio fratello....illusi! Passai 5 anni
della mia vita ad esercitarmi con la spada, seppur la odiassi, fin quando
un giorno ... quel giorno ... Ero nella palestra del mio castello che mi
esercitavo contro un altro allievo piu' esperto di me, col mio maestro
e mio fratello che mi guardavano; combattevo, sferravo fendenti a destra,
poi a sinistra, paravo, mi difendevo e contrattaccavo, ma nulla, a niente
servivano i miei colpi. Il grande maestro all'inizio mi incitava, gridava,
poi inizio' a sgridarmi durante il combattimento, ad offendermi, a provocarmi
per tirar fuori la rabbia che c'era in me, ma ancora nulla, e io mi sforzavo
mi adiravo con me stesso e con l'avversario, fin quando ... ... caddi in
trance e personalmente non mi accorsi di nulla, il mio servo più
fedele che stava sbirciando da una porta mi racconto' cosa accadde. Disse
che abbassai la testa, la stanza pian piano divento' sempre piu' buia nonostante
le lanterne fossero accese, d'un tratto un lampo dal color rosso sferzato
dal nulla mi colpiì. Pochi secondo passarono e attorno a me la stessa
luce inizio' a brillare, e a brillare, e ancor di piu' sempre, più
intensamente... Il maestro e mio fratello iniziarono a rabbrividire, il
mio avversario non riusciva a muoversi... ... d'un tratto alzai la testa,
i miei occhi brillavano di rosso, quasi fiamme che uscivano dalle orbite;
dietro di me tra la luce rossa l'immagine di un grande teschio mi avvolgeva.
I capelli si alzarono come elettrizzati, quando all'improvviso iniziai
a muovere le braccia e parlare in una strana lingua, nessuno riuscì
mai a ripetere ciò che dissi. Le mie braccia si incrociarono, le
mani si aprirono e una strana energia dal color viola inizio' a formarsi
sprigionando lampi e raggi in tutte le direzioni. Uno strano ghigno risuonava
in quella tetra atmosfera quando la spada lasciata a terra inizio' ad alzarsi,
a levitare davanti a me, sopra la mia testa e io con lei; tra incomprensibili
riti e grida di anime disperse iniziai a muovermi senza fare un passo con
gli occhi fissi sul mio avversario, pietrificato da cio' che stava vedendo;
le forze sembrava l'avessero lasciato, le sue difese non contavano nulla
contro quella spada fiammegginte di un fuoco indescrivibile, che invece
di far luce sembrava toglierla e con essa anche la vita li attorno. I colpi
e i fendenti erano di una violenza e di un impeto mai visto prima; la velocita'
di quella spada fluttuante usciva dalla normale percezione tanto che gli
sforzi dell'allievo a nulla servirono... ... Pochi minuti passarono e la
stanza divento' totalmente buia, nulla piu' si vedeva, solo le grida e
urla per la carne straziata rimbombavano tra le mura. Un secondo, un attimo,
mi videro con le braccia aperte rivolte in alto, gli occhi incandescenti
e un'esplosione di quella luce rossa che mi avvolgeva si propago' per tutta
la stanza, alzando e squarciando le pietre del pavimento e delle mura,
poi in un baleno tutto passo'... ... quando ripresi conoscenza mi trovai
nella stessa posizione iniziale, alzai gli occhi e vidi il maestro svenuto
e mio fratello inginocchiato, incapace di emettere parola, gli occhi parlavano
per lui. Un terrore inconfondibile lessi nel suo volto e non capii perche'
fino a quando mi girai. Nulla restava del pavimento dietro di me e nulla
