Thomas
Thomas Hobbes nacque a Malmesbury, in Inghilterra. Compì gli studi ad Oxford, fece il precettore presso alcune famiglie nobili e viaggiò per tutta l'Europa. Come precettore di Carlo Stuard, seguì la corte a Parigi quando nel 1640 la dittatura di Cromwell costrinse la monarchia all'esilio. Tornato al trono la dinastia regale, Hobbes fu premiato per la fedeltà con un vitalizio a vita che gli permise di dedicarsi esclusivamente alla filosofia. Opere principali: Obiezioni alle meditazioni metafisiche di Cartesio (1641); Del cittadino (1642); Leviatano (1657); Del corpo (1655); Dell'uomo (1658).
Sommario 1. Il materialismo e il meccanicismo scientifico: tutto è materia, anche l'anima 2. Il convenzionalismo linguistico 4. L'assolutismo politico: ovvero il solo modo di impedire il 'bellum omnia contra omnes' * La fama di Hobbes è legata principalmente alla sua opera Leviatano, nella quale esponde le dottrine del meccanicismo scientifico e dell'assolutismo politico. Il primo tema è trattato dai capitoli dall'uno al tre di questa scheda, il secondo tema dal quarto capitolo.
Secondo Hobbes le uniche entità veramente sperimentabili e quindi verificabili sono i corpi, la materia estesa. Inutile tentare di indagare le sostanze che trascendono le possibilità dell'evidenza materiale, esistono solamente i corpi e il loro movimento, responsabili di tutti i fenomeni naturali. Tutto il mondo è quindi incluso nella logica meccanicista della ragione pura, ogni cosa è da ricondurre a fatti meccanici, gli unici fatti che posseggono, nella loro purezza matematica, il grado di verità epistemica (certa e incontrovertibile). E l'anima? Anch'essa è sottoposta a questo ineludibile meccanicismo? Secondo Hobbes anche l'anima è materiale e meccanica, in quanto le idee sono solo la conseguenza di azioni meccaniche esterne al pensiero. L'idea prenderebbe quindi forma in conseguenza di una serie di attività cinetiche riconducibili alla meccanica della materia cerebrale. Tutti i giudizi devono quindi spogliarsi di qualsiasi connotazione soggettiva e confluire in una interpretazione oggettiva, geometrica ed esclusivamente matematica della realtà. Questa visione profondamente materialista del mondo risente ovviamente di una forte influenza degli studi galileiani sull'inerzia e sul movimento e in generale del clima che si respirava in Europa conseguente alla rivoluzione scientifica: Hobbes e gli empiristi credettero di poter applicare il nuovo ed efficace metodo scientifico, che di fatto riduceva le meccaniche del mondo sensibile a rappresentazioni matematiche univoche e determinate, a tutti gli aspetti della vita umana, compresi quei temi (l'anima e le idee) da sempre terreno prediletto della metafisica. Per Hobbes l'uomo è un animale, un meccanismo tra i meccanismi, ma un animale dotato di una qualità che non si trova nelle altre speci: la ragione. L'uomo è quindi animale razionale, ed è la ragione che rende l'uomo superiore alle altre forme viventi.
Se
tutto è materiale è ovvio che non esistano nemmeno idee
innate ed anime preesistenti. Le idee (immagini della mente) si manifestano
nel mondo reale attraverso le parole. Nell'ambito della sua visione
meccanicista, Hobbes riconduce quindi il problema delle idee a un problema
linguistico, in modo da ricondurre le idee (private di qualsiasi componente
trascendentale e metafisica) alla determinazione e all'esattezza dei
giochi linguistico-sintattici. Ad esempio, l'immagine mentale del cane non necessariamente deve corrispondere al susseguirsi delle lettere c, a ,n, e; il fatto che ogni lingua faccia corrispondere una determinata serie di lettere all'idea di cane dimostra che le parole sono assegnate alle cose in modo indipendente dalla loro immagine mentale. Hobbes
è considerato, in certo qual modo, il padre della cibernetica,
o almeno un lontano progenitore della cibernetica moderna. Sempre
nell'ambito della visione strettamente meccanicista della realtà,
Hobbes
arrivò alla conclusione che le relazioni che si instaurano tra
i pensieri entro il linguaggio sono trattabili in termini di
addizione e sottrazione. Nello
studio degli aspetti sperimentabili della realtà rientrano più
che mai l'etica e la politica. Nel
Leviatano, Hobbes si domanda quale possa essere lo stato di natura
dell'uomo, ovvero quale direzione prenderebbero le vite gli uomini nell'assenza
di ogni struttura sociale (in uno stato primitivo della convivenza umana). Ciò
che può porre un limite a questa situazione di anarchia è
il patto sociale che porta inevitabilmente alla costituzione di uno
stato sovrano. Attraverso un patto sociale gli uomini rinunciano
quindi alla loro assoluta libertà individuale e si affidano ad
un uomo o ad un gruppo di uomini che li possano guidare, cancellando
il caos e facendo confluire le molteplici volontà contrastanti
dei singoli uomini in una sola volontà regolamentatrice. Dunque, secondo Hobbes, si pone fine alla guerra di tutti contro tutti solamente assoggettando la volontà dispersa dei molti in un'unica volontà sovrana ed asssoluta (Lo stato diventa il Leviatano, il mostro biblico, un Dio mortale appena al di sotto del Dio immortale). L'interesse
supremo della pace e della prosperità, dell'assenza dei conflitti
e della moderazione tra le parti contrarie, è conseguibile solamente
attraverso la forma dello Stato assoluto. I punti principali di questa
dottrina dell'assolutismo politico sono: 1. L'indivisibilità del potere sovrano, attribuito ad un solo uomo ad una sola assemblea; 2. Il dovere di obbedienza dei sudditi; 3. La superiorità dello Stato sulla legge, il sovrano non è legato da nessun tipo di contratto sociale ai suoi sudditi, essi invece, stipulando un patto sociale, si assoggettano ad un contratto negativo che li priva della propria libertà; 4. La proibizione di ogni ribellione, anche quando il sovrano va contro gli interessi dei sudditi; 5. La fusione dell'autorità politica con quella religiosa. Tale
giustificazione dell'assolutismo è conseguenza della meccanicità
alla quale tutto il mondo è soggetto: in esso il principio razionale
non deve guidare solo la scienza degli uomini, ma penetrare nelle loro
stesse vite attraverso l'imposizione razionale di un potere assoluto
che pone fine alla naturale anarchia che scaturirebbe dalla prevaricazione
di ciascun uomo sull'altro.
Il pensiero di Hobbes si pone quindi in contrasto con la visione politica più moderata di Locke e Hume, i quali, pur assimilabili al pensiero empirista, consideravano lo stato di natura dell'uomo più positivamente, attraverso l'affermazione dell'uomo come animale sociale. |
Scheda
di Synt - Ultimo aggiornamento Giugno 2004
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