Nel sud della Svezia, ad Halmstad, abitano Aldo e Margareta, zii di Dany, lei svedese e lui italiano che era andato lassù molti anni fa con l'intenzione di lavorarci un paio di anni e che poi invece, dopo aver conosciuto lei, l'ha sposata e ci si è stabilito!
Il viaggio in bici che abbiamo fatto quest'anno parte quindi da Halmstad, dove abbiamo lasciato l'auto a casa degli zii, percorre un lungo giro verso Stoccolma e poi indietro verso il mare, per poi tornare ad Halmstad, per un totale di 1404.3 Km pedalati e un tratto percorso in treno.
La configurazione ormai è quella ben collaudata nei viaggi precedenti: tandem e carrello. L'unica modifica che abbiamo fatto è stata quella di installare, tagliato su misura, un telo di nylon ad ulteriore copertura dei bagagli nel carrello, per maggior sicurezza vista la reputazione della Svezia di paese abbastanza piovoso.
Qui di seguito trovate qualche appunto di viaggio e la descrizione di ogni singola tappa del percorso. Sono solo appunti per raccontare e per ricordare questa nostra vacanza.
domenica 17 Luglio: da Halmstad a Bolmso. Km 101.0
Ieri è stato un bellissimo giorno di sole, siamo andati alla spiaggia con Paola, la cugina di Dany, ed era affollatissima di gente che faceva il bagno.
Questa mattina invece il clima è decisamente cambiato: il cielo è coperto, fa fresco e minaccia pioggia. Come inizio di viaggio promette abbastanza male, o forse semplicemente promette quello che è normale da queste parti...
Appena usciti da Halmstad ci dirigiamo verso est prendendo un bella pista ciclabile che si allontana dalla strada principale ed è ricavata dal tracciato dove prima passava una vecchia linea ferroviaria. Attraversa boschi, passa su massicciate e canaloni scavati nella roccia, lontano dal rumore della strada, ed è veramente spettacolare.
Poi la ciclabile finisce e ci troviamo su una statale, abbastanza larga e rettilinea, con lunghi tratti in leggera salita seguiti da altri in leggera discesa. C'è poco traffico e tutto sommato si viaggia bene. Ad un certo punto passano in senso inverso alcune vecchie Cadillac conservate splendidamente, quegli enormi macchinoni americani anni 50, cabriolet, ciascuna con attaccata dietro una roulotte, che a dire il vero stona un po' perché si tratta di normalissime roulotte moderne.
Vicino a Skeen lasciamo la statale e prendiamo una strada secondaria verso nord, in direzione di Bolmsen. Nei pressi di questo bivio ci fermiamo in un'area picnic, con bei tavoli e panche, servizi igienici, tabelloni esplicativi con cartine geografiche e illustrazioni della fauna e della flora locali, ma curiosamente senza un rubinetto dal quale si possa prendere un po' di acqua, e senza cestini per l'immondizia!
Nel seguente tratto di strada attraversiamo alcuni paesi, o almeno così sono indicati sulla nostra cartina, ma che si rivelano essere solo gruppi di belle casette con giardino. Non ci sono negozi e neppure posti dove si possa mangiare pranzo, nemmeno nel paese che ci ha indicato una coppia di persone che abbiamo incontrato e alle quali avevamo chiesto indicazioni.
Intanto il cielo si è fatto più scuro e ha iniziato a piovere. Fa anche abbastanza freddo, ma in compenso non è una gran pioggia, non occorre la mantellina e bastano i giubbotti leggeri. Ad un bivio vicino a Bolmstad c'è una piccola indicazione "Cafè" ed essendo l'ora di pranzo, e non avendo visto altro in tutta la mattinata, ci precipitiamo, infreddoliti e affamati!
Il "Cafè" è sul bordo di un lago, è un monolocale, una ex piccola casetta di vacanza trasformata in bar. Ci lavora un ragazzino che, essendo il posto poco frequentato, ha l'aria di annoiarsi un po'. Ci sono solo panini ed è quindi con quelli che pranziamo, ma ci riscaldiamo ben bene con numerosi bicchieri di the bollente. E quando alla fine usciamo, ha smesso di piovere.
La strada secondaria che da Skeen si dirige verso Nord fino a Bolmso è completamente senza traffico, ma è tutta su e giù con salite molto faticose. Nei giorni seguenti scopriremo che tutta la Svezia è così: sulla carta geografica sembra tutta pianeggiante, e in effetti grandi rilievi non ci sono, ma in realtà è tutta ondulata, e così si sale lentamente per mezz'ora, faticando, e poi si scende veloci in pochissimi minuti, per poi riprendere a salire. Alla fine della giornata si è sempre alla stessa quota, ma si è pedalato quasi tutto il giorno in salita e si è stanchissimi!
In compenso sono spesso strade piccole e senza traffico, sperse in mezzo ai boschi, e ci sono numerose occasioni di vedere animali: oggi sul bordo di un bosco abbiamo visto tre caprioli, e in mezzo ai prati in varie occasioni dei grandi uccelli che ci hanno poi detto essere gru.
Il campeggio che abbiamo come meta di questa nostra prima tappa è su un'isola in mezzo ad un lago, isola alla quale si accede da un lato tramite un ponte. Dall'altro lato invece la nostra cartina indica la presenza di un traghetto; se è vero allora domani proseguiremo di la, altrimenti torneremo indietro dal ponte e proseguiremo per una strada diversa.
Quando arriviamo al campeggio il cielo si è rischiarato, e c'è anche un po' di sole, ma siamo stanchi e infreddoliti e decidiamo di valutare la possibilità di sistemarci in un bungalow anziché montare la tenda. Il bungalow in svedese si chiama "stuga", costa ovviamente un po' più caro che non il posto tenda, ma in compenso ha una cucina e così potremo prepararci da noi la cena comprando il necessario al minimarket del campeggio.
Prima di cena facciamo un giro per il paese. Oltre al campeggio ci sono solo una grossa chiesa con annesso cimitero e una decina di case con giardino. I giardini delle case sono sempre molto ben curati, con l'erba ben rasata e verdissima, complice anche il clima umido che certamente preserva l'erba dal secco. Ma nonostante abbia piovuto per quasi tutto il giorno, in un giardino vediamo in funzione l'impianto di irrigazione!
Durante la nostra passeggiata per il paese ci troviamo a passare anche per il punto di attracco del traghetto, che si conferma quindi esistere e che prenderemo domani mattina. È un traghetto piccolino ed è curiosamente guidato da carrucole che scorrono tra due cavi tesi come due binari in acqua.
Rientrati in campeggio ceniamo nella nostra stuga e poi crolliamo a dormire.
lunedì 18 Luglio: da Bolmso ad Vaggeryd. Km 82.1
Ieri sera eravamo così stanchi che ci siamo dimenticati di mettere la sveglia! Al mattino presto ci ha svegliati il rumore della pioggia che cadeva abbondante. Quando ci siamo alzati abbiamo scoperto che erano quasi le 8:00. Abbiamo fatto colazione in fretta e abbiamo corso per prendere il traghetto delle 9:00. C'è una corsa ogni mezz'ora ma tra le 9:00 e le 10:00 c'è una pausa e quindi non volevamo perdere quello delle 9:00. Il traghetto è gratuito e la traversata dura una decina di minuti.
Nella fretta non abbiamo neppure riempito d'acqua le borracce, ma fortunatamente all'arrivo del traghetto c'è una casetta con i bagni e un rubinetto.
Poco prima delle 9:00 ha smesso di piovere, e man mano durante la giornata il cielo si apre, ed il sole che sbuca tra una nuvola e l'altra è subito caldissimo.
Attraversando Bredaryd incontriamo un tandem di locali. In genere però le biciclette sono molto rare, solo qualcuna nelle cittadine più grandi, e lungo la strada non si vedono neppure ciclisti sportivi con bici da corsa. È anche estremamente raro vedere persone a piedi.
Dopo Bredaryd passiamo per Lanna, il primo posto dove vediamo alcune piccole fabbriche oltre alle solite poche case con giardino.
A Hillerstorp ci fermiamo a pranzare sulle panchine di un parco giochi per bambini, nei pressi della stazione, e poi andiamo a prendere un caffè al bar kebab pizzeria "La Bella". In questa cittadina ci sono numerose banche e ad una di queste preleviamo dei soldi al bancomat. C'è anche un minimarket dove facciamo un po' di spesa alimentare. Essendo abbastanza rari i negozi, appena ne troviamo uno ne approfittiamo per fare acquisti, non essendo sicuri se ne troveremo altri lungo la strada!
A Skillingaryd e a Vaggeryd passiamo accanto a grossi impianti che bruciano cippato, forse per teleriscaldamento.
Talvolta lungo la strada, nei pressi di cittadine o all'ingresso di una nuova provincia, si trovano grandi tabelloni con informazioni turistiche. Spesso c'è anche una scatoletta che contiene cartine omaggio della zona, molto dettagliate e quindi particolarmente utili a noi che viaggiamo in bici.
Il campeggio di Vaggeryd è in riva ad un lago. Il cielo è variabile, non si capisce bene che tempo farà nella notte. Probabilmente non pioverà, ma preferiamo non rischiare e prendiamo, anche oggi, una stuga.
Al campeggio non c'è molta gente, e anche il grande prato pubblico in riva al lago è deserto.
Di fronte alla reception ci sono parcheggiate un paio di bici predisposte con la maniglia che serve per poterle trasportare su per le scale. È una cosa che oggi non si vede più, ma un tempo questa maniglia era abbastanza diffusa ed usata da chi abitava in città e non aveva altro posto dove lasciare la bici se non portarsela in casa.
Da noi in Italia era diffusa, negli anni 50, una maniglia leggermente differente da questa, che era chiamata "saltafossi" indicando anche un'altra necessità frequente in chi la bicicletta la usava per andare a lavorare nei campi, dove talvolta occorreva sollevare la bici per superare asperità del terreno.
Prima di cenare nella nostra stuga facciamo una passeggiata in una bella pineta con sottobosco di mirtilli, che parte dal campeggio e che separa il bordo del lago dai giardini delle case della vicina cittadina.
martedì 19 Luglio: da Vaggeryd a Granna. Km 86.5
Oggi il cielo è limpido, l'aria è fresca, ma il sole promette di riscaldare bene. Una gran bella giornata per pedalare!
E anche sulle strade che percorriamo oggi il traffico di auto è sostanzialmente inesistente. Ad un certo punto incrociamo un viaggiatore a piedi che, con lo zaino sulle spalle, cammina a bordo strada.
Fino a ieri avevamo viaggiato praticamente solo tra boschi, mentre oggi passiamo per una zona dove ci sono ampie radure pianeggianti coltivate. È una zona molto bella e tranquilla. Sul bordo di un bosco ci sono due cerbiatti che ci guardano passare, e in un prato si vedono altre gru.
È sempre un po' complicato entrare in una grande città: essa è fatta da tanti piccoli comuni uniti insieme, ma le indicazioni per il "centro" si riferiscono ai singoli comuni, non alla città principale.
Mentre ci avviciniamo a Jonkoping, in un quartiere periferico residenziale c'è una fossa in mezzo alla strada tale per cui le auto non possono passare ma l'autobus sì perché è più largo!
Jonkoping è una vera città, con grandi palazzi, viali alberati, negozi, e passeggiata lungo il lago.
Il bordo del lago è una zona molto frequentata, il centro cittadino arriva fino lì, e oltre al porticciolo ci sono anche la grande stazione degli autobus e, abbinata a questa, la stazione ferroviaria.
La ferrovia costeggia il bordo del lago, ma tra questa e il lago c'è una piacevole pista ciclabile che va in direzione di Huskvarna.
Poco prima di Huskvarna la ciclabile fa una ripidissima e faticosissima salita in cima alla quale termina accanto ad un bel giardino pubblico tutto coltivato con tante varietà di rose.
Poco oltre la strada ridiscende al bordo del lago. È ora di pranzo, all'ingresso di Jonkoping avevamo visto diversi negozi di alimentari, ma ora su questo lato della città sembrano scomparsi! Dopo numerosi giri esplorativi senza successo ci fermiamo a chiedere ad una passante, la quale ci indica dove, più avanti, si è ben nascosto un supermercato! In effetti anche questo non è facile da trovare, ma alla fine riusciamo a fare un po' di spesa e andiamo a mangiare su una panchina in un grande parco pubblico sulla riva del lago a Huskvarna.
Dopo pranzo riprendiamo il nostro viaggio. Non sempre le indicazioni stradali sono chiare, e qualche volta capita di sbagliare strada. Ci troviamo così in una strada che va nella direzione giusta, ma che purtroppo ad un certo punto finisce nel nulla! Accanto a noi scorre l'autostrada, e la nostra cartina indica che siamo nel posto giusto, però evidentemente qualcosa non quadra! Tornando sui nostri passi troviamo ad un certo punto un sottopassaggio pedonale, ricavato nel tubo di sgrondo dell'acqua, e dall'altro lato scopriamo che la strada giusta era parallela alla nostra ma sull'altro lato dell'autostrada! Finalmente possiamo riprendere a pedalare!
Passiamo ancora per zone di ampie coltivazioni, dove sparpagliate nella campagna sorgono immense fattorie molto belle.
E infine arriviamo a Granna, paesino ben diverso da quelli visti finora, con un centro storico raccolto lungo una via lastricata di cubetti di pietra, e con un grande affollamento di turisti.
Sul bordo del lago c'è un enorme campeggio, di quelli con l'animazione e la discoteca, ben diverso da quelli dove eravamo stati finora.
Comunque è talmente grande che nonostante tutto riusciamo a trovare un posto lontano dalla ressa di camper e roulotte.
Il cielo è limpido e facciamo una passeggiata fino al porticciolo da dove partono i battelli per un'isola che è in mezzo al lago, ci rilassiamo ai tavolini di un bar all'aperto, in un bel giardinetto alberato, ma la tranquillità dura poco: nel giro di pochissimo il cielo si rannuvola e facciamo appena in tempo a rientrare in campeggio che si scatena un forte temporale! Ci cuciniamo la cena nella piccola veranda della nostra tendina e concludiamo così la giornata.
mercoledì 20 Luglio: da Granna a Mjolby. Km 63.9
Oggi, nonostante la sveglia alle 6:30, non riusciamo a partire prima delle 8:50. Il cielo si è rischiarato, facciamo colazione con calma sul tavolino che abbiamo vicino alla tenda, mentre il bel sole asciuga la tenda dal temporale di ieri sera, e ci godiamo ancora un momento il lago appena dietro agli alberi.
Il primo tratto di strada è tra fitti boschi a mezza costa con ogni tanto belle vedute sul lago e l'isola. Spesso nei giardini delle case si vedono grossi ciliegi carichi di frutti maturi.
Più avanti la strada lascia il bordo del lago e attraversa una vasta regione pianeggiante ricca di campi coltivati a cereali. Ci stiamo dirigendo verso la cittadina di Mjolby, il cui nome ha a che fare con il termine "farina".
È frequente vedere dei grandi cippi di pietra lungo la strada, antiche pietre miliari. Di ciclisti invece nemmeno l'ombra: il terreno ondulato disincentiva abbastanza all'uso della bicicletta fuori città. Durante la tappa di oggi però abbiamo una piccola eccezione: prima incrociamo due cicloturisti che viaggiano in senso opposto al nostro e poi, durante una nostra sosta, altri due ci superano nella nostra direzione.
A Mjolby non c'è campeggio, e neppure nei dintorni, e così troviamo posto in un ostello. È un posto molto bello, fatto da tante vecchie casette ristrutturate.
