BREVE STORIA


Non può intendere veramente la Sicilia chi non ne ricordi la storia. La quale affonda nella nebbia della preistoria e del mito.


l'isola nell'antichità | l'isola nel medioevo | l'isola nell'età moderna

l'isola nell'antichità 

Dei popoli primitivi: Elimi, Siculi, Sicani, in realtà poco sappiamo. Né se vennero dall'Iberia o dalla Liguria o dalle Alpi Centrali o Orientali; se di origine eurasiatica o euroafricana; sebbene, certo, tutti di origine mediterranea. Furono i sicani primi abitatori, i veri "autoctoni" dell'isola? Sembra di sì, fino al giorno in cui arrivarono i siculi. Da quel momento i sicani dovettero ritirarsi ad ovest, cioè, grosso modo, nella metà occidentale dell'isola delimitata da Enna e da Agrigento. Ma anche là non ebbero vita facile, perché entrarono ben presto in rivalità con gli elimi, un popolo (secondo la leggenda) di origine troiana, arroccato intorno ad Erice e a Segesta. Questa tripartizione dell'isola durò più o meno fino alla prima metà del primo millennio avanti Cristo. Poi due nuove potenze giunsero in Sicilia: a ovest i fenici-cartaginesi, che stabilirono la loro roccaforte a Mozia, un isolotto situato nella laguna di Marsala. A est i greci, che a partire dal 734 a. C. fondarono città come Naxos, Zancle (Messina), Siracusa, Catania, Lentini, Himera, Camarina, Akragas (Agrigento). Lo splendore della Sicilia ebbe inizio allora unitamente a guai e tragedie: e fu la rivalità feroce che per secoli oppose i greci ai fenici ad accendere le fiamme. Mozia e Selinunte subirono devastazioni e distruzioni totali. Siracusa, all'apogeo della sua gloria sotto i tiranni Gelone e Gerone (nel quinto secolo a. C.) dovette subire l'urto militare di Atene. Il caos guerresco non impedì tuttavia all'isola di godere anche lunghi periodi di tranquillità, e di veder fiorire nelle sue città e nelle sue terre una splendida civiltà artistica e culturale: sorsero i templi e teatri di Siracusa, Agrigento, Selinunte e Segesta. Letterati e filosofi come Eschilo e Platone visitarono l'isola e vi abitarono a lungo, e altri, da Teocrito ad Archimede, vi nacquero e ne diffusero la gloria nel mondo.Poi venne l'ora dei romani. Nella primavera del 212 a. C. cadde Siracusa. Negli stessi anni, con la seconda guerra punica, i cartaginesi vennero cacciatidalle loro basi occidentali, e l'intera isola entrò a far parte dei domini di Roma. Lilibeo (l'odierna Marsala) divenne, con Siracusa e Agrigento, una delle tre principali città dell'isola, e visse il suo momento di grandezza all'epoca in cui Cicerone vi si stabilì con la carica di questore. "Il granaio dell'impero" visse secoli di pace e di prosperità fino al tempo delle rivolte degli schiavi e dell'avvento del cristianesimo, che coincise con l'ondata delle invasioni barbariche.

