STORIA
DI ROMA L'ascesa
di Silla
I consoli eletti per l'88 a.C. furono Silla e Quinto Pompeo Rufo. Ma ad occupare la scena politica romana era soprattutto un tribuno della plebe, di estrazione aristocratica ma con idee popolari (similmente a Druso): Publio Sulpicio Rufo. Il programma di Rufo si fondava su 4 punti: 1. Distribuire i nuovi cittadini italici fra tutte le tribù ed estendere il diritto anche ai liberti. 2. Destituire tutti i senatori che avessero contratto debiti superiori a 2.000 denari. 3. Permettere il ritorno a Roma di tutti gli esiliati per motivi politici. 4. Privare Silla del comando delle operazioni in Asia contro Mitridate e trasmetterle a Caio Mario. I consoli e il senato erano naturalmente contro queste proposte, per prendere tempo e rimandarne la discussione fu deciso di approvare la sospensione dell'attività politica in occasione di una festa religiosa. Rufo ovviamente prese la cosa piuttosto male. Egli, memore delle esperienze toccate ai suoi predecessori, disponeva di un esercito mercenario di 3.000 uomini armati, più una guardia personale di ben 600 giovani equites, noti con il nome di "antisenato". Quando Rufo pretese l'approvazione forzata delle sue leggi, cominciarono gli scontri, nei quali perse la vita il figlio del console Pompeo Rufo. A questo punto, di fronte alla violenza, il senato tolse la sospensione e approvò le leggi. Silla, pur essendo console, non si trovava a Roma, ma a Nola con il suo esercito. In seguito all'approvazione delle leggi di Sulpicio Rufo, giunsero presso il suo accampamento due tribuni militari che portavano l'ordine di consegnare l'esercito a Mario. Silla
riunì le sue legioni per tenere un discorso. Il comandante fece
notare che Mario avrebbe certamente portato in Asia i suoi fidati veterani,
mentre il ricco bottino asiatico che già i suoi uomini avevano
pregustato si sarebbe volatilizzato. Silla intendeva ribellarsi alle
decisioni di Rufo, e uscire una volta per tutte dall'ombra dell'ormai
settantenne Mario. Per fare questo contava sulle sue legioni e sulla
loro fedeltà (Come si è già detto la riforma militare
di Caio Mario, con le sue promesse di bottino ai soldati, rafforzavano
il legame delle legioni con il proprio comandante). Silla aveva un progetto. Con i suoi 30.000 uomini intendeva entrare a Roma e liberarla dal giogo di Rufo e dall'eccessiva influenza democratica. Era la prima volta, nella storia di Roma, che un esercito romano marciava sulla sua stessa città per occuparla militarmente, primo evidente effetto della riforma militare. Roma accolse le legioni a sassate e a mattonate, mentre Mario e Sulpicio Rufo organizzavano la resistenza. Silla ebbe però gioco facile nell'occupare la città e vincere i suoi avversari. Sulpicio riuscì a fuggire, ma fu catturato e ucciso, la sua testa fu portata a Silla che decise di esporla nel Foro. Mario riuscì a riparare in Africa. Silla non voleva correre rischi. Il suo intervento in Asia era sempre più necessario, occorreva stabilire a Roma un ordine il più possibile stabile e duraturo, tale da permettergli di assentarsi senza che la situazione mutasse al suo ritorno. Silla abolì le leggi approvate da Sulpicio Rufo, mentre il senato fu ampliato con nuovi 300 membri scelti fra i suoi più fidati sostenitori. Fu abolita la potestà dei comizi centuriati e fece in modo che ogni legge proposta dai tribuni passasse prima dal senato per l'approvazione. Di fatto venne abolito il potere legislativo dei tribuni. Silla cercò anche di fare eleggere per l'87 a.C. due consoli di suo gradimento. Non vi riuscì completamente, visto che furono eletti consoli Gneo Ottavio, ottimate e Lucio Cornelio Cinna, democratico. La questione asiatica era talmente impellente che a Silla toccò accettare l'elezione di Cinna, mentre già si apprestava a partire per la sua spedizione estera. |