restava del mio avversario, solo il capo con gli occhi aperti e terrorizzati,
infilzato dalla mia spada tra le orbite e appeso da questa sulla parete
in fondo alla stanza. Quando vidi quella scena mi sentii come terrorizzato
ma allo stesso tempo sentii una grande e immensa soddisfazione pervadere
la mia mente. Inutile dire che dopo quell'avvenimento fui subito allontanato
dall'isola e mandato come uno straccione in posto dimenticato anche dagli
dei dove non so per quale miracolo riuscii a salvarmi mangiando sorci e
altre bestiole schifose alla vista e bevendo un'acqua nera e densa che
la si poteva quasi tagliare. Non ricordo che anno fosse, ma dopo qualche
mese in questo luogo di sofferenze mi trovò un uomo, colui che diventò
il mio maestro e di cui ora porto il nome: Glik'om Shervanier, gran mago
della gilda nera di Orkvert devota a Skalum, dio malvagio della persecuzione
e mio protettore. Glik'om aveva sentito parlare di me da voci lontane,
che sembravano riecheggiare un'antica leggenda: "verrà un giorno
colui che punirà e non avrà pietà, avvolto dal teschio
rosso, gli occhi si infiammeranno e l'oscurità porterà laddove
gli uomini non possano vedere quale terribile morte li attenda". Più
tardi compresi che l'immagine del teschio rosso dagli occhi infuocati e
pieni d'ira era l'immagine sacra di Skalum, e da quel momento iniziai a
pensare di essere un suo prescelto, nato sulla terra per portare morte
e distruzione secondo i suoi voleri. Passai poi molti dei miei anni a studiare
e a meditare sul mio futuro. Il mio maestro mi insegno a leggere e a scrivere
in tre lingue diverse, imparai alcuni linguaggi magici e i simboli runici
che mi servirono poi per poter studiare quelle formule magiche che traggono
la loro potenza direttamente dalla materia e dalla forza e la trasformano
o modificano per concentrarla in un punto di pura sofferenza. Tutto ciò
avvenne in un luogo bellissimo, circondato da alberi di ogni tipo in ogni
direzione, da piante ed erbe di qualsiasi specie, sotto il cinguettio degli
uccelli e di animaletti vari. La dimora in cui stavo non aveva nulla di
eccezionale, era semplice ma comoda e perfetta per studiare. In questo
posto idilliaco quasi in contrasto con il mio essere, crebbe in me la passione
per le erbe e soprattutto l'amore profondo che nutro per i ragni: esempio
quasi perfetto di corpo, esseri da lodare che hanno circondato la mia vita
riempiendone i vuoti. Molte razze ne conobbi e gran maestri mi furono presentati
e da alcuni imparai liste e magie che pochi conoscono. Gli anni passavano
imperterriti e io aspettavo di essere iniziato al mio dio, ma sapevo bene
che, perchè ciò accadesse, dovevo differenziarmi dagli altri
esseri, fare qualcosa di grande, di cui potessi essere lodato e che mi
mettesse in luce tra i miei fratelli. Passai così molto tempo a
curarmi di erbe, ragni e delle mie passioni su tortura e camuffamento aspettando
l'occasione giusta per intraprendere qualcosa di grandioso... e questa
occasione capitò proprio 5 anni fa quando venni a conoscenza che
un potente artefatto di cui il mio grande maestro mi aveva più volte
parlato era custodito da una popolazione quasi sconosciuta della città
di Navinkos, nelle regioni antartiche del nostro pianeta.
