The Code

"Figli Di Baia"

Innercode(2000)

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Recensione di R. Guarnieri

Interessante lavoro per questo gruppo fusion-progressive composto da ben otto elementi, chiaramente influenzato dai Return To Forever di Chick Corea e da tutto cio' che il jazz-rock inglese ha partorito verso la prima meta' degli anni settanta. In particolar modo si nota come alcune soluzioni armoniche care ad Allan Holdsworth siano presenti nelle composizioni dei The Code, anche se il chitarrista John Pelosi evita accuratamente di imitare il maestro inglese. Ne deriva un cd godibilissimo che si lascia ben ascoltare, non fosse altro perche' la tecnica in possesso della band e' di ottima fattura. L'unica critica che posso muovere sta nel fatto che la band non dimostra di avere una grandissima originalita', elemento questo purtroppo usuale nel campo del rock progressivo. Ad ogni modo il mio rimane un giudizio positivo, per un gruppo che merita tutta la mia stima, soprattutto perche' il loro credo e' di tenere viva la fiammella di quel piccolo tesoro che Soft Machine, Gilgamesh, Gong, Brand X..., avevano creato attraverso mille sacrifici..