I PORTICI 

di 

Bologna

I primi  documenti a noi arrivati nei quali si parla dei portici risalgono al 1211 e sostengono che non si possono costruire portici o case sporgenti all’esterno nelle strade cioè nel suolo pubblico.  

Il portico ha una superficie pubblica, ma allo stesso tempo è di proprietà privata di chi possiede la casa. Questa situazione un po’ “ingarbugliata” tra suolo pubblico e privato ha avuto inizio nel Medioevo. Gli amministratori del Comune, proibivano la costruzione di portici sporgenti  sulla via pubblica.  

Non esistono documenti che ci possono fornire informazioni su come si sono evoluti i  portici a Bologna. La città romana non aveva portici le case si affacciavano sulla strada che  era quasi sempre fornita di marciapiedi. C’era stata una crisi economica in occidente, per questo la popolazione diminuì e Bologna divenne più piccola.  

I portici servivano soprattutto a proteggere le merci degli artigiani esposte all’aperto, inoltre l’artigiano poteva lavorare fuori dalla sua bottega. Sotto il portico si poteva comodamente camminare. Quando la popolazione aumentò fu necessario costruire nuove case applicando nuove leggi.  

Lo statuto proibiva ai bottegai di esporre le merci che passassero al di là dei paletti che segnavano il confine tra piazza di porta Ravegnana e via del Mercato di Mezzo. I merciai non potevano tenere pertiche cioè un lungo bastone a cui si appoggiavano gli indumenti e i panni da mostrare ai clienti  se diventavano un pericolo per i passanti  che potavano farsi male. Nei portici non si potevano esporre fuori dal negozio delle merci che impedissero la circolazione dei pedoni e a cavallo. Il portico perdeva l’uso privato per diventare sempre più pubblico. in alcuni posti divenne obbligatorio.  

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