enza
spiegare nulla ai fratelli della mia gilda, trovando loro una scusa partii
rifornito per un lungo periodo e con tre servi al mio fianco. Viaggiai
intere settimane in nave fin quando ... "terra! terra!" urlo' un marinaio
dall'alto dell'albero maestro. Approdammo e iniziai questa lunga e faticosa
avventura. I miei servi morirono quasi subito, chi di fame chi dalla paura
e presto mi ritrovai da solo in mezzo a neve e ghiacci, che non facevano
altro che alimentare la mia voglia di possedere quell'oggetto. Cammina,
cammina, iniziai a vedere alcune capanne nella lontananza, dalla forma
strana, come cupole da cui uscivano fumi di una strano color verde. Mi
fermai e passai la notte invocando un mio servo di ghiaccio che facesse
la guardia. L'indomani inizia a prepararmi, tra vari rituali e formule
magiche... la rabbia continuava a crescere in me, l'ira si espandeva ogni
minuto, la mia aura diventava sempre più potente, direttamente a
Skalum chiesi i poteri quel giorno.. l'adrenalina e la pazzia si stavano
impossessando della mia mente e del mio corpo; l'aria divento' piu' pesante,
la luce iniziò a calare in un atmosfera tetra, i ghiacci sotto i
miei piedi iniziavano a rompersi e le scaglie ad alzarsi nell'aria, da
lontano il vento trasportava le grida dei bambini inorriditi da cio' che
stava accedendo. Quando tre mostri ghiacciati ebbi al mio cospetto e nessuno
ormai poteva piu' vedermi, mi scagliai contro quella antica tribu' dagli
umanoidi strani, con orecchie che pendevano verso il basso, quattro occhi
e una pelle violacea. Mi alzai tra le nubi che il mio dio aveva fatto arrivare
per me, e dall'alto dove tutto potevo scrutare comandai ai mie servitori
di distruggere tutto e cercare per me la corona dentata della vita morente.
Gli sciamani e i guerrieri di quella popolazione cercarono di fermare i
miei servi, ma il destino era gia' segnato: le spade si rompevano, le lance
si spezzavano, la magia non aveva effetto quando ... ecco!... si'! ...
era lei ... uno dei miei mostri portava con se la corona ... il mio compito
stava per giungere al termine. Richiamai i miei servi e protetto da loro
scesi dalle alte nubi e mi mostrai: il mio animo era eccitato dalla paura
dell'aria, il mio cuore alimentato dal terrore che si leggeva nelle facce,
una sola cosa era stampata nella mia mente: distruzione! Pochi istanti
.. le grida delle future anime iniziavano già a sentirsi ... molti
cuori avevano già smesso di battere, nell'aria solo le mie formule
e il nome del mio dio riecheggiavano. Ero completamente in trance, ricordo
solo che enormi sfere di acido iniziarono a formarsi attorno a me e a mirare
contro tutto ciò che vedevo ... nulla rimase, case, cupole, templi,
uomini o donne, tutto era scomparso, la terra riemersa dagli spessi ghiacci;
solo una ragazza si salvò, la portai con me e le offrii cure e cibo
durante tutto il ritorno e lei acettò benchè non sapesse
quale fine le spettasse. Inutile raccontarvi che quando il mio maestro
mi vide, e vide pure ciò che portavo con me si complimentò
e mi portò subito davanti al gran consiglio di Orkvert che diede
avvio ai preparativi per la mia inizazione. Dopo vari rituali, tra cui
il sacrificio della ragazza, e varie prove che dovetti superare, mi presentai
infine al cospetto del gran mago, che in trance, come posseduto, pronunciando
frasi in una strana lingua che sembrava ricordarmi qualcosa fui finalmente
iniziato a Skalum e sulla mia spalla inciso il suo simbolo. Bevvi il sangue
della ragazza, e in me si formo', non saprei come, una nuova conoscenza,
di antichi rituali e magie, che ancor oggi persiste e alimento con sangue
umano. Ancora alcuni anni studiai in quella gilda poi partii guidato dalla
mano del mio dio, verso posti sconosciuti tra mille peripezie, foreste,
deserti, ghiacci e mari passai, e ora oggi mi ritrovo qui in un bosco nei
pressi di una grande citta' chiamata Norek, vivo in una grotta sconosciuta
e tranquilla tra mille piante e i miei ragni esercitandomi nelle arti magiche,
per accrescerle e potenziarle, perche' un solo desiderio pervade tutt'ora
la mia mente, una sola cosa vuole il mio animo: scoprire dove si trova
l'isola di Disrach, la mia isola natale, tornarci con amici o servitori
e riprendere cio' che un tempo mi e' stato cosi' offensivamente tolto,
e solo Skalum sa quale sarà l'ira e la distruzione che si abbatteranno
contro quel mio fratello e la sua famiglia che ora e per sempre rinnego.