STORIA
DI ROMA Riforma
militare, guerre contro i Cimbri e i Teutoni
Come
già detto, Caio Mario aveva raccolto il suo esercito per la spedizione
in Africa affidandosi all'arruolamento volontario. Questa era il primo
atto di una più vasta riforma militare che il console riuscì
a portare a compimento attorno al 104 a.C. L'esercito
di Mario era invece reclutato su base volontaria e non attingeva solo
ai cittadini romani al limite di censo, ma anche alle popolazioni italiche
alleate e ai proletari nullatenenti.
I soldati erano così maggiormente vincolati alla loro paga e
alla spartizione dell'eventuale bottino di guerra, il loro addestramento
era più severo e più uniforme, indipendentemente dalla
classe di provenienza. Fu
migliorato anche l'equipaggiamento.
La fanteria fu dotata di pilum (un giavellotto leggero), in sostituzione
dell'asta, e di gladio (spada corta a doppio taglio e da punta) e di
un pugnale. La difesa era affidata ad uno scudo rettangolare ricurvo,
mentre dopo le guerre con i Cimbri e i Teutoni si cominciò a
fare uso delle spalliere in metallo. La riforma, oltre che a rafforzare la macchina da guerra romana, sortì un effetto particolare forse non del tutto previsto da Mario: con la specializzazione dell'esercito e la promessa del bottino di guerra, gli eserciti si vennero a legare sempre di più alla figura del proprio comandante, che poteva disporre così di un gruppo di uomini armati fedeli e allettati dalle promesse di bottino e di gloria, aspetto che di fatto indebolirà sempre di più il potere civile in favore di quello militare (la storia imperiale è infatti storia di generali diventati talmente potenti da cancellare il potere della classe senatoriale). Le
potenzialità del nuovo esercito di Mario furono messe subito
alla prova da una serie di guerre contro i Cimbri
e i Teutoni. Erano, questi due popoli, due tribù germaniche provenienti
dal nord che fin dal 113 a.C. si erano affacciate ai confini alpini. Per primi i Cimbri, nel 113, avevano sconfitto un esercito romano comandato da Gneo Papirio Carbone che, sottovalutandoli, li aveva attirati in un'imboscata. Nonostante la vittoria i Cimbri non penetrarono in Italia ma oltrepassarono il corso del Reno fino all'alto corso del Rodano, dirigendosi ad ovest. Contemporaneamente erano apparsi i Teutoni. Nel 109 a.C. questi sconfissero il console Marco Giunio Silano, inviato ai confini, fino in Gallia, per attaccarli. Nemmeno i Teutoni mostrarono l'intenzione di invadere l'Italia, fino al 105 a.C., quando fu inviato per respingerli un esercito romano al comando di due generali in disaccordo fra loro (Gneo Mallio Massimo, popolare, e Quinto Servilio Cepione, nobile). Cepione, essendo proconsole, era tecnicamente un sottoposto di Massimo, e non voleva eseguire gli ordini di colui che non riteneva al suo stesso livello nobiliare. Conseguenza di ciò fu la rovinosa sconfitta di Arusio (Orange), dove i due eserciti romani furono sconfitti uno dopo l'altro. Pur avendo vinto, i barbari non invasero comunque l'Italia, preferendo saccheggiare la terra degli Averniati (svizzeri). In seguito i Cimbri si diressero verso la Spagna del nord, dove incontrarono la forte opposizione dei Celtiberi, mentre i Teutoni si stabilirono nella Gallia settentrionale.
La sconfitta di Arusio dette nuova forza al fronte democratico interno: Massimo e Cepione furono condannati, mentre Mario, reduce dal trionfo su Giugurta, fu rieletto di nuovo console e immediatamente mandato sul Rodano (104 a.C.). Nel 102 a.C. i due popoli barbarici si riunirono nuovamente con l'intenzione, questa volta molto seria, di invadere l'Italia. I Cimbri, contrastati dai Celtiberi, si erano uniti in Gallia con i Teutoni, assieme avevano attaccato i Belgi, ma erano stati ricacciati. Il piano era il seguente: i Teutoni avrebbero invaso l'Italia da occidente (attraverso la costa ligure), mentre i Cimbri da oriente. Mario, che si trovava a Roma, fu prontamente richiamato verso il confine occidentale, mentre Quinto Lutazio Catulo si diresse col suo esercito ad oriente, per contrastare i Cimbri. Il primo scontro lo ebbe Mario contro i Teutoni. Attestatosi con il suo esercito di 30.000 uomini in un campo fortificato presso l'Isère, in una posizione strategica dalla quale poteva controllare i valichi sia alpini che costieri, Mario subì per tre giorni l'assalto teutonico, senza però cedere alla tentazione di attaccare il nemico di gran lunga superiore numericamente (la tribù barbara contava oltre 100.000 uomini). I Teutoni decisero così di aggirare la fortificazione romana e per altri sei giorni le guarnigioni assistettero all'esodo della tribù che lanciavano contro di loro ingurie ed urla feroci. Appena
terminato l'esodo, Mario lasciò il campo e cominciò ad
inseguire i Teutoni utilizzando alcune scorciatoie che gli permisero
di superare i barbari all'altezza di Aquae Sextiae (Aix-en-Provence,
a nord di Marsiglia), dove si accampò di nuovo.
L'avanguardia teutonica, costituita dalla tribù degli Ambroni,
non aspettandosi il grosso dell'esercito nemico che aveva appena lasciato
alle spalle e credendo di trovarsi di fronte a guarnigioni di importanza
secondaria, attaccò.
Nel 102 a.C. anche i Cimbri erano penetrati da oriente nella Gallia Cisalpina. Il console Catulo non era riuscito a contrastarne l'avanzata sul fiume Adige e aveva preferito ritirarsi ed aspettare il suo collega Mario. I Cimbri, in sostanza, occupavano indisturbati la pianura padana a nord del Po, mentre a sud, sfruttando il confine naturale tracciato dal corso del fiume, si era attestato Catulo in attesa. Per tutto l'inverno del 102-101 a.C. le posizioni non si erano mosse. Mario fece in tempo a tornare a Roma per essere rieletto ancora una volta console e poi si diresse verso l'accampamento di Catulo per ricongiungere i due eserciti. La battaglia decisiva si ebbe nel 101 a.C. ai Campi Raudii (per alcuni verso Vercelli, per altri verso Ferrara). Sfruttando ampiamente la cavalleria, Mario diresse personalmente l'attacco che vide la sconfitta dei Cimbri. Oltre 65.000 barbari morirono, i sopravvissuti furono fatti prigionieri, oltre a ciò si aggiunse l'ulteriore tragedia del suicidio in massa delle donne e dei loro figli, analoga a quella dei Teutoni. Anche i Cimbri erano stati annientati, le frontiere a nord erano ormai sicure. |