UNA FINESTRA SULL' UMBRIA
Eventi
Religiosi
Corpus Domini
Orvieto
Processione
religiosa del SS. Corporale e processione del Corteo Storico per le vie del
centro
Con la
processione del Corpus Domini si ricorda il Miracolo Eucaristico avvenuto nella
vicina Bolsena nel 1264, quando un prete boemo, durante la celebrazione della
Messa, in risposta ai suoi pensieri dubbiosi sul Mistero dell'Incarnazione, al
momento della Consacrazione vide improvvisamente sgorgare dall'Ostia il sangue
di cui rimasero imbevuti il corporale e i lini liturgici.
Oggi la preziosa
reliquia di quei panni viene trasportata
per le vie cittadine seguita da un corteo di 400 figuranti in costumi
tradizionali dell'epoca.
Il giorno prima, invece, musica,
canti e danze medievali accompagnano la sfilata nel centro storico di dame in
abiti trecenteschi.
Il sabato, vigilia della festa del Corpus
Domini, sfila per le vie della città il Corteo delle
Dame.
Musica medioevale, danze e l'esibizione di giovani
sbandieratori fanno da cornice alla fastosità degli abiti indossati con
grazia da 150 orvietane.
Questa iniziativa vuole riproporre uno
spaccato di vita medioevale, immaginando che prima della processione del
Corpus Domini arrivassero ad 0rvieto i nobili del territorio
seguiti dalle dame e dalle corti e che il Podestà organizzasse in onore delle
dame ospiti, rappresentazioni in piazza.
Il corteo esce così dalla ex caserma Piave per recarsi ad
assistere ai Vespri in Duomo seguito da un gruppo di popolane,
accompagnate dalle note di musica medievale, che offrono omaggi floreali.
Terminata la celebrazione, il corteo raggiunge Piazza del
Popolo, dove ha luogo uno spettacolo di sbandieratori, danze e
canti medievali.
I banchetti medievali si tengono in antichi chiostri del centro storico di
Orvieto.
Il personale di cucina e di
servizio indossa costumi che si ispirano ai modi
trecenteschi. Si
mangia intorno alle ore nove di sera al lume di candele, allietati da musiche e spettacoli.
Il menù è organizzato secondo le rigorose norme del
mangiare medievale.
Menù tipico: frutta secca e vino dolce,
zuppa di erbette, lasagne bianche, civieri di cinghiale, maialino arrosto in
salsa nera, latte cagliato e ciambelline alle spezie.
Il corteo
storico
Orvieto, città inespugnabile grazie alle alte e fortificate
pareti di tufo a strapiombo sulla vallata del fiume Paglia, e
forte della sua macchina bellica, estese il suo dominio su un vasto territorio
che andava da Alviano ad Orbetello,
assoggettando illustri casate quali Avveduti Vitozzo, Montemarte, Campiglia,
Ranieri, Santafiora, Marsciano e Della Greca i cui esponenti parteciparono
attivamente alla vita civile, politica e militare del comune orvietano,
frontegiandosi nelle opposte fazioni dei Monaldeschi "Guelfi",
e dei Filippeschi 'Ghibellini' e dando vita a sanguinose lotte
per assicurarsi la supremazia sulla città.
Nel Corteo Storico sono oggi rappresentate
le maggiori cariche politiche e militari che sfilano insieme all'espressione
degli organi legislativi e di controllo: il Podestà, il Collaterale ed il
Camerlengo, il Sindaco, gli Anterioni dei quartieri, il Capitano del Popolo, il
Conestabile dei Cavalieri, il Gonfaloniere' di Giustizia, il Giudice della
Colletta e quello dei danni dati, i Signori Sette Consoli ed i rappresentanti
delle Corporazioni.
E' questa l'unica occasione per veder sfilare, lungo le
selciate vie cittadine, gli splendidi 400 costumi del Corteo Storico,
finemente riprodotti da abili mani di artigiani
locali.
Storica rappresentazione
per la festività della Pentecoste
La festa fu istituita nel
secolo XV per iniziativa della famiglia dei Monaldeschi. Il giorno della
Pentecoste sul tiburio della Chiesa di S. Francesco, di fronte al Duomo, si
colloca un’edicola raffigurante l’Empireo in cui si vede una colomba bianca;
sulla gradinata del Duomo È collocato un tabernacolo gotico raffigurante il
Cenacolo. A mezzogiorno, dall’Empireo partono fuochi artificiali, mentre la
colomba scende verso il tabernacolo lungo una corda metallica. Dall’andamento
della cerimonia si traggono auspici per l’annata.
Il sabato successivo si corre il Palio
dell’Oca, rievocazione storica della disputa tra i cavalieri delle fazioni
cittadine.
Orvieto ha sempre avuto una lunga
tradizione di feste religiose e civili che, già nel Medioevo venivano di norma
celebrate in concomitanza con il carnevale o con qualche avvenimento di
particolare rilievo.
