Tecniche di tatuaggio
Gli Inuit usano degli aghi d'osso per far passare
attraverso la pelle un filo coperto di fuliggine (la china, che artigianalmente
e impropriamente si adopera per lo scopo è in fin dei conti una sospensione
acquosa di fuliggine).
Nelle zone oceaniche il tatuaggio viene eseguito tramite i denti di un pettine
di osso che fermato all'estremità di una bacchetta, e battuto tramite un'altra
bacchetta, forano la pelle introducendo il colore, ottenuto quest'ultimo dalla
lavorazione della noce di cocco.
I giapponesi, con la tecnica detta 'irezumi', usano sottili aghi metallici e
pigmenti di molti colori, ed introducono nella pelle sostanze di natura chimica
diversa e di colore diverso. La tecnica
giapponese prevede che gli aghi siano fatti entrare nella pelle obliquamente,
con minor violenza, ma comunque in modo abbastanza doloroso.
Il tatuaggio occidentale viene invece eseguito tramite una macchinetta
elettrica, cui sono fissati degli aghi in numero vario a seconda dell'effetto
desiderato; il movimento della macchinetta permette l'entrata degli aghi nella
pelle, i quali depositano il pigmento nel derma.
Infine, la tecnica americana (che è diventata la tecnica occidentale) che
ricorre alla macchinetta elettrica ad aghi, determina sensazioni calde,
vibranti, ma non dolorose. La componente della sofferenza segna una netta
spaccatura tra il tatuaggio odierno, di stampo occidentale, e quello del
passato, diffuso in Asia, Africa ed Oceania.
In tali contesti l'esperienza del dolore (che da noi viene rifiutata: qui è
richiesta solo la tecnica americana) è fondamentale, in quanto avvicina
l'individuo alla morte e la sopportazione del dolore diventa esorcizzante nei
confronti della stessa. Oltre all'esperienza del dolore, è indispensabile la
perdita di sangue. Il sangue è l'indicatore per eccellenza della vita: spargere
sangue, in modo controllato e ridotto, quando si esegue un tatuaggio, significa
simulare una morte simbolica.
Tra le sostanze più usate ci sono il cinabro (usato per il rosso), il cromossido
(per il verde) e il cobalto (per il blu) o polveri fini di minerali, oro o
argento.