Chi come Noi vive a stretto contatto con un "elemento liquido", nel Nostro caso il Lago, stabilisce un legame strano, d’amore e odio di attrazione e repulsione, il Lago diventa una presenza quotidiana, rassicurante e distensiva, spesso è il rifugio nei momenti delicati di troppa gioia e di troppo dolore, un confidente, ma a volte diventa troppo invasivo e sembra voler prendersi Lui tutto il Tuo spazio.
Il Canottaggio è intrinsecamente legato a questo strano sentimento, chi ha provato a remare, ad essere in un così stretto contatto con l'essenza stessa di questo sport, difficilmente riesce ad abbandonarlo.
Remare significa avanzare sfidando l'acqua e la sua forza, ma per farlo devi saper portare la forza dell'acqua a tuo favore. Per questo tra vogatore e acqua c'è un rispetto, non dovuto ad un pensiero puramente utilitaristico, "se maltratto l'acqua lei maltratta me", ma alla consapevolezza dell’indissolubilità del legame che si forma tra chi è accomunato da uno stesso obiettivo, avanzare sopra ogni ostacolo.
Si badi bene che il canottaggio è fatica! Muscoli contratti e collaboranti nello sforzo di spingere in avanti la barca e subito dopo decontratti e agili per portare delicatamente il proprio corpo ad aggrapparsi alla prossima palata, è aria che entra ed esce dai polmoni, cadenzata, per garantire la lucidità nell’eseguire un movimento all’apparenza pulito, ma non semplice, è quasi una danza il cui ritmo è solo nella propria testa e la coreografia affinata da lunghe ore di allenamento e spesso mandata all’aria e riscritta al momento, per un’onda, un soffio di vento o un avversario imprevisto.
"I barc van mia a ball" le barche non vanno con le chiacchiere è quello che dicono i "vecc" quelli che di acqua ne hanno già spostata tanta e in questa frase c’è molto dello sport del remo, un gesto apparentemente semplice è invece non banale in cui solo una perfetta tecnica garantisce di non sprecare le forze spostando l’acqua anzichè la barca, la forza è un fattore relativo, come diceva una nota pubblicità, se mal gestita è anzi controproducente. L’allenamento, la continuità, l’impegno giorno dopo giorno, i sacrifici, questi sono gli elementi fondamentali per poter esercitare con profitto l’arte del remo.
La soddisfazione nel "sentire scorrere" la barca ovvero avere la certezza che tutto è come deve essere, è molto forte, è la rovesciata nel sette o il tiro da tre punti che brucia la retina, ma anche la meta di forza della mischia che travolge gli avversari, lo schema perfetto di una veloce.
Perchè il canottaggio è sia uno sport individuale sia di squadra, per questo racchiude tutte le problematiche di entrambe le tipologie.
Solo contro gli avversari e contro la resistenza dell’acqua, del vento, raccogliendo dentro di te tutte le energie fino all’arrivo.
Un gruppo che deve pensare ed agire all’unisono dosando la forza e le energie con meccanismi calcolati, aiutati dallo stimolo reciproco e dalla fiducia nell’altro.
Il rapporto di fiducia che si crea tra i compagni di fatica, è molto forte e resiste a lungo anche fuori dalla barca ed è fondamentale per la buona riuscita di un equipaggio, quando viene a mancare si perde la metà della forza, e difficilmente si riescono a ricomporre i cocci.
Il Canottaggio è uno sport che pur senza il contatto diretto con l’avversario assicura forti emozioni, sia in allenamento: con la concentrazione portata al limite dalle ripetizioni degli esercizi e dallo sforzo reso estremo, sia in gara; la tensione della partenza, momento fondamentale per non mandare all’aria tutte le tattiche, le scaramucce durante il percorso in cui si cerca di avanzare sugli avversari anche psicologicamente per poi tuffarsi nel serrate con tutta la forza e il fiato rimasto nell’alternarsi delle punte delle barche impegnate in una danza come sorrisi che si schiudono e ritraggono, fino a tagliate una lama d’aria stesa tra due fili.
L’attesa del verdetto perchè le due sirene erano una cosa sola, il gelo nelle vene dei secondi e le lacrime si mischiano a quelle di gioia di chi ha vinto.
Poi passa e in fondo ne è valsa la pena uno vince ma da solo non potrebbe neanche correre.
La soddisfazione è legata al fatto stesso di poter competere con gli altri di esserci e di poter lottare ad armi pari per vincere, consapevoli del lavoro svolto dei Nostri sacrifici e di chi li ha condivisi con Noi, ma anche dei bei momenti passati.
La possibilità che ha un Vogatore di esercitare il suo sforzo in un contesto così piacevole e sempre vario è forse unico nello sport.
Il lago ha mille colori, riflessi e suoni a secondo dell’ora e della stagione, le condizioni di vento e onda sono mutevoli come lo è la costa frastagliata delle montagne che vi si inabissano, i profumi che a seconda della fioritura si riescono a percepire inebriano e inondano di nuova forza.
La sensazione che si prova vogando all’alba sfidando i primi raggi taglienti del sole o quelli infuocati del tramonto è difficilmente spiegabile, come i rumori ovattati di una remata sotto la neve quando sulle schiene dei Tuoi compagni cresce piano una bianca divisa.
Altrettanto indicibili sono i suoni di una vogata in notturna con la barca addobbata ad albero di natale, intorno silenzio, e solo il tuo respiro, l’acqua che scivola sotto e di fianco alla barca, al tempo ritmato delle pale.
Ma c’è anche la paura per quel vento che si è alzato improvviso e quel temporale venuto giù dalla montagna da dietro la punta e allora via veloci al riparo ricoveriamo la barca e aspettiamo che il Lago plachi la sua rabbia e che la schiuma bianca delle onde che a stento ributtiamo fuori dalla barca si stemperi di nuovo nel suo azzurro-verde e che la pioggia smetta di frustare le nostre schiene, è il Lago che ci vuole ricordare che comunque vada è lui il più forte, e quando ci permette di batterlo è perchè gli piace essere solleticato dai nostri remi e si diverte a vederci sudare per un "tondino di metallo" e una "pergamena".
Remi e barche, gli strumenti del vogatore, o meglio i preziosi compagni di fatica, si impara a conoscere ogni centimetro del remo a sentire come si flette sotto lo sforzo impresso dai muscoli e come elasticamente si riprende quando viene estratto dall’acqua, lo si cura lo si asciuga e ridipinge per tenerlo sempre in ordine e lucido, e così la barca, i riti di preparazione, segreti; il controllo degli scalmi, delle altezze delle forcole, puntapiedi e seggiolino, poi in acqua, impari a riconoscerne il "canto" a seconda della velocità e della remata, impari che se la lasci correre Lei ti ringrazia rendendo più redditizia la tua fatica, se la sua punta rimane alta e taglia le onde regolare allora sei sicuro che state lavorando bene che oggi sarà una buona giornata che sia allenamento o gara ci siete Tu il Tuo Equipaggio, barca e remi, l’allenatore che dal molo o dalla barca sta gridando e dalla riva gli incitamenti di chi ci crede come stai facendo tu remata dopo remata.
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