Durante questi festeggiamenti era
consuetudine effettuare giochi in piazza , durante i quali potevano
essere "messi in palio" alcuni dei censi che i Rettori del Comune di Orvieto
avevano ricevuto nell'annuale atto di assoggettamento prestato dai
rappresentanti dei territori dominati.
I giochi cominciano ad avere
regole di svolgimento sin dall'epoca del Libero Comune e trovano successiva
istituzionalizzazione anche dopo l'annessione della Città allo Stato Pontificio.
In un documento del 1296 si legge che uno dei Comuni assoggettati doveva portare
"unum palleum quod debet curri pro Comuni Urbevetano"; da diversi documenti
ufficiali si ha conferma che nel '400 e nel '500 i giochi non si limitavano al
solo palio, ma comprendevano anche la
corsa
all'anello, la
quintana e l'assalto al castello, e dalle "Riformanze" del 1494 abbiamo notizia di una
prima "corsa delle
oche" .
Nel 1561 le autorità comunali
deliberarono, per i festeggiamenti di Carnevale di quell'anno, anche l'acquisto
di quattro oche per la disputa della "corsa" che avveniva nel modo seguente: i
cavalieri partecipanti, lanciati verso due oche appese ad una fune, dovevano
afferrare il collo delle bestie fino a staccarne la testa; un inevitabile bagno
di sangue consacrava il vincitore.
Al cruento gioco, nel rispetto
della cultura cavalleresca dell'epoca, partecipavano anche rappresentanti delle
famiglie nobili della Città; è facilmente immaginabile che la popolazione
presente potesse finire col parteggiare ora per l'uno ora per l'altro dei
cavalieri, dividendosi perciò in fazioni .
Il "palio dell'Oca" vuol rinnovare questa tradizione
traendo spunto dal campanilismo che, in Orvieto, ha sempre caratterizzato le
opposte fazioni di "Cavaroli" e "Pistrellesi" .
La gara prevede l'assegnazione di
due riconoscimenti: un "Palio di Contrada", che verrà aggiudicato alla
Contrada vincitrice un "Paliotto" individuale, che verrà
consegnato al cavaliere vincitore assoluto della gara.
La festa di San Valentino a
Terni
Si rinnova
la promessa d’amore dei fidanzati, provenienti da tutta Italia, davanti all’urna
di san Valentino, il santo dell’amore.
Una
cerimonia che suggella ancora di più il legame tra san Valentino e i fidanzati
che diranno il loro “sì” entro l’anno, con la testimonianza di un santo che
parla di amore fedele e paziente, un amore attento e generoso, intelligente e
rispettoso.
Questa
festa venne istituita un paio di secoli dopo la morte di Valentino, nel
496, quando
papa Gelasio I decise di
sostituire alla festività pagana della fertilità (i lupercalia dedicati
al dio Luperco) una
ispirata al messaggio d'amore diffuso dall'opera di San Valentino. Tale festa
ricorre annualmente il 14 febbraio ed oggi è
conosciuta e festeggiata in tutto il mondo. La città di Terni, che custodisce
delle reliquie del santo, nel mese di febbraio, rende omaggio a San Valentino,
patrono della città, con una cornice di appuntamenti culturali, riflessivi, di
festa, ma anche liturgici volti a tenere insieme la dimensione religiosa delle
celebrazioni del Santo e quella civile delle iniziative ispirate alla forza
evocativa dello stesso.
La Rosa di Santa Rita da
Cascia
Santa Rita da Cascia, di cui ricorre il 22
maggio l’anniversario della morte. “La Santa
degli impossibili”, così è stata definita questa umile donna, già in
vita è stata protagonista di episodi miracolistici che ne hanno fatto crescere e
diffondere in tutto il mondo cattolico il culto e la
devozione.
Cascia dedica ogni anno a questa ricorrenza una
grande festa a cui partecipano folle di fedeli che giungono da ogni parte.
Le Celebrazioni Ritiane iniziano con una fiaccolata
la sera del 21 maggio, che ricorda la morte della santa: al
calar del sole vengono accesi migliaia di lumi posti sugli edifici, nelle strade
e sui prati lungo la valle del fiume Corno.
Momento importante della
manifestazione, dettato proprio dal messaggio di fratellanza e di
pacificazione lasciato dalla santa, è costituito dal
gemellaggio che annualmente Cascia costituisce con una diversa
città italiana o europea. Dalla città gemellata, nei giorni
precedenti la festa di Santa Rita (solitamente una settimana prima),
parte la fiaccolata: atleti del gruppo
sportivo più rappresentativo della città portano la fiaccola accesa, con
lunghissime staffette, fino a Cascia. Dopo aver percorso centinaia di
chilometri, maratoneti, ciclisti, pattinatori, calciatori, tutti giungono la
sera del 21 maggio di fronte al Sagrato della Basilica di S. Rita per consegnare
al Sindaco la fiaccola della propria città, con la quale viene accesa la fiamma
di un tripode.