Nella nostra casetta abbiamo al piano terra la nostra camera, molto grande. E poi c'è la cucina, che però è in comune con una coppia che arriva in serata e che ha la camera al primo piano. Il bagno invece è in un edificio a parte al quale si accede digitando un codice su una tastiera.
In queste vecchie casette è normale avere il soffitto molto basso, e il nostro è talmente basso che io lo tocco con la testa!
Nel complesso di casette che costituiscono l'ostello c'è anche un grande edificio dove all'interno di una vecchia officina di fabbro ci consentono di posteggiare il nostro tandem.
L'ostello è molto vicino al centro cittadino, dove andiamo a fare un giro a piedi. Il centro si sviluppa attorno ad un piccolo fiume che si allarga a formare un laghetto nei pressi di un bel giardino pubblico. Il laghetto è formato da una piccola diga sul fiume, che alimenta una antica centrale elettrica.
Il giardino e la presenza del laghetto hanno attirato delle grosse anatre a stabilirsi qui. Molto belle, l'immagine è molto poetica, ma in certi punti i vialetti pedonali sono quasi impraticabili, sporchi di piume e di guano!
Sulla parte alta della cittadina svetta un grande edificio. A prima vista sembrerebbe un castello o qualcosa di simile, ma da vicino si capisce che, ben mimetizzato, è un grosso impianto industriale per la macinazione della farina, e dietro di lui c'è lo scalo ferroviario.
Sempre nella parte alta della città c'è una grossa chiesa, circondata da un giardino. Accanto alla porta c'è un cartello che invita ad entrare per una visita. L'interno è molto spoglio, semplice, nel quale spiccano belle vetrate colorate e un grande organo a canne.
Sul lato opposto della città, sull'altra collinetta che affianca il fiume, una scalinata porta ad un parco con ampi padiglioni per ballo e teatro. Ora i padiglioni sono tutti chiusi, visibilmente in abbandono.
In questo parco c'è la statua di un suonatore di organetto diatonico, lo stesso strumento che strimpello io, l'antenato della fisarmonica!
In uno degli edifici del nostro ostello è allestito un piccolo museo che racconta la storia passata della città. C'era molto lavoro per la macinatura del grano, e quindi vi abitava molta gente, e in quel parco che abbiamo visto sulla collina si facevano spettacoli e balli con cantanti famosi, il tutto fino agli anni 70.
Per cena torniamo all'ostello, dove mangiamo al tavolo all'aperto davanti alla nostra casetta. Dopo cena ci raggiungono gli altri due ospiti che alloggiano al piano di sopra e facciamo un po' di conversazione. Sono svedesi, sono stati in vacanza al sud della Svezia e ora tornano a casa. La signora ci racconta che vorrebbe andare in Italia per visitare Bergamo, città dove vive un giocatore di calcio svedese!
giovedì 21 Luglio: da Mjolby a Norrkoping. Km 83.2
Riprendiamo il nostro viaggio con una giornata di vento un po' freddo e un cielo nuvoloso che sembra voler piovere da un momento all'altro.
Spesso abbiamo notato sull'asfalto i segni di sgommate fatte per gioco. Qui in Svezia sembrerebbe esserci abbastanza il mito delle auto grosse e potenti.
Oltre alle Cadillac magnificamente restaurate che abbiamo visto qualche giorno fa, talvolta si vedono anche cose come questa: carrozzerie vintage sopra a motori possenti.
La nostra cartina è molto dettagliata, ottima per viaggiare in bici, ma ha un curioso difetto: non indica le distanze chilometriche. E anche i cartelli stradali li indicano solo di rado. Inoltre non sempre le indicazioni sono chiare, fuori dai flussi principali sono abbastanza carenti e talvolta vanno un po' interpretate, e la nostra abitudine ad usare una bussola ci è di aiuto.
Qualche volta però capita di sbagliare strada, come entrando a Linkoping che ci siamo trovati a passare vicino all'aeroporto militare, dove c'è anche un museo dell'aviazione, per poi attraversare il quartiere degli uffici, dove hanno sede molte aziende e l'università. Grandi spazi verdi tra un palazzo di vetro e l'altro, piste ciclabili e parcheggi bici davanti agli edifici, vialetti in ogni direzione, ma per andare in città da che parte si deve andare?!
Linkoping è una città abbastanza grande, e visitando il centro incontriamo un turista italiano. Ci racconta di essere già stato in Svezia in passato, di aver visto l'evoluzione urbanistica di Stoccolma, ma di essere un po' deluso che poi nulla sia più stato fatto in tempi recenti, e non siano stati costruiti ulteriori palazzi moderni. Siccome noi non abbiamo ancora visitato Stoccolma non capiamo bene a cosa si stia riferendo: vedremo quando saremo la. Chiacchierando, quando gli diciamo di dove siamo, mostra di conoscere Ivrea e il fatto che c'era l'Olivetti.
Si interessa molto al nostro modo di viaggiare, in particolare al carrello nel quale ha immaginato ci fossero dei bambini. E nonostante abbia poi constatato che invece contiene solo bagagli, vuole a tutti i costi farci una foto da mandare ad un suo amico raccontandogli che noi viaggiavamo con lì dentro dei bambini!
Davanti alla cattedrale c'è un grande parco, e prima di questo c'è, sulla piazza, un labirinto segnato a terra con pietre e ghiaia. Non sappiamo se sia un antico gioco o un'opera d'arte moderna.
In centro, nella zona pedonale, è giorno di mercato, con banchi che vendono piccoli frutti di produzione locale, ad esempio mirtilli, lamponi e fragole, oppure tuberi e radici come barbabietole, patate e carote, e poi funghi e grandi mazzi di aneto.
Il clima freddo, l'aria umida e la pioggia che evidentemente c'è stata poco prima che noi arrivassimo, ci mette voglia di fare una piccola pausa per berci un caffè bollente.
Il Svezia l'uso della bici è decisamente modesto, fuori dalle città non se ne vede nessuna, e anche in città non sono molte, nonostante ci siano spesso tratti di pista ciclabile. Stupisce quindi, ma sarà l'unico caso in tutto il nostro viaggio, vedere addirittura una cargo bike, un modello di produzione danese molto diffuso a Copenhagen.
Dopo la pausa riprendiamo il viaggio in direzione di Norsholm. Si attraversa una zona agricola con campi di lino, avena, segale, orzo, e con spettacolari cascine.
In qualche campo un cartello dice qualcosa riguardo al tipo di coltivazione: abbiamo sperato indicasse "bio" e magari non "ogm", ma in realtà indica solo il marchio dell'azienda che acquisterà il raccolto.
E ci sono anche molti allevamenti, di pecore, di mucche, ma soprattutto di cavalli. Qui in Svezia vengono allevati molti cavalli da corsa, come ci ha spiegato Paola, la cugina di Dany, che è veterinaria specializzata proprio in questo settore.
In centro strada la riga bianca è evidenziata da asfalto ondulato rumoroso. Oggi, in un tratto, anche la riga laterale ha queste fossette, ed è difficile prendere la misura per stare sul bordo esterno anche con il carrello.
Non è raro veder passare dei camion veramente molto grandi, snodati in due punti, dei veri treni sull'asfalto.
Inizialmente avevamo pensato di fermarci a Norsholm, ma l'essere partiti presto questa mattina, l'aria fresca e il cielo coperto ci consentono di viaggiare un po' di più, e così allunghiamo fino a Norrkoping.
Qui ci sistemiamo in campeggio, sul lato ovest della città, in una zona di grandi centri sportivi dove vediamo tantissimi ragazzini che stanno partecipando a qualcosa che potrebbe essere simile ai nostri "giochi della gioventù".
Poi, in bici, andiamo in centro, percorrendo un tratto di pista ciclabile.
Il centro di Norrkoping è attraversato da un piccolo fiume attorno al quale nel '700 era sorto un grande complesso industriale. Ora l'industria non è più in attività ma tutti i fabbricati sono stati splendidamente ristrutturati e riutilizzati.
Qui troviamo l'ufficio del turismo, la biblioteca, un museo, e si sono insediate numerose piccole attività produttive e commerciali.
La zona è tutta pedonale, e nella piazza principale si sta allestendo il palco per un concerto che avrà luogo in serata.
Quest'area industriale si era sviluppata lungo il fiume perché da esso traeva energia mediante uno sbarramento e una centrale elettrica, in funzione ancora oggi. Le passerelle di servizio e i bordi dei canali della centrale sono stati sistemati e trasformati in passaggi pedonali pubblici. È ammirevole come abbiano saputo ristrutturare e valorizzare questo grosso complesso industriale, anziché demolirlo completamente per ricostruire edifici nuovi, come purtroppo da altre parti spesso avviene.
Il centro cittadino prosegue poi con la via pedonale, attraversata dai binari del tram, sulla quale si affacciano i soliti negozi, qui come in qualunque altra città del mondo. E mentre Dany entra in un grande magazzino per comprare il necessario per la cena, io scambio qualche parola con un residente di origine italiana, il quale si interessa al nostro viaggio e vuol sapere se siamo arrivati in Svezia pedalando dall'Italia. Come mi sarebbe piaciuto essere nella condizione di potergli rispondere di si!
Un bar ha allestito un originale dehor! In un paese dove il clima è piovoso, evidentemente la voglia di sole e tanta!
Poco oltre un gruppo di ragazzini si esibisce con la break dance.
La via pedonale termina in un grande giardino pubblico, dentro al quale c'è un bel parco giochi per bambini.
In questo parco giochi, oltre ai giochi classici, c'è anche un'area dove gli adulti sono invitati a non entrare, bloccati da porticine basse attraverso le quali possono passare solo i bambini.
Qui dentro l'ambiente è molto diverso da quello del tipico parco giochi: le aiuole sono dei piccoli orticelli con piante aromatiche, e i giochi sono di abilità motoria, realizzati per essere molto vicini alla natura.
Stupisce vedere giochi di questo genere, che fanno un sacco di bene ai bambini, ma che in molti altri posti sarebbero vietati perché ritenuti "pericolosi".
Rientrati in campeggio, Dany cucina delle ottime costine di maiale nella cucina del campeggio. In un clima così fresco e umido i campeggi sono sempre dotati di cucina e sala da pranzo, luoghi curati e molto accoglienti.
In questo campeggio ci sono anche un paio di novità nei bagni: le docce sono tutte insieme in un ambiente comune, senza separazione tra una doccia e l'altra, e lì a fianco c'è pure la sauna! Ho solo timidamente aperto un po' la porta, mi è arrivato addosso uno sbuffo di vapore bollente, e ho richiuso senza arrischiarmi a provarla...
venerdì 22 Luglio: da Norrkoping a Orstigsnas. Km 89.7
Dopo le solite piccole difficoltà ad uscire da una grande città a causa della segnaletica che spinge solo sempre verso le superstrade o le autostrade, finalmente riusciamo a risalire verso Aby e poi prendere la bella strada che costeggia la sponda nord del fiordo.
Il cielo è coperto, a tratti sembra voler piovigginare, c'è anche un po' di nebbia.
Lungo il bordo del mare ci sono numerose casette minuscole, ciascuna con un lungo pontile di legno che si addentra nel canneto fino a raggiungere il mare.
Poco più avanti, dove la riva è più scoscesa, i canneti scompaiono e le casette da pesca si fanno più numerose. Tutte hanno un bel terrazzino sul mare e, sebbene molto piccole, danno l'idea di essere usate come case da vacanza nei fine settimana.
La natura svedese è sorprendente: sul bordo della strada si trovano grossi ciliegi carichi di frutti maturi, che nessuno raccoglie perché da queste parti passano veramente pochissime auto.
E poi funghi! Tanti funghi! Passando veloci in auto non si notano, ma in bici si ha modo di notarli. Crescono nel bosco e fin sul bordo delle strade. In generale abbiamo notato che in Svezia i paesi sono minuscoli e separati l'un l'altro da ampi tratti di strada; chi abita qui usa molto l'auto per spostarsi, e quindi di rado ha modo di vedere i funghi. Per raccoglierli devono andare apposta a cercarli, ma la popolazione è poca in confronto al territorio molto vasto e quindi di funghi ce ne sono in quantità!
A tratti la strada lascia il bordo del mare e risale su per le colline, per poi ridiscendere ripida al mare. A Kvarsebo, un paesino dove ci sono alcuni piccoli cantieri navali artigianali, ci fermiamo per un caffè.
Il bar è un posto piccolo e accogliente, prevalentemente frequentato da locali, ed è arredato che sembra di essere in una casa privata. Ha anche qualche tavolo all'aperto, da dove ci godiamo la pace di questo paesino.
Da qui la strada risale molto ripida tra i boschi, lasciandosi il mare alle spalle. È una salita molto faticosa, ma la tranquillità di Kvarsebo è stata così piacevole che ora non ci pesa affatto dover faticare per risalire.
Nei tratti di strada con salite un po' ripide abbiamo sovente visto dei contenitori di sabbia da spargere sulla strada in caso di ghiaccio.
È sempre difficile chiamarli "paesi", almeno per il concetto che abbiamo noi in Italia di "paese", ma sulla carta geografica sono segnati come tali, anche se poi in realtà sono solo un gruppo di alcune case, spesso bellissime, seminascoste nel bosco.
Ed ecco spuntare, parcheggiata davanti ad una casa, un'altra gran macchinona americana anni '50, vera passione degli svedesi.
Una cosa che si vede spesso davanti alle case di campagna, sul bordo della strada, è questa piccola struttura di legno che in passato serviva per posarvi i bidoni del latte prodotto localmente e che il consorzio locale passava a raccogliere. Ora molte casa di campagna non hanno più le mucche, e il tutto si è trasformato in una decorazione del giardino.
Improvvisamente il cielo si apre, le nuvole scompaiono, e un sole bellissimo scotta subito sulla pelle!
È ora di pranzo, così deviamo ancora una volta giù per una ripida discesa e in un attimo siamo al mare, al porticciolo di Navekvarn. Parcheggiamo la bici e pranziamo ai tavolini all'aperto di un piccolo ristorantino.
Nel vaso contro il quale è appoggiato in nostro tandem si coltivano pomodori e peperoni e, nei due vasi più piccoli, fragole!
Dopo pranzo la nostra strada prosegue su e giù per i boschi, e in senso opposto ecco finalmente una coppia di viaggiatori in bicicletta!
Più avanti, non lontano da Nykoping, per andare in direzione di Arno la nostra cartina ci indica un giro abbastanza tortuoso per riuscire a passare dall'altro lato di una linea ferroviaria. Per evitare di fare dei tratti di strada sbagliati ci fermiamo a chiedere indicazioni ad un uomo di una certa età che vediamo seduto sul bordo della strada a riposarsi. E mentre gli chiediamo, guardandolo meglio scopriamo che stava andando in pattini a rotelle!
Ci conferma che le strada è giusta, e infatti poco dopo arriviamo ad un bivio che segnala la nostra destinazione. Lì c'è un supermercato e ci fermiamo a fare la spesa per la cena.
Normalmente Dany entra a fare compere e io resto fuori "a guardia" della bici e dei bagagli. Dopo quella volta, tanti anni fa, che durante un viaggio ci hanno rubato le bici, non ci fidiamo più molto e teniamo sempre tutto sott'occhio. La bici e i bagagli li lasciamo solo quando siamo in campeggio. Pare comunque che questa precauzione non sia solo nostra: poco dopo che Dany è entrata nel supermercato ecco che arriva una coppia di anziani cicloturisti. Lei entra a fare spese e lui resta fuori con le bici!
