Cara Sara, a proposito della guerra ho notato da tempo che il sito è pieno di simboli e collegamenti a tematiche pacifiste. La mia domanda, che non vuole essere provocatoria, è questa: non ritieni che per molti esporre bandiere della pace alle finestre sia l'unico impegno concreto verso un mondo di pace?

Cara amica, ti ringrazio per la domanda perché mi dà l'occasione di parlare di pace e di esprimere di conseguenza il mio pensiero sull'attuale conflitto.
Il dubbio che avevo era infatti proprio questo: è giusto parlare e discutere di questo argomento nel sito? La risposta come vedi è stata affermativa! 
Prima d'iniziare devo fare una premessa. Spero, con le mie parole, di non apparire "altezzosa", perché non è assolutamente il mio intento: ciò che voglio fare è semplicemente esprimere il mio pensiero.
Tutti i simboli e i link a siti umanitari che compaiono nel sito non sono a caso e non sono presenti solo "per far piacere" a Stefano, che è d'accordo su questa linea. Fin da piccola sono stata educata alla pace. Una pace attiva rivolta verso il rispetto, la comprensione, l'amicizia e l'impegno. Tra i personaggi più importanti della mia infanzia ci sono stati Gandhi, Martin Luther King, Oscar Romero (vescovo in Salvador), Rigoberta Menchù (la voce dei braccianti del Guatemala), Nelson Mandela, il nostro Alex Zanotelli e tanti altri. L'esempio importante dei miei genitori ha sicuramente dato le basi al mio carattere, che poi ha preso una direzione autonoma (secondo il libero arbitrio, altro "pilastro" della mia educazione). Quindi le scelte "giuste" o "sbagliate" che ho preso finora non sono mai state condizionate dall'esterno, ma solo dai limiti del mio carattere.
Un'esperienza che ricordo con grande piacere è quella fatta ad 11 anni a Bruxelles, in Belgio, quando ho trascorso un mese insieme ad una sessantina di ragazzini della mia stessa età, ma di 12 nazionalità diverse, per imparare attraverso attività ludiche, sportive, musicali, teatrali... a comunicare ed a rispettare i coetanei di altro colore, lingua e cultura. In quell'occasione la mia grande amica era una bambina israeliana. Anni dopo mia fratello ha fatto la stessa esperienza negli Stati Uniti e nel suo caso il suo amico del cuore era un ragazzino turco, mentre la sua "innamorata" era una ragazzina del Costarica. 
L'impegno della mia famiglia e di tanti amici non è terminato qui, perché crediamo che la pace non si fermi, ma vada costruita ogni giorno. 
Questo è il mio pensiero: non basta dire no alla guerra (anche se è già uno "schieramento" importante), ma bisogna "crescere ed educare alla pace". Per farlo basta partire dai piccoli gesti di tutti i giorni.
Come avrai potuto capire non sono a favore di questa guerra, come di tutte le altre... non credo che le armi siano la soluzione, e soprattutto non credo che possano educare un popolo. Penso che la guerra si possa fare, ma che debba essere una guerra nonviolenta. Gandhi ci ha insegnato che nonviolenza non è sinonimo di debolezza, e che può farci ottenere concretamente qualcosa.
In conclusione, per rispondere alla tua domanda, nel mio caso la bandiera della pace appesa fuori dalla finestra non serve per dare colore alla casa. Forse per molti esporre la bandiera della pace è il loro unico impegno concreto verso un mondo pace, ma lo ritengo già un bel segnale di crescita personale in questa società che pare tanto individualista. 


Sara

 La Guerra

«Questo argomento mi induce a parlare della peggiore fra le creazioni, quella delle masse armate, del regime militare voglio dire, che odio con tutto il cuore. Disprezzo profondamente chi è felice di marciare nei ranghi e nelle formazioni al seguito di una musica: costui solo per errore ha ricevuto un cervello; un midollo spinale gli sarebbe più che sufficiente. Bisogna sopprimere questa vergogna della civiltà il più rapidamente possibile. L'eroismo comandato, gli stupidi corpo a corpo, il nefasto spirito nazionalista, come odio tutto questo! E quanto la guerra mi appare ignobile e spregevole! Sarei piuttosto disposto a farmi tagliare a pezzi che partecipare a una azione così miserabile.»
 

Albert Einstein





"La nonviolenza è la forza più grande di cui disponga l'umanità. È più potente della più potente arma di distruzione escogitata dall'ingegnosità dell'uomo. La distruzione non è la legge degli uomini. L'uomo vive liberamente in quanto è pronto a morire, se necessario, per mano di suo fratello, mai a ucciderlo. Qualsiasi assassinio o altra lesione, commessa o inflitta a un altro, non importa per quale ragione, è un crimine contro l'umanità". 


Gandhi
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