Il giorno dopo i pellegrini attendono lungo i bordi
delle strade lo snodarsi della processione.
La
sfilata del corteo storico, che alle porte di Cascia si unisce alla
processione proveniente da Roccaporena, è il momento più atteso da quanti sono
giunti in questi luoghi per vivere le intense emozioni che la vita di Rita sa
rendere ancora oggi nell’animo dei suoi fedeli. Il grande rigore storico della
ricostruzione conferisce maggiore suggestione e, in quadri
viventi, viene riproposta la vita della Santa inserita
in un contesto che del Medioevo coglie gli aspetti più
forti.
Il corteo storico giunge al
Sagrato della Basilica di Santa Rita: è qui che viene impartita una
solenne
benedizione ai
fedeli che a migliaia levano alti, rivolti al cielo, mazzi di rose, il fiore simbolo della
Santa.
Festa e corteo di San Benedetto a
Norcia
La sfilata del Corteo Storico che
vede partecipare con i loro meravigliosi costumi d'epoca, le rappresentanze
delle 6 Guaite ( gli attuali rioni della città ) ognuna delle quali si compone
di un conestabile, due valletti, un vessillifero, un doppiere, due balestrieri e
un tamburino. Dal Palazzo Comunale scendono verso la Basilica i due Signori
Consoli scortati da armigeri, con il Notaro delle riformanze, mentre il Clero è
schierato sul sagrato della Chiesa. Con molta solennità inizia la cerimonia
dell'Offerta del Pallio da parte dei
rappresentanti dei Castelli. La sfilata del corteo è seguita dalla celebrazione
in Basilica della solenne funzione religiosa presieduta dal Vescovo e, nel
pomeriggio dalla competizione tra le guaite al tiro alla balestra; una gara
spettacolare che si ricollega agli antichi tornei dell' età Feudale. La
celebrazione è preceduta come ogni anno dal viaggio della Fiaccola Benedettina ,
una staffetta di luce scortata da giovani atleti che dal 1964, percorrendo le
strade d'Italia, dei Paesi Europei ed Extraeuropei, vuole essere messaggera di
pace e di fratellanza e ricordare a tutti i popoli l'ininterrotta missione di
fede suggerita da S. Benedetto. Il 10 a sera, si assiste all'arrivo della
Fiaccola Benedettina, che ogni anno proviene da un diverso Paese Extraeuropeo,
seguita da un discorso pubblico tenuto dal Vescovo e dal consueto spettacolo
pirotecnico.
Festa di San Biagio a
Monteleone
S. Biagio è il santo protettore
della gola. In suo onore tutta la popolazione partecipa alla messa religiosa che
si svolge nella chiesa di S. Francesco, la più grande del paese. I bambini
indossano collane di ciambelline dolci e ricevono la benedizione facendosi
sfiorare la gola con la reliquia del Santo: la sagoma di un dito in oro. Il
culto popolarissimo di S. Biagio è legato alla benedizione della gola in ricordo
di un miracolo che la tradizione gli attribuisce: avrebbe salvato un bambino che
stava soffocando per aver ingerito una lisca di pesce. In passato la morte di
molti abitanti di Monteleone, soprattutto bambini, era causata dalla difterite.
Per questo motivo il Santo protettore della gola divenne, per i monteleonesi,
anche il protettore da questa malattia.
Il
Corteo
storico di Monteleone d'Orvieto trae lo spunto
dalla divisione esistente nel castello nel 1300
e 1400 fra le due casate dei Conti di Montemarte, guelfi e molto legati ai
Monaldeschi di Orvieto, ed i conti di Marsciano (Bulgarelli o conti di Parrano).Si svolge il 16 di agosto.La manifestazione che conta piu' di 400
figuranti, ideata e realizzata la prima volta nel 1981, si propone l'intento di ricreare momenti di vita,
consuetudini e costumi trecenteschi.
La Giostra del Giglio rievoca le
imprese delle due nobili famiglie dei Montemarte e dei conti di Marsciano, in lotta per il dominio del
"castrum Montis Leonis" : In un suggestivo corteo storico sfilano in abiti
trecenteschi i grandi personaggi dell'epoca e i nobili delle due casate. Con
loro anche i cavalieri, due per casata, che gareggeranno per la conquista del
palio. La giostra è una breve corsa a cavallo verso un traguardo sormontato da
un dispositivo che sostiene due drappi, detti appunto il "giglio". Il giglio
dovrà essere afferrato e lasciato in un cesto lungo il percorso. Il cavaliere
che in entrambe le manche lo depositerà per primo sarà il vincitore della gara
ed accederà alla finale per la conquista del palio.
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