Così io e lui scambiamo qualche parola: sono polacchi, attaccato ad una delle bici hanno un carrello monoruota di produzione polacca, un carrello che avevo visto in internet quando cercavo delle soluzioni per il nostro tandem, ma che avevo scartato perché i bagagli non sono al chiuso, e poi anche perché i monoruota sono a prima vista una bella idea ma in realtà pesano sull'equilibrio laterale della bici, cosa che il carrello a due ruote non fa. Comunque il ciclista polacco è invece entusiasta del suo carrello, me ne parla in termini molto positivi, e magari può anche essere che abbia ragione, anche se, a dire il vero, insiste così tanto che mi vien da pensare che sia lui, o qualche suo amico, il produttore di quei carrelli!
Ancora qualche chilometro e siamo finalmente al campeggio di Orstigsnas, dove piazziamo la tenda proprio di fronte al mare. È un campeggio tra i boschi, in una zona lontano da centri abitati, e uno scoiattolo rosso si aggira tra le tende e le roulotte senza aver troppa paura della gente.
In questo campeggio arrivano anche i polacchi incontrati al supermercato, e poi un cicloturista che viaggia da solo, e infine anche un gruppo composto da una coppia di adulti con la figlia.
Ho fatto il bagno nel mar Baltico! L'acqua non è fredda, anche perché il fondale è molto basso e si deve camminare molto verso il largo per arrivare dove sia un po' profonda. Certo che, per l'idea che abbiamo noi dei paesi scandinavi, mai avrei pensato di fare il bagno in mare da queste parti!
Anche in questo campeggio c'è una bella cucina a disposizione dei campeggiatori, ed è qui che ci prepariamo la cena.
Inizialmente la nostra idea era di mangiare nella sala da pranzo attigua alla cucina, ma quando è stata ora di cucinare ci siamo accorti che nei pressi della reception del campeggio si stava preparando una serata musicale, e che altra gente si portava lì la cena per mangiare ai tavoli all'aperto, e così anche noi ci trasferiamo lì.
Il gruppo musicale è composto da due simpatici personaggi abbastanza avanti con l'età. Uno canta e l'altro suona la chitarra, anche se in realtà il grosso della musica arriva dalle basi registrate. Il repertorio comprende grandi successi rock del passato, brani blues e soprattutto tanta musica country.
Alcune coppie ballano, e anche noi andiamo a ballare qualche brano.
Durante la cena, al nostro tavolo si aggiunge un gruppetto di tre persone, un uomo e due donne. Sono un po' grossolani e dopo un attimo attaccano a chiacchierare anche con noi. Saputo che siamo italiani, una ci fa notare che sa un pochino di italiano perché, ci racconta, quando era ragazzina aveva avuto un moroso italiano, conosciuto durante una vacanza a Rimini. E ci racconta anche che, recentemente, con la sua famiglia è tornata a Rimini e cercando sulla guida telefonica ha rintracciato il suo moroso di un tempo e si sono incontrati, con le rispettive famiglie, per la curiosità di rivedersi dopo tanti anni!
sabato 23 Luglio: da Orstigsnas a Trosa. km 71.0
Nella notte ha piovuto. Al mattino non piove ma il cielo è minaccioso e il cicloturista polacco, che incontriamo in cucina a colazione, è molto disturbato dal pensiero di prendere pioggia. Ad un certo punto si esibisce in una lunga lamentazione sull'ingiustizia di Dio e del mondo, che lui qui in bici soffre per la pioggia mentre in Africa intere popolazioni soffrono la sete e la siccità. Noi siamo invece tranquilli e fiduciosi: ormai abbiamo capito che in genere al mattino comincia così, con il cielo minaccioso, e poi si apre ed esce il sole.
Lasciamo il campeggio e ci dirigiamo verso Nykoping, che ci accoglie con le mura del Nykopingshus.
Più avanti raggiungiamo la zona pedonale del centro, con la piazza dove si sta preparando un piccolo mercato.
Un aspetto molto tipico della Svezia è la presenza di lampade alle finestre. Con l'inverno lungo e buio che c'è da queste parti, probabilmente si vuol ricreare all'interno l'impressione della luce naturale che arriva di giorno dalle finestre.
O forse al contrario si vuol mostrare all'esterno, dove il freddo e il buio imperversano, che la casa è abitata, che lì dentro c'è vita, calore, una famiglia. Non so, non abbiamo avuto occasione di parlarne con la gente del posto, ma una cosa è certa: sono tantissime le case che hanno lampade alle finestre.
Lasciata Nykoping ci dirigiamo verso Svarta, ma dopo pochi chilometri ci va a terra la ruota anteriore. Non ci sono segni di foratura, gonfiamo la camera d'aria di scorta e siamo di nuovo pronti a proseguire. Notiamo però che entrambi i copertoni sono particolarmente consumati. Alla partenza non ne avevamo messi di nuovi e sapevamo che prima o poi avremmo dovuto cambiarli durante il viaggio. Ora sembra essere arrivato il momento e quindi appena passeremo davanti ad un negozio di bici provvederemo.
Poco più avanti, durante una breve pausa, troviamo nell'erba due lumache in accoppiamento. Ma la cosa sorprendente è che un paio di metri più in là ce ne sono altre due, o poi ancora altre, e ancora, e ancora! Sembrerebbe che alle lumache piaccia quel posto!
Nei pressi di Svarta la nostra cartina ci segnala che c'è un bivio, ma noi non lo troviamo. Continuiamo a pedalare ma di quel bivio nessuna traccia. Ad un certo punto è evidente che siamo già andati oltre, e perciò ora non sappiamo se siamo sulla strada giusta o su quella sbagliata. Preferiamo però non tornare indietro perché, se anche siamo sulla strada sbagliata, la cartina ci indica che possiamo comunque fare ulteriori deviazioni e raggiungere di nuovo la strada giusta più avanti, facendo solo poca strada in più.
Quando però arriviamo a Bogsta abbiamo conferma che eravamo sulla strada giusta!
A Vagnharad chiediamo ad una passante dove possiamo trovare un negozio di biciclette, ma ci dice che lì non c'è nulla e che dobbiamo andare a Trosa. Trosa però è giù per una strada laterale, verso il mare, non nella direzione del nostro viaggio. La signora ci fa notare che Trosa è un posto bello e che tutti i turisti vanno a Trosa. E aggiunge che la nostra necessità di trovare i copertoni di ricambio è un'ottima occasione per andare anche noi e Trosa!
Intanto si è fatta ora di pranzo e andiamo a fare la spesa in un supermercato che avevamo visto entrando in città. Io resto fuori dal supermercato, dove nel frattempo arrivano dapprima due ciclisti in gita "della giornata", e poi arriva un ragazzo di colore su una bici a tre ruote, che gli è necessaria perché ha un handicap ad un braccio, il quale si mostra interessato al nostro viaggio, mi fa domande, e apprezza l'idea di viaggiare in bici.
Ci mettiamo poi alla ricerca di un giardino pubblico dove poterci fermare per fare pranzo, ma Vagnharad è di nuovo una di quelle cittadine fatte solo di casette con giardino. Miracolosamente però, mentre ci aggiriamo tra le case, in una piccola area verde tra i garage scorgiamo un tavolino, e così ci sistemiamo a fare picnic, al sole che nel frattempo era apparso caldo in cielo.
Finito pranzo torniamo sulla strada principale, dove incontriamo altri due cicloturisti, e quando arriviamo all'altezza del bivio tra Sorby, la nostra direzione programmata, e Trosa, proprio lì ci va a terra anche la ruota posteriore! Lo prendiamo come un ammonimento, come un segno del destino, e allora gonfiamo la camera d'aria di scorta anche alla ruota posteriore e svoltiamo per Trosa alla ricerca di due copertoni nuovi!
La strada per Trosa è costeggiata da una pista ciclabile. Normalmente evitiamo le ciclabili perché con il carrello non sempre riusciamo a passare, ma questa sembra ben fatta. Questa pista ciclabile, che è anche pedonale, passa vicino ad alcune rocce su cui ci sono delle incisioni. C'è anche un piccolo cartello esplicativo ma è solo in svedese e non capiamo un granché.
Arrivati a Trosa chiediamo un paio di volte indicazioni per il negozio di bici, al quale arriviamo un minuto prima delle 14:00. Facciamo in tempo a comprare i due copertoni e appena usciamo il negozio chiude per il fine settimana!
Proseguiamo verso un'isoletta appena a sud del paese, alla quale si accede tramite un breve ponte. Su quest'isola ci sono molte casette con giardino, e da una di queste una signora ci saluta in italiano! All'estremo dell'isola c'è il campeggio, molto bello. Ormai ci riteniamo esperti della meteorologia svedese e quindi, nonostante ci sia un bel sole, temiamo per la pioggia notturna e prendiamo posto in una stuga, approfittando del fatto che la differenza di prezzo è stranamente modesta. Anche il ragazzo alla reception del campeggio parla italiano molto bene, e mi racconta che l'ha imparato perché in passato ha avuto una fidanzata in Italia.
Una volta sistemati in campeggio, smonto e riparo le ruote del tandem usando il tavolino da picnic che c'è appena fuori dalla nostra stuga. Le camere d'aria le riparo, mentre i copertoni li sostituisco con quelli nuovi, anche se mi rendo conto che quelli vecchi erano sì consumati ma comunque ancora ben lontani dal dare problemi. Le due forature di oggi sono state evidentemente solo un caso. Dei copertoni vecchi decidiamo di tenerne uno dentro al carrello, come scorta di emergenza, mentre l'altro lo buttiamo.
Andiamo poi un po' sulla spiaggia, che da un lato è un bel prato, mentre accanto ci sono delle grandi rocce levigate.
Ci stendiamo sulle rocce a prendere un po' di sole e a rilassarci. Ma con la sera arrivano anche le nuvole, l'aria si fa più fresca, la gente incomincia a ritirarsi, e anche noi torniamo nel bungalow per cenare.
Dopo cena facciamo ancora una passeggiata sul mare, raggiungendo il vicino porticciolo e poi di nuovo la spiaggia. Minaccia pioggia, si è alzato un vento freddo, siamo vestiti con maglione e giacca a vento, ma alcuni ragazzini stanno facendo il bagno e i tuffi dal pontile!
domenica 24 Luglio: da Trosa a Bredangs (Stockholm). km 78.2
Come al solito ieri sera ha iniziato a piovere e ha smesso solo questa mattina poco prima che facesse giorno. Quando partiamo il cielo è molto nuvoloso e c'è anche un forte vento. Non siamo gli unici a partire così presto, anche un ragazzo e due ragazze, a piedi e con dei grossi zaini, sta lasciando il campeggio.
Il cancello principale è ancora chiuso, e dal passaggio pedonale fatichiamo un po' a causa della lunghezza del tandem e della larghezza del carrello, che dobbiamo staccare e sollevare un po'.
Ritorniamo verso Trosa attraversando il terrapieno e il piccolo ponte che unisce l'isola alla terraferma, e proseguiamo attraverso la cittadina ancora addormentata. Prima in un praticello davanti ad una casa, e poi poco oltre in un altro, ci sono delle grosse lepri che ci guardano mentre noi, stupiti, guardiamo loro.
Torniamo sui nostri passi fino a Vagnharad e, all'incrocio dove avevamo bucato, finalmente svoltiamo verso Sorby.
Poco prima di arrivare a Sorby decidiamo di svoltare per l'isola di Kasholmen. A giudicare da quando indicato sulla nostra cartina, la strada dovrebbe attraversare tutta l'isola e, a nord, ricollegarsi con la terraferma. La cartina però non indica se questi collegamenti siano tramite ponti o traghetti, ma siamo abbastanza fiduciosi che il collegamento a nord ci sia, e che quindi potremo proseguire da quella parte. Per adesso si conferma che da questo lato si sale sull'isola attraverso un ponte, e per dopo, beh, è un po' una scommessa, e ci lanciamo all'avventura!
L'isola è praticamente disabitata, ci sono solo boschi e grandi campi coltivati, e durante questa decina di chilometri incrociamo solo un paio di auto.
Ed infine, come speravamo, il collegamento c'è! Si tratta di un traghetto! Lo aspettiamo per pochi minuti, durante i quali vado a cercare un rubinetto per riempire le borracce. L'unico rubinetto che c'è è senza manopola, e ci vuole un'apposita "chiave" per poterlo aprire. Ma proprio mentre lo guardo perplesso ecco che arriva un tale che vuole riempire una tanica, e lui ha la chiave necessaria! Così mi apre l'acqua e posso fare il mio piccolo rifornimento. Ed è una gran cosa, perché in generale abbiamo notato che qui in Svezia è estremamente raro trovare un rubinetto pubblico per prendere dell'acqua.
Durante la breve traversata scambiamo parola con una coppia di cicloturisti tedeschi. Sul manubrio della bici hanno un gps con grande schermo cartografico e fogli stampati a colori con mappe e percorso evidenziato. Il gps ha sempre attirato anche me in passato, ma è una cosa che non ho mai messo in pratica intanto perché è peso in più, poi perché obbliga a periodiche ricariche delle batterie, e poi, soprattutto, perché in fondo una cartina appena un po' dettagliata è più che sufficiente per la stragrande maggioranza delle situazioni. Magari il gps può essere utile in casi di emergenza, ma allora è sufficiente averne uno piccolino da tenere nei bagagli e utilizzare quell'unica volta che proprio non si sa come fare, ma averlo sempre fisso acceso sul manubrio mi dà l'idea che alla fine diventa che sia lui che guida, che ti porti un po' troppo per mano, arrivando a privarti di uno degli aspetti belli del viaggio che è appunto il cercare la strada e fare attenzione a dove si va. Comunque non discuto, in certi casi può essere molto utile, e durante il nostro viaggio abbiamo avuto più volte qualche difficoltà a trovare la strada giusta, e magari in quei casi sarebbe stato utile anche a noi!
Proseguiamo verso Vastra, Tumba, Huddinge. Il cielo si sta aprendo, c'è ancora il vento, a tratti anche forte, ma miracolosamente per una volta ce l'abbiamo a favore! Nei pressi delle città le strade si fanno grandi, talvolta a più corsie, anche se non troppo trafficate, ma fortunatamente in questi casi ci sono spesso ai lati delle ciclabili larghe e confortevoli, dove anche con il carrello non abbiamo alcuna difficoltà.
Dopo Huddinge lasciamo le strade principali e ci addentriamo per stradine secondarie e belle piste ciclabili attraverso i boschi in direzione di Skarholmen, Setra e Bredangs. In una di queste ciclabili nel folto di un bosco incontriamo dapprima un paio di auto della polizia e poi addirittura un camion dei pompieri, che non sembrano in emergenza e anzi viaggiano a passo d'uomo, anche perché di larghezza ci stanno appena giusti invadendo tutta la ciclabile.
A Bredangs il campeggio non è segnalato, ma lo troviamo sapendo che è nei pressi della stazione della metropolitana, appena oltre i condomini di un quartiere residenziale.
Il campeggio è un po' caro, più della media, ed è il classico campeggio per chi va a visitare una grande città. La metropolitana di Stoccolma arriva fin qui, e ovviamente quando arriviamo noi in campeggio non c'è nessuno, pur essendo pieno di tende e camper: sono tutti a girare per il centro.
Sistemiamo la tenda e andiamo a pranzo in un ristorante thailandese che c'è all'interno del campeggio. Poi ci rilassiamo un momento.
