TERZA STAZIONE
Gesù cade la prima volta
V/. Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.
R/. Quia per sanctam crucem tuam redemisti mundum.
Dal libro del profeta Isaia. 53, 4-6
Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori e noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e umiliato. Egli è stato trafitto per i nostri delitti, schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti. Noi tutti eravamo sperduti come un gregge, ognuno di noi seguiva la sua strada; il Signore fece ricadere su di lui l’iniquità di noi tutti.
MEDITAZIONE
L’uomo è caduto e cade sempre di nuovo: quante volte egli diventa la
caricatura di se stesso, non più immagine di Dio, ma qualcosa che mette in
ridicolo il Creatore. Colui che, scendendo da Gerusalemme a Gerico, incappò nei
briganti che lo spogliarono lasciandolo mezzo morto, sanguinante al bordo della
strada, non è forse l’immagine per eccellenza dell’uomo? La caduta di Gesù
sotto la croce non è soltanto la caduta dell’uomo Gesù già sfinito dalla
flagellazione. Qui emerge qualcosa di più profondo, come Paolo dice nella
lettera ai Filippesi: “Pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro
geloso la sua uguaglianza con Dio, ma spogliò se stesso, assumendo la
condizione di servo e divenendo simile agli uomini… umiliò se stesso
facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce” (Fil 2,
6-8). Nella caduta di Gesù sotto il peso della croce appare l’intero suo
percorso: il suo volontario abbassamento per sollevarci dal nostro orgoglio. E
nello stesso tempo emerge la natura del nostro orgoglio: la superbia con cui
vogliamo emanciparci da Dio non essendo nient’altro che noi stessi, con cui
crediamo di non aver bisogno dell’amore eterno, ma vogliamo dar forma alla
nostra vita da soli. In questa ribellione contro la verità, in questo tentativo
di essere noi stessi dio, di essere creatori e giudici di noi stessi,
precipitiamo e finiamo per autodistruggerci. L’abbassamento di Gesù è il
superamento della nostra superbia: con il suo abbassamento ci fa rialzare.
Lasciamo che ci rialzi. Spogliamoci della nostra autosufficienza, della nostra
errata smania di autonomia e impariamo invece da lui, da colui che si è
abbassato, a trovare la nostra vera grandezza, abbassandoci e volgendoci a Dio e
ai fratelli calpestati.
PREGHIERA
Signore Gesù, il peso della croce ti ha fatto cadere per terra. Il peso del nostro peccato, il peso della nostra superbia ti atterra. Ma la tua caduta non è segno di un destino avverso, non è la pura e semplice debolezza di chi è calpestato. Sei voluto venire incontro a noi che, per la nostra superbia, giacciamo per terra. La superbia di pensare che siamo in grado di produrre l’uomo ha fatto sì che gli uomini siano diventati una sorta di merce, che vengano comprati e venduti, che siano come un serbatoio di materiale per i nostri esperimenti, con i quali speriamo di superare da noi stessi la morte, mentre, in verità, non facciamo altro che umiliare sempre più profondamente la dignità dell’uomo. Signore, aiutaci perché siamo caduti. Aiutaci ad abbandonare la nostra superbia distruttiva e, imparando dalla tua umiltà, a essere rialzati di nuovo.
Tutti:
Pater noster, qui es in cælis: O quam tristis et afflicta Via Crucis, Scuola
Veneta - Sec. XVIII
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