l'isola nel medioevo 

Vandali e ostrogoti dominarono l'isola fino al 535 d. C., quando il celebre generale Belisario, invitato dall'imperatore Giustiniano, conquistò l'isola riportandola nella sfera dell'Oriente greco; stavolta come provincia dell'impero bizantino. Seguirono tre secoli di relativa pace, ma anche di decadimento economico e sociale. La svolta si verificò a partire dall'anno 826, quando gli arabo-berberi dell'emiro aghlabita di Qayrawàn sbarcarono presso Mazara, e fecero della Sicilia una parte della dar-el-Islam, la "casa dell'islam". Spietati in guerra, i Musulmani si rilevarono saggi amministratori in pace. I due secoli della dominazione islamica furono felici e prosperi (maestri nell'irrigazione, introducono colture importanti come il cotone, gli agrumi, la canna da zucchero) e prepararono il terreno alla nuova fase di splendore che ebbe inizio nel secolo undicesimo con la conquista normanna. Dei normanni, merita particolare ricordo Ruggero II; amministra l'isola con saggezza, incoraggiando le colture e le tecniche introdotte dai musulmani e stringendo altresì rapporti commerciali con ogni riva del Mediterraneo. Alla sua morte lascia la Sicilia prospera e indipendente al centro di un esteso impero, che va dalla Campania alla Tripolitana ed è una delle principali potenze del mondo occidentale. Dopo più di un secolo i Normanni di Sicilia si estinguono, e l'isola passa agli Svevi. Enrico VI di Svevia, figlio del Barbarossa, che aveva sposato la sorella di Ruggero II il Normanno, nel Natale 1194, si fa incoronare a Palermo RE di Sicilia. Egli tratta l'isola con estrema brutalità, ma presto viene a morte e a lui succede il figliolo, il futuro Federico II, bimbo di tre anni appena, affidato alla tutela della madre Costanza. Federico ancora giovane manifesta la sua complessa e forte personalità. Allevato alla Corte di Palermo, in cui sopravviveva il ricordo dei Normanni e della civiltà arabo-sicula, per il Regno di Sicilia mantenne la sua predilezione, anche dopo aver avuto la corona imperiale germanica. Ma le lotte coi comuni e con il Papato furono causa del tramonto della potenza sveva nel Mezzogiorno d'Italia e portarono alla decadenza del Regno, splendidamente fiorito nel primo periodo del suo governo. La situazione di sostanziale indipendenza durò anche dopo gli svevi , sotto la dominazione degli Angioini e degli Aragonesi fino al quel disgraziato anno 1409, che vide l'avvento al potere dei viceré spagnoli (con il Viceregno possiamo considerare la storia della Sicilia virtualmente compiuta. D'ora in poi non sarà più storia siciliana, bensì storia di Spagna o d'Italia). Sacrificata agli interessi della Spagna l'isola, decade lentamente fino al tempo della scoperta dell'America; poi la crisi si accentua e giunse al culmine nel Seicento, quando una serie di carestie e di pestilenze spopolò le terre e diede esca a terribili sollevazioni delle plebi a Palermo e a Messina. Ma dal 1700 in poi, con l'avvento dei Borboni napoletani e col diffondersi delle idee illuministiche, il tenore di vita e di civiltà dell'isola cominciò nuovamente a risollevarsi. Ciò non bastò, nel corso dell'Ottocento, a salvare i Borboni dalle ire dei cospiratori liberali che, alleandosi col Piemonte, favorirono nel 1860 lo sbarco dei Mille. Garibaldi vince a Calatafimi, una settimana più tardi entra a Palermo. Tre mesi ancora e i Garibaldini, fatti più numerosi dai volontari isolani, oltrepassano lo Stretto.

l'isola nell'età moderna

Lo Stato sabaudo ereditò un'isola piena di speranza e di positivi fermenti ma frenata da atavici problemi: lo strapotere dei Borboni, il latifondo, lo spirito scettico delle genti, refrattario alle novità portate dai "nuovi padroni di fuori". Dalle speranze nacquero i fenomeni rivoluzionari come i "fasci siciliani". L'inerzia, invece, favorì il sottosviluppo e la mafia, che da allora non fece che estendere il suo potere sull'isola, fino alla storia recente. Teatro dello sbarco alleato in Italia (il 10 luglio 1943), l'isola risorse insieme al resto del Paese negli anni del boom, conquistando nuova ricchezza e sconfiggendo antiche piaghe, ma senza riuscire mai a sbarazzarsi della mafia e dei politici collusi con l'Onorata società. Il suo vero problema ,ora, è questo. E il futuro della Sicilia dipende dalla sua soluzione.