Alla stazione della metropolitana acquistiamo un biglietto valido per tre giorni, così potremo spostarci liberamente per Stoccolma lasciando il tandem in campeggio. Quindi con la metropolitana andiamo fino in centro, scendendo alla fermata della stazione ferroviaria, e a piedi ci dirigiamo verso lo Stadhus, il municipio, che è anche dove si svolge la cerimonia di consegna dei premi Nobel.
L'edificio, che sembra antico ma che in realtà è stato costruito nel 1908, ha un bel cortile interno dal quale, attraverso un porticato, ci si affaccia sul Riddarfijarden.
È difficile capire se il Riddarfijarden sia un braccio di mare che, rientrando da qui per diverse decine di chilometri, forma nell'entroterra un frastagliato fiordo, o se non sia un grande lago costiero che, formando un fiume e passando per Stoccolma, sfocia nel mare. In realtà, nonostante il nome possa far credere che sia un fiordo, e quindi mare, il tratto che passa per Stoccolma è chiamato "fiume di Stoccolma" e ha degli sbarramenti, sia in forma di scalino fisso che l'acqua scavalca scendendo come una piccola cascata, sia con le chiuse per far passare le navi. Il quartiere "Slussen" ricorda, con il suo nome, la presenza di questi sbarramenti. A causa di questi sbarramenti all'acqua di mare è impedito rientrare e quindi ciò che è all'interno è un grande lago di acqua dolce.
Questi sbarramenti sono anche l'inizio del Gota Canal, una via navigabile che passando per tratti di mare e laghi interni collega Stoccolma a Goteborg, unendo il Mar Baltico con il Mare del Nord.
Con una passeggiata andiamo sull'isola Riddarholmen la quale, insieme con Gamla Stan, forma il centro storico della città.
Qui c'è una bella piazza che si affaccia sul lago interno, e c'è anche la chiesa con le tombe dei re di Svezia.
Gamla Stan è il cuore antico della città, con viuzze strette affollate di turisti. Qui troviamo un piccolo ristorante vegetariano dove, a prezzo fisso, si mangia quanto si vuole scegliendo tra una ricca proposta di cibi cucinati in modo ricercato e originale. Confesso che anche io, che non sono un gran vegetariano, ho mangiato con soddisfazione!
E dopo cena facciamo ancora una lunga passeggiata per Gamla Stan. Finalmente i turisti hanno restituito le stradine al silenzio. Saliamo fino al palazzo reale, dove curiosamente i soldati di sentinella, tutti giovanissimi, hanno i tratti somatici asiatici.
Da queste parti l'estate è corta, e anche in estate la temperatura alla sera è spesso abbastanza bassa. Ma gli svedesi hanno tanto desiderio di approfittare di questa breve stagione per stare all'aria aperta, e così i bar e i ristoranti offrono ai clienti seduti ai tavoli all'aperto una soffice coperta da mettersi sulle spalle per poter approfittare della bella stagione anche con il fresco della sera.
E in effetti l'aria questa sera è fresca. Un pannello luminoso indica che ci sono solo 17 gradi. Ma quello che ci stupisce di più, per noi che arriviamo da ben altre latitudini, è che sono già le dieci di sera e il cielo è ancora decisamente chiaro! Mi capiterà di osservarlo anche durante la notte, ed è sorprendente. Mentre da noi il sole cala alla sera, poi rimane quel debole chiarore ad ovest, e viene la notte, per poi infine ripresentarsi il chiarore dell'alba ad est, qui in Svezia il chiarore dopo il tramonto non scompare mai, semplicemente si sposta verso nord per poi girare verso est e direttamente trasformarsi nell'alba!
lunedì 25 Luglio: Stockholm
Finalmente una notte senza pioggia! Ieri sera il cielo era sereno, questa mattina è tutto coperto ma non piove.
Anche oggi lasciamo il tandem in campeggio e andiamo in centro con la metropolitana.
Abbiamo appuntamento con Pierre, il cugino di Dany. Lo aspettiamo alla stazione centrale, perché arriva in treno da Uppsala, la città dove vive.
Pierre ha studiato architettura all'università e quindi, oltre a farci da guida per la città, ci racconta con competenza di tutti i cambiamenti architettonici che Stoccolma ha avuto negli ultimi decenni.
In particolare ci racconta del centro cittadino dove, attorno al vecchio nucleo storico, una volta c'era un grande quartiere che negli anni 70 è stato completamente demolito e ricostruito, creando così la parte moderna di Stoccolma, con grandi viali e file di grattacieli.
Lo slancio distruttivo e ricostruttivo di quegli anni fu tale da cancellare ogni traccia della storia di quella parte della città. Poi però pare sia sorta la consapevolezza di aver esagerato un po'...
In questa parte della città le strade sono trafficate e rumorose, ma ogni tanto zone pedonali e piccole piazze alberate danno un po' di respiro ai pedoni, come in questo mercatino di fiori, frutta e verdura allestito davanti al teatro lirico.
Poi, improvvisamente, basta svoltare un angolo e ci si ritrova proiettati verso il resto della città dove, pur essendo avvenuto un processo di ristrutturazione, si è mantenuto il carattere antico degli edifici.
Oltre ai palazzi di vetro, gli architetti degli anni 70 si sono sbizzarriti in altre opere, come la pensilina di cemento costruita in mezzo a questa piazza, in merito alla quale Pierre ci ha raccontato di una polemica sorta tra gli architetti.
Antico di un centinaio d'anni è il palazzo del Comune, che abbiamo già visto ieri, e che fa da limite all'espansione dei moderni palazzi di vetro e acciaio. Anche questo ha interessanti particolarità architettoniche, come ci spiega Pierre. Ad esempio la torre ha una sezione via via leggermente più stretta man mano che va verso l'alto, in modo da dare l'illusione che sia più alta.
Come abbiamo già notato, la bicicletta in Svezia non è molto diffusa. Fanno eccezione le città un po' grandi, dove invece ci sono piste ciclabili ben fatte e la bici è abbondantemente utilizzata. Qui a Stoccolma si vedono molte bici di marca Kronan, una bici molto robusta, dalla struttura pesante, realizzata da un'impresa nata nel 1997 da tre studenti che hanno ripreso il modello di una bici militare svedese.
E gli intenditori che sanno riconoscere le bici di pregio non mancano neppure qui, come ad esempio al "Bianchi bikes and cafè" in una viuzza del centro.
Proseguiamo la nostra passeggiata cittadina fino ai giardini della biblioteca nazionale, e poi andiamo a pranzo ai tavoli all'aperto di un locale del centro. In questo locale, ma come Pierre ci spiega è cosa diffusa un po' ovunque da queste parti, si passa prima alla cassa dove si ordina quello che si vuol mangiare e si paga subito, poi si prende posto al tavolo e si aspetta che ti portino quello che hai ordinato. Nell'attesa si può andare liberamente ad un banco dove ci si prepara un'insalata di antipasto. E al termine anche il caffè è a self service.
A Uppsala Pierre fa il taxista, e così ci spiega che le tante piccole compagnie di taxi praticano tariffe tra loro molto differenti. Ci raccomanda perciò, qualora dovessimo prendere un taxi, di far caso sul vetro della vettura al cartellino che espone il prezzo per la corsa standard, per evitare di prenderne uno troppo costoso. La gente del posto lo sa, ma spesso i turisti non ci fanno caso e possono avere brutte sorprese al momento di pagare.
Dopo pranzo il nostro giro prosegue attraverso i Giardini del Re.
E poi davanti al parlamento. In Svezia l'anno giuridico inizia il primo Ottobre, su ordine del Re. Curiosamente questo è l'unico atto ufficiale che fa il Re; per il resto la sua figura è solamente simbolica al punto che, contrariamente ad ogni normale cittadino, lui non ha nemmeno diritto di voto!
E siamo di nuovo davanti al Palazzo Reale. Ma le guardie non sono più i giovani orientali di ieri sera, oggi sono tutte ragazze! Dapprima, con fare molto militaresco, fanno la faccia seria, ma poi cedono e rispondono cordialmente alle domande dei turisti.
Attraversiamo ancora il bel quartiere antico di Gamla Stan, oggi leggermente meno affollato rispetto a ieri perché sta iniziando a cadere qualche goccia di pioggia. Sono solo due gocce, nulla di preoccupante, e poi siamo in compagnia di uno svedese e, sentendoci un po' svedesi pure noi, ci comportiamo come loro, quasi insensibili a cose di così poco conto!
Dall'altro lato di Gamla Stan c'è il porto dove attraccano le grandi navi da crociera, enormi palazzi galleggianti che fanno impressione.
La torre dove ieri sera un tabellone luminoso indicava ora e temperatura si chiama Katarina Hissen, e normalmente ci si può salire con un ascensore (in svedese "hissen", appunto). Oggi però l'ascensore è guasto, e saliamo sulla torre tramite la scalinata che c'è sulla vicina collina.
Dalla collina, tramite una passerella, si raggiunge la cima della torre.
Dalla torre si gode del panorama sulla città: in fondo a sinistra il palazzo del comune, poi il campanile della chiesa di Riddarholmen, quella con le tombe dei re, e di fronte a noi il vecchio quartiere sull'isola di Gamla Stan.
Purtroppo però proprio sotto alla torre, nel punto centrale della città, un orribile intreccio di strade e ferrovie rovina la vista. Un vero disastro urbanistico che forse andrebbe ripensato...
Proseguiamo poi per la parte sud di Stoccolma, e in un giardino pubblico ci imbattiamo in una curiosa forma di arte da strada. Un gruppetto di irriducibili sferruzzatrici ha decorato a modo suo un lampione!
Il biglietto attaccato al lampione ci informa che si tratta niente meno che di un gruppetto organizzato di "guerrigliere" dei ferri da maglia!
La parte sud si Stoccolma è attraversata da un lungo viale, ed è caratterizzata da edifici più modesti. È un quartiere tranquillo che si arrampica su una piccola collina.
Risaliamo il quartiere, arriviamo in cima alla collina, e attraverso un bel giardino pubblico ridiscendiamo dall'altro lato, di nuovo verso il centro cittadino.
Qui sotto ci troviamo di nuovo lungo il lago interno, in una zona portuale abbastanza bella. Siamo oltre le chiuse, dove le grandi navi non arrivano. Ci sono solo vecchi battelli, uno di questi adibito a ostello.
A piedi percorriamo un bel viale lungo il quale vengono quelli che fanno jogging, e ci fermiamo a cena a Gamla Stan ai tavoli all'aperto di un locale dove, all'interno, si sta rumorosamente seguendo alla televisione una partita di calcio nella quale gioca una delle tre squadre di Stoccolma.
Dopo cena riaccompagniamo Pierre alla stazione e poi, con la metropolitana, ritorniamo al campeggio.
martedì 26 Luglio: Stockholm. Km 40.0
Oggi stiamo ancora a Stoccolma, e andiamo in centro al mattino con la metropolitana e al pomeriggio in bici.
Per andare dal campeggio alla stazione della metropolitana si attraversa a piedi un quartiere residenziale composto principalmente di alti condomini circondati da aree verdi pubbliche. In una di queste abbiamo notato queste grosse pigne di materiale plastico che, fisse nel terreno, di giorno sono usate come sedile o come gioco dai bambini, ma di notte abbiamo scoperto che si illuminano dall'interno.
La nostra stazione della metropolitana, pur essendo decisamente periferica, è comunque tenuta in bell'ordine ed è anche abbellita da qualche opera d'arte. Il nome stesso della fermata, Bredang, è scritto in modo un po' artistico nell'atrio.
Alla fermata del centro dove scendiamo ci sono invece esposte grandi fotografie di quando la metropolitana è stata costruita. I primi lavori sono degli anni 40 e quelli per l'ultima linea costruita risalgono agli anni 70
Abbiamo valutato che la parte di viaggio in bici fatta fino a qui è stata decisamente più lenta di quanto avevamo immaginato. A causa dei continui saliscendi le nostre tappe giornaliere sono state più faticose e quindi abbiamo dovuto farle più corte del previsto, impiegando perciò più giorni.
Per riuscire a completare il giro prendiamo quindi la decisione di saltare un tratto del percorso, e cioè di prendere un treno da Stoccolma fino ad Oslo.
Perciò questa mattina siamo andati alla stazione ferroviaria per cercare un treno che ci porti, noi con bici e carrello, fino a Oslo. Consultando i terminali del centro informazioni sembra che siano estremamente rari i treni che portano le bici. Parlando con un ferroviere abbiamo scoperto che in Svezia ci sono diverse compagnie ferroviarie e, dopo averci fatto sapere che la sua compagnia non ha nessun treno previsto per il trasporto delle bici, ci ha consigliato di verificare tutte le altre compagnie.
Al banco informazioni ci confermano che da Stoccolma ci sono solo due treni che possono andare bene a noi, uno per Goteborg e uno per Karlstad.
Scartiamo ovviamente quello per Goteborg, e ragioniamo sul fatto che Karlstad non è Oslo, ma almeno è in quella direzione. Se prendessimo quel treno potremmo poi, da Karlstad, anziché andare su fino a Oslo, dirigerci direttamente verso il mare, all'altezza del confine tra Svezia e Norvegia, e proseguire poi da lì scendendo lungo la costa. Quindi decidiamo di provare questa soluzione.
Quello per Karlstad è un treno che porta al massimo 4 bici, con posti prenotati. Noi evidenziamo il fatto che si tratta di un tandem e chiediamo rassicurazioni sul fatto che il posto sia grande a sufficienza, l'impiegata non sa dirci con sicurezza, e alla fine decidiamo di prenotare 2 posti bici, nella speranza che lo spazio sia sufficiente anche per il carrello, con partenza domani mattina. E speriamo di essere fortunati...
Passeggiando per il centro passiamo davanti ad un negozio di bici che vende cose un po' particolari, tipo le famose selle Brooks in cuoio, borse laterali sempre in cuoio, o questo casco con il rivestimento esterno in legno.
All'interno del negozio è esposto un vecchio tandem che ovviamente attira subito la nostra attenzione. Si tratta di un vecchio modello Rambler di produzione Gormully & Jeffery che risale al 1890 circa. Era previsto per un posto maschile dietro e uno femminile davanti, e entrambi avevano il controllo dello sterzo. Ho idea che avere lo sterzo in comune fosse una cosa scomoda e pericolosa, e credo non sia un caso se questa soluzione è poi stata abbandonata e oggi tutti i tandem riservano lo sterzo ad uno solo dei due ciclisti. Comunque queste vecchie bici hanno sempre un grande fascino.
Sulla vetrina del negozio sono esposti un paio di manifesti. Uno è pubblicitario di un modello di bicicletta pieghevole, e sottolinea come nello spazio di una sola auto possano trovare posto ben 42 di queste bici!
Invece un altro poster annuncia una manifestazione di bici d'epoca, alla quale i partecipanti sono invitati a presentarsi con abbigliamento adeguato.
Torniamo volentieri a pranzare al ristorante vegetariano, dove scopriamo che uno dei camerieri è italiano e sta lavorando lì per la stagione estiva, in attesa di incominciare un anno di università a Malmo, facoltà di agraria.
Dopo pranzo andiamo a visitare la mostra "Fotografiska", dove tra gli altri sono esposte collezioni di Mattelhorm, Liu Bolin e Eleanor Coppola.
Eleanor Coppola, fotografa, moglie del regista Francis Coppola, ha ricreato una tomba rupestre irlandese utilizzando balle di paglia al posto dei massi di roccia, contenente all'interno una specie di clessidra di sabbia. L'opera, concepita inizialmente per ricordare e commemorare la morte del suo bambino, è dedicata a tutti i bambini che hanno perso la vita.
