Lo stile di Capablanca.

Lo stile di Capablanca era estremamente logico e lineare, a prima vista scarno e disadorno, ma in realtà profondo ed incisivo. Il campione cubano raggiunse l'apice della Scuola Posizionale di Steinitz e questo grazie al suo innato talento posizionale. Egli si vantava di non aver mai aperto un libro di teoria e riusciva, quasi istantaneamente, a cogliere l'essenza di una posizione. Le sue innumerevoli partite lampo, giocate in gioventù al Manhattan Chess Club, furono senz'altro una formidabile palestra dove egli potè sviluppare al massimo questa sua abilità. Fortissimo finalista, Capablanca riusciva a ricavare la vittoria anche nelle posizioni più aride, grazie alla sua tecnica prodigiosa. Il suo stile solidissimo gli permise di raggiungere un record quasi incredibile, cioè di giocare per nove anni ai massimi livelli (dal 1915 al 1924) senza perdere nemmeno una partita! La sua tecnica strordinaria gli valse vari nomignoli quali "la Macchina" o "l'Infallibile" e in effetti nelle sue 583 partite ufficiali ottenne 302 vittorie, 246 pareggi e solamente 35 sconfitte.
Ben conscio del suo talento, Capablanca ne approfittava per trascurare la preparazione fisica e teorica e dedicarsi al suo passatempo preferito... Le donne! Egli era infatti un inguaribile don Giovanni e dopo il fallimento del suo primo matrimonio, fatto in età giovanile,  fu un susseguirsi di esperienze sessuali occasionali, finché a cinquant'anni si sposò per la seconda volta con una principessa georgiana. Fisicamente era piuttosto attraente ed era una persona acuta e brillante, per questo lo si vedeva sempre circondato da uno stuolo di donne in ammirazione. L'alibi che circolava dopo le sue rare sconfitte, era che la notte precedente l'avesse passata con una donna... Il punto era che questo non era affatto un alibi!

Dopo aver vinto il titolo, Capablanca parve voler "adagiarsi sugli allori". Era senz'altro ancora il giocatore più forte del mondo e lo dimostrò nelle sue molte vittorie nei tornei più prestigiosi, ma la qualità del suo gioco si era per così dire "appannata".
Alexander Alekhine, qualche anno dopo, diede l'analisi forse più precisa sulle caratteristiche del gioco del campione cubano: "… col passare degli anni, tese alla semplificazione del gioco, utilizzando mezzi strettamente tecnici, che eliminavano quel vivace spirito manifestato nei tornei di San Sebastian e di San Pietroburgo negli anni 1911 e 1914… in una partita, quando il pensiero matematico lascia il posto alla pura arte, si rivela la virtù che diede a Capablanca una fama quasi leggendaria: il suo giudizio strategico pressoché esatto e la sorprendente rapidità con la quale valuta tatticamente la posizione… vi sono pericoli psicologici in questa virtù: la capacità di vedere quasi di colpo una serie di circostanze tattiche, esistenti in ogni posizione complessa, produce una tale fiducia in sé stesso da indurlo a credere erroneamente che le mosse ritenute immediatamente buone siano sicuramente le migliori; in questo modo, il suo gioco perde in profondità quel che acquista in agilità. Questa costante rinuncia a cercare la vera mossa adeguata caratterizzò la sua arte creativa dal 1922 al 1927".
Aaron Nimzovic che nel 1935 vinse assieme a lui e a Spielmann il torneo di Karslbad, nel libro ufficiale del torneo criticò così il gioco del cubano:
"...In generale, il risultato ottenuto da Capablanca non è quello che lui sperava. E non torneranno i tempi dorati in cui si potevano evitare le complicazioni e conseguire in questo modo i primi premi. Giochi, signor Capablanca, le sue partite col profondo contenuto con cui giocò la sua con me; allora uscirà certamente vincitore nelle competizioni perché, ai giorni nostri, non si ottiene nulla pretendendo di semplificare rapidamente il gioco".

Su questo sito abbiamo già pubblicato alcune partite di Capablanca, commentate da lui stesso, intitolato "A lezione da don Josè", mentre nella sezione Archivio si può scaricare un file PGN con la raccolta di tutte le sue partite ufficiali.