Coerenza dello scettico

 


Prendiamo questa frase: “Tutto è dubbio tranne il dubbio (o anche, l'unica verità è che non esiste verità).” Qui si intende che non è possibile possedere verità stabile attorno alla realtà delle cose, ma che ogni percezione che perviene alla coscienza sia soggetta al dubbio circa la sua vera natura: se infatti si può pensare che questa vita sia reale, per lo scettico questa vita reale potrebbe essere anche un sogno, e quindi non realtà vera, ma realtà “secondaria”, derivante da una realtà più autentica che costituisce vero fondamento.

La preoccupazione principale di questo scetticismo è che vi sia una differenza incolmabile tra la struttura di una eventuale realtà autentica (che mai si potrà definire certamente esistente, poiché la sua esistenza sarà sempre sottoposta a dubbio) e la struttura della realtà apparente. Se tra le due realtà vi fosse la stessa differenza che sussiste tra la dimensione del sogno e quella della veglia, allora tutto ciò che pensiamo entro la realtà del sogno non è in grado di spiegare e mostrare l'eventuale realtà che soggiace al sogno.

Lo scetticismo impone più che mai la necessità di una verità incontrovertibile, nella forma dell'impossibilità di qualsiasi verità incontrovertibile. La struttura di questo scetticismo recita: “se vi fosse la possibilità di un altro mondo oltre a questo, tale possibilità non può essere accertata”. O anche: “per tante conclusioni che si possono trarre entro questa dimensione della realtà, la possibilità che queste conclusioni si addicano anche a una realtà ipotetica diversa e più profonda rispetto a questa nostra non può essere accertata”.

Dunque non potremmo mai sapere la verità, ovvero non potremmo mai essere sicuri che la realtà che stiamo vivendo sia quella reale, perché non conosciamo e non possiamo conoscere un'eventuale livello che soggiace a quello attualmente considerato.

Uno dei problemi principali di questo scetticismo è che per giungere a una conclusione che riguarda la struttura totale della realtà (ovvero l'affermazione che la verità è che mai si potrà raggiungere una verità stabile, in relazione ad ogni livello di conoscenza e di realtà), si avvale necessariamente della logica. Non vi sarebbe nulla di male, se proprio per stessa ammissione di questo scetticismo, tale logica non potrà mai avere la certezza che ciò che afferma si stia rivolgendo effettivamente alla totalità della realtà, in ragione di questo, tutto il procedimento si invalida da sé.

La posizione più coerente per lo scettico è quindi solo una: quella di dubitare attorno a tutte le verità, compresa quella che propone l'impossibilità di raggiungere una qualsiasi verità. La posizione più coerente per lo scettico sarebbe quindi quella di non affermare ciò che afferma, ovvero, secondo quanto concluso dallo scetticismo classico, l'afasia, l'assenza di qualsiasi argomentazione.

(Synt)


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