Le fotografie di Liu Bolin, artista cinese, sono quelle che lo hanno reso famoso con il soprannome di Uomo Invisibile. Egli infatti dipinge se stesso in modo da mimetizzarsi con lo sfondo davanti al quale si fotografa. La prima di queste foto, da cui poi seguì la lunga serie esposta, lo ritrae per protesta davanti al suo studio, distrutto dal governo insieme a tutto il quartiere degli artisti nel Novembre del 2005.
Con la metropolitana rientriamo in campeggio, dove prendiamo il tandem e torniamo in centro. Lo facciamo per provare il percorso che dovremo fare domani mattina in bici. Infatti finora siamo solo sempre andati in centro con la metropolitana e non ci è chiaro l'itinerario da fare in bici e nemmeno quanto sia lungo e quanto tempo ci si impieghi.
In realtà c'è, già dal primo incrocio appena fuori dal campeggio, una ciclabile con indicazioni per il centro, e arrivare alla stazione sono una ventina di chilometri.
Ci gustiamo un giretto per il centro con il tandem, e ne approfittiamo per farci la classica foto ricordo, coi con il nostro fedele tandem!
Sulla via del ritorno troviamo una vecchia Hudson, un'auto americana della prima metà dal 900, parcheggiata da lungo tempo nel posteggio di un piccolo condominio, impolverata e con le gomme quasi sgonfie.
Nel percorso in bici verso il centro ricordavamo di aver oltrepassato l'autostrada (nel punto indicato con il numero 1). Al ritorno arriviamo con la pista ciclabile all'incrocio che scavalca l'autostrada, dove c'è una grande rotonda, proprio come all'andata, e quindi fiduciosi proseguiamo, salvo il fatto che ora eravamo in un posto diverso (indicato con il numero 2). Appena scavalcato l'autostrada ci siamo subito resi conto di non essere sulla strada dell'andata, ma per quanto abbiamo controllato e ricontrollato non siamo stati capaci di riconoscere la strada giusta, e ci siamo avviati quindi alla ventura, sapendo che più o meno il campeggio doveva essere da quelle parti (abbiamo seguito circa il percorso indicato con i puntini).
L'errore si è prodotto per il fatto che ad ogni incrocio tra piste ciclabili era sempre indicato il percorso verso il centro, ma mai era indicata la direzione del nostro campeggio, ovviamente. Inoltre eravamo usciti in bici senza portarci dietro né una cartina né la bussola, altro che quelli che viaggiano con il gps!
Abbiamo più volte chiesto indicazioni ai passanti, sia chiedendo del campeggio, sia chiedendo della nostra fermata della metropolitana, ma nessuno ha mai saputo darci indicazioni certe, neppure quando ormai eravamo già quasi nei pressi!
Comunque alla fine il campeggio l'abbiamo trovato!
Abbiamo cenato al ristorante del campeggio, mentre alla televisione davano un telefilm del Commissario Montalbano, in italiano con i sottotitoli. Ma è durato poco, perché i figli del titolare del ristorante, poco interessati al telefilm e per nulla attratti dal dover leggere i sottotitoli, hanno cambiato canale, andando a seguire un'emittente locale che trasmette in diretta gli spettacoli che si svolgono al parco divertimenti che c'è dall'altro lato del porto di Stoccolma.
mercoledì 27 Luglio: da Stockholm a Karlstad in treno.
Questa mattina ci siamo svegliati molto presto, alle 4:30, per avere il tempo di smontare la tenda, caricare i bagagli e andare fino alla stazione con un certo margine di sicurezza. È molto presto, ma il cielo è già chiaro, e il sole sorge appena poco dopo!
Ripercorriamo la ciclabile già fatta ieri per andare in centro, e scopriamo finalmente il punto dove ieri al ritorno abbiamo sbagliato strada!
Una volta arrivati in stazione abbiamo tempo per fare colazione al bar nell'atrio, e poi ci incamminiamo faticosamente su e giù per le scale e i sottopassaggi fino a raggiungere il nostro binario.
Mentre aspettiamo arriva un cicloturista inglese, anche lui diretto a Karlstad, ma sul suo biglietto non è specificata la prenotazione per il posto bici. Allora, perplesso, ci lascia in consegna le sue cose e va di corsa alla biglietteria per chiedere chiarimenti.
Nel frattempo arrivano altre due persone con la bici, che probabilmente solo gli altri due prenotati. Speriamo che lo spazio sia sufficiente per le loro bici e il nostro tandem con carrello...
L'inglese, che si chiama Christopher, torna con la funesta notizia che il suo biglietto non comprende la bici. Probabilmente non si sono capiti al momento dell'acquisto del biglietto. Però gli hanno detto che può smontarla e imballarla, e portarla come bagaglio! È un po' infastidito da questo inconveniente, ma fa buon viso a cattiva sorte e, con l'aiuto di Dany, toglie i bagagli dalla bici, smonta le ruote, e mette telaio e ruote in un paio di sacchi dell'immondizia! Come imballo è ridicolo, ma comunque non dovrebbero contestarglielo.
Un addetto della stazione viene a chiamare noi e gli altri due ciclisti e ci fa mettere sulla pensilina nel punto in cui più o meno dovrebbe fermarsi il vagone adibito anche al trasporto delle bici.
Quando il treno arriva, gentilissimo ci aiuta a caricare tutto. Riusciamo a mettere su anche il carrello senza problemi. Unico dettaglio che stona è il fatto che il tandem, essendo lungo, sporge di una decina di centimetri verso il corridoio del vagone. Purtroppo il regolamento prevede che il vano bici venga chiuso a chiave durante il viaggio, e quindi il capotreno si lamenta che la lunghezza del tandem impedisce la chiusura della porta interna. La risolviamo alzando il tandem e mettendolo di traverso, facendolo delicatamente appoggiare sopra al manubrio di una delle altre bici!
Il viaggio dura tutta la mattina. Nella prima parte siamo seduti in un vagone con i sedili tutti in fila, tipo pullman. Poi però ad una stazione intermedia sale una persona che ha la prenotazione per i nostri posti, e quindi ci alziamo.
Mentre cerchiamo altri due posti passiamo per il vagone ristorante, che è molto bello, tutto foderato di legno, in stile anni 50. È praticamente vuoto, e decidiamo di sederci lì, dove facciamo il resto del viaggio ancor più comodamente.
Le ferrovie svedesi certe volte sono un po' strane: il treno sul quale abbiamo viaggiato prosegue fino al confine, dove fa coincidenza con un treno norvegese che va ad Oslo. Non si riesce quindi a capire come mai le bici potessero essere trasportate solo fino a Karlstad, e non almeno fino all'ultima stazione, quella al confine con la Norvegia. Per noi non cambia molto, perché ormai abbiamo deciso di tagliare in direzione del mare, ma Christopher che deve essere ad Oslo entro pochi giorni si sarebbe risparmiato un altro bel tratto.
Intanto anche lui è sceso dal treno e ha risistemato la bici. Insieme pedaliamo fin fuori città, in direzione dei campeggi, e ad un certo punto veniamo affiancati e accompagnati per un tratto di strada da un ciclista locale su una bici "fissa".
Durante il breve tragitto passiamo davanti ad un negozio di bici, dove mi riprometto di passare nel pomeriggio per far sostituire un raggio alla ruota posteriore, che ci si è rotto ieri.
Dopo esserci sistemati in campeggio prendiamo quindi il tandem e torniamo verso il centro cittadino. Il negozio di bici che avevamo visto è chiuso per ferie, e perciò proviamo a cercarne un altro.
Prima però, essendo l'ora di pranzo, ci fermiamo ad un chiosco in riva al fiume per mangiarci un kebab.
Siamo nel centro di Karlstad alla ricerca del nostro raggio, ma girare a caso non è il modo migliore per trovarlo! Quand'ecco che passa un corriere che fa le consegne in bici, con tanto di carrello. Gli chiediamo e lui gentilmente ci indica dov'è un grosso negozio di bici, proprio appena lì vicino.
Al negozio hanno molto lavoro, hanno un solo meccanico perché parte del personale è in ferie, e quindi non potranno sostituirci il raggio fino a domani. Per noi ovviamente è un bel problema, però insisto un po' e alla fine gli propongo che potrei cambiarmelo io, se mi lasciano utilizzare la loro officina. Il titolare è d'accordo e così mi da il raggio nuovo e lascia che mi arrangi da solo.
In pochi minuti il nostro problema è risolto, e per sicurezza compriamo anche altri due raggi da tenere di scorta.
Ci facciamo un giro per il centro, dove vorremmo prendere un caffè e bere una birra (Dany il caffè e io la birra, ovviamente!), ma non riusciamo a trovare un posto che vada bene: o hanno il caffè ma non hanno la birra, o hanno la birra ma non hanno il caffè!
Allora io rinuncio alla birra e Dany invece entra in un locale per prendersi un caffè da bere sulle panchine della via pedonale. Ma il locale in cui è entrata è una specie di ristorante dove non è previsto che possano venderle solo il caffè, e così glielo regalano!
Proseguendo la visita della città incontriamo Christopher, il quale era stato alla biblioteca per utilizzare internet, e poi era andato alla ricerca di un negozio per comprare qualche bottiglia di birra.
Continuando il nostro giro arriviamo ad un museo situato in grandi giardini. In questi giardini c'è anche un bel pontile sul fiume dove molta gente viene a prendere il sole o a nuotare.
Infine facciamo un po' di provvista al supermercato e torniamo in campeggio dove prepariamo la cena utilizzando la cucina del campeggio, e poi ceniamo ai tavolini all'aperto in compagnia di Christopher che ci racconta essere in viaggio in bici già da un paio di mesi, e che in questi giorni sta andando a Oslo perché vuole vedere una partita di calcio nella quale gioca il Liverpool. Poi però pensa di tornare verso la Svezia, per visitarne la parte un po' più a nord.
giovedì 28 Luglio: da Karlstad a Amal. Km 89.9
Il clima sembra essere decisamente cambiato. Da alcuni giorni non succede più che alla sera si rannuvola e piove, e che al mattino ci svegliamo con un cielo minaccioso. Adesso anche di notte è sereno e al mattino il cielo è limpido e il sole è caldo. Oggi, per la prima volta, ci svegliamo e la tenda è bella asciutta, nemmeno bagnata di condensa o della rugiada della notte.
Facciamo colazione alla cucina del campeggio insieme a Christopher e ci salutiamo. Lui proseguirà verso Oslo mentre noi deviamo un po' più di traverso verso sud in direzione del mare.
Appena fuori dal campeggio ci fermiamo ancora un momento sulla spiaggia del lago: è un posto molto bello nel silenzio del mattino.
Per andare in direzione di Valberg non ci sono strade secondarie, ma solo la superstrada. Torniamo quindi un pochino indietro e prendiamo la più tranquilla strada per Edsvalla. Attorno a noi grandi foreste intervallate da ampi campi pianeggianti.
Il viaggio prosegue tranquillo per Valberg e Grums, ma fa già molto caldo fin da queste ore del mattino, e pedalare è abbastanza faticoso.
Dopo Grums deviamo per una strada molto più piccola e ci fermiamo per fare una pausa e mangiare un po' di frutta nei pressi della Eds Kyrka, una chiesa solitaria in mezzo ai boschi.
È un posto molto tranquillo. La chiesa è tra gli alberi, e di fianco ha un giardino adibito a cimitero. Di fronte, a fianco dello spiazzo dove ci siamo fermati, c'è un edificio di legno dipinto del colore rosso tipico Svedese.
Mai avrei pensato che in Svezia facesse così caldo da poter pedalare a torso nudo! La stradina secondaria che abbiamo scelto prosegue nei boschi fino a poco prima di Saffle. Purtroppo per l'ultimo tratto verso Saffle non ci sono alternative e siamo costretti a percorrere la statale, ma è molto larga e non ci sono problemi.
In centro a Saffle passa un fiume e ci sono delle chiuse per poterlo risalire con piccoli battelli. Sull'isolotto che separa il fiume dal canale delle chiuse c'è un vecchio edificio molto bello. Un tempo poteva essere un mulino o qualcosa del genere, ma ora è un bel ristorante con tavolini all'aperto dove ci fermiamo per pranzo. Anche qui il meccanismo è il solito: nel prezzo del piatto di pesce con patate che ordiniamo è compreso l'antipasto a buffet, il dolce e il caffè. E noi, di buon peso, ci aggiungiamo anche una bottiglia di birra e una di sidro di pere!
Mentre siamo a pranzo, nel canale delle chiuse passano alcune barche, e poi anche questo piccolo battello con a bordo una famiglia con bambini.
Lasciando Saffle passiamo per la via principale, dove c'è la vetrina di un "loppis", l'immancabile negozio di cose vecchie, onnipresente in Svezia.
Da Saffle verso Amal c'è una bella pista ciclabile, la cartina ce la segnala come strada secondaria a fianco della statale, ma per riuscire a trovare il punto dove inizia dobbiamo fare alcuni giri tra le casette di periferia. Un'anziana signora non ne sa nulla e ci invita a prendere la statale, che secondo lei è adatta anche alle bici, ma per come la vediamo noi ci pare molto stretta e trafficata! Cerchiamo quindi ancora un po' e finalmente, ben nascosto, troviamo il punto dal quale parte la ciclabile!
È una strada veramente piacevole, nel silenzio dei boschi, lontana dal traffico e dal rumore.
Poi, per alcuni chilometri prima di giungere ad Amal, diventa una corsia a lato della statale. Ovviamente la preferivamo prima, ma comunque è sempre meglio che non essere direttamente sulla statale, dove non è che ci sia un traffico molto intenso, ma spesso passano veloci dei grossi camion carichi di tronchi, che sentirseli vicini fa un po' preoccupare!
Amal è una cittadina tranquilla, ci fermiamo a fare la spesa per cena in un minimarket e poi andiamo al campeggio, che è appena oltre la zona del porto.
Ci sistemiamo nella zona riservata alle tende, sotto gli alberi in cima ad una collinetta. Non lontano da noi sono accampati due cicloturisti tedeschi, anche loro con un tandem!
Il campeggio ha una bella zona rocciosa verso il lago, dove ci rilassiamo un po'. Sembra essere un campeggio utilizzato degli svedesi amanti della pesca al salmone e infatti ha, nei pressi della cucina, un grande locale adibito alla pulizia del pesce.
Ed è nella cucina del campeggio che ci prepariamo la cena, e mangiamo nell'attigua piccola sala da pranzo. Oltre a noi ci sono anche due ragazze, nostre vicine di tenda. Ad un certo punto arriva un papà con due bambini, vengono solo a lavare i piatti, e il papà è estremamente autoritario con i bambini, li comanda come un sergente, ed è perfino un po' grottesco. Noi ne sorridiamo, e scambiandoci qualche occhiata con le altre due ragazze capiamo che pure loro lo considerano un po' ridicolo. Appena lui e i bambini se ne vanno, le due ragazze scoppiano a ridere: quel tale era olandese, ma anche le due ragazze sono olandesi e quindi hanno potuto capire cosa diceva ai bambini, ridendone ancora di più!
Dopo cena facciamo una passeggiata fino in centro. È una bella cittadina, con un grande parco sul bordo del lago e con altri giardinetti all'interno.
Notiamo anche qui come un po' dappertutto in Svezia che le grondaie di scolo dell'acqua piovana hanno un sistema di riscaldamento elettrico nella parte terminale, per evitare che il ghiaccio le blocchi in inverno.
Al ritorno dalla nostra passeggiata ci fermiamo un po' su un pontile del porto. C'è silenzio, le anatre nuotano tra le barche, è ancora chiaro nonostante siano le 22:30, e sulla riva in lontananza si vedono le luci delle case sparse tra i boschi.
venerdì 29 Luglio: da Amal a Ed. Km 68.8
Lasciamo Amal al mattino presto, facendo però ancora un giro in bici per il centro, deserto e addormentato.
