Dryad

"In The Labyrinth"

Import (2003)

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Recensione di R. Guarnieri

Quando si ascoltano cd simili, ci si accorge di come il rock progressivo stia cercando di darsi una nuova fisionomia, ampliando notevolmente il proprio raggio d'azione, sino a contaminarsi da sonorita' sicuramente originali. E' questo il caso dei Dryad, band capitanata dal flautista e tastierista Peter Lindahl, un musicista che e' riuscito a creare un piccolo gioiello di musica di ricerca. Le atmosfere di " In The Labyrinth " sono spesso improntate sullo sviluppo delle armonie di musica indiana, quella, tanto per intenderci, di Ravi Shankar. Il tutto poi viene unito alla voce delicata di Helena Selander e ad altri arrangiamenti che potrebbero ricordare i primissimi Pink Floyd. La chitarra dello stesso Lindahl e' forse l'aspetto che piace meno, ma l'intero cd merita un plauso, in virtu' anche di composizioni assolutamente prive di coretti o giri armonici scontati. Un lavoro forse lontano anni luce per il popolo metal, ma molto vicino agli amanti del vero progressive anni settanta.