STORIA DELLA COSTITUZIONE ITALIANA
L'Italia, dopo il secondo conflitto mondiale, era una nazione sconfitta e tale era considerata dai vincitori, nonostante il cambio di fronte dell'8 settembre e nonostante la Resistenza ,era occupata militarmente, dipendeva dagli aiuti alleati e non poteva dunque considerarsi completamente arbitra del proprio destino.
Le forze politiche che si candidavano alla guida del paese all'indomani della liberazione erano in gran parte le stesse che erano state protagoniste della lotta politica tra la fine della prima guerra mondiale e l'avvento della dittatura. Era dunque convinzione comune che il dopoguerra avrebbe visto in primo piano i partiti di massa, soprattutto quelli della sinistra operaia.
In particolare il Partito socialista, guidato da Pietro Nenni , pareva destinato ad assumere un ruolo da protagonista. Il Partito comunista,invece, traeva nuova forza e credibilità proprio dal contributo offerto alla lotta antifascista e su questo fondava i suoi titoli di legittimità per presentarsi come forza “nazionale” e di governo. Fra gli altri partiti presenti sulla scena politica italiana, l'unico che apparisse in grado di competere con comunisti e socialisti sul piano dell'organizzazione di massa era la Democrazia cristiana. La Dc , guidata da De Gasperi , godeva di un esplicito appoggio da parte della Chiesa, che gli consentì di divenire il principale perno del fronte moderato. Le formazioni liberali di area liberal-democratica apparivano invece inadeguate a fronteggiare la spinta dei partiti di massa. La destra era forte soprattutto nel Mezzogiorno ma, non essendoci ancora un movimento neofascista organizzato andò ad ingrossare soprattutto le file della Dc.
Il primo governo dell'Italia liberata fu presieduto da Ferruccio Parri , capo partigiano ed esponente del Partito d'azione. Nel novembre del '45 ,però, la guida del governo passò al democristiano De Gasperi. Il nuovo governo inaugurò così una svolta in senso moderato destinata ad essere irreversibile.
Il governo aveva infatti fissato al 2 giugno 1946 la data per le elezioni dell' Assemblea costituente le prime consultazioni politiche libere dopo venticinque anni, e le prime in cui avevano diritto a votare anche le donne . In quello stesso giorno i cittadini sarebbero stati chiamati a decidere, mediante referendum , se mantenere in vita l'istituto monarchico o fare dell'Italia una repubblica.
Nelle votazioni del 2 giugno, caratterizzate da un'affluenza senza precedenti nella storia delle elezioni libere in Italia(circa il 90% degli aventi al diritto), la repubblica si affermò con un margine abbastanza netto. 12.700.000 voti contro 10.700.000 per la monarchia. Il 13 giugno, dopo la proclamazione ufficiale dei risultati, Umberto II partì per l'esilio in Portogallo.
Nelle elezioni per la Costituente , la Dc si affermò come il primo partito col 35,2% dei voti, seguita a notevole distanza dal Psiup (Partito socialista di unità proletaria) col 20,7% dei voti e subito dopo dal Pci (19%).
Rispetto alle ultime elezioni prefasciste, era evidente l'ulteriore avanzata dei partiti di massa e la crisi definitiva dei vecchi gruppi liberal-democratici, ormai sostituiti dalla Dc nella rappresentanza dell'Italia moderata. La sinistra risultava complessivamente rafforzata, ma non tanto da risultare maggioritaria.
Nel complesso, i risultati del 2 giugno mostravano che gli elettori italiani avevano definitivamente voltato pagina rispetto all'esperienza fascista, che in materia di scelte istituzionali non si erano lasciati spaventare dalla minaccia del “salto nel buio” agitata dai monarchici; che nella stragrande maggioranza avevano dato la loro fiducia ai partiti democratici e antifascisti.
Quegli stessi risultati,però, se analizzati regione per ragione, rivelava che la vittoria repubblicana si reggeva tutta sul voto del Centro-nord, mentre il Sud aveva dato una forte maggioranza alla monarchia, e che anche il voto politico si era distribuito in modo tutt'altro che omogeneo, con la sinistra nettamente maggioritaria al Nord, ma debolissima nel Mezzogiorno. Le spaccature ereditate dalla guerra e da tutta la storia del paese si riproponevano nella nuova Italia democratica e ne rendevano più difficile il cammino.
I due anni successivi alle elezioni per la Costituente furono decisivi per la storia della neonata Repubblica. Fu questo il periodo in cui L'Italia definì il suo nuovo assetto istituzionale col varo della Costituzione, riorganizzò la propria economia secondo i modelli tipici dei sistemi capitalistici occidentali, si diede infine un equilibrio politico destinato a resistere per molti anni e a riflettersi immediatamente sulla collocazione internazionale del paese.
Dopo le elezioni per la Costituente , democristiani, socialisti e comunisti continuarono a governare insieme, ma la collaborazione al governo creò continui contrasti fra Dc e le sinistre. Tali contrasti politici che ci furono in questi anni non impedirono tuttavia ai partiti antifascisti di mantenere quel minimo di solidarietà che era necessaria alla Repubblica per superare le due prime e fondamentali prove che le si ponevano di fronte: la conclusione del trattato di pace (firmato a Parigi nel febbraio del 1947, l'Italia, come nazione sconfitta, dovette pagare riparazioni agli Stati che avevano attaccato e rinunciare a tutte le colonie) e soprattutto il varo della Costituzione.
L'Assemblea costituente incaricata di dare al paese una nuova legge fondamentale, dopo lo Statuto Albertino di cento anni prima, cominciò i suoi lavori nel giugno 1946 e li concluse nel dicembre 1947 con l'approvazione a larghissima maggioranza del testo costituzionale, che entrò in vigore dal 1° gennaio 1948.
La Costituzione repubblicana si ispirava ai modelli democratici ottocenteschi per la parte riguardante le istituzioni e i diritti politici: essa dava vita infatti a un sistema di tipo parlamentare, col governo responsabile di fronte alle due camere, titolari del potere legislativo, entrambe elette a suffragio universale e incaricate anche di scegliere, in seduta congiunta, un capo dello Stato con mandato settennale. Era inoltre previsto che una Corte costituzionale vigilasse sulla conformità delle leggi alla Costituzione, che le leggi stesse potessero essere sottoposte a referendum abrogativo dietro richiesta di almeno 500.000 cittadini, che la vecchia struttura centralistica dello Stato fosse spezzata creando il nuovo istituto della regione , dotato di ampi poteri.
La Costituzione rappresentò cosi un compromesso equilibrato fra le istanze delle diverse forze politiche che avevano contribuito realizzarla.
Lo scontro più clamoroso si verificò però quando si discusse la proposta democristiana di inserire nella Costituzione un articolo (
articolo 7 ) in cui si stabiliva che i rapporti fra Stato e Chiesa era regolati dal concordato stipulato nel 1929 fra Santa Sede e regime fascista. La proposta sembrava destinata ad essere respinta. Ma all'ultimo momento Togliatti annunciò il voto favorevole del Pci, motivando la sua scelta con la volontà di rispettare il sentimento religioso della popolazione italiana e di non creare fratture in seno alle masse. L'articolo 7 fu così approvato nonostante l'opposizione dei socialisti e degli altri Partiti laici.