La tappa di oggi è abbastanza faticosa, perché fa caldo e perché ci sono continue salite lunghe e faticose.
Il paesaggio è stupendo, siamo in mezzo alle foreste, e dietro ad ogni curva c'è un laghetto. Il traffico è praticamente inesistente, solo ogni tanto passa qualche grosso camion carico di tronchi.
A Edsleskog c'è un grosso lago, e un cartello indica la direzione per andare alla spiaggia.
Ma ci colpisce, pochi metri dopo, un altro cartello che questa volta indica gli impianti sciistici! Da un lato della strada sembra di essere al mare e si fa il bagno, dall'altro è come essere in alta montagna e in inverno si scia! Solo qui possono accadere certe cose!
Gli autobus di linea che incrociamo hanno un logo che decora tutta la fiancata. Fanno parte di una compagnia che ha, oltre ai bus, anche treni e traghetti.
Lo stesso logo lo ritroviamo a decorare la vetrata delle pensiline alle fermate lungo la strada.
A Billingsfors facciamo un lunga pausa sul bordo del lago. Siamo in un giardino pubblico che è anche il cimitero di una piccola chiesa.
È qui che veniamo raggiunti da un messaggio da parte di amici della nostra città, che ci informano che l'Ufficio Tecnico del Comune ha completamente stravolto, in peggio, il progetto di un tratto di pista ciclabile che avevamo appena terminato di fare in collaborazione con loro. Spiace vedere che dappertutto, specie nei paesi del nord Europa, ci sia una grande attenzione al contenimento del traffico automobilistico e alla promozione delle alternative quali i servizi pubblici e la ciclabilità, mentre da noi sia sempre così difficile fare anche solo le cose minime...
Ripartiamo dopo la pausa e continuiamo attraverso le foreste in un continuo saliscendi.
Durante una lunga e faticosa salita, improvvisamente ci fermiamo. Abbiamo infatti visto qualcosa di interessante in una stradina laterale.
Ci avviciniamo a piedi con cautela e, ben lontano, ecco un cerbiatto che ci osserva con attenzione! Lui guarda noi, noi guardiamo lui, tentiamo di fargli una foto anche se è molto lontano, poi improvvisamente si volta e corre via.
Ad Asen, appeno dopo aver svoltato per Es, un cartello indica un centro dove allevano gli alci. Prendiamo quindi su per una breve salita e andiamo a vedere questi animali. Si tratta di un gruppo di sei, due maschi, tre femmine e un cucciolo nato da un paio di mesi. I maschi hanno due e tre anni, e sono gli unici che si avvicinano alla recinzione e si lasciano accarezzare mentre gli si offre qualcosa da mangiare.
Dopo la visita proseguiamo per l'ultimo tratto in programma per oggi. Il paesaggio è sempre quello di fitte foreste, talvolta intervallate da grandi radure coltivate.
Ad Es ci sistemiamo in campeggio, facciamo la spesa al minimarket interno, e pranziamo alla nostra tenda
Nel pomeriggio, mentre siamo in relax, berrei volentieri una birra, e così vado al minimarket per comprarla, ma lì hanno solo quella analcolica, non molto buona. Il vicino bar del campeggio ha invece la birra buona, però non mi vogliono vendere la bottiglia, e me la versano obbligatoriamente in un bicchiere che mi dicono devo bere ai tavoli del bar, e che non posso portare alla tenda. Questa storia sul momento non la capisco, ma la capirò giorni dopo, scoprendo che in Svezia c'è il proibizionismo e non si possono bere alcolici al di fuori dei bar e ristoranti!
Vicino a noi c'è un grande gruppo di ragazzi e ragazze abbastanza giovani con un paio di accompagnatori appena un po' più grandi. Quando noi arriviamo loro stanno preparando i bagagli, e dopo poco partono lasciando lì le tende montate. Si tratta di un'agenzia olandese di vacanze per ragazzi, e le tende sono evidentemente destinate ad accogliere un altro gruppo che arriverà prossimamente.
Il posto è silenzioso e tranquillo e ci godiamo il relax. Poi, dopo aver cenato al ristorante del campeggio, la serata ci regala un bellissimo tramonto sul lago. Durante la notte, mi accade di svegliarmi alle 3 e di percepire un certo chiarore. Esco dalla tenda e il cielo è uno spettacolo.
sabato 30 Luglio: da Ed a Langesjo. Km 73.9
E siamo di nuovo in viaggio. Aria fresca, cielo limpido e sole fortissimo.
Probabilmente tutta la zona della Svezia che stiamo visitando non è particolarmente ventilata, perché di generatori eolici non ne avevamo ancora mai visti, e questo è il primo, lì da solo.
Ormai lo sappiamo: di pedalare qualche metro in piano proprio non se ne parla! E infatti anche oggi è tutto salite, nonostante la nostra meta sia a livello del mare!
In genere viaggiando in bicicletta, e ancor di più quando si va piano in salita, si ha modo di osservare il bordo della strada, dove siamo rimasti molto stupiti nel vedere la grande quantità di rifiuti che vengono gettati dalle auto: lattine di bibite, cartacce e buste di plastica, e tante scatolette di caramelle! E noi che pensavamo che gli svedesi fossero estremamente attenti a tener pulito l'ambiente...
A Knaverstad c'è una specie di festa del paese, e tutta la via che conduce al centro è una lunga fila di bancarelle.
Siamo in mezzo alla campagna, e non possono quindi mancare i trattori d'epoca.
Ma ci sono anche i mostri meccanici delle gare di autocross.
Ovviamente le auto vintage che fanno bella mostra di sé.
E il classico motore agricolo che viene avviato tra sbuffi di fumo e sobbalzi.
Terminata la visita ci fermiamo ancora un momento al supermercato Ica Nara per acquistare il necessario per il pranzo. Mentre resto fuori e aspetto Dany, passa un solitario cicloturista tedesco che viaggia nella direzione opposta alla nostra.
Proseguiamo in direzione del mare, tra foreste e campi coltivati ai bordi dei quali spiccano le caratteristiche casette rosse.
Nei pressi di Hallristning, poco prima di Tanum, ci fermiamo ad osservare un grosso masso in una radura a fianco della strada. È ricco di incisioni rupestri che risalgono all'età del bronzo.
Un cartello esplicativo evidenzia le incisioni, che sul masso sono abbastanza difficili da identificare tutte. Ci sono parecchie navi, e pare che tra questo masso e gli altri presenti nella zona, le incisioni che rappresentano delle navi siano circa diecimila. Di particolare rilievo archeologico è anche un cavallo che tira il sole nell'arco del cielo, e le impronte di scarpe che, rivolte verso chi guarda, si pensa simboleggino il dio in piedi di fronte a chi gli sta andando a rendere onore.
Oltrepassiamo Tanum e proseguiamo verso il mare. Poco prima di arrivare a Grebbestad un capriolo ci attraversa la strada e corre a grandi balzi verso il bosco.
E finalmente eccoci al mare! Ci fermiamo a Grebbestad nei giardini pubblici a pranzare su una panchina all'ombra.
Grebbestad è un posto molto carino, ma anche molto turistico: c'è un sacco di gente, il traffico è fastidioso sullo stretto lungomare, e c'è persino un elicottero che parte da un piccolo prato e fa fare i giri sul fiordo ai turisti. Il campeggio è affollatissimo, sul bordo della strada, e non ci attira affatto fermarci qui.
Perciò dopo pranzo riprendiamo a pedalare seguendo la strada costiera in direzione di altri campeggi. Il primo di cui abbiamo indicazioni pare non esista, mentre il secondo lo troviamo ma è chiuso.
Dopo ancora un po' di pedalare su è giù per la strada costiera sotto un sole molto caldo, eccoci finalmente ad un bel campeggio incastrato tra le rocce in un posto isolato e tranquillo. Ha il solo difetto di essere particolarmente costoso, ma il posto è bellissimo.
Dopo aver piazzato la tenda facciamo una passeggiata, dapprima lungo il mare fino ad un vecchio porticciolo in abbandono.
Poi saliamo su per le rocce che sovrastano il mare, in un ambiente molto affascinante.
E, quando arriviamo in cima, il panorama che ci appare è spettacolare. Decine di isolette ci separano dal mare aperto, creando un fitto insieme di fiordi, insenature e stretti passaggi nei quali si avventurano piccole barche..
Siamo solo noi quassù, tutto tace, si sente solo il leggero sibilo della brezza della sera. È un posto che induce alla calma, alla riflessione, al relax, alla pace.
Ridiscendendo dall'altro lato, verso il campeggio c'è un gruppo di casette di pescatori illuminate dal tramonto.
Ci prepariamo la cena nella cucina del campeggio, usando per il sugo della pasta anche alcune bacche di ginepro che Dany ha raccolto dai cespugli sulle rocce, e ceniamo ai tavoli all'aperto che sono lì vicino. E poi ancora una breve passeggiata sul mare all'imbrunire, che è proprio bello.
domenica 31 Luglio: da Langesjo a Unda (Uddevalla). Km 73.5
Il fiordo costellato di isolette è molto affascinante, e Dany vuole goderselo ancora un po', così questa mattina si sveglia alle 4:30 per andare a fare una passeggiata sulle rocce.
Quando ritorna, smontiamo la tenda e andiamo a fare colazione nella cucina del campeggio, non senza un po' di apprensione a causa di un cartello che dice che a quest'ora del mattino la cucina non andrebbe utilizzata perché vengono a fare le pulizie, e infatti il personale addetto sta pulendo i bagni poco più in la. Ma riusciamo a finire prima che arrivino a rimproverarci!
Appena partiti la strada segue ancora un tratto di mare, caratterizzato da piccoli paesini che si affacciano sulle contorte insenature del fiordo.
Minuscole casette dal tipico colore rosso, piccoli pontili, il tutto in una natura spettacolare. E a quest'ora del mattino, quando tutto tace, è ancora più bello.
Un cartello avvisa gli automobilisti che qui ci sono "bambini che giocano". Ed è facile riconoscere il profilo dell'ultima bambina che, uscita dal romanzo di una scrittrice svedese, è stata poi protagonista di una serie di telefilm negli anni 70, la famosa Pippi Calzelunghe.
La strada a questo punto lascia la costa e si sposta leggermente nell'interno. Sul bordo dei boschi non è raro trovare splendidi funghi.
Questi due proprio non potevamo lasciarli lì. Saranno ottimi compagni della nostra cena questa sera!
Il viaggio procede tranquillo, a parte un paio di intoppi a Munkedal. Il primo problema è che un'indicazione non chiara ci fa deviare per la strada sbagliata. Ci è subito evidente che c'è qualcosa che non va, ma tra ricerche e tentativi perdiamo un po' di tempo tra le case. E mentre siamo lì a girare, salendo per una ripida salita ci si rompe per lo sforzo un raggio alla ruota posteriore. Abbiamo i raggi di scorta acquistati a Karlstad ma non riusciamo a sostituirlo perché non siamo in grado di smontare il gruppo dei pignoni e "ruota libera", perciò ci limitiamo a regolare i raggi vicini per riallineare il cerchione e procediamo il viaggio con una certa attenzione a non sforzare troppo in salita.
Più avanti, sulla nostra cartina, sembra che la strada che stiamo percorrendo scompaia nel nulla, e per Uddevalla ci sia solo più l'autostrada. Proseguiamo un po' perplessi, ma poi ci rassicura il fatto che alle fermate dell'autobus sia comunque indicato il servizio per Uddevalla. E infatti è vero, la strada effettivamente prosegue senza interruzioni. Era evidentemente solo un difetto della cartina.
Arrivando vicino a Uddevalla prendiamo una ciclabile che ci porta in centro costeggiando le fabbriche della zona portuale. Tra questa vi è anche uno stabilimento della Pininfarina.
Il campeggio di Uddevalla dovrebbe essere una decina di chilometri dopo la città, ma sulla nostra cartina la posizione non è indicata con chiarezza. Così andiamo all'ufficio del turismo, ospitato in un edificio nei pressi della darsena, per avere maggiori informazioni. Purtroppo scopriamo che il campeggio non è dove pensavamo noi, ma è dieci chilometri prima della città, ad Unda, non lontano dalla strada che abbiamo percorso per arrivare fin qui. Ci dicono però che, se non vogliamo tornare indietro in bici, nel pomeriggio possiamo prendere un battello che fa servizio di linea e che ferma anche a Unda.
Così decidiamo per il battello, e nel frattempo facciamo un giro per il centro. Uddevalla è una cittadina carina, tranquilla, ma tutto sommato non è nulla di speciale. In un paio di piazze, in centro e al porto, stanno smontando giostre e palchi da spettacolo, segno che evidentemente c'è appena stata una festa.
Nella via centrale ci fermiamo a pranzare ai tavoli all'aperto di un ristorante. Poi, sfogliando i dépliant presi all'ufficio del turismo, ecco che vi troviamo segnalato proprio questo ristorante qui!
Dopo pranzo facciamo ancora un breve giro per il centro e per il quartiere che costeggia la darsena, in attesa dell'arrivo del nostro battello.
Per salire a bordo dobbiamo fare qualche scalino sollevando il carrello e la bici, ma tutto sommato l'operazione è abbastanza semplice.
L'equipaggio è composto da tre ragazzi e una ragazza, tutti giovanissimi. Il pilotaggio lungo il percorso è tutto automatico, anche nel lungo tratto di canale in uscita dal porto, e il pilota si limita ad agire manualmente solo nelle manovre di attracco alle varie fermate. Per il resto del tempo legge una rivista!
Nel tragitto lungo il fiordo costeggiamo un tratto di costa rocciosa appena fuori città, dove è stata allestita una passeggiata sul mare tramite una lunga passerella, a tratti anche sospesa da strutture metalliche, che avevamo visto sui dépliant turistici.
Prima di arrivare ad Unda il battello fa altre tre o quattro fermate presso luoghi turistici, in genere dove ci sono anche piccole spiagge.
Unda si trova appena oltre il ponte dell'autostrada.
Dopo essere sbarcati sul piccolo molo di Unda ci sembra di capire che la direzione da prendere sia su per una ripida scalinata, e ovviamente abbiamo un attimo di perplessità! Ma per fortuna facendo pochi passi scorgiamo di lato un'alternativa molto più allettante: un vialetto pedonale che porta direttamente alla spiaggia del campeggio!
Appena sistemati in campeggio andiamo subito a rilassarci in riva al mare. C'è un prato che termina in una spiaggia, oppure ci sono delle bellissime rocce levigate dove sdraiarsi al sole. Dany fa anche il bagno, camminando parecchio verso il largo per arrivare dove l'acqua sia sufficientemente profonda per poter nuotare.
La cena anche oggi la prepariamo nella cucina del campeggio dove, è la prima volta che ci succede, si devono spendere 5 Corone, poco più di mezzo Euro, per attivare mezz'ora di fornello elettrico.
Dopo cena, durante una passeggiata per il campeggio, notiamo tre grossi autobus piazzati in gruppo e utilizzati come camper. Fa un certo effetto confrontare il nostro modo minimalista di viaggiare rispetto a quello di chi si porta appresso tutta la casa!
lunedì 1 Agosto: da Unda a Almon. Km 60.2
Questa mattina, caricati i bagagli, stiamo per partire quando ci accorgiamo di avere la ruota posteriore molto sgonfia. Proviamo a rigonfiarla ma non tiene. Allora gonfiamo la camera d'aria di riserva, già pronta all'interno del copertone, e finalmente partiamo, rimandando la riparazione a questo pomeriggio quando saremo arrivati a destinazione.
