Genova
Stemma, cenni storici e descrizioni forniti da Massimo Ghirardi
Per la sua posizione chiave
al centro del golfo ligure la città può essere considerata una “porta” tra il
mare Tirreno e l’entroterra. In latino janua significa ‘porta’ ed era
(assieme alle soglie delle case) sotto la protezione del dio Janus (Giano)
divinità “del principio e della fine, del passato e del presente”, facoltà che
rappresentate con una testa bifronte. La corona che timbra l’attuale scudo
civico genovese è cimata proprio da una testa di Giano (riduzione di un
cimiero), in questo caso androgino, che richiama l’antica JANUA e che è stato
rappresentato in base allo scudo già nel XVIII secolo.
L’emblema principale della città è però lo scudo d’argento alla croce rossa,
tradizionale attributo del santo cavaliere Giorgio, il cui culto accompagnò i
Bizantini che si insediarono in questo luogo intorno al VII secolo.
Nel 1097 i genovesi partirono per la prima Crociata: durante quella spedizione
parteciparono alla presa di Antiochia e portarono in patria le ceneri di San
Giovanni Battista. Nella spedizione successiva del 1099 fu decisivo l’intervento
di Genova tra i crociati, al punto che sulle mura del Santo Sepolcro fu scritto
PRAEPOTENS GENUENSIUM PRAESIDIUM in caratteri d’oro, fu allora che si organizzò
la COMPAGNIA COMUNIS, premessa all’organizzazione comunale. I genovesi elessero
quindi San Giorgio loro protettore principale e la croce vermiglia come simbolo,
richiamo alla passione di Cristo e segno di vittoria e di liberazione dal male
(il santo era invocato contro le tentazioni del demonio e la sua iconografia
tradizionale lo rappresenta a cavallo in atto di infilzare il drago). In quell’epoca
le armi erano partite: il campo d’argento alla croce rossa era abbinato ad un
campo azzurro alla fascia d’argento caricata della scritta LIBERTAS in caratteri
romani maiuscoli d’oro.
Nel 1162 il Comune di Genova ottenne l’investitura feudale dall’imperatore di
tutta la Riviera, da Monaco a Capo Corvo, compreso l’arco appenninico.
Ancora oggi molti Comuni, facenti parte dell’ex territorio del Genovesato,
presentano la croce di San Giorgio nel campo o (più diffuso) nel capo. Questo è
da mettere in relazione al fatto che molti dei territori soggetti alla
Repubblica di Genova erano amministrati dalla Casa delle Compere di San Giorgio
(nota anche coma Banco di San Giorgio) glorioso organismo finanziario
d’avanguardia del XIV secolo con sede nell’omonimo palazzo nel Porto Antico,
costruito dal capitano del popolo Guglielmo Boccanegra come sede del Governo
(oggi sede dell’Autorità Portuale, dal 1905 Consorzio Autonomo del Porto di
Genova).
Quando nel 1139 fu concesso ai genovesi di batter moneta essi scelsero come
simbolo il grifone (leone alato dalla testa d’aquila) leggendario guardiano
delle ricchezze e indicante ferocia, prontezza, diligenza e (grazie alla vista
acutissima) di custodia e vigilanza.
Nel 1580 si cominciarono a vedere due grifoni affrontati come sostegni dello
scudo che, lo storico Accinelli, volle identificare con le dinastie di Spagna e
Austria protettrici della città.
Allorché il Congresso di Vienna del 1815 fu deciso di unire Genova al Regno di
Sardegna fu imposto di rappresentare i grifoni con la coda tra le gambe con la
punta abbassata, segno di dipendenza alla dinastia sabauda.
Nel 2000 il Consiglio Comunale decise di rialzare le punte delle code, alla fine
di un acceso dibattito cittadino iniziato nel 1994, la delibera prevedeva anche
di voltare all’infuori le teste degli animali.
Lo scudo fu cimato da una corona di rango ducale nel 1570 (diritto riconosciuto
già nel 1339). Quando nel 1637 con provvedimento fastoso quanto singolare,
Genova si elevò al rango di Regno sotto la sovranità della Madonna fu adottata
una corona reale con archi chiusi. Col passaggio ai Savoia la corona fu mutata
in una comitale (Decreto di Vittorio Emanuele II del 23 gennaio 1816) poi mutata
in ducale nel 1897 (Decreto di Umberto I del 21 marzo 1987) in riconoscimento
dei meriti storici trascorsi.
Alla base dello scudo si vedono altri simboli legati alla storia della città.
Due rostri bronzei di nave romana a testa di cinghiale, richiamo all’antica
Genua e ispirati al reperto trovato nel porto nel corso del 1597, conservato
oggi all’Armeria Reale di Torino (già nel distrutto Arsenale di Piazza
Acquaverde).
La conchiglia di San Giacomo ricorda le imprese in Terrasanta (i crociati furono
definiti, con un certo cinismo, “pellegrini armati”) e le foglie di palma
stilizzate rimandano ai numerosi assedi subiti dalla città, il più famoso dei
quali fu il bombardamento da parte della flotta di Luigi XIV per indurre la
città ad abbandonare l’alleanza con al Spagna.