Editoriale
No all’autoporto,
con il cuore e con la testa Cerchiamo qui di dare una lettura tecnico politica del problema senza pregiudizi ideologici o appartenenze partitiche. Che il territorio del nostro comune e del suo hinterland sia pesantemente compromesso dalla presenza di attività industriali inquinanti è un dato oggettivo che nessuno può smentire. Chi scrive è contrario al fatto che un solo centimetro del nostro territorio possa essere occupato da attività ad alto impatto ambientale. Ma
cos’è un autoporto? Un autoporto non è altro che una grande area di parcheggio per camion, tir e autoarticolati che sostano in attesa di imbarcarsi o, dopo sbarcati, si fermano per qualche minuto per fare carburante o per permettere all’autista di sorseggiare qualche caffè e poi ripartire verso la loro destinazione. In un autoporto non c’è, quindi movimentazione o smistamento di merci, non ci sono magazzini di deposito delle stesse, non c’è, insomma, un indotto che crei grande occupazione. Tutto questo è previsto negli interporti come quello di Gioia Tauro o come il costruendo interporto di Catania collegato al porto e all’aeroporto della città etnea. Viene a cadere, quindi, il paventato incremento di occupazione. Quante unità potrebbero occupare un autoporto attrezzato con qualche pompa di benzina, un bar, un ristorante e una locanda che qualcuno si ostina a definire “complesso alberghiero”? A voler essere ottimisti, non più di una quindicina di unità. E chi dice che queste ipotetiche 15 unità dovrebbero essere per forza tutte milazzesi? Forseperchè a Pace del Mela o a San Filippo o a Santa Lucia o a Barcellona non ci sono disoccupati? Il porto
storico di Milazzo Un’altra paura dei contrari all’autoporto è quella che i traffici dei tir possano ricadere sul porto di Milazzo, unica struttura portuale esistente nella zona. I favorevoli si apprestano a smentire questa tesi perché dicono che i Tir sbarcheranno e si imbarcheranno nel costruendo pontile di Giammoro dove nel prossimo futuro è prevista la costruzione di un interporto. Ma a guardare il progetto del pontile di Giammoro ci si accorge che questo è stato pensato per tutto tranne che per lo sbarco di tir, infatti l’altezza del piano di carico dal livello del mare è di circa 7 metri. Anche un bambino capisce che non esistono navi che trasportano mezzi che possano imbarcare tir a simili altezze. Ovviamente quel pontile è utile per caricare o scaricare i blumi di acciaio, o di gesso della centrale o qualunque merce, cosiddetta, alla rinfusa, con l’ausilio di mezzi meccanici. Ecco allora che le paure dei milazzesi sono fondate e diventano certezze non appena si guarda il progetto del pontile. E poi se è previsto un interporto a Giamoro che senso ha costruire, oggi, un autoporto a Milazzo? Non parliamo poi del previsto asse viario che dovrebbe collegare la zona industriale di Milazzo e Giammoro con quella di Barcellona, Terme Vigliatore e Patti, devastando ancora di più di quanto è già la nostra piana e quindi la sua economia che potrebbe essere, invece, rilanciata con una agricoltura di qualità. Da qui i motivi del No all’autoporto che questo giornale appoggia senza alcuna esitazione. I cittadini di
Pace del Mela Ma adesso sorge un altro problema . Milazzo non è la sola città interessata. Anche Pace del Mela è coinvolta e, ovviamente, anche i cittadini di quella città hanno diritto di dire la loro . Ma l’area di Pace del Mela e di Milazzo non è stata dichiarata più di un anno fa “Area ad alto rischio ambientale”? E la prima conseguenza di una tale dichiarazione non doveva essere il risanamento della zona? E si può definire risanamento una realizzazione ad alto impatto ambientale come un autoporto? Inoltre i cittadini di Pace del Mela temono che il no di Milazzo all’autoporto sia un no, diciamo così egoistico. Temono, infatti, che Milazzo dica: “l’immondizia non la vogliamo, se la dovete mettere per forza, mettetela da un’altra parte”. Temono di essere “l’altra parte” e aggiungono: “Come si sarebbe comportato il sindaco di Milazzo se il progetto del pontile fosse stato compatibile con l’arrivo delle navi dei Tir e quindi avrebbe liberato il porto di Milazzo da questa tragedia?” Sono domande legittime alle quali bisogna dare una risposta. La risposta migliore è quella di non dividersi su questo problema ma di cercare di percorrere un cammino comune facendo ognuno un passo indietro per frane insieme due avanti. Revoca
dichiarazione ad alto rischio ambientale E’ necessario che si prenda atto, da una parte, che l’aver appoggiato la dichiarazione ad alto rischio ambientale è stata una scelta sciagurata; i fatti di questi giorni dicono che una zona ad alto rischio è considerata alla stretta stregua di una pattumiera e, quindi, è necessario ritornare sui propri passi e chiedere fortemente che quella dichiarazione venga revocata. Dall’altra parte, bisogna cercare di allargare la prospettiva turistica non riservandola solo alla città di Milazzo ma coinvolgendo anche il suo hinterland in una sinergia mare-monti di grandissima valenza turistica e culturale. Camminare, quindi insieme perché l’unione fa la forza, la divisione rinvigorisce i “padroni del vapore” . Domenica 18
gennaio Un’ultima considerazione. Domenica prossima, i partiti del centro sinistra, terranno presso il cinema Liga una grande manifestazione contro l’autoporto. Ci si aspetta una massiccia partecipazione di gente anche perché, come ha detto qualcuno, i milazzesi si mobilitano solo quando “si toglie loro la sedia da sotto le terga”. E’ vero. I milazzesi e, aggiungiamo, i partiti politici, ritrovano l’unità e sanno mobilitarsi solo in prossimità di paventati pericoli. E’ stato così per il referendum contro il carbone, è stato così per l’inceneritore e per l’orimulsion, è stato così per la guerra, ci auguriamo che sia così per l’autoporto. Ma è possibile che questa capacità di mobilitazione, di discussione , in una sola parola di partecipazione, esca fuori solo in prossimità di un pericolo? Dobbiamo augurarci, dunque, che ci siano sempre pericoli in vista per vedere i cittadini partecipare compatti alle scelte della città? Non è compito dei partiti ascoltare i cittadini sempre, anche sui singoli problemi quotidiani? Non è compito dell’amministrazione educare i cittadini alla partecipazione alle scelte politiche? Questa, però, è un’altra storia. testo integrale tratto da "La Città di Milazzo" n. 3 - 16 gennaio 2004 NOTA: paragrafi in neretto inseriti da "Tempo Perso" |
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