È una giornata splendida, il cielo è limpido e fa già abbastanza caldo. Nel primo tratto di strada costeggiamo il fiordo che, con le sue coste contorte e punteggiato di isolette, separa Uddevalla dal mare aperto.
Tramite un lungo ponte andiamo sull'isola di Orust, la più grande isola di tutta la Svezia. Il traffico è, come sempre, quasi inesistente, ma apprezziamo comunque molto la pista ciclabile separata dalla corsia delle auto.
Il ponte termina direttamente all'imboccatura di una galleria, ma fortunatamente a lato ci sono anche alcune strade secondarie, che partono nei pressi di piccoli cantieri navali. Un paio di vecchietti ci vedono fermi a consultare la cartina e subito ci suggeriscono la strada migliore da prendere per aggirare il tratto della galleria e proseguire oltre.
Saliamo così per una piccola strada costiera che ci offre dei panorami splendidi.
Siamo sulla costa in riva al mare, eppure se solo guardiamo dell'altro lato della strada sembra di essere in qualche valle su per le Alpi.
Raggiunta la strada principale oltre la galleria, il nostro viaggio prosegue a mezza costa, con vedute dall'alto sul fiordo.
Poco prima di Henan ci fermiamo per mangiare un po' di frutta ai tavolini di un punto di sosta panoramico. Nell'aiuola sono piazzate tre grosse pietre miliari molto antiche, e un cartello fornisce una lunga spiegazione, purtroppo solo in svedese.
Passiamo per la stretta insenatura dov'è Henan. Questi paesini sono sempre molto belli e tranquilli.
Poco oltre la strada risale leggermente e poi attraversa l'interno dell'isola. È un lungo rettilineo in un tratto stranamente pianeggiante dove si alternano boschi a grandi prati.
Purtroppo la strada dritta e il traffico ridottissimo inducono gli automobilisti a viaggiare un po' troppo forte e a farci dei brutti sorpassi.
Il sole è alto, il cielo è limpido, e fa molto caldo. Addirittura Dany, che di solito tollera molto più di me il caldo, per un certo tratto di strada oggi si toglie la maglietta e rimane con il pezzo di sopra del costume da bagno.
Tra le tante porcherie che si vedono abbandonate sul bordo della strada, ci è più volte capitato di vedere dei frammenti di un cartello verde con una scritta bianca. Oggi nel fosso ne troviamo uno intero, che ovviamente prendiamo come souvenir! È un cartello fatto di sottile gomma magnetica, e scopriremo poi essere quello che i principianti devono attaccare sul retro dell'auto. Letteralmente "ovningskor" significa "allievo".
Nella parte meridionale dell'isola la strada costeggia i canneti e gli acquitrini sul bordo dello Stigfjorden.
Poco dopo un altro ponte ci fa passare dall'isola di Orust all'isola di Tjorn. Prima di attraversare il ponte ci fermiamo un momento in un punto panoramico dove molte auto fanno sosta per ammirare il panorama.
Ma appena dopo il ponte è di nuovo ora di fermarci! In uno spiazzo sul bordo della strada c'è un chiosco che vende delle irresistibili fragole, e ne prendiamo un cestinetto che mangiamo subito seduti ai tavolini all'aperto. Il chiosco è gestito da una signora che ha una bambina abbastanza piccola, la quale piano piano, timidamente, un po' per volta si avvicina a noi e quando le diamo una fragola fa i salti di gioia! Ma la contentezza le deriva dal fatto di aver in qualche modo fatto amicizia, di aver ricevuto un regalo, e non tanto dalla fragola in sé, visto che ne può avere quante ne vuole come constatiamo infatti poco dopo vedendola all'interno del chiosco ad abbuffarsi!
Ancora un tratto dove la strada costeggia un altro angolo del fiordo, un panorama sempre bello e che non smette di affascinarci.
A Myggenas la strada principale prende su per il raccordo del ponte che collega l'isola a Stenungsund, ma per le bici è indicata una pista ciclabile. Come talvolta ci è già successo, i passaggi ciclabili e pedonali sfruttano dei piccoli tunnel per passare sotto alle strade molto trafficate.
Seguendo la ciclabile veniamo indirizzati su una strada secondaria, tramite la quale arriviamo in cima alla collina dalla quale parte la lunga campata del ponte. Lì la strada finisce in uno spiazzo panoramico.
Alcuni cartelli illustrano la storia del ponte, sottolineando che quando fu inaugurato, nel 1960, era il più lungo ponte sospeso del mondo.
Sulla stesso spiazzo panoramico c'è anche un bel ristorante dove decidiamo di fermarci a pranzo. Durante questa pausa controlliamo la cartina e facciamo il punto della situazione. Essendo ancora parecchio lontano il prossimo campeggio, decidiamo che per oggi abbiamo pedalato abbastanza e possiamo fermarci qui, nel camping che c'è non lontano dalla base dei piloni del ponte.
Il campeggio ha un enorme prato praticamente tutto libero, e una serie di roulotte fisse disposte lungo il bordo, ciascuna con il suo giardinetto.
Mentre montiamo la tenda, non lontano da noi un papà con il figlio stanno piazzando la loro roulotte. Ad un certo punto arriva uno strano personaggio, uno che ha la roulotte fissa lì vicino, e attacca discorso con questi due. Noi ovviamente non capiamo cosa si dicono, lo strano personaggio racconta un sacco di cose, e gli altri due concordano e annuiscono ogni tanto. Ma quello che ci impressiona è che questo tale, continuamente, ogni due parole che dice fa un bello sputo di lato!
Noi nel frattempo completiamo di montare la tenda e ripariamo la ruota che avevamo trovato bucata questa mattina. Si trattava di una precedente riparazione che, come temevo, non ha tenuto, e perciò questa volta sostituisco la camera d'aria con una nuova.
Poi approfittiamo della piscina per fare un bella nuotata rilassante, e ci avviamo per una passeggiata verso il pontile e la spiaggia del campeggio.
Curiosando nei dintorni troviamo i resti del vecchio porto dove attraccavano i traghetti prima che fosse costruito il ponte. Ora lì vicino c'è il pontile da cui parte un battello per le piccole isole di fronte. Sono isole dove non ci sono automobili, e infatti vicino a questo pontile c'è un parcheggio dove i residenti lasciano la loro auto.
Verso sera andiamo in bici in centro a Myggenas per cercare dove cenare, ma purtroppo questa è una di quelle cittadine dove non c'è nulla. Troviamo solo un piccolo supermercato dove ci fermiamo a fare un po' di spesa.
Mentre aspetto Dany all'esterno del supermercato, arrivano a fare compere anche quattro o cinque ragazzi cicloturisti di passaggio.
In questo supermercato scopriamo che, dopo aver comprato ciò che si vuol mangiare, acquistato all'interno del supermercato o al banco rosticceria nell'atrio, si può utilizzare un forno a microonde, ci sono piatti, bicchieri, posate e vassoi, e ci si può accomodare ai tavoli all'interno o a quelli fuori. Ci mettiamo quindi all'aperto e questa sera ceniamo così.
martedì 2 Agosto: da Almon a Goteborg. Km 80.2
Oggi è di nuovo una bella giornata, ma il cielo limpido della notte ha portato molta umidità. Come spesso ci accade in questi casi, smontiamo la tenda ancora umida e la chiudiamo nel suo sacco. La faremo asciugare nel primo pomeriggio, quando sarà il momento di rimontarla.
Facciamo colazione ai tavolini del bar del campeggio, che a quest'ora è ancora chiuso, stando attenti a non bagnarci con le gocce che cadono abbondanti dal bordo del tetto, condensa della notte.
E finalmente partiamo, risalendo verso il ponte.
Qualcuno ha dormito sul piazzale dove finisce la strada. No, non dico le anatre, che sono di cemento, dico quella roulotte!
Dal piazzale parte la ciclabile che, ben separata dal resto del traffico, attraversa il lungo ponte.
Da lassù si gode il bel panorama sulle infinite isolette che popolano il fiordo. A quest'ora sul ponte non c'è molto traffico, e ci fermiamo un momento a goderci lo spettacolo, con l'aria fresca del mattino, il primo sole, e solo il rumore del vento.
Da Stenungsund, dall'altro lato del ponte, fino a Strandnorum, costeggiamo ancora il mare. Poi, per il resto della giornata, viaggeremo più all'interno.
A Stora Hoga c'è un uomo in bicicletta che pedala poco avanti a noi. Si è accorto che lo seguiamo, va alla nostra stessa velocità e gli stiamo dietro per un pezzetto. Ad un certo punto, ad un bivio, si volta verso di noi e ci indica la strada che dobbiamo seguire, mentre lui svolta dall'altra parte salutandoci!
La strada è tranquilla e senza traffico. Probabilmente tutte le auto preferiscono l'autostrada che scorre parallela un po' più in la.
In un grande recinto tre cavalli stanno pascolando in lontananza, ci vedono e partono al galoppo per venirci vicino, come a voler giocare con noi o, a modo loro, per salutarci.
Quando passiamo sopra ad un cavalcavia scorgiamo dall'alto nel mezzo di un prato una grossa lepre che corre. Più oltre, in una zona di prati e boschi, in lontananza due cerbiatti.
Arriviamo a Kungalv, dove all'ingresso della città ci sono grandi prati attorno ad un complesso ospedaliero. Qui, su una panchina, è indicato il divieto di fumare, anche se siamo all'aperto.
A Karra facciamo una pausa per mangiare un po' di frutta. Ci fermiamo nei giardini pubblici vicino alle scuole, dove due ragazzini vanno con gli skateboard su delle apposite pedane.
Mentre stiamo facendo la nostra colazione arriva un bambino, ci viene vicino e ci chiede qualcosa, in svedese. Noi gli diciamo, in inglese, che non capiamo cosa dice e lui, che voleva sapere l'ora, senza il minimo problema riformula la sua domanda in inglese come se per lui fosse la cosa più normale di questo mondo! Siamo piacevolmente stupiti di come, evidentemente, l'inglese venga insegnato ai bambini fin dai primi anni di scuola.
Ad uno degli alberi dei giardinetti sono appese alcune paia di scarpe. Ci piacerebbe sapere come mai: un gioco? Lo scherzo ai danni di qualche amico? Una sciocca gara tra ragazzini a chi le lancia più in alto? E poi, verrà qualche papà con la scala per recuperarle?
Da questo punto in poi la nostra cartina indica solo più l'autostrada oppure una strada che sembra essere un po' troppo grande per i nostri gusti. Fortunatamente, girando un po' per Karra, troviamo anche l'inizio di una ciclabile che, costeggiando le strade trafficate, ci porta dritti a Goteborg.
Anche dentro a Goteborg ci sono abbastanza piste ciclabili, fortunatamente comode anche per noi con il tandem e il carrello.
Arriviamo in centro e ci fermiamo alla stazione ferroviaria, per studiare la cartina e capire che direzione prendere per andare al campeggio.
Chiediamo informazioni a due poliziotti nell'atrio della stazione, ma ci sembra che non siano molto convinti delle indicazioni che ci danno. Ci spiegano che dobbiamo passare oltre lo stadio, poi oltre lo stadio (si, ce ne sono due uno accanto all'altro!), e svoltare di qui, no, meglio di la. Insomma capiamo solo più o meno quello che ci dicono. Fuori dalla stazione studiamo anche un tabellone con la cartina della città. Alla fine incominciamo ad andare nella direzione dello stadio e poi vedremo!
In realtà non era poi così complicato, e ad un grande incrocio ci sono già le indicazioni per il campeggio.
È un bel campeggio e ci fanno sistemare in una zona riservata a quelli che hanno solo la tenda.
Anche qui hanno la cucina e i tavoli a disposizione per mangiare, e nell'atrio dei bagni c'è un indicatore che mostra la temperatura e la quantità di acqua calda prodotta dall'impianto di pannelli solari sul tetto.
Pranziamo con dei panini e ci rilassiamo un momento alla nostra tenda, che è in un bel praticello ombreggiato. È veramente una sistemazione piacevole, e ci colpisce la differenza con il resto del campeggio.
Si tratta di un bel campeggio, dove la disposizione delle roulotte è più o meno quella tipica di tanti altri posti. Qui sono in piazzole di erba, allineate lungo un vialetto asfaltato.
Ma la cosa sconvolgente è come sono sistemati i camper: un gran piazzale asfaltato, tutti in fila come in un parcheggio! E pensare che sono quelli che pagano la tariffa più alta, e hanno pure speso un sacco di soldi per l'acquisto del mezzo! Forse il senso di libertà, la vita all'aria aperta, l'immagine del camper nella natura incontaminata, è un'immagine che si ritrova solo negli spot pubblicitari...
Andiamo in città in bici, facciamo un giro, ma notiamo che il centro cittadino e le vie pedonali si spopolano presto, i negozi chiudono e per strada non c'è più nessuno. I pochi ristoranti che vediamo sono tutti pieni e troviamo posto, sulla piazza del grande mercato coperto, solo ad un piccolo ristorantino greco, dove mangiamo molto bene, ma in fretta perché alle 21:00 chiude!
Anche gli altri ristoranti chiudono prestissimo, e rimane solo aperto qualche raro bar.
Dopo cena facciamo un giro in bici attraverso la città vecchia, fino a sbucare dall'altro lato nella zona del porto.
Qui sono ormeggiate una serie di navi, visitabili di giorno, che fanno parte del museo della marina.
E c'è anche una nave strana, molto larga, che a guardarla bene rivela essere invece un parcheggio per auto, galleggiante e fatto a forma di nave per mimetizzarsi meglio e non alterare l'immagine del porto.
Più oltre, sempre nella zona della darsena, c'è il grande teatro dell'opera.
Il cielo nel frattempo si rannuvola e più tardi, quando attraversiamo il centro per tornare verso il campeggio, tra le case è già buio ma i lampioni sono ancora spenti, nonostante siano già passate le 22:00.
mercoledì 3 Agosto: Goteborg.
Oggi restiamo a Goteborg per visitare un po' la città. Ma non ci andremo in bici, acquistiamo invece il biglietto per il tram direttamente alla reception del campeggio.
Appena fuori, mentre ci avviamo a piedi verso la fermata del tram, passiamo davanti al minigolf. Sembra essere una costante dei campeggi svedesi: ogni campeggio ne ha uno. Normalmente sono dei classici minigolf, con i tipici percorsi ad ostacoli. Questo qui invece vuole simulare un vero campo da golf.
I tram di Gotebord sono molto belli, specie quelli un po' vecchiotti che ancora vengono utilizzati su una linea e che hanno un indubbio fascino. Il servizio è ottimo e il viaggio è comodo. Per andare in centro facciamo circa quattro chilometri. Il biglietto che abbiamo comprato è una tessera elettronica prepagata da cinque corse, che può essere utilizzata anche da più di una persona simultaneamente. Dobbiamo premere una certa sequenza di tasti sull'apparecchio a bordo del tram per dire che stiamo viaggiando in due con la stessa tessera, e quindi farci conteggiare due delle cinque corse a disposizione, ma le istruzioni sono in svedese e restiamo con il dubbio di aver pagato solo per una persona.
Questa mattina in campeggio non abbiamo fatto colazione, e quindi ci fermiamo in un caffè del centro. Ci sediamo ai tavolini all'aperto, sul viale principale, ma questo locale si affaccia anche all'interno verso un grande magazzino dove vendono oggetti di vetro. La lavorazione del vetro pare essere una delle antiche attività artigianali di Goteborg, e in una vetrina sono esposti anche alcuni antichi stampi per la soffiatura delle bottiglie.
