Il campionato del mondo del 1927.
1ª Parte.
Il regno di Capablanca era nel suo massimo fulgore e nessuno dei
maestri di allora sembrava rappresentare un rischio per lui.
L'avversario più quotato sembrava essere il giovane Gran Maestro russo
(emigrato in Francia) Alexander Alexandrovic Alekhine che negli ultimi
anni aveva collezionato un'ottima serie di vitttorie ed ottimi
piazzamenti nei principali tornei internazionali, che però aveva anche
perso tutti gli incontri diretti con Capablanca. Vennero comunque fatti
degli accordi preliminari fra i due per l'eventuale organizzazione di
una sfida valida per il campionato del mondo che si sarebbe dovuta
svolgere in Argentina. Nel 1927 però, venne organizzato a New York un
grande torneo, il cui vincitore si sarebbe battuto per il titolo
mondiale e, in caso di vittoria del torneo da parte di Capablanca, lo
sfidante sarebbe stato il secondo classificato. Questa clausola offese
Alekhine che aveva già preso accordi in Argentina per la disputa del
match con il campione cubano, ma partecipò comunque al torneo.
Capablanca vinse con autorità il torneo, distaccando Alekhine di ben
due punti e mezzo ed aggiudicandosi tutti i «mini-match», dal momento
che si giocava a quattro gironi. La classifica finale fu: 1° Capablanca
14 punti, 2° Alekhine ad 11½, 3° Nimzovic a 10½, 4°° Spielmann ad 8, 6°
Marshall a 6. In quest'impressionante elenco di maestri mancavano solo
Rubistein (che ingiustamente non venne invitato), Bogoljubov (che aveva
preteso un compenso troppo elevato) e Lasker, anch'egli non invitato,
si disse, per timore che vincesse il torneo ed acquistasse il diritto a
battersi nuovamente con Capablanca, a dispetto dell'organizzazione che
voleva uno sfidante più giovane.
Dopo questo torneo Alekhine
proseguì la sua preparazione senza scoraggiarsi e vinse il torneo di
Kecksmett senza perdere nemmeno una partita, ma la maggior parte dei
suoi contemporanei non lo riteneva ancora all'altezza di Capablanca.
Secondo Spielmann, Alekhine non avrebbe vinto nemmeno una partita,
Boguljubov pronosticò un punteggio finale di 6-3 per Capablanca e sia
Nimzovic che Maroczy espressero pareri simili. L'unico che gli dava un
po' di fiducia era il vecchio Lasker che dichiarò che se Alekhine fosse
riuscito a dominare i propri nervi e giocare al massimo delle sue
possibilità, avrebbe anche potuto compiere «l'impossibile», cioè
battere Capablanca.
Da parte sua Alekhine aveva studiato
minuziosamente le partite e lo stile di Capablanca ed aveva
affinato la sua preparazione sulle posizioni semplificate e sui finali,
tipico "terreno di caccia" del Campione del mondo, ma soprattutto aveva
una profonda fiducia nei propri mezzi, tanto che prima di intraprendere
il viaggio verso Buenos Aires dichiaro: «
Non so come potrò vincere sei partite a Capablanca, ma non so neppure come potrà vincerle lui a me!».
I precedenti però non sembravano certo confortarlo, Alekhine si era
scontrato con Capablanca dodici volte, rimediando cinque sconfitte (due
in partite di esibizione a San Pietroburgo nel 1913, due al Torneo di
San Pietroburgo del 1914 ed una al torneo di New York del 1927) e sette
pareggi.
Nelle sue note Alekhine arrivò alla conclusione che
capablanca era solito rimanere sulla difensiva nelle aperture, data la
limitatezza delle sue conoscenze teoriche, mentre nel medio gioco il suo
intuito posizionale era veramente formidabile e meritava per intero la
fama acquisita; quanto ai finali, pur essendo il cubano uno dei
migliori specialisti, non era sicuramente un maestro assoluto.