RECENSIONI
Recensione
del concerto dell'8-3-2002 a Milano tratta da Babylonmegazine.net
SYSTEM
OF A DOWN + DILLINGER ESCAPE PLAN ,
08-03-2002
Palavobis (MI) Credeteci o no, ma l'attesissima calata italica
del combo losangelino si è dimostrata estremamente deludente.
Il report di questa serata potrebbe tranquillamente concludersi
con queste poche e lapidarie parole. Aprono le danze, in un
Palavobis colmo fino all'orlo (e pensate che pare ci fossero
almeno un migliaio di persone rimaste fuori dai cancelli), i
Dillinger Escape Plan che, in due parole, potremmo descrivere
come dei jazzisti che, usciti completamente di melone, si sono
dati al grind-core e all'esternazione di tutte le loro più nascoste
turbe psichiche. La prova della band, durata una quarantina
di minuti, convince, anche se i suoni penalizzano eccessivamente
un quintetto comunque esaltato e devastante. Il nuovo cantante
(ricordo che l'EP di prossima pubblicazione vedrà Mike Patton
alla voce, mentre il futuro full lenght ospiterà il nuovo cantante,
presente questa sera) invece non mi è piaciuto troppo, molto
monocorde e meno espressivo del precedente. Purtroppo il responso
del pubblico non è calorosissimo e ciò è indubbiamente dovuto
al fatto che i DEP sono una band per pochi, pochissimi e nonostante
l'unanime critica li incensi da anni, restano una band di nicchia.
Passata un po' in sordina la performance della band di casa
Relapse, giunge l'attesissimo momento. I System Of A Down, autori
di due eccellenti album, raccolgono ormai a piene mani i favori
di pubblico e critica e il loro ultimo disco, "Toxicity", spopola
da mesi. Uno stage bianco, scarno e minimale fa sperare in uno
show "tutto musica e poca scena" e, a parte lo strepitoso set
di luminarie varie e assortite, sarà effettivamente così....
peccato che la qualità della musica, anzi, dell'esecuzione,
sarà a dir poco ridicola. Da dove vogliamo cominciare? Dalla
scaletta ridicola di poco più di un'ora, al prezzo di soli 25
euro, quando avrebbero potuto tranquillamente tritarci per 90
minuti? Dall'esecuzione degna di una band di provincia qualsiasi?
Dagli innumerevoli errori nel drumming? Dalla letterale incapacità
tecnica del chitarrista Malakian? Dai volumi mantenuti incredibilmente
bassi? Dal mixaggio penoso? Dalla mancanza di autocontrollo
vocale da parte del vocalist Serj Tankian che si è sì dimostrato
dotato, ma altrettanto immaturo nel controllare le proprie corde
vocali? Dallo stupro di "Good Bye Blue Sky" dei Pink Floyd?
Dalla miriade di intermezzi campati in aria e assolutamente
sconclusionati? Sicuramente le mie aspettative erano altissime,
ma so di non esser stato l'unico fan e/o giornalista dannatamente
deluso e amareggiato dalla performance di Malakian & soci. Per
non parlare dell'atteggiamento tenuto on stage, a dir poco fastidioso
e altezzoso: non un bis, non un "grazie" e sorrisi forzati e
limitatissimi. Quasi che il "tutto esaurito" e i milioni di
copie che stanno macinando siano un dispetto ai loro occhi.
Riassumendo: zero grinta, zero mordente, zero potenza, zero
affiatamento, zero riconoscenza, esecuzioni davvero scarse.
O forse mi sono sognato tutto visto che, come al solito, la
folla esulta e li acclama, noncurante della qualità di ciò che
viene proposto (vedi Slipknot poche settimane fa)... ma anche
il pubblico, a fine show, è palesemente deluso da come il quartetto
abbandona lo stage e dalla scintillante pochezza della performance.
Quelli di questa serata non si sono rivelati i SOAD che conoscevo
e che mi immaginavo; non erano le stesse gentilissime e convintissime
persone incontrate in quel di Milano la scorsa estate, in occasione
dell'uscita del disco, non erano le stesse persone che mettono
anima e corpo in ciò che fanno. Spero vivamente che sia stata
soltanto la classica "serata storta", perché altrimenti sarò
costretto ad ammettere che i dischi, tanto grandiosi, sono solo
ottimamente costruiti in studio e che il loro "essere come appare
da interviste e varie" è solo una bella facciata. Con un amaro
in bocca che nemmeno vi immaginate, sono costretto a stroncare
lo show dei SOAD e ad aspettarli al varco per la loro prossima
apparizione nel bel paese!
(Stefano Gaspari)