Dopo colazione decidiamo di andare allo Stadmuseum, dove il biglietto di ingresso costa circa 7 euro e comprende anche la visita ad altri tre musei della città.
Nel museo vi è una parte relativa alla preistoria della Svezia, ai Vichinghi, e vi sono i resti dell'unica nave vichinga trovata in Svezia.
Poi vi è una sezione dedicata alla scuola e all'evoluzione dei metodi di insegnamento.
Ma la sezione approfondisce anche l'architettura scolastica, i parchi giochi e i giardini pubblici didattici.
Infine c'è una sezione relativa all'ambiente, e ai danni che ha subito a causa di alcuni aspetti negativi del progresso.
Dopo il museo andiamo a visitare il grande mercato coperto, all'interno del quale ci sono anche banchi di gastronomia locale dove ci si può sedere a pranzo. Un'ottima occasione per gustare qualche specialità svedese, e naturalmente ne approfittiamo!
Il centro cittadino durante il giorno è decisamente più animato di quanto non lo fosse ieri sera. Ci sono negozi abbastanza normali, non i classici venditori di souvenir. E così fortunatamente le vie sono popolate più da abitanti della città che da turisti.
Il centro cittadino è attraversato da un paio di canali, e in tanti si godono il sole seduti su una bella scalinata.
Ci fermiamo in una libreria per acquistare una cartina della Svezia, della stessa serie di quelle che già abbiamo,e che copre una parte che ci mancava. Poi, sotto gli alberi della piazza principale, uno che canta e suona la chitarra, anche qui musica country, mentre un barbone vestito da babbo natale gli balla lì vicino.
Sulla mappa della città è indicata come strada, ma in realtà è stata coperta ed è diventata un grande centro commerciale. Tutto sommato nulla di interessante, se non questi massi infissi nel pavimento, da usarsi come sedili.
Dall'altro lato usciamo su una lunga passerella vetrata che conduce alla zona del porto, ai piedi della ruota panoramica.
Alla biglietteria della ruota panoramica c'è un grande plastico della zona del porto, e una mostra sulle evoluzioni architettoniche di quest'area.
Dall'alto della ruota si vedono da un lato i vecchi magazzini del porto, ora trasformati in bar e ristoranti, e le palazzine del centro universitario.
Sull'altro lato invece si estende il centro della città. Nella cabina della ruota panoramica siamo solo noi, senza altre persone, ma la ruota gira abbastanza in fretta e, sebbene faccia quattro o cinque giri, lascia poco tempo in alto per capire e apprezzare il panorama.
Nel porto, di fronte ad un futuristico grattacielo, c'è un grande veliero ormeggiato lì in modo permanente e adibito ad hotel di lusso. Dai moli vicini partono i battelli turistici sui quali si cena mentre si visita il lungo fiordo.
Sempre nella zona portuale, ai giardini che sono oltre il teatro dell'opera, è stato organizzato un raduno di auto d'epoca.
Ci sono delle spettacolari auto americane degli anni cinquanta.
E c'è qualche antichità trasformata in auto da corsa.
Poi, tra tutte queste auto grandi e potenti, appare una Trabant della ex Germania dell'Est. Il proprietario ci invita a guardare gli interni, apre il cofano e ci mostra il motore, e ci tiene a sottolineare che la carrozzeria non è di lamiera ma è di un composito a base di fibre vegetali.
Ceniamo ad un ristorante mongolo. Con il menù a prezzo fisso incominciamo con una zuppa, poi un buffet a volontà di insalate di vario tipo, quindi un altro buffet a volontà di verdure e carni, che ciascuno si sceglie e consegna al cuoco il quale le fa saltare alla piastra sul momento, e poi ancora il gelato! Solo la birra è da pagare a parte, e per questa ottima cena me ne scolo un litro.
Per smaltire un po' l'abbondante e ottima cena facciamo ancora una lunga passeggiata per il centro.
È stata una bella giornata di sole, la temperatura è ancora mite anche a quest'ora della sera, e la città è piacevole mentre ci avviamo a prendere il tram per ritornare in campeggio.
giovedì 4 Agosto: da Goteborg a Varberg. Km 89.2
È un'altra bella giornata di sole e, lasciato il campeggio, passiamo davanti al parco di divertimenti mentre usciamo dalla città. Ieri sera in campeggio rientravano molte famiglie che erano state a questo parco durante il giorno, e molti bambini avevano con sé un'enorme confezione di cartone del cioccolato Toblerone, vinta in qualche gioco a premi.
La strada che prendiamo per uscire da Goteborg in direzione sud scorre lungo un canale, è una strada abbastanza grande ma è costeggiata da entrambi i lati da una bella corsia riservata alle bici.
Questo lato della città, e poi anche i comuni limitrofi che attraversiamo, ospitano molte piccole fabbriche e palazzine per uffici, e sono parecchi quelli che si recano al lavoro in bici.
Proseguendo verso sud percorriamo strade secondarie dove il traffico è estremamente ridotto, e il panorama è un alternarsi di prati e boschi.
Nei giardini pubblici del centro di Kungsbacka c'è un mercatino di bricolage. Numerose bancarelle sono allineate lungo i vialetti del giardino ed espongono composizioni floreali, piccoli lavori in legno, confetture e marmellate fatte in casa, lavori all'uncinetto.
Dopo Fjaras la strada si riavvicina al mare costeggiando una zona di protezione naturalistica. È una baia alla quale non si può accedere, una vasta area di acquitrini e bassa marea, e dalla piazzola sul bordo della strada c'è gente che scruta con il binocolo. Un tabellone spiega quali sono gli uccelli che si fermano qui durante le migrazioni, e dice anche che ci dovrebbero essere le foche. Ma in questo momento non c'è molto da vedere.
Nei pressi di Asa facciamo la nostra abituale pausa di metà mattina per mangiare un po' di frutta. Ci fermiamo all'ombra seduti alle panchine di un parco giochi. Siamo nel punto di accesso alla spiaggia, c'è un piazzale per le auto, un piccolo bar, ma soprattutto molte bici parcheggiate. Su questo versante della Svezia le bici sono decisamente più utilizzate rispetto al resto del paese.
È una giornata limpida e il sole caldo invita molta gente a stare al mare. Oltre le dune ecco la spiaggia. Apprezziamo molto il fatto che qui in Svezia non si siamo lottizzazioni e installazioni balneari, e che la spiaggia sia lasciata nelle sue condizioni naturali.
Dopo la pausa riprendiamo a pedalare, sempre per strade secondarie, dove alterniamo tratti in riva al mare con brevi tratti un pochino più all'interno.
I giardini delle case sono sempre curatissimi, con l'erba rasata in modo impeccabile. È invece rara la presenza di orti, e quei pochi sono piccoli e in un angolo del giardino. Spesso c'è una serra, sempre la stessa identica, piccolina, con all'interno qualche pianta di pomodori.
Già in precedenza lungo tutto il nostro viaggio avevamo notato la presenza di cassette per la posta piazzate a piccoli gruppi lungo il bordo della strada. A volte non si vede neppure a quali case appartengano, essendo queste nascoste nel bosco lungo vialetti laterali. In genere le cassette sono piazzate sporgenti, ben a filo del bordo strada, per facilitare la consegna anche in inverno quando la strada è ingombra di neve.
Oggi abbiamo notato un'altra particolarità: le auto che effettuano la consegna della corrispondenza hanno il posto di guida sul lato destro, come le auto inglesi. In questo modo il postino non deve neppure scendere dalla macchina quando mette le lettere nelle cassette!
In questa zona costiera ci sono spesso dei tratti di pista ciclabile. Certe volte tagliano attraverso zone che le auto devono invece aggirare, altre volte si spingono ad allargare il giro verso posti belli da vedere. E in certi tratti hanno il fondo sterrato, un po' faticoso per il nostro tandem con carrello.
Certo è che ci sentiamo un po' privilegiati, in quanto ciclisti, a poter godere di angoli di paesaggio che sono preclusi agli automobilisti!
Avvicinandoci a Varberg passiamo accanto ad una strana costruzione. È un edificio di muratura e pietra, con uno curioso tetto tondo. Si tratta di un vecchio mulino a vento, ormai non più funzionante e al quale è stato rimosso tutto l'impianto meccanico.
Attraverso stradine più piccole percorriamo l'ultimo tratto di strada e arriviamo a Varberg.
Ci fermiamo a pranzo nei pressi dell'Ufficio del Turismo, e poi andiamo a sistemarci in campeggio, che è lungo il mare a sud del centro abitato.
Dopo un po' di relax riprendiamo la bici per andare a visitare la città. Appena fuori dal campeggio ci accorgiamo però che, oltre alla strada principale, c'è anche una passeggiata ciclabile che costeggia il mare e che sembra andare verso il centro cittadino. Il panorama è stupendo, il mare tranquillo, e l'unico rumore che si sente è quello della brezza che arriva dal mare.
Questo bel viale attira moltissimi a godersi le rocce e i prati che costeggiano il mare, e tanta gente si sta apprestando a cenare qui, un grande picnic serale in un posto veramente splendido.
La ciclabile arriva a Varberg nei pressi di una grande fortezza arrampicata su una roccia in riva al mare.
Appena oltre, il centro cittadino si affaccia sul mare in corrispondenza di un antico centro balneare, una bella costruzione di legno su palafitte.
Varberg ci riserva ancora altri aspetti inusuali, come ad esempio il fatto che ci sia tanta gente in giro ancora a quest'ora della sera, cosa che abbiamo visto di rado nel resto della Svezia.
Mentre giriamo per il centro alla ricerca di un posto dove comprare il necessario per cenare anche noi sul mare, passiamo per i giardini pubblici, nei quali spicca una grande aiuola tutta di piante grasse.
Con i panini acquistati in città torniamo sul bordo del mare, lungo la passeggiata ciclabile, e ci cerchiamo un angolino solitario dove facciamo il nostro picnic serale di fronte al tramonto.
venerdì 5 Agosto: da Varberg a Halmstad. Km 97.3
Questa notte ha piovuto. Smontiamo la tenda e mentre facciamo colazione nella cucina del campeggio ricomincia a piovere abbastanza forte.
Non ci facciamo fretta, aspettiamo un momento, e appena smette partiamo, rassegnati e convinti che pioverà di nuovo. E invece per tutto il giorno pedaleremo asciutti!
Nonostante sia nella direzione opposta, ci attira percorrere ancora una volta la bella passeggiata fino a Varberg, presto al mattino, sotto questo cielo minaccioso, senza tutta la folla di ieri sera.
Attraversiamo quindi ancora una volta il centro di Varberg, apprezzando di nuovo l'attenzione che da queste parti hanno per la vivibilità delle città. Grandi marciapiedi, fioriere, strade con totale divieto di sosta, tutte misure che invitano a non utilizzare l'auto ma a godere della città a piedi o in bicicletta.
E nei quartieri residenziali, anche dove la densità abitativa è ancora alta e le case non hanno spazio per avere un giardino, c'è comunque una grande cura nell'aspetto esteriore delle case.
Oggi la strada è più dritta e pianeggiante, ma siamo sulla costa e c'è un forte vento, sfortunatamente in senso contrario al nostro!
Nei pressi di una fattoria passiamo vicino ad un grande recinto con dei maiali. Ci sono alcune femmine e tanti piccoli che scorrazzano in giro e poi corrono a farsi allattare dalla mamma.
Poco oltre mandrie di mucche pascolano nei prati in riva al mare.
Come sempre le cascine sono spettacolari, e colpisce l'estrema pulizia e ordine dei cortili.
Ed ecco ancora un mulino. Oggi ne abbiamo visti più d'uno, questo è ancora abbastanza intero, altri erano parzialmente dismessi. Sono mulini che venivano usati per la macinazione del grano. Evidentemente qui il terreno pianeggiante favorisce i venti dal mare.
Altra particolarità di questa zona sono i bellissimi tetti di erba, che non avevamo ancora visto da altre parti in Svezia.
A metà mattinata facciamo tappa a Falkenberg, dove ci fermiamo in un bar del centro per fare un po' di colazione. Oggi niente frutta, ma brioche al cioccolato e caffè bollente.
Mentre siamo seduti ai tavolini all'aperto del bar passa un piccolo autobus elettrico che fa servizio nel centro cittadino, centro che è vietato ai mezzi a motore.
In un breve giro per la cittadina passiamo davanti ad una curiosa scultura, fissata sulla parete della locale Cassa di Risparmio.
Usciamo da Falkenberg facendo un giro dal lato del porto, dove ci sono grandi silos e magazzini.
Il nostro viaggio prosegue alternando tratti nell'entroterra a tratti sulla costa. Il paesaggio è sempre molto bello, le strade sono praticamente prive di traffico, e le case sono sempre molto caratteristiche.
Quando è più o meno l'ora di pranzo ci troviamo dalle parti di Steninge. Siamo in una zona molto bella, ma qui i paesini sono microscopici e non ci sono negozi dove acquistare alimentari. Troviamo però un bel ristorantino dove ci fermiamo a pranzo ai tavoli all'aperto, con vista sul mare.
La costa svedese è tutta molto bella e balneare, ma si tratta di un tipo di balneazione ben diversa da quella del mediterraneo. Qui le spiagge sono incontaminate, e le case per le vacanze sorgono sparpagliate nella brughiera. Fare una vacanza qui significa tranquillità assoluta e gran relax.
Per un lungo tratto di ciclabile abbiamo davanti a noi una coppia di cicloturisti che, nonostante l'abbigliamento molto campagnolo, pedalano ad una discreta andatura.
Talvolta, quando la strada passa attraverso una zona residenziale, vediamo dei giochi per bambini proprio sul bordo della strada. Un pallone, uno skateboard, un triciclo. Sono segnali per richiamare alla massima prudenza gli automobilisti di passaggio, per suggerirgli di moderare la velocità e di fare attenzione perché qui ci sono bambini, ciclisti e persone a piedi.
Anziché andare direttamente verso Halmstad facciamo una piccola deviazione verso Tylosand. Il cielo si è improvvisamente scurito e incomincia a cadere qualche goccia di pioggia. Ma al campo di golf ci deve essere qualcosa di importante, e queste poche gocce non fermano la partita.
La pioggia dura poco e smette quasi subito. Eccoci quindi sulla spiaggia di Tylosand, e Dany non resiste a togliersi le scarpe e fare due passi con i piedi in acqua!
E infine gli ultimi chilometri fino ad Halmstad. Avvisiamo Aldo e Margareta del nostro arrivo, e Aldo ci aspetta in strada davanti a casa con la macchina fotografica!
Ecco fatto! Missione compiuta! In totale abbiamo pedalato per 1404.3 chilometri, abbiamo visto posti molto affascinanti, ed è stata una vacanza bellissima!
Ci rilassiamo un po' a casa degli zii, ceniamo tutti insieme, raccontiamo mille cose del nostro viaggio, e dopo cena andiamo a piedi al porto dove c'è, per quattro giorni, un raduno internazionale di grandi velieri.
Sono 63 navi stupende, giunte qui dalla Russia, dalla Spagna, dall'Argentina, e la darsena è trasformata in festa, con birrerie e palchi dove suonano gruppi musicali.
Rimaniamo ancora qualche giorno qui dagli zii, e insieme a loro andiamo a trovare Paola, e a visitare il castello di Lackoslott. Poi ricarichiamo il tandem e il carrello sulla nostra macchina e ci mettiamo in viaggio verso casa.