Nina

 

Nina Simone, Londra 1997

 

9/28/80
San Francisco, Ca.

Portavo sempre il ghiaccio a Nina Simone. Era sempre carina con me. Mi chiamava "tesoro". Le portavo un sacco di plastica grigia pieno di ghiaccio per raffreddare lo Scotch. Lei si strappava la sua parrucca bionda e la gettava sul pavimento. Sotto, i suoi capelli veri erano corti come il pelo tosato d'un agnello nero. Si scollava le ciglia finte e le appiccicava allo specchio. Le sue palpebre erano spesse e dipinte d'azzurro. Mi facevano sempre venire in mente una di quelle Regine Egiziane che vedevo nel National Geographic. La sua pelle era lucida di sudore. Si arrotolava un asciugamano azzurro intorno al collo e si sporgeva in avanti appoggiando entrambi i gomiti sulle ginocchia. Il sudore rotolava giù dalla sua faccia e schizzava sul pavimento di cemento rosso tra i suoi piedi.
Finiva sempre il suo spettacolo con la canzone "Jenny Pirata" di Bertolt Brecht. Cantava sempre quella canzone con una sorta di profonda e penetrante rivalsa come se avesse scritto le parole lei stessa. La sua esecuzione puntava dritta alla gola di un pubblico bianco. Poi puntava al cuore. Poi puntava alla testa. Era un colpo mortale in quei giorni.
La canzone cantata da lei che mi stendeva davvero era "You'd Be So Nice to Come Home To". Mi lasciava sempre di sale. Magari ero in giro a raccogliere bicchieri di Whiskey Sour in sala e lei attaccava una specie di frana rombante al pianoforte con la sua voce roca che sgusciava attraverso gli accordi montanti. I miei occhi si fissavano sul palco dell'orchestra e ci rimanevano mentre le mie mani continuavano a lavorare.
Una volta rovesciai una candela mentre lei cantava quella canzone. La cera bollente sgocciolò tutta sull'abito d'un uomo d'affari. Mi chiamarono nell'ufficio del direttore. L'uomo d'affari era lì in piedi con questo lungo schizzo di cera indurita sui pantaloni. Pareva che si fosse venuto addosso. Fui licenziato quella sera. Fuori in strada sentivo ancora la sua voce che arrivava dritta attraverso i muri di cemento: "Sarebbe il paradiso se tu tornassi a casa".

«Motel Chronicles» (1982) - Sam Shepard


«You'd Be So Nice To Come Home To», Cole Porter, clic qui per leggere il testo


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